filippo catani
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lunedì 24 agosto 2015
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lottare per i propri diritti
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Torino inizio '900. Dopo quattordici massacranti ore di lavoro al giorno in fabbrica, un operaio ha un terribile incidente. I colleghi allora decidono per lo sciopero a oltranza aiutati da un sindacalista arrivato da poco in città.
Un film meraviglioso e impegnato diretto da Monicelli e che ci fa ancora oggi riflettere sulla grande questione dei diritti dei lavoratori. Viene ricostruita la terribile vita degli operai torinesi di inzio Novecento schiacciati tra turni massacranti e indigenza a cui fanno da contrasto gli uffici e le ville dei padroni. Monicelli è poi abile nel lasciare quà e là lo spazio a qualche risata e caricatura (si pensi all'anziano proprietario della fabbrica) e a cucire a Mastroianni una parte bellissima e piena di contraddizioni che però fanno di noi degli esseri umani.
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Torino inizio '900. Dopo quattordici massacranti ore di lavoro al giorno in fabbrica, un operaio ha un terribile incidente. I colleghi allora decidono per lo sciopero a oltranza aiutati da un sindacalista arrivato da poco in città.
Un film meraviglioso e impegnato diretto da Monicelli e che ci fa ancora oggi riflettere sulla grande questione dei diritti dei lavoratori. Viene ricostruita la terribile vita degli operai torinesi di inzio Novecento schiacciati tra turni massacranti e indigenza a cui fanno da contrasto gli uffici e le ville dei padroni. Monicelli è poi abile nel lasciare quà e là lo spazio a qualche risata e caricatura (si pensi all'anziano proprietario della fabbrica) e a cucire a Mastroianni una parte bellissima e piena di contraddizioni che però fanno di noi degli esseri umani. Non si può non rimanere commossi davanti alle migliaia di operai semi o del tutto analfabeti che rimettendoci la paga decidono di proseguire lo sciopero fino alle estreme consegueze. Un drammatico finale ci lascia l'amaro in bocca certamente ma ci ricorda che grazie al sacrificio di uomini e donne come quelli siamo riusciti ad ottenere condizioni più umane di lavoro. Bellissimo.
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luca scial�
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lunedì 21 luglio 2014
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le prime lotte operaie in italia
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Torino, fine '800. In una fabbrica tessile gli operai cominciano ad organizzare uno sciopero contro le 13 ore giornaliere, causa di molti infortuni sul lavoro. Vengono aiutati da un professore, un teorico del marxismo, trasferitosi in zona da poco per fuggire alle persecuzioni come eversore. Ma la rivolta non sarà facile, complici le lotte interne degli stessi operai, ancora privi di un sindacato che li rappresenti.
Mario Monicelli ci mostra, tra drammaticità e un pizzico di ironia qua e là, la lotta operaia di fine '800, stroncata dai padroni con l'ausilio dello Stato. Sebbene ogni tanto scivoli nella retorica ideologica e politica, riesce comunque a mostrarci in modo semplice le condizioni in cui versava la classe operaia di allora e la distanza che c'era tra chi teorizzava una condizione migliore di vita per loro, avendola studiata sui libri di Marx ed Egels, e chi quelle condizioni le viveva.
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Torino, fine '800. In una fabbrica tessile gli operai cominciano ad organizzare uno sciopero contro le 13 ore giornaliere, causa di molti infortuni sul lavoro. Vengono aiutati da un professore, un teorico del marxismo, trasferitosi in zona da poco per fuggire alle persecuzioni come eversore. Ma la rivolta non sarà facile, complici le lotte interne degli stessi operai, ancora privi di un sindacato che li rappresenti.
Mario Monicelli ci mostra, tra drammaticità e un pizzico di ironia qua e là, la lotta operaia di fine '800, stroncata dai padroni con l'ausilio dello Stato. Sebbene ogni tanto scivoli nella retorica ideologica e politica, riesce comunque a mostrarci in modo semplice le condizioni in cui versava la classe operaia di allora e la distanza che c'era tra chi teorizzava una condizione migliore di vita per loro, avendola studiata sui libri di Marx ed Egels, e chi quelle condizioni le viveva. Finale emblematico, che qualche anno dopo rivedremo molto simile ne La classe operaia va in Paradiso.
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nihao
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sabato 21 giugno 2008
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una gemma perduta del cinema italiano
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Grazie ad un tassinaro di Buenos Aires ho 'scoperto' "I Compagni", film corale,politico, emotivo ed intelligente rimasto schiacciato da titoli piú amiccanti nel amplio curriculum di Monicelli.
Dostojevskj incontra Zola a Torino.Mastroianni, ambiguo, tenero ed irresponsabile... e poi il qualunquismo, patetico, Italiano che,come un bambino che non sá nuotare ma VUOLE imparare, rimane affogato nella burrasca della storia (Italiana).
Monicelli amaro e spietato, come l'ultima imagine del film.
Capolavoro Internazionale, da dare nelle scuole tutti i 1 di Maggio.
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kira
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martedì 22 aprile 2008
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stupendo!!!!!!!!!!! ale!!!!
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è schifoso, molto schifoso! sto scherzando!è stupendo, magnifico non
saprei definirlo!!!!! ale!!!
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marco
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giovedì 15 novembre 2007
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i compagni
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E’ un film sociale perché documenta, con linguaggio cinematografico, la nascita della coscienza di classe degli operai.
Siamo a Torino, nel 1890. La storia di uno sciopero degli operai di un cotonificio alla periferia della città è ricostruita forse grazie ai rapporti delle Regie Questure e dei Tribunali del tempo.
Nel cotonificio gli operai (uomini, donne, bambini) lavorano 14 ore al giorno con una pausa di mezz’ora per mangiare il cibo portato dalle mogli fuori dai cancelli, poiché chiusi in fabbrica.
Capita un incidente: un uomo, per sbaglio, viene mutilato da una macchina per filare. Visto che non esisteva la malattia, i suoi compagni di lavoro, gli diedero una mano facendo una colletta.
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E’ un film sociale perché documenta, con linguaggio cinematografico, la nascita della coscienza di classe degli operai.
Siamo a Torino, nel 1890. La storia di uno sciopero degli operai di un cotonificio alla periferia della città è ricostruita forse grazie ai rapporti delle Regie Questure e dei Tribunali del tempo.
Nel cotonificio gli operai (uomini, donne, bambini) lavorano 14 ore al giorno con una pausa di mezz’ora per mangiare il cibo portato dalle mogli fuori dai cancelli, poiché chiusi in fabbrica.
Capita un incidente: un uomo, per sbaglio, viene mutilato da una macchina per filare. Visto che non esisteva la malattia, i suoi compagni di lavoro, gli diedero una mano facendo una colletta.
Il giorno dopo, tutti gli operai si misero d’accordo per fare un boicottaggio. Si decise di far suonare la sirena un ora prima del previsto. Pautasso, l’uomo che la suonò, dovette passare per ubriaco.
Egli, uscito dalla fabbrica, vide i suoi colleghi aspettarlo fuori. Scoppio una rissa. Dopodichè, da un treno, uscì Il Prof. Senigallia, ricercato dalla polizia. Egli indusse i lavoratori della fabbrica a scioperare fino a quando i dirigenti non avrebbero abbassato lìorario di lavoro a 13 ore . Lo sciopero durò per circa un mese. I dirigenti, non sapendo più cosa fare, tagliarono tutto… perfino i pasti gratis alla caserma di polizia.
Alla fine, ci fu una rivolta: i lavoratori entrarono in fabbrica con cartelli e grinta, decisi a far abbasare l’orario di lavoro. Ad aspettarli trovarono i bersaglieri, la quale sparò contro la folla e uccise un ragazzo. Il triste finale ci mostra il rientro degli operai in fabbrica sconfitti, ma costretti per sopravvivere.
Temi del film
IL LAVORO
All’inizio del ‘900 le condizioni di vita della gente comune erano piuttosto critiche.
Le famiglie operaie avevano case povere, in inverno fredde e umide, riscaldate e illuminate da lampade a petrolio. I soldi scarseggiavano e molti erano analfabeti. Tutto questo peggiorato dal fatto che il lavoro in fabbrica occupava 14 ore della giornata, con una sola mezz’ora di pausa, dalle 6 alle 20,30. Qui le macchine assordanti, lavoravano senza tregua.
Il pasto veniva consumato all’esterno della fabbrica, tranne quando pioveva. La stanchezza portava spesso a gravi incidenti, inoltre non potevano usufruire malattia e non esistevano i sindacati.
Per questo si arrivò a fare un boicottaggio, cioè un modo per far notare ai dirigenti che quelle condizioni di lavoro non andavano bene. Per questo si decise di far suonare la sirena un’ora prima, ma non riuscì. Allora i lavoratori, Grazie all’aiuto del Prof. Senigallia, decisero di scioperare, cioè non andare al lavoro, per un determinato tempo, allo scopo di ottenere qualche cosa dai datori di lavoro. Nei giorni precedenti, gli operai si prepararono comprando delle provviste, sapendo che, dopo che si sarebbe sparsa la voce dello sciopero, i mercanti non avrebbero fatto più credito.
I dirigenti, dopo alcune settimane dall’inizio dello sciopero, chiamarono i crumiri, cioè persone chiamate da un altro paese a lavorare al posto degli scioperanti.
L’ISTRUZIONE
L’istruzione, allora, era molto importante per diventare dirigenti. Omero, si arrabbia molto nei confronti del fratellino che non vuole studiare, dicendogli che per diventare importanti deve andare a scuola. Anche gli operai andavano a scuola: andavano tutte le sere, dopo la fabbrica. Questo comportava molta stanchezza sui banchi.
L’EDUCAZIONE
L’educazione era impartita dalle donne, ed era ritenuta molto importante.
LA DONNA
Le donne in fabbrica lavoravano come gli uomini, con gli stessi duri impieghi. Oggi la donna è in una situazione molto migliore, con molti più diritti, come quello di voto.
L’IMMIGRAZIONE
L’operaio meridionale è escluso dai compagni. Egli è più povero degli altri, poiché ha una famiglia composta da 6 membri. A pranzo non mangia. Per questo gli viene concesso il permesso di non scioperare.
I DIALETTI
Il regista pone in rilievo la parlata piemontese e le inflessioni dialettali di altre regioni italiane, per far vedere che tutti parlavano il proprio dialetto, tranne in qualche occasione.
L’ESERCITo
I proprietari della fabbrica chiamano l’esercito per fermare la folla che avanzava verso la fabbrica.
Lo fanno sparando. Alla fine dell’Ottocento non esistevano leggi per tutelare il lavoratore.
LE CLASSI SOCIALI
Le classi sociali sono nettamente delineate: la borghesia, composta da ricchi dirigenti, e il proletariato, cioè gli operai.
Il treno è l’elemento unificatore della vicenda:all’inizio porta il Prof. Senigallia e alla fine porta via Raul, un ragazzo che all’inizio si contrapponeva al Professore, e alla fine è un po’ il suo successore.
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ggg414
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mercoledì 4 aprile 2007
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merita di sicuro 4 stelle se non 5
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Un film commovente nella sua bellezza dove ogni personaggio è azzeccato.
Il film è un incredibile documento sulla società di fine '800 come pochi ce ne sono...Monielli architetta un ottimo film anche questa volta e riuscendo in un film documento che comunque non manca del solito umorismo di Monicelli...
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tonino
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mercoledì 26 aprile 2006
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Monicelli consegna la sua visione delle prime lotte sindacali dalla sua anoglazione, da commedia all'italiana intrisa di drammaticità. Il film tocca tutti gli argomenti e dà da pensare: su tutte la frase riportata dalla figlia di un siciliano immigrato e costretto a vivere in una baracca fatiscente, sulle rive del Po, che brucia carta bagnata per fare fuoco. All'affermazione di un giovanissimo operaio piemontese "...a noi ci avete rovinato voi del sud...", risponde "...mio padre dice che ci avete rovinato voi del nord...", a sintetizzare i risultati della costituzione del Regno d'Italia (se non erro, il Sud non si è più ripreso o non l'hano fatto riprendere). Una prova misurata, seria, con un bel cast fortemente espressivo, semplice eppur efficiente nella caratterizzazione delle logiche di chi comanda contro quelle di chi subisce, con il suo messaggio esplicito che se si sta sotto lì si resta, e che la strada della solidarietà e della difesa dei propri diritti è l'arma più forte che i deboli hanno: basta crederci (ed avere la fortuna che chi ti organizza non vuole speculare sulla tua pelle).
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fugagnolo
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un film per iniziare a studiare la storia contemporanea
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E' la storia del movimento oeprario così come ce l'hanno ricordata i nostri nonni (fatica, sfruttamento e coraggio per organizzarsi ad alzare la testa davanti al padrone)
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