hilda
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lunedì 28 luglio 2025
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capolavoro
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Capolavoro con la c maiuscola, "visconti sopravvalutato,un film che fa vomitare" solo gli ignoranti possono esprimersi in questo modo poveretti
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nello marti
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venerdì 23 dicembre 2022
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il gattopardo
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Dopo 78 visioni, mi sono arreso. Il capolavoro contiene un errore micidiale. Il principe parte(con il seguito) dal suo palazzo sulle colline di Palermo , alla volta di Donnafugata che si trova al sud estremo della Sicilia. Durante il lungo, estenuante, viaggio il gruppo sosta anche presso una lurida bettola per un pernottamento. Subito dopo, come per incanto, appare il nipote (A. Delon) in divisa garibaldina accompagnato da 2 commilitoni, ma in un sontuoso castello materializzatosi dal nulla. Poi la scena del picnic con Delon e cugina rinfrescatisi all'abbeveratoio. Ma da dove salta fuori quel castello? Grato per qualche aiuto, io ci ho perso il sonno per quasi 60 anni.
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la nera
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venerdì 31 luglio 2020
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assolutamente sì
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stefanocapasso
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domenica 23 settembre 2018
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evoluzioni dell'uomo nel cambiamento
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Nella Sicilia che sta per affrontare il passaggio dal Regno dei Borboni a quello d’Italia, il principe Salina cerca di attraversare questo importante cambiamento mantenendo la sua integrità. Si affida al giovane nipote Tancredi, fervente fautore del nuovo regno d’Italia per pilotare questa transazione e del quale promuove l’unione con Angelica, la bella figlia del sindaco di Donnafugata, esponente del nuovo ceto di potere. Diviso tra la necessità di mantenere la propria integrità e vivere il nuovo mondo che porta cambiamenti e costumi molto lontani dal suo modo di concepire la vita, il principe di Salina si avvia a trascorrere gli ultimi anni in un malinconico isolamento.
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Nella Sicilia che sta per affrontare il passaggio dal Regno dei Borboni a quello d’Italia, il principe Salina cerca di attraversare questo importante cambiamento mantenendo la sua integrità. Si affida al giovane nipote Tancredi, fervente fautore del nuovo regno d’Italia per pilotare questa transazione e del quale promuove l’unione con Angelica, la bella figlia del sindaco di Donnafugata, esponente del nuovo ceto di potere. Diviso tra la necessità di mantenere la propria integrità e vivere il nuovo mondo che porta cambiamenti e costumi molto lontani dal suo modo di concepire la vita, il principe di Salina si avvia a trascorrere gli ultimi anni in un malinconico isolamento.
Colossal di Luchino Visconti girato in Technirama, schermo largo e inquadrature profonde fanno de Il Gattopardo un film sullo sguardo. Composizioni ricche che invitano ad aprire la visione su quelle riflessioni che inevitabilmente portano i cambi epocali. Richiami ai film western e citazioni completano la struttura di questo lavoro che mette in primo piano la riflessione dell’uomo di fronte al tempo che passa, con i cambiamenti che porta, e che spesso possono solo essere accolti senza essere vissuti completamente. È una figura, quella del protagonista, che ha una grande forza morale e che proprio per questo sceglie di tirarsi fuori dai cambiamenti e le mode che questi portano, facendone un malinconico vincente.
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rob8
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venerdì 27 luglio 2018
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un discorso ideologico ad ampio spettro
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L’equilibrio tra forma e contenuto, perseguito da Visconti fin dal fulminante esordio di “Ossessione”, trova qui, vent’anni dopo, forse la sua declinazione più riuscita.
Ci troviamo infatti di fronte ad un’opera dove il dettaglio visivo, la costruzione delle sequenze e delle inquadrature, la cura meticolosa degli ambienti, la resa della luce, i movimenti di macchina in uno con la dinamica del corpo attoriale, tra intensi assolo e magnifici corali, risultano perfettamente coerenti con il discorso narrativo. Desunto questo, come noto, dal romanzo di Tomasi di Lampedusa, ma come sempre utilizzato dal regista per un discorso ideologico ad ampio spettro.
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L’equilibrio tra forma e contenuto, perseguito da Visconti fin dal fulminante esordio di “Ossessione”, trova qui, vent’anni dopo, forse la sua declinazione più riuscita.
Ci troviamo infatti di fronte ad un’opera dove il dettaglio visivo, la costruzione delle sequenze e delle inquadrature, la cura meticolosa degli ambienti, la resa della luce, i movimenti di macchina in uno con la dinamica del corpo attoriale, tra intensi assolo e magnifici corali, risultano perfettamente coerenti con il discorso narrativo. Desunto questo, come noto, dal romanzo di Tomasi di Lampedusa, ma come sempre utilizzato dal regista per un discorso ideologico ad ampio spettro.
Un discorso che trova una più marcata disillusione rispetto alla possibilità di cambiamento delle cose: laddove nella stessa Sicilia, all’indomani della guerra, i vinti verghiani presi a prestito da Visconti per “La terra trema” hanno un ultimo empito di speranza di riscatto collettivo, qui il vecchio principe di Salina cede il passo ai nuovi tempi, consapevole che ai gattopardi subentreranno gli sciacalli.
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il befe
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giovedì 26 febbraio 2015
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capolavoro
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arnaco
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domenica 2 novembre 2014
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il fascino discreto dell'aristocrazia
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Sì, perché Visconti demolisce l'aristocrazia come Bunuel fa con la borghesia - o meglio il contrario in ordine cronologico. Ma lo fa con discrezione - direi quasi con rispetto - non solo perché ne fa parte, ma perché sa che le maniere garbate, quasi distaccate, sono più efficaci della satira spietata e della critica violenta. Fabrizio Salina anche se è uno strenuo paladino dei privilegi dell'aristocrazia e un convinto difensore dei metodi della Chiesa, alla fine risulta simpatico perché pienamente consapovole della profonda ingiustizia degli uni e degli altri. E' un uomo soggetto a sbagliare, come tutti, che si trova indifeso di fronte all'ineluttabilità della morte, pieno di rimpianti per la propria giovinezza che vede rinascere nel nipote Tancredi e sempre pronto ad innamorarsi delle belle donne come Angelica.
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Sì, perché Visconti demolisce l'aristocrazia come Bunuel fa con la borghesia - o meglio il contrario in ordine cronologico. Ma lo fa con discrezione - direi quasi con rispetto - non solo perché ne fa parte, ma perché sa che le maniere garbate, quasi distaccate, sono più efficaci della satira spietata e della critica violenta. Fabrizio Salina anche se è uno strenuo paladino dei privilegi dell'aristocrazia e un convinto difensore dei metodi della Chiesa, alla fine risulta simpatico perché pienamente consapovole della profonda ingiustizia degli uni e degli altri. E' un uomo soggetto a sbagliare, come tutti, che si trova indifeso di fronte all'ineluttabilità della morte, pieno di rimpianti per la propria giovinezza che vede rinascere nel nipote Tancredi e sempre pronto ad innamorarsi delle belle donne come Angelica. Disprezza le iene e gli sciacalli della borghesia emergente, ma pragmaticamente le si allea perché è l'unico modo per salvaguardare - almeno per un paio di secoli ancora - i privilegi degli aristocratici leoni e gattopardi. Il tutto a spese delle pecore che, nella breve sequenza che precede quella (troppo?) lunga del ballo finale, zappano la terra con fatica e sudore, allo stesso ritmo dei valzer e delle mazurche che risuonano nel palazzo. Alla fine è proprio vero che tutto è rimasto come prima, anche oggi.
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roberto tutino
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venerdì 29 novembre 2013
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cinque stelle
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IL Gattopardo è la summa del cinema italiano dei nostri anni d'oro, quello dei grandi autori.
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angius48
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lunedì 28 ottobre 2013
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capolavoro di un capolavoro
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Raramente nella storia del cinema un regista è riuscito a realizzare cinematograficamente migliorandolo un romanzo letterario. Oltre a cogliere alla perfezione l'essenza della narrazione, Visconti ha selezionato un cast d'attori la cui rappresentazione è da allora, indissolubile dal romanzo stesso. Chiunque legge il romanzo non può non immaginare personaggi differenti, chiunque vede il film sa di aver immaginato quei personaggi e non altri e questo vale per tutti, da Lancaster all'ultima comparsa. Stessa cosa dicasi per le locations, le musiche, la fotografia. Il Gattopardo, raffigurato da Luchino Visconti, è un eroe positivo che si erge su tutti per la sua elitaria visione del mondo e della vita, va oltre le ansie, che pur esprime, di conservazione di un ceto, per approdare all'assoluto cosmico delle sue stelle superando, sublimandola, anche la morte.
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Raramente nella storia del cinema un regista è riuscito a realizzare cinematograficamente migliorandolo un romanzo letterario. Oltre a cogliere alla perfezione l'essenza della narrazione, Visconti ha selezionato un cast d'attori la cui rappresentazione è da allora, indissolubile dal romanzo stesso. Chiunque legge il romanzo non può non immaginare personaggi differenti, chiunque vede il film sa di aver immaginato quei personaggi e non altri e questo vale per tutti, da Lancaster all'ultima comparsa. Stessa cosa dicasi per le locations, le musiche, la fotografia. Il Gattopardo, raffigurato da Luchino Visconti, è un eroe positivo che si erge su tutti per la sua elitaria visione del mondo e della vita, va oltre le ansie, che pur esprime, di conservazione di un ceto, per approdare all'assoluto cosmico delle sue stelle superando, sublimandola, anche la morte.Realistica la sua visione del mondo con la capacità di leggere, con il suo pessimismo razionale, il futuro alla perfezione. (noi fummo i gattopardi...) Insomma un dei capolavori del cinema mondiale.
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perla stella bastoni
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martedì 7 maggio 2013
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il difficile passaggio dal passato al futuro
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Stupendo affresco di una aristocratica famiglia borbonica siciliana, in bilico tra l'attaccamento agli splendori del passato e i fremiti dell'avventura libertaria dei garibaldini.
Ogni personaggio del film incarna un suo proprio modo di reagire ai segni dei tempi: il principe di Salina soffre ma cerca di contemperare la nostalgia per il glorioso passato con le esigenze dei tempi che cambiano adeguandosi con intelligenza, sua moglie subisce e si rassegna lamentosamente, Tancredi, nipote arrivista, morde il freno della storia e pretende di cambiare tutto con cinismo e spavalderia, Angelica, questa creazione di sfolgorante bellezza, esce dalla tela della narrazione e sfonda ordito e trama con la sua proterva sensualità, ponendosi al di sopra e al di fuori di ogni contesto.
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Stupendo affresco di una aristocratica famiglia borbonica siciliana, in bilico tra l'attaccamento agli splendori del passato e i fremiti dell'avventura libertaria dei garibaldini.
Ogni personaggio del film incarna un suo proprio modo di reagire ai segni dei tempi: il principe di Salina soffre ma cerca di contemperare la nostalgia per il glorioso passato con le esigenze dei tempi che cambiano adeguandosi con intelligenza, sua moglie subisce e si rassegna lamentosamente, Tancredi, nipote arrivista, morde il freno della storia e pretende di cambiare tutto con cinismo e spavalderia, Angelica, questa creazione di sfolgorante bellezza, esce dalla tela della narrazione e sfonda ordito e trama con la sua proterva sensualità, ponendosi al di sopra e al di fuori di ogni contesto....Diverse le dinamiche di ognuno, diversi i modi di porsi nei confronti della vita che cambia in una terra consumata da una storia lenta di secoli.
Scontato il gusto per il dettaglio scenografico di Visconti, che in questo film pretese addirittura di mettere biancheria autentica in sfilato siciliano in cassetti che mai sarebbero stati aperti....
La musica di Rota non é musica, é, tout court, il film stesso spostato sul livello della suggestione sonora, é immagine trasmutata in dato uditivo di meraviglioso effetto evocativo.
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