onufrio
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domenica 19 giugno 2016
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un caso a nove code
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Un presunto furto all'interno di una misteriosa clinica dà inizio ad una serie interminabili di efferati omicidi che il giornalista Giordani con l'aiuto di un uomo cieco interpretato ottimamente da Karl Malden cercheranno di risolvere. Film ben strutturato, unico punto debole è il finale, chiuso in fretta e furia un pò approssimativo.
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e. hyde
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giovedì 9 giugno 2016
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la modernità all'ombra dell'arcano
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Il gatto a nove code allude alle molte soluzioni possibili dell'indagine oppure a diverse combinazioni cromosomiche. Perché il secondo film di Dario Argento, che suscita riflessioni filosofiche nonché sul ruolo della scienza, ha come argomento di fondo la presunta predisposizione genetica alla criminalità dovuta a un cromosoma maschile soprannumerario (47, XXY), tema molto sostenuto nella comunità scientifica di quegli anni. Un altro tema importante del film è la percezione: non manca una citazione di “Blow up” dell'amato Antonioni. Girato a Torino in quasi tutti gli esterni e a Roma in gran parte negli interni, anche se evita luoghi troppo riconoscibili, il film manifesta per la prima volta uno dei tratti importanti dello stile del regista: l'uso delle architetture originali e di avanguardia, che stabiliscono spazi interagenti con l'azione come personaggi; luoghi che sembrano prendere vita.
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Il gatto a nove code allude alle molte soluzioni possibili dell'indagine oppure a diverse combinazioni cromosomiche. Perché il secondo film di Dario Argento, che suscita riflessioni filosofiche nonché sul ruolo della scienza, ha come argomento di fondo la presunta predisposizione genetica alla criminalità dovuta a un cromosoma maschile soprannumerario (47, XXY), tema molto sostenuto nella comunità scientifica di quegli anni. Un altro tema importante del film è la percezione: non manca una citazione di “Blow up” dell'amato Antonioni. Girato a Torino in quasi tutti gli esterni e a Roma in gran parte negli interni, anche se evita luoghi troppo riconoscibili, il film manifesta per la prima volta uno dei tratti importanti dello stile del regista: l'uso delle architetture originali e di avanguardia, che stabiliscono spazi interagenti con l'azione come personaggi; luoghi che sembrano prendere vita. Cominciando come un poliziesco classico, con una caratterizzazione realista dei personaggi insolita per Argento, il film, dopo una lunga parte lenta e in verità non particolarmente originale entra in una dimensione onirica, visionaria, delirante, con l'assassino sempre più violento e sadico, fino a diventare una inquietante fiaba nera. Dopo false piste e false bandiere il finale, girato a Pomezia, é meraviglioso. Argento manifesta tutta la sua abilità nel costruire la suspense come nella sequenza nel cimitero, anch'essa da antologia. Molto bella e atmosferica la colonna sonora di Ennio Morricone, dall'indimenticabilmente tema che accompagna la piccola dolce Cinzia De Carolis a dissonanze cacofoniche passando per oscure improvvisazioni jazz. Nel cast due dei migliori attori che Argento abbia mai avuto, James Franciscus e soprattutto Karl Malden, mentre Catherine Spaak rappresenta bene le figlie viziate dell'aristocrazia alto-borghese che trasgrediscono i limiti di velocità mentre violazioni ben più gravi vengono commesse nelle case dei loro genitori e negli istituti di ricerca. Come sempre ad Argento riescono felicissimamente - perchè risentono meno dell'adeguamento a un percorso razionale dell'astrazione da marionette, dell'irrazionalità dei suoi caratteri - i personaggi di contorno, come il funzionario dell'istituto di ricerca (Carlo Alighiero), la sua fidanzata (Rada Rassimov), il simpatico commissario (Pier Paolo Capponi), il paparazzo (Vittorio Congia) il collega omosessuale – figura ricorrente in Argento - (Horst Frank) del ricercatore protagonista (Aldo Reggiani). Anche nel suo look “americano”, nella sua levigatezza più del solito per un film di Argento, sorprendono il suo senso dell'inquadratura, la splendida fotografia, le evocative scenografie; in ogni caso il suo approccio cauto, anche se Argento lo sentiva stretto, è comunque una qualità; il film non può mancare di soddisfare un largo pubblico, e infatti ebbe un grande successo. Come in tutti i film di Dario Argento c'è una inquietudine sessuale, una ambiguità dietro la facciata dei personaggi convenzionali, con richiami a perversioni di vario genere; ad esempio il rapporto morboso tra il prof. Terzi e la figlia adottiva, che è anche la sua amante segreta. Anche l'elemento esoterico é ben presente: Torino é una città con un'architettura razionale ma di una sommersa cultura esoterica, di credi e devozioni all'occulto. E uno degli omicidi non sembra riferibile al plot del film - di tipo tradizionale - ma piuttosto la rappresentazione di un solenne rituale, liberatorio e collettivo.
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nuzzifra
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giovedì 31 dicembre 2015
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erroneamente annoverato come anello debole
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Il film è spesso annoverato come anello debole tra i tre film dedicati agli animali dopo "4 mosche di velluto grigio" e "l'uccello dalle piume di cristallo"......io non concordo affatto. Ho trovato "4 mosche...." troppo lento e "L'uccello dalle piume...." bello si ma assolutamente non meno bello di questo. Il film di cui ci troviamo a parlare è un ottimo giallo, con bravi protagonisti un assassino estremamente inquietante e non eccessivamente "slasher" per essere definito un giallo e non un horror. Buone le idee, credibile la trama. Come al solito Argento è un precursore e trovo estremamente interessante il coraggio di esprimere tematiche scientifiche forse troppo immaginifiche ma che danno alla pellicola comunque un ottimo spessore .
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Il film è spesso annoverato come anello debole tra i tre film dedicati agli animali dopo "4 mosche di velluto grigio" e "l'uccello dalle piume di cristallo"......io non concordo affatto. Ho trovato "4 mosche...." troppo lento e "L'uccello dalle piume...." bello si ma assolutamente non meno bello di questo. Il film di cui ci troviamo a parlare è un ottimo giallo, con bravi protagonisti un assassino estremamente inquietante e non eccessivamente "slasher" per essere definito un giallo e non un horror. Buone le idee, credibile la trama. Come al solito Argento è un precursore e trovo estremamente interessante il coraggio di esprimere tematiche scientifiche forse troppo immaginifiche ma che danno alla pellicola comunque un ottimo spessore . Mi è piaciuto molto.
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fabio1957
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mercoledì 11 marzo 2015
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piacevole
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Pur non raggiungendo il grande livello degli altri film della cosiddetta trilogia degli animali, il film di Argento è comunque piacevole e coinvolgente,il meccanismo del trhriller è quello classico, ma non per questo meno godibile.Le atmosfere sono giuste ,l'interpretazione degli attori brillante,la trama intrigante.
Fa piacere rivederlo
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orson welles
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sabato 31 agosto 2013
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un capolavoro
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burton99
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sabato 3 agosto 2013
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thrilling nostrano inususale
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Un enigmista cieco, Franco Arnò, e il reporter Giordani indagano su un furto in un laboratorio nel quale si studiano le alterazioni genetiche. Seguono alcuni omicidi. Le piste da seguire sono nove: come un gatto a nove code (non inteso come arma, come spesso si fraintende).
Secondo thrilling di Dario Argento, che si diletta a mettere in scena un buon duo di detective improvvisato, le idee che (all'epoca) aveva, tutto collegato dalla musica (grazie all'immortale Morricone, che qui orchestra un sound bizzarro grazie ad alcune ottime trovate musicali), e agli interpreti (Karl Malden è splendidamente in parte, ma anche Reggiani non è per niente da disdegnare, con una Catherine Spaak femme "forse" fatale).
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raysugark
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domenica 24 marzo 2013
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rispecchia molto hitchcock
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Il gatto a nove code rispecchia molto l'aspetto di Hitchcock a dover impressionare a chi guarda il film con tanta suspence e paura. Dopo L'uccello dalle piume di cristallo anche questa volta Argento a fatto un ottimo Giallo. Adoro la colonna sonora di Ennio Morricone. Da vedere il film.
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michaelmyers98
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venerdì 21 settembre 2012
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il secondo animale.
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Film complessivamente ben riuscito. Inferiore a L'Uccello Dalle Piume Di Cristallo ma superiore a Quattro Mosche Di Velluto Grigio. Presenta nuovamente un ottimo uso dell'ambiente. Purtroppo la scieneggiatura si regge a fatica. Comunque alcune scene come quella nel cimitero e l'incipit dimostrano che dietro alla macchina siede il principe del thriller. Da applausi anche l'interpretazione di Karl Malden.
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nerazzurro
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martedì 26 aprile 2011
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giallo nella norma
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Un buon giallo classico per Argento che forse soffre un pò la narrazione ma tutto sommato ci sono tutti gli ingredienti adatti per un thriller all' "Argento".
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ralphscott
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giovedì 13 gennaio 2011
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argento d'oro
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Una soluzionedell'enigma un po' deludente,in quanto banale,non inficia questo passo in avanti nella filmografia argentiana. Stupisce il livello della recitazione nei gialli anni '70,anche qui molto alto,al cospetto delle interpretazioni imbarazzanti da fine anni '80 ad oggi,salvo rare eccezioni illuminanti (Stefania Rocca,ad esempio). Senza un Morricone in stato di grazia come ne "L'uccello...",senza la riproposizione ossessionante della scena clou,per altro bellissima,che apriva quel film,il secondo film della trilogia degli animali funziona comunque bene. Insolita presenza di gags comiche . Citazione d'obbligo per K.Malden,delizioso cavallo di razza che,dopo essersi fregiato di un capolavoro indelebile coma "Un tram che si chiama desiderio" ed un ottimo film come "Baby doll",porta la sua notevole arte recitativa nel Belpaese.
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Una soluzionedell'enigma un po' deludente,in quanto banale,non inficia questo passo in avanti nella filmografia argentiana. Stupisce il livello della recitazione nei gialli anni '70,anche qui molto alto,al cospetto delle interpretazioni imbarazzanti da fine anni '80 ad oggi,salvo rare eccezioni illuminanti (Stefania Rocca,ad esempio). Senza un Morricone in stato di grazia come ne "L'uccello...",senza la riproposizione ossessionante della scena clou,per altro bellissima,che apriva quel film,il secondo film della trilogia degli animali funziona comunque bene. Insolita presenza di gags comiche . Citazione d'obbligo per K.Malden,delizioso cavallo di razza che,dopo essersi fregiato di un capolavoro indelebile coma "Un tram che si chiama desiderio" ed un ottimo film come "Baby doll",porta la sua notevole arte recitativa nel Belpaese. Bene anche la Spaak,piacevole tocco glamour.
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