cronix1981
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mercoledì 17 ottobre 2012
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la quintessenza del cinema
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Il gattopardo è uno di quei film che hanno fatto la storia non solo del cinema italiano, ma anche del cinema internazionale. Sapientemente diretto da Luchino Visconti, narra le vicende descritte nell’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Protagonista indiscusso è il Gattopardo, ovvero il Principe Don Fabrizio di Salina (Burt Lancaster). Figura emblematica che rappresenta in un unicum la decadenza della nobiltà, lo spirito della sicilianità e il finto rinnovamento dopo l’unità d’Italia.
La ricostruzione storica è efficace, i costumi e le ambientazioni, sia negli interni, sia negli esterni, sono impressionanti.
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Il gattopardo è uno di quei film che hanno fatto la storia non solo del cinema italiano, ma anche del cinema internazionale. Sapientemente diretto da Luchino Visconti, narra le vicende descritte nell’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Protagonista indiscusso è il Gattopardo, ovvero il Principe Don Fabrizio di Salina (Burt Lancaster). Figura emblematica che rappresenta in un unicum la decadenza della nobiltà, lo spirito della sicilianità e il finto rinnovamento dopo l’unità d’Italia.
La ricostruzione storica è efficace, i costumi e le ambientazioni, sia negli interni, sia negli esterni, sono impressionanti. Ogni dettaglio è ricostruito con dovizia di particolari.
Il film è raccontato dal punto di vista decadente del Principe. Si apre con gli eventi legati alla spedizione dei 1000 in Sicilia e prosegue nei mesi successivi mostrando come in realtà i cambiamenti dovuti alla cosidetta rivoluzione non sono altro che il mantenimento della precedente situazione. Se una frase può fissare meglio questo concetto è certamente quella che il nipote Tancredi dice al Principe di Salina: “Bisogna che tutto cambi, affinchè tutto rimanga com’è”.
Il cast, oltre allo straordinario Burt Lancaster, è composto da Alain Delon (Tancredi), Claudia Cardinale, Paolo Stoppa, Rina Morelli e Romolo Valli, solo per citare i principali protagonisti. Nondimeno gli attori secondari e le varie comparse svolgono un ruolo importantissimo nell’economia del film, perché riescono a completare quello che è un affresco della società siciliana del 1860.
Visconti decide di dare una visione particolare al film, rendendolo molto decorativo (ottima ricostruzione storica), introspettivo (punto di vista del Principe di Salina), ricercando una sorta di trasposizione elegante, basata sulla tecnica sapiente e l'estetica impeccabile. Ciononostante, se da un lato viene esplicitamente elaborata la forma, dall’altro non viene mai dimenticata la sostanza. In effetti, in una specie di parallelismo tra passato e presente vengono raccontati gli eventi e i personaggi del 1860 per descrivere quello che è invece l’immobilismo del presente (1963 anno in cui viene girato il film). Ma la cosa straordinaria (o inquietante a seconda del punto di vista) è che questo parallelismo possa essere ampiamente riattualizzabile ai giorni nostri.
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luca scial�
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domenica 5 agosto 2012
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trasposizione di un classico
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I Savoia grazie ai Mille sono sbarcati in Sicilia, intenti a mettere ferro e fuoco l'isola e annetterla al proprio Regno. La famiglia aristocratica dei Corbera oscilla tra la paura e la speranza, guidati da una figura carismatica come Fabrizio, principe di Salina. Il quale però, sente sempre più l'incedere del tempo e di un'epoca alle porte che non sente più propria.
Luchino Visconti tenta l'audace trasposizione de Il Gattopardo, primo e unico successo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
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I Savoia grazie ai Mille sono sbarcati in Sicilia, intenti a mettere ferro e fuoco l'isola e annetterla al proprio Regno. La famiglia aristocratica dei Corbera oscilla tra la paura e la speranza, guidati da una figura carismatica come Fabrizio, principe di Salina. Il quale però, sente sempre più l'incedere del tempo e di un'epoca alle porte che non sente più propria.
Luchino Visconti tenta l'audace trasposizione de Il Gattopardo, primo e unico successo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Uno dei tanti romanzi che narra le vicende di una famiglia aristocratica su un filo sottile sospeso tra un passato fastoso e trionfale e un futuro nebuloso. Il tutto con una guerra violenta come palcoscenico. Il lungometraggio è inevitabilmente molto lungo, nel tentativo di Visconti di non far perdere nulla nel formato televisivo. Ci è riuscito? Stando agli addetti ai lavori e al pubblico, pare proprio di sì.
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domenico maria
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domenica 1 gennaio 2012
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capolavoro inesauribile.
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In coincidenza(certo non a caso)per il Natale è uscita da noi la versione in Blu ray di questa pellicola con un interessante filmato sul produttore Goffredo Lombardo.Io ho comprato su un sito inglese l'edizione straniera con l'audio originale italiano e i sottotitoli inglesi, a meno della metà del prezzo del cofanetto sul nostro mercato.Forse anche per merito del nuovo lettore blu ray dvd 3d sony,la qualità del riversamento è superlativa.Il video è rigenerato a un grado di freschezza,nitore e dettaglio direi addirittura mostruoso,rapportato ai 50 anni del nastro;e anche l'audio è senz'altro molto buono.Il confronto con la "vecchia" edizione "argentata" della Medusa,è addirittura crudele.E questa qualità altissima,in un film come questo,non è solo un pur piacevolissimo optional;ma è intimamente funzionale,chirurgica addiritttura,alla narrazione.
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In coincidenza(certo non a caso)per il Natale è uscita da noi la versione in Blu ray di questa pellicola con un interessante filmato sul produttore Goffredo Lombardo.Io ho comprato su un sito inglese l'edizione straniera con l'audio originale italiano e i sottotitoli inglesi, a meno della metà del prezzo del cofanetto sul nostro mercato.Forse anche per merito del nuovo lettore blu ray dvd 3d sony,la qualità del riversamento è superlativa.Il video è rigenerato a un grado di freschezza,nitore e dettaglio direi addirittura mostruoso,rapportato ai 50 anni del nastro;e anche l'audio è senz'altro molto buono.Il confronto con la "vecchia" edizione "argentata" della Medusa,è addirittura crudele.E questa qualità altissima,in un film come questo,non è solo un pur piacevolissimo optional;ma è intimamente funzionale,chirurgica addiritttura,alla narrazione.La cura maniacale delle centinaia di costumi,la ricostruzione non solo delle architetture,ma di particolari apparentemente secondari,come le scelte dei colori dei fiori per gli arredi delle stanze,come le infinite gradazioni della luce nelle più svariate ore,in una lavorazione che abbraccia un arco temporale dall'autunno del '61 fin quasi alla primavera '63.Ho visto e rivisto questo film forse 12-15 volte,in ogni occasione ritrovando nuovi stimoli,nuovi dettagli.Ma questo blu ray inglese mi mette di fronte a una montagna di dettagli completamente nuovi,rinati.Un solo esempio,tra centinaia da farsi:verso la fine,quando Don Fabrizio,rassegnato davanti al colonnello Pallavicino campione disgustoso di tronfia e ripugnante retorica(Ivo Garrani)peraltro resa benissimo...a destra e sinistra del colonnello ci sono due comparse di cui ignoreremo forse per sempre il nome:a destra una bella giovane con un magnifico vestito,che mostra una espressione evidentemente annoiata dai toni insopportabili dell'ufficiale;alla sinistra del quale,in un'altro bellissimo vestito,una comparsa ultracinquantenne mostra una gioia quasi estasiata alla violenta e giustissima reazione di don Fabrizio.Queste 2 donne non aprono bocca,ignoreremo sempre i loro nomi:ma in quel momento Visconti gli sta non meno addosso che al mitico Burt Lancaster.Far recitare,benissimo,al muto,senza parlare,anche le comparse(vestite peraltro da principesse)...se non è genio questo!Butto lì,velocemente le albe di caccia con Don Ciccio Tumeo,con gradazioni cromatiche impressionanti.Davvero,come scritto in un libro ci sono i colori naturali dei pieni notturni girati a notte fonda,come di certe aurore albe filmate alle 5 o alle 6 di mattina.Lo sapete che la vestizione incominciava alle 14 e finiva alle 20?E che si girava,a Palazzo Gangi a Palermo,quando andava bene dalle 20 alle 4 di mattina,e quando andava male,fino alle 6 mattutine?Claudia Cardinale racconta che finite le riprese della scena del ballo,per tenere il "Vitino di vespa" di quei vestiti,aveva la striscia della vita insanguinata.Come puoi accettare di lavorare a questi ritmi,per questi tempi wagneriani,sterminati,sottoponendoti a vero dolore fisico se non per devozione(o venerazione?)verso questo immenso artista?Agli appassionati(come me)del grande Luchino dico di comperare questo incunabolo in Blu ray,miniera senza fine di riflessioni e dettagli su cui scrivere un intero libro;ma credo che anche i curiosi,con un discreto buon gusto,troveranno questo riversamento malioso,forse irresistibile.Nella Storia:oltre la Storia.
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levo95
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giovedì 18 agosto 2011
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scenografie straordinarie voto: ***
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Mi sono convinto a vedere questo film leggendo sulla copertina del DVD: "Il capolavoro di Luchino Visconti". Be' questo pezzo di storia non si può considerare capolavoro in quanto il cinema è prima di tutto intrattenimento, e ora vi chiedo come può intrattenere questo ottimo film del sopravvalutato Visconti? La risposta è che il caro Luchino ha un'attenzione maniacale nel descrivere la corte e la scena del ballo finale è entrata nella storia del cinema. Ma alla ine commette troppe ingenuità che, purtroppo si notano eccome, e il prodotto si dimostra eccessivamente prolisso, ma soprattutto noioso.
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il cinefilo
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giovedì 28 luglio 2011
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il gattopardo/1
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"Dobbiamo cambiare tutto affinchè non cambi niente"è la frase storica,e vagamente"eccessiva",che Tancredi(Alain Delon)pronuncia davanti a suo zio il principe di Salina(un grandissimo Burt Lancaster)e già queste parole,in sè,rappresentano(insieme,soprattutto,anche al bellissimo dialogo tra don Fabrizio e il funzionario Chevalier sul"sonno"dei siciliani)un patrimonio-capolavoro di stile e ideologia liberale(per quanto,comunque,anche discutibile a seconda dei punti di vista)che,da parte mia,ha fruttato a tutta l'operazione la quinta stella.
La vera rivoluzione descritta da Visconti(e la cui storia confronterò,nel mio prossimo commento,con l'originale romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa)è in realtà,ancora più di quella che ha portato all'unità d'Italia(1861)un altra,però destinata al fallimento,e cioè quella di una nobiltà decaduta che tenta,con il cambiamento radicale dei tempi che si traduce nella definitiva caduta del regno borbonico,di"adattarsi al nuovo periodo"e di raggiungere,nuovamente,una pacifica stabilità.
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"Dobbiamo cambiare tutto affinchè non cambi niente"è la frase storica,e vagamente"eccessiva",che Tancredi(Alain Delon)pronuncia davanti a suo zio il principe di Salina(un grandissimo Burt Lancaster)e già queste parole,in sè,rappresentano(insieme,soprattutto,anche al bellissimo dialogo tra don Fabrizio e il funzionario Chevalier sul"sonno"dei siciliani)un patrimonio-capolavoro di stile e ideologia liberale(per quanto,comunque,anche discutibile a seconda dei punti di vista)che,da parte mia,ha fruttato a tutta l'operazione la quinta stella.
La vera rivoluzione descritta da Visconti(e la cui storia confronterò,nel mio prossimo commento,con l'originale romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa)è in realtà,ancora più di quella che ha portato all'unità d'Italia(1861)un altra,però destinata al fallimento,e cioè quella di una nobiltà decaduta che tenta,con il cambiamento radicale dei tempi che si traduce nella definitiva caduta del regno borbonico,di"adattarsi al nuovo periodo"e di raggiungere,nuovamente,una pacifica stabilità...ma questa notevolissima ambizione(che si ricollega direttamente alla famosissima frase di Tancredi)è però minacciata dall'avvento della nuova nobiltà"così priva di scrupoli e di sani ideali"e perciò destinata a trascinare la Sicilia intera in un baratro di miseria e pochezza morale.
"I siciliani non vorranno mai migliorare perchè già si considerano perfetti e in loro la vanità e più forte della miseria"dice Fabrizio a Chevalier prendendo coscienza di una terribile realtà:a essere un dramma non è soltanto l'avanzata degli"sciacalli e delle iene"(la nuova nobiltà)che si sostituiranno ai"leoni e ai gattopardi"(la vecchia e pura aristocrazia)e che,mescolandosi tutti insieme con le"pecore"(ovvero il popolo)si crederanno il"sale della terra"(ovvero,credo,la presunta"ricchezza umana"della Sicilia)...ma è anche,addirittura,il completo disinteresse del popolo che renderà possibile lo"scempio"sopra citato e che fa dire a Fabrizio:"se essi,i siciliani,non imparano da piccoli allora è finita e a vent'anni è già troppo tardi"(parole terribili e direi anche sinistramente"profetiche"a giudicare da tutto quello che,sotto alcuni aspetti,diventerà la regione in questione)lasciando sbigottito"l'ottimista"funzionario piemontese che gli si trova seduto davanti.
Mi sono dilungato su questo noto dialogo in quanto lo reputo estremamente importante nella comprensione ideologica complessiva de IL GATTOPARDO(pare anche che,per la figura del protagonista,l'autore del libro si sia ispirato a un suo bisnonno astronomo) e,solo per adesso,non ho altro da aggiungere se non che i costumi e il curatissimo allestimento scenografico sono veramente molto belli e scene come quelle della presa di Palermo da parte dei garibaldini sono storicamente eccezionali.
P.S:un altra nota di merito va al lunghissimo e sfarzoso ballo finale e all'immagine di Angelica(Claudia Cardinale)che balla,piena di grazia,con l'intelligente e astuto nobiluomo.
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(di antonio montefalcone)
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aledo
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domenica 1 maggio 2011
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realista come un film
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Una interpretazione straordinaria di Burt Lancaster, uno degli attori più interessanti dei nostri tempi.
Uno sfondo scenografico di esterni ed interni reale e vero, nonchè sontuoso ed aderente alla storia. non è da ritenersi un film storico, ma come del resto anche il libro, introspettivo e un pò allegorico.
Un cast di attori giovani e meno giovani eccellente. Se vogliamo, per forza, andare in politica, il film non la manifesta; il Principe non accettando il nuovo Regno, non dimostra neanche una simpatia nei confronti dei Borboni, ma solo un bel ricordo tei tempi passati, e nel mezzo di una sua crisi interiore, lascia ai giovani il nuovo, ritirandosi in silenzio. Una Claudia Cardinale "stupenda", con grande umiltà, fa splendere più di una scena.
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Una interpretazione straordinaria di Burt Lancaster, uno degli attori più interessanti dei nostri tempi.
Uno sfondo scenografico di esterni ed interni reale e vero, nonchè sontuoso ed aderente alla storia. non è da ritenersi un film storico, ma come del resto anche il libro, introspettivo e un pò allegorico.
Un cast di attori giovani e meno giovani eccellente. Se vogliamo, per forza, andare in politica, il film non la manifesta; il Principe non accettando il nuovo Regno, non dimostra neanche una simpatia nei confronti dei Borboni, ma solo un bel ricordo tei tempi passati, e nel mezzo di una sua crisi interiore, lascia ai giovani il nuovo, ritirandosi in silenzio. Una Claudia Cardinale "stupenda", con grande umiltà, fa splendere più di una scena.
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gabriellaf
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martedì 1 febbraio 2011
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il gattopardo: un dipinto dell’unità d’italia
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Siamo nel 1963 quando Luchino Visconti ci porta indietro nel tempo di circa cento anni catapultandoci nella Sicilia "pre-unita' d’Italia".
Il principe di Salina è il protagonista del Gattopardo, film tratto dall’omonimo libro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Don Fabrizio, così era chiamato il principe, è un uomo tutto d un pezzo, il pilastro della sua famiglia, che quasi ricorda un po' il Padrino.
Don Fabrizio e’ l’aristocratico per eccellenza che non vuole perdere i suoi privilegi, privilegi che lo rendono diverso, migliore dalla "feccia della società ", lo rendono come un gattopardo appunto, che presto verrà però sostituito dalle iene.
Ciò perché' con l’unità d’Italia l’aristocrazia ha ormai fatto il suo tempo, lasciando il posto e tutti i suoi privilegi a ricchi borghesi di sangue non certo nobile.
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Siamo nel 1963 quando Luchino Visconti ci porta indietro nel tempo di circa cento anni catapultandoci nella Sicilia "pre-unita' d’Italia".
Il principe di Salina è il protagonista del Gattopardo, film tratto dall’omonimo libro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Don Fabrizio, così era chiamato il principe, è un uomo tutto d un pezzo, il pilastro della sua famiglia, che quasi ricorda un po' il Padrino.
Don Fabrizio e’ l’aristocratico per eccellenza che non vuole perdere i suoi privilegi, privilegi che lo rendono diverso, migliore dalla "feccia della società ", lo rendono come un gattopardo appunto, che presto verrà però sostituito dalle iene.
Ciò perché' con l’unità d’Italia l’aristocrazia ha ormai fatto il suo tempo, lasciando il posto e tutti i suoi privilegi a ricchi borghesi di sangue non certo nobile.
E così che l’astuto principe decide di allearsi con i garibaldini, decidendo di accoglierli controvoglia dopo la conquista di Palermo.
Vediamo quindi un aristocratico che va contro i suoi "valori" pur di mantenere la condizione agiata che gli è dovuta per nascita.
I suoi calcoli politici si mischiano cosi ad intricate alleanze matrimoniali.
Tancredi, difatti, nipote del principe, dopo esser tornato dal fronte di guerra per combattere al fianco di Garibaldi, è in procinto di sposare una bella borghese.
Lei è angelica, ossia la stupenda Claudia Cardinale, all’apice del successo in quegli anni.
E’ grazie all’amore tra Tancredi e Angelica, che seppur siano coinvolti in alleanze politiche si amano davvero, che riusciamo a vedere il contrasto tra nobiltà e borghesia.
Ben vestita, difatti, Angelica potrebbe assomigliare alla più bella aristocratica di tutta la Sicilia. Ma sono i suoi modi a tradirla, il suo sguardo sicuro e un po' malizioso, ma soprattutto la fragorosa risata che fa alzare tutti da tavola sconcertati.
Il padre di Angelica, inoltre, è descritto come incolto, quasi stupido, abbagliato di fronte all’imponenza del principe che lo guarda come se " fosse uno scarafaggio da schiacciare".
Non è quindi come la bella Rose del Titanic, che almeno all’apparenza si dimostrava impeccabilmente educata, ma una ragazza libera, piena di vita, semplice e sicura di sé.
Il film fu un enorme successo in quegli anni, l’orgoglio italiano agli oscar, dove purtroppo si avvalse solo di una nomination.
Rivedendolo oggi, di certo ci accorgiamo di quanto sia lontano per noi un simile film, dal suono fin troppo alto, la colonna sonora insistente a martellante, le immagini impreziosite dai costumi e dalle scenografie impeccabili, ma sicuramente impoverite dalla qualità, lo stile narrativo diverso da quanto siamo abituati, più lento sicuramente.
E’ come se il regista volesse offrici un vero e proprio quadro dell’epoca, in quanto molte sono le inquadrature complete, alcune scene durano quasi un terzo di tutto il film, come quella del ballo.
Ma il regista voleva anche porci le differenze non solo tra nobiltà e borghesia, ma ance tra ricchi e poveri.
Mentre, difatti, i ricchi vivevano in ville barocche con vestiti sfarzosi e colorati, i poveri vivevano in queste case incredibilmente beige e polverose.
E’ stato soprattutto per questa facoltà artistica di poter quasi dipingere la storia che il film, ancora oggi, è considerato uno dei pilastri del cinema italiano e non.
Gabriella F
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g. romagna
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giovedì 11 marzo 2010
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il gattopardo
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Sicilia, 1860. Tancredi (Alain Delon), giovane di famiglia aristocratica, si arruola nelle Camice Rosse garibaldine. Suo zio, il principe di Salina (Burt Lancaster), desideroso di mantere i suoi possedimenti e fiducioso nella conservazione dello status quo nobiliare sotto la monarchia dei Savoia, decide di supportare la nascita del Regno d'Italia. Una volta che ciò è compiuto, Tancredi passa a militare nella guardia regia regolare e si fidanza con la bellissima Angelica (Claudia Cardinale), figlia del controverso Don Calogero. Nel mentre, il principe di Salina, sempre più malinconico e pessimista riguardo al futuro, rifiuta il ruolo di Senatore del Regno che gli viene offerto.
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Sicilia, 1860. Tancredi (Alain Delon), giovane di famiglia aristocratica, si arruola nelle Camice Rosse garibaldine. Suo zio, il principe di Salina (Burt Lancaster), desideroso di mantere i suoi possedimenti e fiducioso nella conservazione dello status quo nobiliare sotto la monarchia dei Savoia, decide di supportare la nascita del Regno d'Italia. Una volta che ciò è compiuto, Tancredi passa a militare nella guardia regia regolare e si fidanza con la bellissima Angelica (Claudia Cardinale), figlia del controverso Don Calogero. Nel mentre, il principe di Salina, sempre più malinconico e pessimista riguardo al futuro, rifiuta il ruolo di Senatore del Regno che gli viene offerto. Tratto dall'omonimo romanzo di Tomasi da Lampedusa, Il Gattopardo è un dramma storico-illustrativo che sopperisce alla scarsa corposità della trama offrendo un egregio quadro della temperie del tempo e del luogo. Le figure del principe di Salina e, rispettivamente ed antiteticamente, dei due giovani promessi sposi, rappresentano al meglio quella dicotomia tra paura e speranza in quel futuro in cui la neonata Italia stava, più o meno ciecamente, gettandosi, lasciandosi alle spalle quei detriti che portarono ben presto al sorgere della tuttora non sopita questione meridionale, a testimonianza di quella grande difficoltà che, una volta fatta l'Italia, consisteva, per citare Massimo D'Azeglio, nel "fare gli Italiani". Come in Senso, anche qui Visconti non perde il gusto per la cura certosina dell'immagine, regalandoci una splendida fotografia che non pecca mai di eccessivo autocompiacimento. Carismatica l'interpretazione di Burt Lancaster. Claudia Cardinale è di una bellezza quasi imbarazzante. Di qualità le musiche di Nino Rota. Impeccabili scenografie e costumi. Il Gattopardo è divenuto, a buon diritto, uno dei grandi classici della cinematografia italiana, ed è un film di grande fascino perchè, nonostante la considerevole durata non accompagnata certo da una trama in grado di farvi fronte, riesce a catalizzare l'attenzione davanti allo schermo illustrando con pacatezza ed eleganza uno dei periodi chiave della storia italiana e caratterizzandolo in un gruppo di personaggi che è metaforicamente carico di quei sentimenti che scaldavano, univano e dividevano i novelli Italiani dell'epoca.
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[+] il gattopardo
(di sofy yyyy)
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bavero
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martedì 9 marzo 2010
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un errore
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Segnalo un errore (piuttosto vistoso) della recensione morandini riproposta da Myovies: il ballo finale non è affatto in casa Salina: i Salina sono solo degli invitati (infatti Fabrizio ad un certo punto dice: "non sarei dovuto venire, ma non posso andarmene ora").
L' opera è tutt' altro che didascalica, e vi consiglio di guardare tutte le mediocri trasposizioni cinematografiche o televisive dei Promessi sposi. Quelle sì, solo illustrative.
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