|
Elio Petri, regista visionario, forse veggente, utilizza lo specchio deformante del grottesco-paradossale per riflettere l’immagine deformata della realtà quale appare alle masse, svelandone il lato in ombra. E’ lo stesso principio degli occhiali da sole di Carpenter in Essi vivono. Con tale artificio restituisce quel che è sottratto alla coscienza dalla mistificazione della parola, chiacchiera popolare o borghese, discorso colto o impegnato che sia, quel significato altro che svela impietoso l’ineffabile meccanismo che governa sotterraneo la nostra società, quel che resta e deve restare indicibile e che può essere soltanto trasfigurato nel linguaggio poetico.
Le straordinarie performance attoriali di Bucci, Randone, Tognazzi, Scaccia, Orlando, Nicolodi, danno vita a maschere tragicamente grottesche, personaggi onirici eppure tratti dalla vita quotidiana, il macellaio arricchito, il ladro di professione, il bancario frustrato, il sognatore rivoluzionario, la prostituta d’alto bordo, il questurino orgoglioso del suo mestiere, tutti oracoli inconsapevoli attraverso i quali parlano gli dei o meglio i demoni della società moderna, marionette del teatro vivente dell’assurdo contemporaneo di cui Petri mette a nudo i fili altrimenti invisibili.
Il feticismo edonistico e l’accaparramento consultivo della roba e dei soldi, padri fondatore occulti della società italiana del dopoguerra, determina i rapporti tra gli uomini e colora le relazioni umane del livido pallore dell’invidia e della sottomissione rancorosa o all’opposto suscita una ribellione animalesca, velleitariamente rivoluzionaria, incarnata nel personaggio nevrotico di Total, nella straordinaria interpretazione di Bucci. All’essere o non essere shakespeariano si sostituisce il dilemma attuale dell’essere o avere, poiché le due categorie si escludono reciprocamente ed il possesso delle cose ovvero l’attribuzione di valore all’ente conduce heideggerianamente alla dimenticanza dell’Essere.
Memorabile resta la scena in cui Bucci dà fuoco ad una banconota da diecimila lire nel salone della banca, atto che il direttore inorridito condanna quale gesto sacrilego e che in effetti equivale, nel nostro mondo idolatra del dio danaro, a bruciare un crocefisso nella navata centrale di una chiesa cristiana.
[+] lascia un commento a carloalberto »
[ - ] lascia un commento a carloalberto »
|