La classe operaia va in paradiso |
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Un film di Elio Petri.
Con Gian Maria Volonté, Mariangela Melato, Flavio Bucci, Luigi Diberti, Salvo Randone.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 125 min.
- Italia 1972.
MYMONETRO
La classe operaia va in paradiso
valutazione media:
3,44
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Scusate la prolissità,ma certe cose si chiarisconodi FaberFeedback: 0 |
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venerdì 14 marzo 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Io non voglio esaltare sproporzionatamente il film, che è un Capolavoro e se gli avessi assegnato meno di quattro stelle mi sarei sentito con la coscienza putrida, ma c'è un però. Innanzitutto, è vero che il film non sembra convincere poi tanto, giacchè tutta quela confusione, quest'atmosfera così insopportabilmente e fastidiosamente caotica, questo continuo rumore assordante che provoca una reppellenza angustiante già dai titoli di testa sembra essere stata creata volutamente, e forse anche troppo, tanto che non si capisce bene dovè che finisca l'intento artistico e dove cominci, dicamo così, la "pecca", ossia l'incompetenza, l'errore, lo si chiami come meglio aggrada. Ma non si può trascurare una cosa, che è l'elemento centrale del film, del suo periodo, del regista, molto probabilmente del protagonista: raccontare l'esperienza atroce ed asfissiante della condizione operaia (peraltro in un'annata come il '71 che si commenta da sola). Questo film, diciamocelo, non ha un bel niente di artistico! e non può averlo, perchè si contradirebbe da solo! Ma come? Il film non fa altro che "Smerdare" tutti quegli studentellini che hanno come unico obiettivo rivoluzionario e morale quello della dedizione artistica, filosofica, contemplativa,insomma tutto quanto possa esserci di più inutile socialmente parlando, e poi lo staesso film che muove una denuncia simile dovrebbe ridursi ai soliti fronzoli intellettuali e alla solita e nauseante logorrea retorica sui "compagni operai", che, oggi siamo pronti a riconoscerlo, avevano ben altri problemi e ben altre possibilità di eventuali soluzioni, rispetto a quelle che proponevano gli "intellettuali"? Per concludere: mille particolari palesano lapalissianamente il vero intento di questo film: dalle musiche di Morricone, alla recitazione schizzofrenica ed ultra-dialettale di Volontè, ai movimenti di macchina, alla disillusione spietata che permea l'intera pellicola! Sostengo vivamente che Petri sia stato non solo sincero in questo film, e non abbia quindi maschareato la carenza artistica del suo prodotto (peraltro, palesamente politico) di una tensione sociale, falsamente perseguita con tanta caparbietà, ma di più, che Petri sia stato onestamente e profondamente ispirato da una ragione serissima, che molti sbandieravano in quegli anni (si pensi a Pasolini): le vere condizioni della classe operaia ed il burrone incolmabile che era (ed è!!!) frapposto fra gli studenti (almeno quelli borghesi, cioè la maggioranza, e qui si può leggere una leggerea presa di distanza dall'estremismo pasoliniano, perchè è, infatti, rappresentato uno studente-operaio. ma siamo nel nord, e Pasolini disperava più che altro per il proletariato meridionale) e i lavoratori. Oggi, sappiamo benissimo che la fusione, l'amalgama tra la volontà studentesca e quella operaia non si è mai verificata, e chi i due movimenti non si sono ami confusi! E questo è una delle mille riflessioni a cui ci sollecita il finale del film, quando il povero Lulù, dopo aver rasentato la pazzia, per la disperazione, viene riassunto in fabbrica, con migliori condizioni di lavoro, e gli studenti ancora fuori dal cancello della fabbrica, come all'inizio del film (a loro non è cambiato nulla, e non potrà mai cambiare nulla!) ancora lo esortano a non entrare, perchè venderebbe la sua vita. A testimonianza della sincerità del film, io ho sempre pensato che solo se sinceramnete ispirati, si può essere profetici. E Petri, in questo film,è più lungimirante di un vate.
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