piovani84
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giovedì 2 ottobre 2008
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jules e jim di claudio arresta
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Jules e Jim (1962)
Chissà se colui che chiamò Katrina l’uragano che si abbattè sugli Stati Uniti nel 2005 aveva in mente anche inconsciamente il personaggio principale di questo film. Jean Moreau è Catherine, la protagonista del ménage a trois più famoso del cinema francese. Jules e Jim è il primo dei due film che Truffaut ha tratto da un romanzo di Henri Pierre Roche, che il regista francese ha riproposto mantenendo la maggior parte dei dialoghi originali e le più importanti vicende, ma trattandolo con il suo inconfondibile stile entusiasta, ma distaccato che lo porta a raccontare con fervore una storia senza giudicarla mai.
Siamo nella Parigi del 1907, Jules e Jim sono due inseparabili amici che vivono nel quartiere di Montparnasse che trascorrono il tempo a scrivere poesie, a studiare l’arte, a leggere racconti e a dividersi le donne.
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Jules e Jim (1962)
Chissà se colui che chiamò Katrina l’uragano che si abbattè sugli Stati Uniti nel 2005 aveva in mente anche inconsciamente il personaggio principale di questo film. Jean Moreau è Catherine, la protagonista del ménage a trois più famoso del cinema francese. Jules e Jim è il primo dei due film che Truffaut ha tratto da un romanzo di Henri Pierre Roche, che il regista francese ha riproposto mantenendo la maggior parte dei dialoghi originali e le più importanti vicende, ma trattandolo con il suo inconfondibile stile entusiasta, ma distaccato che lo porta a raccontare con fervore una storia senza giudicarla mai.
Siamo nella Parigi del 1907, Jules e Jim sono due inseparabili amici che vivono nel quartiere di Montparnasse che trascorrono il tempo a scrivere poesie, a studiare l’arte, a leggere racconti e a dividersi le donne.
Jules è austriaco, un uomo non molto bello, ma colto ed affascinante che malgrado il suo forte accento tedesco (ben riportato nel doppiaggio italiano) sembra aggregato bene nella cultura parigina, tanto da andare straordinariamente d’accordo con Jim, parigino doc dentro e fuori, un uomo alto, borioso, ma molto cordiale e con un gran successo sulle francesi. I due passano molto tempo insieme tra circoli di cultura, allenamenti di box, cene romantiche con belle donne, ma ad un certo punto qualcosa di diverso succede e il normale corso del film prende una piega che non ci si aspetta.
Il film comincia con i titoli di testa su di una musica circense che da un senso di movimento che continua anche nelle scene successive quando si vedono delle persone che si muovono in modo strano, si saltano reciprocamente addosso, gridano, ballano, come dei clown. Questo è il preludio alle prime scene in cui si vedono finalmente Jules e Jim in un‘atmosfera pacata. Non è la prima volta che le primissime scene del film siano lontane dalle successive sia dal punto di vista narrativo sia da quello emozionale.
Jules e Jim vivevano una vita all’insegna del dinamismo, della vitalità, della gioia di vivere. Jim è fidanzato con la bella Gilberte, ma non vuole sposarla perché non vuole passare la sua vita con una sola donna, lui si definisce un curioso di professione e questo confligge a suo parere con il matrimonio. Jules, invece è un personaggio meno spavaldo e sicuro di se, ma con una mente più profonda; quanto a gusti i due vanno molto d’accordo visto che si innamorano entrambi del sorriso di una statua greca che nessuno dei due aveva mai trovato prima in una donna vera, ma presto nelle loro vite entra Catherine, francese, bella quanto irrequieta e irraggiungibile quanto più conosciuta. Catherine comincia ad uscire insieme a Jules, ma poi viene coinvolto anche Jim. I tre proseguono la loro vita sfrenata e spensierata insieme, ma Jules piano piano se ne innamora e Jim, che pur era attratto da Catherine, si fa da parte per l’amico. Per la prima volta non c’è condivisione tra i due, anzi la c’è rinuncia. Jim capisce subito che Catherine non è la solita donna della quale l’amico Jules non importava nulla, quindi entrambi decidono di spezzare il loro tacito accordo di condivisione e di agire in maniera diversa dal consueto.
Si nota sin dalle prime scene che Catherine è un personaggio sconvolgente, dirompente che ama essere al centro dell’attenzione e comandare i giochi. Si vede dal modo in cui parla che è una donna forte, risoluta, che non guarda in faccia a niente e a nessuno pur di fare ciò di cui ha voglia e si nota da quello che dice che non è una donna facile da domare. Una donna che si dipinge i baffi, che gareggia con gli uomini a chi arriva prima al molo, che si butta nella Senna all’uscita del teatro dopo essersi vestita e pettinata per ore. Una forza della natura, un vulcano che un uomo non ce la fa a tenere e neanche due.
Ma questo modo di fare piace molto a Jules e a Jim, i tre passano l’estate in uno chalet sulla costa dove si divertono beati a fare il bagno, a prendere il sole e a farsi gli scherzi che fanno i bambini. La colonna sonora accompagna questi momenti con una musica felice e sospesa, sottolineando che tutto sembra filare liscio come l’olio, ma non è così perché Jules si innamora perdutamente di Catherine e le chiede di sposarlo, malgrado il suo amico Jim gli avesse consigliato di non farlo:
“Non credo sia il tipo di donna fatta per un solo uomo, credo che non sarà mai felice su questa terra”
Tornati a Parigi continua l’idillio tra i tre che perseverano nella loro vita anticonvenzionale. Una scena va risaltata, ovvero quella in cui all’uscita dal teatro i tre cominciano a parlare di donne e Jules inizia a fare dei discorsi maschilisti quasi per contrapporsi all’estremo individualismo di Catherine, ma lei è quella che comanda, lei domina la scena, le è sempre quella che dice e fa le cose più anticonformiste e innovatrici: si getta nella Senna con una naturalezza disarmante; Jules e Jim ora sanno con chi hanno a che fare.
Per quanto riguarda la proposta di matrimonio che Jules le aveva fatto, Catherine decide di prendersi un po’ di tempo per pensarci e prende un appuntamento al bar con Jim per discuterne con lui, ma arriva con un’ora di ritardo (altro elemento anticonvenzionale) e Jim va via.
Catherina, dunque, dapprima dice un forse, poi risponde di si: “Tu hai conosciuto poche donne e io molti uomini, faremo una media per trovare il giusto equilibrio”
Con una risposta del genere non c’è da fidarsi, ma Jules è troppo innamorato di Catherine per poterla vedere libera di svolazzare da un uomo all’altro e da una pazzia all’altra per cui decide di sposarla. Una voce narrante in posizione off, ci spiega particolari della vita e della mente dei personaggi che sono comunque coglibili se non dalle loro parole, almeno dai i loro occhi. Nel caso del matrimonio tra Jules e Catherine, che Truffaut non ci mostra, la voce narrante commenta dicendo “lei si era buttata in quel matrimonio come si era buttata nella Senna”
Probabilmente se Jules avesse potuto sentire questa voce avrebbe avuto qualche ripensamento, ma lo scarto di informazioni psicologiche tra i personaggi e i telespettatori è la chiave del triangolo.
Scoppia la prima guerra mondiale, Austria e Francia sono nemici, Jules e Jim non hanno più notizie l’uno dell’altro, hanno solo paura di spararsi a vicenda, poi Jules viene mandato a combattere contro i russi e questo lo fa sentire meglio proprio per la paura di sparare contro un nemico che potrebbe essere Jim. Jules sente molto la mancanza della moglie e per questo le scrive delle lettere d’amore dove le dice di amarla e di sentire il suo corpo, le sue labbra su di lui ogni volte che la pensa, i due mettono alla luce la piccola Sabine in uno dei pochi giorni di licenza di Jules, ma Truffaut si sofferma di più sulle immagini di guerra, insistendo rumorosamente sugli scoppi delle bombe e sui dolori delle trincee. Anche Jim va a trovare la sua fidanzata Gilberte ogni volta che può, ma non le giura mai amore.
Finita la guerra, Jules e Jim si rimettono in contatto epistolare: Jules e Catherine erano andati a vivere in montagna con la piccola Sabine, Jim decide di andarli a trovare così i tre si ritrovano dopo tanto tempo. La scena è accompagnata da una musica triste, presagio di un qualcosa di negativo e che la guerra ha lasciato degli strascichi sulle loro vite che la pace non può cancellare del tutto.
Tra i tre in casa regna il silenzio e l’imbarazzo, non si può fare finta che non sia cambiato nulla tra di loro: Jules e Catherine adesso sono sposati e hanno una figlia, Jules e Jim hanno lottato l’uno contro il paese dell’altro e adesso sono di nuovo insieme come ai vecchi tempi.
Per spezzare il ghiaccio Jules fa i complimenti a Jim per aver vinto la guerra e Jim, che odia dare risposte banali, ribatte che avrebbe preferito perderla e aver ottenuto quello che invece ha ottenuto lui, ma sia la musica sia gli sguardi distratti di Catherine sospendono nell’aria un sentimento di freddezza tra marito e moglie. In effetti le cose tra i due non vanno tanto bene e lo aveva avvertito anche Jim, il quale parlando con Catherine l’aveva sentita lamentarsi della monotonia della sua vita.
Ben presto i reali problemi di quella coppia vengono svelati ai telespettatori ed a Jim. A farlo è Jules che rivelerà al suo amico che Catherine ha avuto degli amanti: tre per la precisione e l’ultimo ce l’ha ancora, si chiama Albert che adesso la vuole sposare e portarla via da lui. Jules è abituato all’infedeltà di sua moglie, ma non può sopportare di perderla definitivamente.
Questa è una prima fase di snodo del triangolo: Catherine non è fatta per essere sposata. Se prima c’era il sospetto, adesso c’è anche la certezza. Né l’amore sfrenato di Jules, né la figlia, né una casa, né una guerra l’hanno cambiata, è rimasta la donna irrequieta e insaziabile che era prima e non poteva certo accontentarsi di una villetta in montagna e una figlia che le sorride per trovare la sua felicità. Ma come fa sempre con tutti gli uomini, anche ad Albert ha deciso di tenerlo sulle spine e di non dargli una risposta definitiva. Quest’incertezza che tanto eccita Catherine è la spina nel fianco di suo marito.
Jim è molto dispiaciuto di tutto ciò, lui vuole bene a Jules, ma in cuor suo sapeva che sarebbe successo e non giudicava male Catherine che ai suoi occhi era se stessa fino in fondo: era così che amava le donne.
Così Jim va a parlare con Catherine, la quale gli racconta come vanno le cose dalla sua prospettiva: colpisce la naturalezza con la quale Catherine gli parla dei suoi tradimenti e delle cose che pensa sul suo matrimonio e sull’amore. Dice che aver dato a Jules una figlia è stato un regalo che lo ripaga del debito che lei aveva con lui per averlo tradito, che quando lui era in guerra lei non poteva starlo ad aspettare e che l’ultimo suo amante, Albert è un uomo gentile, che però non ama, il tutto con un fare seduttivo che non lasciò per nulla indifferente Jim.
Per Jim queste parole erano come musica, in fondo Catherine era il suo alter ego femminile e la sua attrazione per lei aumentava di giorno in giorno fino a concretizzarsi in un bacio e poi in qualcos’altro.
Nel frattempo i tre sembravano ritornare felici e spensierati come un tempo, anche la piccola Sabine sembra calarsi perfettamente in questo triangolo sentimentale, ma l’attrazione tra Catherine e Jim diventa così forte che i due si mettono insieme, con il benestare del marito Jules.
Questa volta è Jules a farsi da parte con il suo amico Jim: lui è affezionato sia a lui che a lei. E’ ormai rassegnato all’ìdea che la moglie lo tradisca, ma accetta di vivere in quella casa insieme a loro pur di continuare a vedere e a sentire l’affetto della moglie. In fondo al suo cuore, Jules sa che sua moglie prima o poi tornerà da lui, per lei è Jim è un gioco, ma non per lui il quale si innamora perdutamente di Catherine come aveva fatto tanto tempo fa Jules.
Dal canto suo Catherine appare come una donna confusa, ma in realtà lei sa bene ciò che vuole: quello che vuole è vivere liberamente le sue pulsioni senza restrizioni di nessun tipo. Non le importa il giudizio della gente, né quello delle persone che ama. Per lei far soffrire è una condizione necessaria affinchè lei sia se stessa e non ciò che gli altri vorrebbero che fosse. Catherine non è una donna sconvolgentemente bella, ma sugli uomini ha un effetto disarmante. E’ impossibile dominarla, impossibile dirle di no, la sua veracità la fa imporre su qualsiasi cosa, anche su un uomo indipendente e sicuro di sé come Jim, il quale predica bene e razzola male. Anche lui si piega di fronte alla forza di questo personaggio che lo sovrasta sul piano passionale ed emozionale, per questo decide di sposarla.
L’affinità di azioni e comportamenti tra Jules e Jim arriva all’ultimo compimento quando Jim scopre una domenica mattina che Catherine e Jules stanno facendo l’amore, malgrado i due non stessero più insieme. “Perché lo fa? Ma non aveva detto di amare me e non lui?”, avrà pensato Jim. La risposta è perché ne ha voglia. Jim, come Jules in passato, pur di non perdere Catherine, accetta i suoi tradimenti, malgrado la gelosia lo faccia star male.
Poi torna a Parigi per lavoro, ma al suo ritorno intende sposare Catherine.
A Parigi Jim si sente più sicuro di se, è la sua città, lì ci sono tutte le donne che ha avuto e che lo continuano a sedurre, tra cui Gilberte alla quale dirà definitivamente addio con l’ultima notte d’amore. Jim riferirà a Catherine dei suoi adii, cosa che non le piacerà per nulla. Fino a questo momento eravamo abituati ai tradimenti di Catherine, ma mai a quelli che questa donna poteva subire. Anche uno spirito libero come lei non accetta di condividere i suoi uomini con altre donne, per questo si vendica e tradisce Jim con Albert. Catherine odia essere parte del gioco, lei vuole essere il gioco. C’è una frase molto importante nei dialoghi tra Jules e Jim, detta da Jules, che descrive molto bene l’approccio che ha Catherine con gli uomini: “Lei pensa che in una relazione tra uomo e donna basta che sia l’uomo a essere fedele…” . Il suo individualismo sfocia molto spesso in egoismo, la sua forza in sopraffazione, il suo entusiasmo in cattiveria.
Quando Jim e Catherine si rivedono, c’è da aspettarselo, Catherine è fredda, confusa e non vuol fare l’amore con Jim per paura che nasca un figlio il cui padre non sarebbe facilmente identificabile. La loro relazione va scemando: lei trova mille scuse per troncarla e tornare dal fedele marito Jules, così Jim torna a Parigi, ma rifanno l’amore per l’ultima volta in una stanza d’albergo prima che Jim prendesse il treno.
Il ritorno a Parigi è accompagnato da immagini della città che tanto ama mostrare Truffaut, come è accaduto con altri film. La torre Eiffel non può mancare ed anche un ricordo di qualche anno precedente, gli anni dei 400 colpi. Jim torna da Gilberte, ma è malato di non si sa cosa. Riceve una lettera da Catherine nella quale scrive di amarlo e di essere incinta e poi ne riceve un’altra nella quale Jules scrive che il bambino è morto al terzo mese di gravidanza. Questo tira e molla di lettere, di dichiarazioni e smentite lo ritroviamo ne “le due inglesi”. L’inseguirsi e il non prendersi mai è una ricorrenza sulla quale il cinema di Truffaut ha strutturato i suoi successi.
“M'hai detto: ti amo. Ti dissi: aspetta. Stavo per dirti: eccomi. Tu m'hai detto: vattene”
Molto si è detto su di lui, ad esempio che il suo cinema era tratto dalla sua vita e che questa visione pessimistica dell’amore sia frutto di esperienze negative sia della sua infanzia che della sua vita amorosa da adulto. In realtà la vita, i romanzi, le storie sono per Truffaut solo idee per parlare di qualcosa che gli sta a cuore. L’esperienza biografica è da Truffaut seguita nella misura in cui lo vediamo parlare di certi temi e non di altri, ma nello stesso tempo è tradita quando notiamo certe ironie, certe deviazioni che risultano verosimili all’interno di un contesto tanto coerente quanto eterogeno come quello del suo cinema. Truffaut amava parlare d’amore e di relazioni tra gli uomini, di sentimenti, ma il suo non è un rifiuto o una critica all’amore, bensì un inno. L’amore va seguito in quanto fuggente, va vissuto nella sua provvisorietà e precarietà, va sofferto in quanto gioioso.
Catherine è un personaggio estremo come tutti i protagonisti dei suoi film, ma incarna il valore dell’amore reinventandolo. “Ciò che si tratta di imporre in maniera convincente è l'idea di una donna più forte degli uomini che incontra, una donna incapace di appartenere ad un uomo solo, decisa di inventare la propria esistenza istante per istante, a dispetto delle costrizioni che la vita impone, disposta a fare tabula rasa di tutte le leggi, incominciando da quelle naturali, per raggiungere la libertà assoluta, per reinventare l'amore. Catherine, apparizione per tutti, incarnazione dell'assoluto, forze elementare che riunisce in se i quattro elementi (acqua, fuoco, terra, aria) rappresenta tutto quanto di magico e di misterioso le donne di Truffaut possiedono. Il film è l'esperienza della libertà alla quale Catherine tende, il luogo privilegiato della sua realizzazione. In realtà si dovrebbe dire che Jules et Jim non è un film sull'esperienza della libertà assoluta,ma un film assolutamente libero su di un'esperienza fallita. Catherine per affermare la sua libertà deve giungere fino a negare se stessa: la morte, con cui unisce di forza il proprio destino a quello di Jim, è il gesto coerente ed estremo, l'espressione definitiva di una libertà fino in fondo contrapposta all'ottusità del reale. L'idea iniziale del film è che in amore la coppia non sia l'ideale, che la struttura monogamica e familiare non corrisponda più alla realtà: la conclusione è che non esistano soluzioni diverse, essendo ogni altra soluzione votata allo scacco. Ma è impossibile non tentare di costruire qualcosa di meglio, come ha fatto Catherine, rifiutando di adeguarsi alle regole esistenti, rifiutando l'ipocrisia e la rassegnazione."
Come dicono Barbera e Mosca, Catherine vive il suo di amore: il suo modo di amare può dar fastidio agli altri, ma è l’unico modo che la può rendere felice. Ma a lungo andare le pressioni sociali si fanno sentire e Catherine perde molto di quello slancio che aveva da giovane, infatti cade in una forte depressione e getta tutto il suo dolore sulle spalle del povero marito Jules che non ha mai smesso di amarla e il quale continua a sopportare i suoi tradimenti con Albert. Per far star meglio la moglie Jules e Catherine si trasferiscono in una villa in Francia. Rincontrare Jim non è impossibile adesso e quando ciò succede Catherine torna all’attacco con lui: dopo averlo sedotto, abbandonato e umiliato adesso vuole tornare con lui, ma lui rifiuta perché ha promesso a Gilberte di sposarla, e lei ne soffre. Non aveva mai assaporato un rifiuto da parte di un uomo, ma Jim era stanco di giocare ad un gioco in cui lui era sempre il perdente e come fanno molti uomini si accontenta di sposare una donna che gli permetta di vivere una vita serena.
La straordinaria coerenza di Catherine, mostrataci da Truffautf fino a questo punto del film porta lo spettatore a sospettare che si possa togliere la vita. Infatti sarà proprio così: stanca di dover vivere una vita che non voleva, in un mondo dove regna un perbenismo e un’ottusità generale che offusca i veri piaceri della vita, dove non si può essere se stessi e amare chi si vuole per come si vuole, decide di uccidersi e di compiere l’ultimo gesto liberatorio della sua esistenza. Si getta nella Senna con la sua auto, ma non prima di aver fatto salire con lei Jim, l’unico uomo che l’abbia mai rifiutata e l’unico verso il quale avesse una certezza: quella di poter giocare con lui fino alla fine. Ma anche un uomo come Jim ha le sue debolezze, anche lui è vinto sia dall’amore che dalla società. Il suo rifiuto è l’ultimo delle costrizioni e delle barriere che Catherine ha dovuto sopportare prima del suo ultimo gesto estremo. Ancora una volta la sua smania di protagonismo ed egocentrismo hanno avuto la meglio: Jules l’accettava per quello che era pur di non perderla per sempre e Jim stava per sposarsi con Gilberte, non aveva più controllo su i due uomini. Gettandosi nel fiume non permette a Jim di avere una vita serena né a Jules di continuare a starle accanto. La storia di Catherine è il fallimento dell’amore libero, dell’amore a due, ma sia chiaro non è una critica da parte di Truffaut all’individualismo sfrenato, che in Francia era più presente che in Austria in quegli anni (vedasi anche il conflitto tra Francia e Inghilterra ne “le due inglesi”, ma la descrizione di un’esperienza diversa, il tentativo di amare in modo anticonvenzionale. In fondo l’amore è un sentimento personale non universalizzabile e poi, come abbiamo visto in altri suoi film neanche la coppia è la soluzione.
Jules rimane da solo con sua figlia Sabine; lui aveva amato Catherine fino a negare se stesso. Nelle ultime scene la voce narrante dice che lei avrebbe voluto che le sue ceneri fossero gettate al vento da una collina, ma che questo non era permesso. Questo finale ci riporta indietro, alla società che proibisce. Catherine è morta, il suo suicidio è stato l’ultimo gesto di egoismo, l’ultima vendetta nei confronti di tutto ciò che l’ha ostacolata nella sua ricerca di felicità, ma adesso è finita. Con la sua morte muore un’anima libera che aveva tentato di cambiare le cose, non tanto per solidarietà verso un mondo che le piaceva, quanto sostanzialmente per vivere la sua vita con amore ed euforia. E’morta Catherine, è morto l’amore.
Jules e Jim è un capolavoro tanto per la complessità della storia, quanto per la profondità dei temi, trattati da Truffaut con dei dialoghi mai banali (in fondo i personaggi sono dei poeti) e con delle recitazioni mai estremamente drammatiche. Il bianco e nero gli da un tocco di classicità, ma sono presenti anche dei momenti di distensione e di spensieratezza. Come in “l’ultimo metrò” la guerra è solo lo sfondo storico, ma il focus è sulla relazione tra i personaggi. Georges Delerue ha scritto una colonna sonora che inizialmente descrive il carattere vitale e euforico di Catherine con una musica da circo alla quale Truffaut accompagna una serie di inquadrature che riportano al tipico movimento su e giù dei cavallucci del luna park, e poi un pezzo in archi che espone il dramma di Catherine e dei personaggi che le stanno attorno.
Subito prima di Jules e Jim Truffaut aveva girato solo due film, “I 400 colpi”e “Tirate sul pianista”, dunque questo è il suo primo film centrato sull’amore, ma che eredita da Tirate sul pianista l’ironia che accompagna le vicende e gli uomini: quando Jim va a trovare Jules subito dopo la guerra nota un quadro in cui è ritratto Jules vestito da Mozart. Catherine gli dirà che il padre di Jules era tanto innamorato da Mozart da farlo ritrarre con il volto del figlio. Anche Jules che canta la Marsigliese con accento tedesco seguito da una musica al piano forte che non ha tutta l’aria di un inno alla Francia. A volte l’ironia truffautiana non è solo un espediente per alleggerire il film, ma anche esperimento puro e semplice. Truffaut amava giocare coi suoi film e l’ultimo suo obiettivo essere realista, preferiva stupire, modellare, rivoluzionare, cambiare. Ma un film lungo e intrecciato come Jules e Jim e con lunghi dialoghi tra i personaggi che a volte annullano l’azione, non potrebbe filar via così rapido se non fosse per mezzo di scene intrattenenti e di movimenti di macchina come carrellate, panoramiche, fermi immagine, mascherine, oltre che alla voce fuori campo e alle musiche, che conferiscono al film una fluidità unica, come una danza. La forma si fa espressione nel senso più assoluto del termine. Catherine è ciò che fa volare il film, la sua azione e la sua forza. La sua voglia di vivere era così forte da uccidersi, ma nessuno la dimenticherà e forse prima o poi qualcuno vedendo un uragano si ricorderà di lei, o forse è già successo?
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jeanparis
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domenica 27 aprile 2008
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strane valutazioni
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Certo che Il Morandini è davvero strano....4 stelle ad Apnea film di Dordit, si cmq. molto bello, e 3 a Jules e Jim di Truffaut....mah !
www.solitoignoto.com
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pignolo
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mercoledì 16 gennaio 2008
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errore nella recensione
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Avete invertito i nomi di Jules e Jim in tutta la recensione!!! Jules è austriaco e sposa Catherine...e cosi' via.
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chimera53@libero.it
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giovedì 26 luglio 2007
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film capolavoro
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non è da commentare,è da vedere!
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giosco
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domenica 20 maggio 2007
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sì, ma ...
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Un film incantevole (nel senso letterale del termine), ma decisamente a-storico (oserei dire, fantascientifico) nella chimica dei sentimenti dei tre protagonisti.
Comunque, grandissimo Truffaut !!!
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truffaut
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domenica 20 maggio 2007
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truffaut
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bob
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domenica 6 maggio 2007
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refuso
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Volevo far notare un refuso nel riassunto del film: linversione di Jules con Jim. ciao bob
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lucy
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venerdì 17 novembre 2006
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trasgressivo
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lelina13
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lunedì 13 marzo 2006
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delusione
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sono rimasta delusa da questo film, che certamente offre momenti di tenerezzza e sicuramemte per quegli anni anche un pò di trasgressione ma che è lento, poche sono le situazioni divertenti e l'una troppo distante dall'altra
[+] tu hai capito tutto.
(di michele pietragallo)
[ - ] tu hai capito tutto.
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il maestro (l.p)
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giovedì 29 luglio 2004
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un capolavoro della "trasgressione"
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Il concetto di fondo che reiteratamente il film sembra voler riaffermare sin dall’inizio è che in amore la coppia tradizionale non sia l’ideale, che la struttura monogamica e familiare non corrisponda più alla realtà effettuale; d’altra parte, la conclusione del film è che non esistono soluzioni diverse realmente praticabili, essendo ogni altra ipotesi alternativa votata al fallimento. Ma è impossibile non tentare di costruire qualcosa di meglio, come tenta peraltro vanamente Catherine (un’ineffabile J.Moreau), disconoscendo le convenzioni etico-sociali esistenti e precostituite, rifiutando l’ipocrisia perbenista e la rassegnazione. Questa contrapposizione tra tentativi di affrancamento ed esiti fallimentari, che può apparire sterile agli spiriti rassegnati, è un’autentica dialettica della trasgressione.
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Il concetto di fondo che reiteratamente il film sembra voler riaffermare sin dall’inizio è che in amore la coppia tradizionale non sia l’ideale, che la struttura monogamica e familiare non corrisponda più alla realtà effettuale; d’altra parte, la conclusione del film è che non esistono soluzioni diverse realmente praticabili, essendo ogni altra ipotesi alternativa votata al fallimento. Ma è impossibile non tentare di costruire qualcosa di meglio, come tenta peraltro vanamente Catherine (un’ineffabile J.Moreau), disconoscendo le convenzioni etico-sociali esistenti e precostituite, rifiutando l’ipocrisia perbenista e la rassegnazione. Questa contrapposizione tra tentativi di affrancamento ed esiti fallimentari, che può apparire sterile agli spiriti rassegnati, è un’autentica dialettica della trasgressione. In effetti, il fascino del film è proprio il fascino della trasgressione che Truffaut mette in scena: il sogno, effimero e illusorio, di una purezza infinita, il folle tentativo di voler sfuggire alle leggi umane, attraverso l’utopia di un’infanzia prolungata come condizione di "naiveté" e felicità, si scontra inevitabilmente con la dura realtà, con le ferree convenzioni imposte dall’ordine precostituito, che alla fine riusciranno inesorabilmente a prevalere.
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(di giosco)
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(di albsorge)
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