elgatoloco
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domenica 19 ottobre 2014
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non del tutto da"dannare"
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QUalche"noir/erotico"(la contaminazione era quasi inevitabile, all'epoca)degli anni Settanta(forse soprattutto della prima metà degli stessi)è certo da salvare, se non da recuperare in toto. Sostanzialmente anche "Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di jennifer?."(titolo lungo, un "emblema" dell'epoca...)di Carmineo ne fa parte, dove la parte erotica è noiosa e ripetitiva(fra l'altro con lo spiacevole accenno razzista-la"negra", la"mulatta", rivolto alla ragazza uccisa quasi all'inizio del film), mentre il "giallo"(forse più che"noir", in realtà)è mutuato in parte da Dario Argento, con la "sorpresa"finale del vero assassino, che era intuibile ma dove nel sottofinale Carmineo compie l'errore di indicarne un altro "com-possibile".
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QUalche"noir/erotico"(la contaminazione era quasi inevitabile, all'epoca)degli anni Settanta(forse soprattutto della prima metà degli stessi)è certo da salvare, se non da recuperare in toto. Sostanzialmente anche "Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di jennifer?."(titolo lungo, un "emblema" dell'epoca...)di Carmineo ne fa parte, dove la parte erotica è noiosa e ripetitiva(fra l'altro con lo spiacevole accenno razzista-la"negra", la"mulatta", rivolto alla ragazza uccisa quasi all'inizio del film), mentre il "giallo"(forse più che"noir", in realtà)è mutuato in parte da Dario Argento, con la "sorpresa"finale del vero assassino, che era intuibile ma dove nel sottofinale Carmineo compie l'errore di indicarne un altro "com-possibile". Effettaci, ma non solo, dunque si può confermare quanto detto all'inizio, aggiungendo che Giampiero Albertini è bravo come commissario "ondivago"e"creativo", Paola Pitagora, forse sprecata nel ruolo, è comunque sempre brava, che qualche altra caratterizzazione è senz'altro apprezzabile, che Oreste Lionello era bravo nella parte del fotografo"cinico", che Edwige Fenech era come sempre, "donna in copertina", comunque dotata anche di un certo talento interpretativo. El Gato
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iuriv
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sabato 12 settembre 2015
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ci sta.
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I primi anni 70 sono stati l'apoteosi del giallo all'italiana e Carmineo (qui con lo pseudonimo Anthony Ascott) prova a dire la sua. Ci si sente subito a casa, grazie ai costumi e all'impostazione stilistica, elementi che tendono a caratterizzare il genere. Carmineo, però, non ha l'occhio dei maestri e difficilmente il film riesce a inquietare come succede con altre pellicole simili.
Passati i primi disorientanti minuti, in cui i personaggi vengono lanciati dentro la storia e poi levati senza che possano lasciare un segno, ci si trova di fronte a un intreccio quadrato, costruito da un'indagine raffazzonata della polizia (altro classico, ma qui gli investigatori hanno un peso maggiore rispetto ad altri lavori) e da una serie di ribaltamenti nella ricerca del colpevole che riescono a portare colpi di scena piuttosto riusciti.
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I primi anni 70 sono stati l'apoteosi del giallo all'italiana e Carmineo (qui con lo pseudonimo Anthony Ascott) prova a dire la sua. Ci si sente subito a casa, grazie ai costumi e all'impostazione stilistica, elementi che tendono a caratterizzare il genere. Carmineo, però, non ha l'occhio dei maestri e difficilmente il film riesce a inquietare come succede con altre pellicole simili.
Passati i primi disorientanti minuti, in cui i personaggi vengono lanciati dentro la storia e poi levati senza che possano lasciare un segno, ci si trova di fronte a un intreccio quadrato, costruito da un'indagine raffazzonata della polizia (altro classico, ma qui gli investigatori hanno un peso maggiore rispetto ad altri lavori) e da una serie di ribaltamenti nella ricerca del colpevole che riescono a portare colpi di scena piuttosto riusciti. Lo sviluppo al quale la trama arriva può sembrare improvvisato, ma in realtà ha un suo senso e non lascia insoddisfatto lo spettatore.
Il regista può contare su una squadra di bellezze eterogenee, capitanate dalla splendida Edwige e sul classico faccione da fotoromanzi attorno al quale tutta la struttura narrativa ruota. Qualche volta i dialoghi sembrano un poco forzati, ma nel complesso la sceneggiatura funziona bene e restituisce l'atmosfera noir di cui un lavoro come questo ha bisogno.
Un film che conta di più sull'aspetto narrativo rispetto a quello estetico, nonostante Carmineo provi a inserire qualche flashback pischedelico qui e la, quasi più per senso di appartenenza che per convinzione. Girato in poche location e senza guizzi particolari, questo lavoro si trasforma progressivamente in un thriller a eliminazione con le belle da una parte e i possibili colpevoli dall'altra.
Ha il grosso vantaggio di catturare l'attenzione durante la visione, cosa non da poco. Pur senza mettere ansia addosso, lo sviluppo della trama è dosato e sostanzialmente credibile, se si decide di stare al gioco.
Probabilmente, nel vasto lago del genere, questo è un pesciolino piuttosto piccolo. Ma comunque, se si riesce a pescarlo, ci si accorge che ha un buon sapore e che, dopotutto, ne è valsa la pena.
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attiliocamiccia
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domenica 1 luglio 2018
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un film pieno di debiti e crediti e da riguardare
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A parte che forse De Palma si è ispirato a questo film per "Vestito per uccidere" in una famosa scena, a parte che Lionello e Albertini sono bravissimi a caratterizzare i lori personaggi (non dimenticando il troppo poco ricordato Franco Agostini che fa il suo mestiere al meglio con questo arraffazzonato ma credibile poliziotto), a parte che la Fenech qui è al top della sua bellezza e della sua bravura di attrice soprattutto in certe inquadrature (molto meglio della Fenech dalla sessualità esplicita e sbracata dei film sexy), a parte che la fotografia piuttosto riuscita è di un bravissimo Stelvio Massi, per il resto il film è piuttosto mediocre per difetti nel plot, sul piano della tensione e dell'originalità (deve molto all'armamentario argentiano, a Martino per le situazioni, e all'horror di Bava).
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A parte che forse De Palma si è ispirato a questo film per "Vestito per uccidere" in una famosa scena, a parte che Lionello e Albertini sono bravissimi a caratterizzare i lori personaggi (non dimenticando il troppo poco ricordato Franco Agostini che fa il suo mestiere al meglio con questo arraffazzonato ma credibile poliziotto), a parte che la Fenech qui è al top della sua bellezza e della sua bravura di attrice soprattutto in certe inquadrature (molto meglio della Fenech dalla sessualità esplicita e sbracata dei film sexy), a parte che la fotografia piuttosto riuscita è di un bravissimo Stelvio Massi, per il resto il film è piuttosto mediocre per difetti nel plot, sul piano della tensione e dell'originalità (deve molto all'armamentario argentiano, a Martino per le situazioni, e all'horror di Bava). Del resto stiamo parlando di un prodotto artigianale e di genere e, almeno in questo ambito, si distingue. Alcune sequenze poi hanno ispirato l'Argento di "Tenebre" in un rapporto di dare avere col meno famoso Carmineo - Ascott. Livida e claustrofobica è l'ambientazione ma di gusto storico architettonico raffinato (forse c'è lo zampino di Massi architetto), protagonista il grattacielo genovese di Piacentini (architetto a cui il cinema anche horror dovrà molto). In negativo da segnalare la prova di Hilton mai così di gesso accanto alla Fenech con la quale aveva già lavorato, ma, come si dice non tutte le ciambelle...
Tutto sommato un triller datato ma ancora godibile.
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