woody62
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sabato 16 agosto 2014
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l'esordio di un grande regista da non dimenticare
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Ci ha ormai lasciato da qualche anno, ma rivedere "La lunga notte del 43" di Florestano Vancini ci rammenta la sua grandezza. L'opera si avvale anche del meraviglioso bianco e nero di Carlo Di Palma, all'inizio di una carriera come direttore della fotografia che lo porterà a lavorare con i migliori registi italiani e stranieri. La storia tratta da un libro di Bassani, ci riporta alla tragedia di un fascismo agonizzante, agli ultimi colpi di coda, in una Ferrara cupa e nebbiosa. La vicenda politica si intreccia con quella personale di Anna, moglie insoddisfatta di un marito paralitico (Salerno), che ritrova il primo amore (Ferzetti), professore antifascista, scappato dopo l'8 settembre e inizia una nuova relazione con lui nascosto nella casa natia dove vive il padre avvocato.
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Ci ha ormai lasciato da qualche anno, ma rivedere "La lunga notte del 43" di Florestano Vancini ci rammenta la sua grandezza. L'opera si avvale anche del meraviglioso bianco e nero di Carlo Di Palma, all'inizio di una carriera come direttore della fotografia che lo porterà a lavorare con i migliori registi italiani e stranieri. La storia tratta da un libro di Bassani, ci riporta alla tragedia di un fascismo agonizzante, agli ultimi colpi di coda, in una Ferrara cupa e nebbiosa. La vicenda politica si intreccia con quella personale di Anna, moglie insoddisfatta di un marito paralitico (Salerno), che ritrova il primo amore (Ferzetti), professore antifascista, scappato dopo l'8 settembre e inizia una nuova relazione con lui nascosto nella casa natia dove vive il padre avvocato. Relazione destinata a finire male dopo l'uccisione del padre di Ferzetti da parte dei fascisti. Anna decide anche di abbandonare il marito ritenuto, a torto, complice nell'eccidio. Grandissima interpretazione per Gino Cervi, mirabile nel rappresentare il viscido e calcolatore Aretusi, autentica "anima nera" della storia, che naturalmente ne uscirà indenne grazie all'abile trasformismo nel dopoguerra. Altro capolavoro di recitazione per Enrico Maria Salerno, fascista della prima ora, che nella nuova condizione di infermo, vive le sue giornate nella voyeuristica e frustrante attenzione per la vita della moglie e soprattutto per la vita che scorre sotto la sua finestra, ove passa intere giornate e ove assiste anche all'eccidio dei presunti antifascisti per rappresaglia verso l'omicidio del federale in realtà commissionato dal rivale Aretusi. Pare quasi una citazione del maestro Hitchcock che sei anni prima (nel 1954) aveva diretto uno dei suoi film migliori "La finestra sul cortile", con il quale l'ossessione di Barillari/Enrico Maria Salerno per "la vita degli altri" ha molte analogie.
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parsifal
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lunedì 12 febbraio 2018
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ferrara nera
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Opera prima di Florestano Vancini, con evidente inpronta neorealista, ispirata ad una delle Cinque Storie Ferraresi di Giorgio Bassani. Vicenda dunque interamente ambientata a Ferrara , città natale dello scrittore, come d'altronde " IL giradino dei finzi Contini" con il quale, in alcuni passaggi narrativi, si riscontrano delle analogie .
Durante l'anno della costizione della Repubblica Sociale Italiana , in una nazione allo sbando e d estremamente confusa, la pigra ed oziosa cittadina di provincia, pur vivendo delle evidenti tensioni politiche , non sa ancora cosa davvero l' aspetta. IL gerarca Aretusi detto Sciagura ( un grande Gino Cervi, perennemente all'altezza del ruolo) , è favorevole al pugno duro , come nel '22, per ripristinare l'ordine perduto e punire quelli che da lui vengono considerati dei traditori.
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Opera prima di Florestano Vancini, con evidente inpronta neorealista, ispirata ad una delle Cinque Storie Ferraresi di Giorgio Bassani. Vicenda dunque interamente ambientata a Ferrara , città natale dello scrittore, come d'altronde " IL giradino dei finzi Contini" con il quale, in alcuni passaggi narrativi, si riscontrano delle analogie .
Durante l'anno della costizione della Repubblica Sociale Italiana , in una nazione allo sbando e d estremamente confusa, la pigra ed oziosa cittadina di provincia, pur vivendo delle evidenti tensioni politiche , non sa ancora cosa davvero l' aspetta. IL gerarca Aretusi detto Sciagura ( un grande Gino Cervi, perennemente all'altezza del ruolo) , è favorevole al pugno duro , come nel '22, per ripristinare l'ordine perduto e punire quelli che da lui vengono considerati dei traditori. Rastrellamenti, spedizioni punitive, proclami deliranti sono all'ordine del giorno, per intimorire gli abitanti ed esercitare il potere senza scrupoli di sorta. Ma il Federale Bolognesi lo invita ad essere più legalitario e meno squadrista, nei metodi e nei modi. Aretusi, vilmente coglie la palla al balzo; fa eliminare da uno dei suoi scagnozziil Federale per poi incolpare gli antifascisti storici del gesto e scatenare una sanguinosa e crudele rappresaglia. Esiste però un testimone di tutto ciò; il dott.Barilari, farmacista titolare della rivendita sul Corso cittadina , in cui viene scatenato dapprima il rastrellamento, alle prime luci dell'alba e poi la vile strage di tutti i presenti. Egli è infermo , (poi su scoprirà che Aretusi è il diretto responsabile della malattia del dottore),e trascorre le sue giornate alla finestra , in perenne osservazione, roso dall'invidia e dalla malinconia derivante dalla sua condizione. Sposata ad una donna più giovane, è fragile come un fuscello. Lei lo ama come un fratello, ma è attratta fatalmente da Franco, sua fiamma di gioventù. I due si incontrano nuovamente dopo anni di lontananza e la fiamma arde più che mai. La notte dell'eccidio erano insieme e il dott. Barillari ( un grande e malinconico Enrico Maria Salerno) lo sa e tace. Tace anche di fronte alle domande di Aretusi, quando con una scusa lo va a trovare per capire se ha visto o meno .Lui non parlerà ed il suo mutismo continuerà anche di fronte alla moglie ( splendida Belinda Lee) , che lo lascerà al suo destino. Verrà respinta anche da Franco, sconvolto dalla morte del padre durante la rappresaglia. L'azione si sposta in avanti di diversi anni e Franco che non vive più a Ferrara, torna con la sua famiglia per una breve visita ed incontra Aretusi, che ovviamente non mancherà di essere falsamente gentile ed ossequioso, come ogni vile che si rispetti. Ottimo esordio di un regista che tanto ha dato al cinema italiano di stampo storico.
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katherine
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lunedì 25 aprile 2011
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un film di esordio di grande tensione morale
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In una cupa Ferrara,in parte ricostruita in studio,con lo splendido bianco e nero di Carlo Di Palma,la ricostruzione,ispirata all'omonimo racconto di Giorgio Bassani ,di una tragica rappresaglia organizzata dal fanatico fascista Artusi,che fa uccidere il più moderato federale Bolognesi,per poter accusare e far fucilare un gruppo di antifascisti ferraresi.Lugubri atmosfere di un regime ormai agonizzante,tra atti di coraggio e meschine viltà. Nel mezzo,la difficile storia d'amore di Anna Barillari (Belinda Lee) moglie di un farmacista invalido e con un passato di militante fascista e Franco Villani(Gabriele Ferzetti),figlio di un antifascista,una delle vittime della spietata rappresaglia.
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In una cupa Ferrara,in parte ricostruita in studio,con lo splendido bianco e nero di Carlo Di Palma,la ricostruzione,ispirata all'omonimo racconto di Giorgio Bassani ,di una tragica rappresaglia organizzata dal fanatico fascista Artusi,che fa uccidere il più moderato federale Bolognesi,per poter accusare e far fucilare un gruppo di antifascisti ferraresi.Lugubri atmosfere di un regime ormai agonizzante,tra atti di coraggio e meschine viltà. Nel mezzo,la difficile storia d'amore di Anna Barillari (Belinda Lee) moglie di un farmacista invalido e con un passato di militante fascista e Franco Villani(Gabriele Ferzetti),figlio di un antifascista,una delle vittime della spietata rappresaglia. La sceneggiatura è firmata da Pasolini,insieme a De Concini e allo stesso Vancini.Un'opera d'esordio già connotata da una grande tensione morale e da uno scavo psicologico sui personaggi.Ottimo il cast,tra cui spicca il sanguigno e spietato Artusi,interpretato da un ottimo Gino Cervi,e il farmacista Barillari,un Enrico Maria Salerno,diviso tra disprezzo verso i rappresentanti del regime e viltà di fronte alla possibilità di un riscatto morale.
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parsifal
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lunedì 12 febbraio 2018
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ferrara in ombra
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Opera prima di Florestano Vancini, con evidente impronta neorealista, ispirata ad una delle Cinque Storie Ferraresi di Giorgio Bassani. Vicenda dunque interamente ambientata a Ferrara , città natale dello scrittore, come d'altronde " IL giardino dei Finzi Contini" con il quale, in alcuni passaggi narrativi, si riscontrano delle analogie .
Durante l'anno della costituzione della Repubblica Sociale Italiana , in una nazione allo sbando e d estremamente confusa, la pigra ed oziosa cittadina di provincia, pur vivendo delle evidenti tensioni politiche , non sa ancora cosa davvero l' aspetta. IL gerarca Aretusi detto Sciagura ( un grande Gino Cervi, perennemente all'altezza del ruolo) , è favorevole al pugno duro , come nel '22, per ripristinare l'ordine perduto e punire quelli che da lui vengono considerati dei traditori.
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Opera prima di Florestano Vancini, con evidente impronta neorealista, ispirata ad una delle Cinque Storie Ferraresi di Giorgio Bassani. Vicenda dunque interamente ambientata a Ferrara , città natale dello scrittore, come d'altronde " IL giardino dei Finzi Contini" con il quale, in alcuni passaggi narrativi, si riscontrano delle analogie .
Durante l'anno della costituzione della Repubblica Sociale Italiana , in una nazione allo sbando e d estremamente confusa, la pigra ed oziosa cittadina di provincia, pur vivendo delle evidenti tensioni politiche , non sa ancora cosa davvero l' aspetta. IL gerarca Aretusi detto Sciagura ( un grande Gino Cervi, perennemente all'altezza del ruolo) , è favorevole al pugno duro , come nel '22, per ripristinare l'ordine perduto e punire quelli che da lui vengono considerati dei traditori. Rastrellamenti, spedizioni punitive, proclami deliranti sono all'ordine del giorno, per intimorire gli abitanti ed esercitare il potere senza scrupoli di sorta. Ma il Federale Bolognesi lo invita ad essere più legalitario e meno squadrista, nei metodi e nei modi. Aretusi, vilmente coglie la palla al balzo; fa eliminare da uno dei suoi scagnozzi il Federale per poi incolpare gli antifascisti storici del gesto e scatenare una sanguinosa e crudele rappresaglia. Esiste però un testimone di tutto ciò; il dott. Barillari, farmacista titolare della rivendita sul Corso cittadina , in cui viene scatenato dapprima il rastrellamento, alle prime luci dell'alba e poi la vile strage di tutti i presenti. Egli è infermo , (poi su scoprirà che Aretusi è il diretto responsabile della malattia del dottore),e trascorre le sue giornate alla finestra , in perenne osservazione, roso dall'invidia e dalla malinconia derivante dalla sua condizione. Sposato ad una donna più giovane, è fragile come un fuscello. Lei lo ama come un fratello, ma è attratta fatalmente da Franco, sua fiamma di gioventù. I due si incontrano nuovamente dopo anni di lontananza e la fiamma arde più che mai. La notte dell'eccidio erano insieme e il dott. Barillari ( un grande e malinconico Enrico Maria Salerno) los a e tace. Tace anche di fronte alle domande di Aretusi, quando con una scusa lo va a trovare per capire se ha visto o meno .Lui non parlerà ed il suo mutismo continuerà anche di fronte alla moglie ( splendida Belinda Lee) , che lo lascerà al suo destino. Verrà respinta anche da Franco, sconvolto dalla morte del padre durante la rappresaglia. L'azione si sposta in avanti di diversi anni e Franco che non vive più a Ferrara, torna con la sua famiglia per una breve visita ed incontra Aretusi, che ovviamente non mancherà di essere falsamente gentile ed ossequioso, come ogni vile che si rispetti. Ottimo esordio di un regista che tanto ha dato al cinema italiano di stampo storico.
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figliounico
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mercoledì 8 maggio 2024
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uno straordinario esordio
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Premiato come migliore opera prima alla 21esima Mostra del Cinema di Venezia del 1960, il film, esordio alla regia di Florestano Vancini, è un drammatico storico con un finale spiazzante che a tuttoggi è un colpo allo stomaco dello spettatore, perché al netto delle polemiche e del giudizio su quella stagione, la strage di undici civili del 15 novembre del ’43, otto dei quali fucilati davanti al muretto del Castello a Ferrara e lasciati per terra per ore come monito alla cittadinanza, fu una carognata da vigliacchi, un atto di ferocia gratuita spacciato come rappresaglia per l’omicidio avvenuto nella stessa città un mese prima di un federale fascista, ucciso invece molto probabilmente dai camerati di un’opposta fazione, secondo Bassani ma anche per alcuni storici del tempo.
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Premiato come migliore opera prima alla 21esima Mostra del Cinema di Venezia del 1960, il film, esordio alla regia di Florestano Vancini, è un drammatico storico con un finale spiazzante che a tuttoggi è un colpo allo stomaco dello spettatore, perché al netto delle polemiche e del giudizio su quella stagione, la strage di undici civili del 15 novembre del ’43, otto dei quali fucilati davanti al muretto del Castello a Ferrara e lasciati per terra per ore come monito alla cittadinanza, fu una carognata da vigliacchi, un atto di ferocia gratuita spacciato come rappresaglia per l’omicidio avvenuto nella stessa città un mese prima di un federale fascista, ucciso invece molto probabilmente dai camerati di un’opposta fazione, secondo Bassani ma anche per alcuni storici del tempo. Dopo neanche un ventennio, Vancini, temendo che l’oblio sia già calato sulla tragedia e che l’indifferenza abbia preso il posto dell’indignazione, ripropone quei fatti, che all’epoca erano una ferita ancora aperta per la sua Ferrara, attraverso la fedele ricostruzione degli ambienti, frutto della pregressa esperienza di documentarista, applicando il filtro letterario del quasi omonimo racconto di Giorgio Bassani così coniugando realismo ed intimismo in uno stile originale che sarà la cifra della sua filmografia successiva. Straordinari gli attori, Belinda Lee, Gabriele Ferzetti, Gino Cervi, Andrea Checchi e primo tra tutti per la sua memorabile struggente interpretazione del sifilitico costretto dalla malattia a passare le giornate in casa guardando la vita scorrere da dietro una finestra, Enrico Maria Salerno.
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giorgio
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giovedì 21 agosto 2008
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malinconico, struggente, inutile fotoromanzo
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Una cosa va data atto al film. Il film rende con commozione struggente la temperie di un'avventura amorosa impossibile eppure resa apparentemente possibile nel clima di sospensione della guerra e prima del preciptare degli eventi che conducono il protagnosita lontano da ferrara. E' una storia struggente, perchè proiettata al passato sul filo della memoria della giovinezza, del ricordo dei banchi di scuola; una storia struggente, molto valorizzata dalla malinconica musica di Rustichelli e dalle scene della nebbiosa città emiliana.
Ma oltre a questo cosa c'è? C'è la guerra che incombe e con le sue dure esigenze e necessità richiama alla realtà e decreta la fine dell'idillio. Poca cosa: è la solita parabola dell'eterna "bohème"; è l'ennesima variazione sul tema "come si stava bene quando si era spensierati!".
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Una cosa va data atto al film. Il film rende con commozione struggente la temperie di un'avventura amorosa impossibile eppure resa apparentemente possibile nel clima di sospensione della guerra e prima del preciptare degli eventi che conducono il protagnosita lontano da ferrara. E' una storia struggente, perchè proiettata al passato sul filo della memoria della giovinezza, del ricordo dei banchi di scuola; una storia struggente, molto valorizzata dalla malinconica musica di Rustichelli e dalle scene della nebbiosa città emiliana.
Ma oltre a questo cosa c'è? C'è la guerra che incombe e con le sue dure esigenze e necessità richiama alla realtà e decreta la fine dell'idillio. Poca cosa: è la solita parabola dell'eterna "bohème"; è l'ennesima variazione sul tema "come si stava bene quando si era spensierati!". Forse (alla pari de "il giardino" di De Sica) è questa semplicità di fondo che ha garantito il successo popolare del film. Nel film (ancora più che ne "il giardino" di De Sica) viene del tutto dispersa la dimensione etico-politica del racconto di Bassani. Tutto l'impegno dell'Autore è smussato a favore di un malinconico, struggente, quanto inutile fotoromanzo.
A riprova di quanto vado dicendo, mi permetto di rilevare come i due poli fondamentali della novella, la vita pubblica e la vita privata siano slegati, richiamo l'attenzione circa il fatto che nel film non è così chiara la funzione narrativa di un personaggio, quale il Gerarca (pure una delle più grandi interpretazioni di Gino Cervi), che, in fondo, non fa che giocare la "parte del cattivo", ma che non interferisce significativamente sulla storia d'amore tra Ferzetti e la Lee, la quale finisce in fondo per uno sfogo di lui, pur necessitato dal rastrellamento del padre (della serie: "devo pensare alla mia famiglia, non ho tempo per le morose!"). Meno chiara ancora è la figura di Salerno, che da "voyeur" osserva la strage degli ebrei e antifascisti dalla finestra della propria farmacia e che assiste virtualmente alla 'scappatella' della moglie. Questa figura di 'homme qui regarde' getta sul film un'ombra di sgradevole morbosità, abbastanza inutile nell'economia narrativa del film.
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