gianni lucini
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sabato 17 settembre 2011
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shakespeare vale più dell’oro
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Inizia con l’Amleto e si chiude con il Macbeth la vicenda di Joe Clifford, un personaggio anomalo nel panorama del western all’italiana, attore shakespeariano svelto con le mani e con il cervello, abilissimo a travestirsi e micidiale con la pistola. Quando le pistole tacciono e il paese, liberato dalla cappa opprimente della prepotenza e del dispotismo di Berg, inizia a respirare Joe, divenuto finalmente proprietario della sua miniera, si prepara a partire. Il suo amico Clan, cui ha regalato metà del giacimento lo guarda perplesso e cerca di trattenerlo ma lui risponde che non può trattenersi perchè ha un appuntamento preso da tempo. Mentre il carrozzone se ne va Clan urla: «A proposito Joe, con chi ce l’hai l’appuntamento?ۚ».
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Inizia con l’Amleto e si chiude con il Macbeth la vicenda di Joe Clifford, un personaggio anomalo nel panorama del western all’italiana, attore shakespeariano svelto con le mani e con il cervello, abilissimo a travestirsi e micidiale con la pistola. Quando le pistole tacciono e il paese, liberato dalla cappa opprimente della prepotenza e del dispotismo di Berg, inizia a respirare Joe, divenuto finalmente proprietario della sua miniera, si prepara a partire. Il suo amico Clan, cui ha regalato metà del giacimento lo guarda perplesso e cerca di trattenerlo ma lui risponde che non può trattenersi perchè ha un appuntamento preso da tempo. Mentre il carrozzone se ne va Clan urla: «A proposito Joe, con chi ce l’hai l’appuntamento?ۚ». E lui di rimando «Con Shakespeare!». Il drammaturgo britannico vale più dell’oro per l’antieroe interpretato dall’italo-brasiliano Antonio De Teffé e il dialogo finale appare come l’ennesimo schiaffo all’avidità, causa prima delle tribolazioni raccontate.
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gianni lucini
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sabato 17 settembre 2011
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l’artista di strada diventa pistolero
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Nel 1970, l’anno in cui Un uomo chiamato Apocalisse Joe esce nelle sale, l’idea di un antieroe vagabondo rappresenta quasi una regola per il western all’italiana. Non può essere diversamente. In un periodo in cui i giovani di tutto il mondo sono affascinati dal mito della libertà totale e del viaggio come espressione di una ricerca e di un’esperienza interiore è inevitabile che le vicende degli antieroi del western all’italiana incrocino quelle aspirazioni. A partire dal pistolero senza nome della trilogia del dollaro di Sergio Leone, che arriva dal nulla e se ne va senza annunciare alcuna destinazione, raramente i protagonisti si fermano e si legano a un territorio.
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Nel 1970, l’anno in cui Un uomo chiamato Apocalisse Joe esce nelle sale, l’idea di un antieroe vagabondo rappresenta quasi una regola per il western all’italiana. Non può essere diversamente. In un periodo in cui i giovani di tutto il mondo sono affascinati dal mito della libertà totale e del viaggio come espressione di una ricerca e di un’esperienza interiore è inevitabile che le vicende degli antieroi del western all’italiana incrocino quelle aspirazioni. A partire dal pistolero senza nome della trilogia del dollaro di Sergio Leone, che arriva dal nulla e se ne va senza annunciare alcuna destinazione, raramente i protagonisti si fermano e si legano a un territorio. In qualche caso il loro vagabondare è originato da un tormento interiore, in altri dalla necessità, in altri ancora da interessi, ma non mancano esempi di antieroi per i quali il vagabondaggio è uno stile di vita senza altre giustificazioni come accade, per esempio, ai protagonisti di ...e per tetto un cielo di stelle di Giulio Petroni. In questa dimensione del viaggio come elemento fondante della narrazione uno spazio particolare finiscono per avere nel western all’italiana gli artisti di strada, i saltimbanchi, gli imbroglioni, i cavadenti e tutti quei personaggi che nella vita normale e anche in quella della fantasia sono costretti a muoversi continuamente per sbarcare il lunario. A volte fanno da contorno, in altri casi intervengono in modo decisivo nella vicenda, come accade per esempio in 7 donne per i Mac Gregor o ne La collina degli stivali. Non mancano neppure storie nelle quali il pistolero utilizza la propria destrezza per trasformarsi in artista da strada come in Bandidos. Con Un uomo chiamato Apocalisse Joe, Leopoldo Savona introduce nel tema una variante inesplorata. Il suo antieroe è prima attore e poi, solo perchè costretto, pistolero. Se fosse per lui la pistola giacerebbe inutilizzata in qualche angolo del suo carrozzone e, in ogni caso, resta attore anche quando si muove per uccidere con spietata efficienza. È proprio la sua dimestichezza con i trucchi e i travestimenti, infatti, a fare la differenza nello scontro con i suoi nemici.
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giuseppe acciaro
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martedì 4 dicembre 2007
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"shakespeare nel west"
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Non è il miglior western di Leopoldo Savona, "Killer Kid" è senz'altro superiore,ma "Un Uomo Chiamato Apocalisse Joe",ha qualcosa in più del classico western all'italiana. Il protagonista, un Anthony Steffen in ottima forma, è un abilissimo pistolero con la vocazione dell'attore, della quale si serve per sconcertare e spiazzare i suoi avversari, sorpresi da trucchi e travestimenti.Questa nota, bizzarra ed originale, rappresenta una delle peculiarità del film.Il ritmo è piuttosto sostenuto e l'immancabile resa dei conti risulta più lunga ed articolata della media. Leopoldo Savona è un regista di sicuro mestiere, realmente appassionato del genere western, capace di aggiungere un tocco personale anche quando la trama rasenta dei luoghi comuni.
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Non è il miglior western di Leopoldo Savona, "Killer Kid" è senz'altro superiore,ma "Un Uomo Chiamato Apocalisse Joe",ha qualcosa in più del classico western all'italiana. Il protagonista, un Anthony Steffen in ottima forma, è un abilissimo pistolero con la vocazione dell'attore, della quale si serve per sconcertare e spiazzare i suoi avversari, sorpresi da trucchi e travestimenti.Questa nota, bizzarra ed originale, rappresenta una delle peculiarità del film.Il ritmo è piuttosto sostenuto e l'immancabile resa dei conti risulta più lunga ed articolata della media. Leopoldo Savona è un regista di sicuro mestiere, realmente appassionato del genere western, capace di aggiungere un tocco personale anche quando la trama rasenta dei luoghi comuni.Tra gli attori brillano Eduardo Fajardo, bravissimo come sempre nella parte del "vilain" e Fernando Cerulli, l'amico di Apocalisse Joe.Eccezionale il commento sonoro di Bruno Nicolai.
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