mikonos
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domenica 26 agosto 2012
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film attualissimo e premonitore da riscoprire
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Visto oggi il film interpretato e diretto da Ugo Tognazzi, merita una rivalutazione attenta, peccato che i critici come sempre quando sbagliano non tornano mai indietro dimenticando l'umiltà di ammettere i propri errori, ma l'umiltà è solo dei grandi. Per quanti parlarono all'epoca di "grottesco", voglio ricordare che il film è del 1968 e le ottime penne che l'hanno scritto hanno previsto il futuro, per quanto è accaduto negli anni a seguire fino ad oggi. Quante le teste di legno che sono andate in carcere al posto di più di un presidente del consiglio o grosso industriale e poi ricompensate a vita con denaro, lavoro e affari?!. Oggi lo sappiamo bene c'è la cronaca a testimoniarlo, ma nel 1968 era davvero difficile prevederlo.
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Visto oggi il film interpretato e diretto da Ugo Tognazzi, merita una rivalutazione attenta, peccato che i critici come sempre quando sbagliano non tornano mai indietro dimenticando l'umiltà di ammettere i propri errori, ma l'umiltà è solo dei grandi. Per quanti parlarono all'epoca di "grottesco", voglio ricordare che il film è del 1968 e le ottime penne che l'hanno scritto hanno previsto il futuro, per quanto è accaduto negli anni a seguire fino ad oggi. Quante le teste di legno che sono andate in carcere al posto di più di un presidente del consiglio o grosso industriale e poi ricompensate a vita con denaro, lavoro e affari?!. Oggi lo sappiamo bene c'è la cronaca a testimoniarlo, ma nel 1968 era davvero difficile prevederlo. Questo film racconta la storia amara di una vita venduta o presa a prestito, quella di una testa di legno o presta nome di un grande squalo dell'industria interpretato divinamente da Moschin, che intesta ai suoi schiavi pagati (il servilismo menzionato dalla critica qui non c'è quello era Fantozzi) tutte le sue proprietà ed affari. Viene spiegato in modo semplice e corretto il meccanismo perfetto per frodare fisco, assicurazioni e come speculare con vendite di immobili comprati a tre e rivenduti a mille o fabbriche aperte solo per poi essere vendute alla concorrenza guadagnandoci, insomma una perfetta analisi della situazione odierna. Ugo Tognazzi va oltre, in questo mondo di ladri, anche le mogli vengono imposte alle teste di legno, in realtà sono le amanti del vero padrone, obbligate a sposarsi con la testa di legno numero uno, il divorzio ancora non c'era in Italia, ma non era questo il problema, solo una prova di forza ancora più subdola per marchiare la supponenza e l'arroganza di chi con denaro e potere può prendere ed ottenere anche l'assurdo. Da vedere e riscoprire film geniale per me.
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blackandwhite
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giovedì 2 marzo 2017
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un film sui nuovi schiavi del capitalismo
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Un ritratto amaramente comico della società capitalista: una sporca società dove col denaro si compra tutto, piena donne frivole e stupide, imprenditori disonesti, truffaldini e intrallazzatori che la fanno in barba alle leggi e mancano del tutto di coscienza e moralità. Corruzione, prestanomi, sporchi giochetti d'alta finanza, scarico di responsabilità. Bravi tutti gli attori. Specialemente Ugo Tognazzi, che interpreta splendidamente lo stupore di un servo che suo malgrado viene coinvolto in questa società del malaffare, purtroppo ancora attuale e certamente responsabile dello status quo.
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Un ritratto amaramente comico della società capitalista: una sporca società dove col denaro si compra tutto, piena donne frivole e stupide, imprenditori disonesti, truffaldini e intrallazzatori che la fanno in barba alle leggi e mancano del tutto di coscienza e moralità. Corruzione, prestanomi, sporchi giochetti d'alta finanza, scarico di responsabilità. Bravi tutti gli attori. Specialemente Ugo Tognazzi, che interpreta splendidamente lo stupore di un servo che suo malgrado viene coinvolto in questa società del malaffare, purtroppo ancora attuale e certamente responsabile dello status quo. La sua colpa è di essere troppo condiscendente, di non ribellarsi ai padroni, di fare il loro gioco sperando inutilmente di sostituirsi a loro e non riconoscere il suo errore.
L'amara verità che il film trasmette così bene è che non conviene fare i servi di questa gente, perché tanto magnano solo loro. Per questo dobbiamo rifiutarci di lavorare per i capitalisti, non bisogna mai dire "sissignore". Non sono altro che porci e sfruttatori. Passare una vita a lavorare per loro è come andare in galera per espiare le loro colpe. Il lavoro dipendente è immorale e ingiusto. Il film ha questo importante significato che molta critica non ha voluto afferrare. Bella la colonna sonora cantata da Mina.
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elgatoloco
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sabato 18 novembre 2017
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prigione dorata
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Ex-autista di un fantomatico"avvocato"(più Mussolini che Agnelli, pur se beninteso, il"duce"non era avvocato, ma la"pelata"di Gastone Moschin, perfetto come sempre nel ruolo, è proprio quella del maestro-giornalista-dittatore di Predappio, finisce in galera al posto dell'"Avvocato", subisce pur godendo qualche lusso, diventa ragioniere e poi ingegnere navale senza alcun esame sostenuto, ma è anche"vittima"di tutto, sacrifica un orecchio per l'altro, sposa"per finta"una bella oca giuliva(Maria Grazia Buccella intelligentemente o da teleguidata assolutamente in parte), è vittima dei suoi sottoposti; prigione"dorata", certo,ma anche reale, visti gli anni passati dietro le sbarre, pur se con qualche trattamente di favore, al posto del"Grande Capo".
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Ex-autista di un fantomatico"avvocato"(più Mussolini che Agnelli, pur se beninteso, il"duce"non era avvocato, ma la"pelata"di Gastone Moschin, perfetto come sempre nel ruolo, è proprio quella del maestro-giornalista-dittatore di Predappio, finisce in galera al posto dell'"Avvocato", subisce pur godendo qualche lusso, diventa ragioniere e poi ingegnere navale senza alcun esame sostenuto, ma è anche"vittima"di tutto, sacrifica un orecchio per l'altro, sposa"per finta"una bella oca giuliva(Maria Grazia Buccella intelligentemente o da teleguidata assolutamente in parte), è vittima dei suoi sottoposti; prigione"dorata", certo,ma anche reale, visti gli anni passati dietro le sbarre, pur se con qualche trattamente di favore, al posto del"Grande Capo"... Poi, essendo il film del "mitico"ma anche straordinario1968, c'è l'onnipresente "libretto delle guardie rosse" di Mao, pur se il film(hanno ragione alcuni critici, forse)non è chiarissimo sul piano politico-sociale. Ma in complesso, bene, vista la vena comico-grottesca che rilegge intelligentemente la dialettica servo-padrone di hegeliana memoria... Tognazzi"surreale", forse meno che in"Un fischio al naso"(sua regia precedente)è autore completo, con la collaborazione del grande Tonino Guerra , di Luigi Malerba, di Franco Indovina, assurge al ruolo di vero autore, completo e anche quanto ha realizzato dopo, come autore(compresa la serie-TV, "FBI-"Francesco Bertolazzi investigatore"è tutt'altro che poca cosa, anzi...). Interpreti perfetti, uso intelligente di un'architettura d'ìinterni già allora post-modern e del macchinismo alienante. Altra cosa rispetto al povero cinema italiano d'oggi, finalmente bisognerà che lo si dica e ammetta, pena"tifare"per un cinema che oggi, salvo poche eccezioni, è francamente altro e spesso ben poca cosa.... El Gato
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