loscrivanofiorentino
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mercoledì 12 aprile 2017
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la diabolica carlotta
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Adoro i film di Hitchcock,credo di averli visti quasi tutti.
Questo resta uno dei migliori anche se il mio preferito resta la "finestra sul cortile" dove la cura dettagli è straordinaria.
A memoria non ricordo una protagonista femminile così affascinante ,bella ed ammaliante come la Novak,fossi stato il buon Scottie mi sarei fatto abbindolare alla stessa maniera se non peggio.
Da sola vale" il prezzo del biglietto" ed abbinandoci James Stewart capirete da soli che il Cast è di una sicurezza quasi" inquietante".
Andando oltre,il piano messo in atto è veramente diabolico,i dialoghi sono curatissimi al pari delle ambientazioni e dei costumi.
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Adoro i film di Hitchcock,credo di averli visti quasi tutti.
Questo resta uno dei migliori anche se il mio preferito resta la "finestra sul cortile" dove la cura dettagli è straordinaria.
A memoria non ricordo una protagonista femminile così affascinante ,bella ed ammaliante come la Novak,fossi stato il buon Scottie mi sarei fatto abbindolare alla stessa maniera se non peggio.
Da sola vale" il prezzo del biglietto" ed abbinandoci James Stewart capirete da soli che il Cast è di una sicurezza quasi" inquietante".
Andando oltre,il piano messo in atto è veramente diabolico,i dialoghi sono curatissimi al pari delle ambientazioni e dei costumi.
Forse,e sottolineo forse,c'è qualche pausa narrativa di troppo ed il tempo ritmico non sembra scorrere in maniera fluida.
Fossero anche vere queste mie considerazioni poco cambia, questo è un film che non potete non vedere almeno una volta nella vita.
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chrychry
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martedì 22 febbraio 2011
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paradosso e ragione
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Non ha senso, perché si è buttata?
La domanda chiude il film. Chiude un film in cui Hitchcock riversa la sua immaginazione, creativa più che mai. La donna che visse due volte. Fin dal titolo Hitchcock ci inganna, o meglio, ci trascina. Ci fa immergere nell’impossibile e credere a un paradossale da cui sentiamo in qualche modo di doverci staccare, come John anche noi sentiamo di dover trovare una spiegazione. E la spiegazione non arriva. E quando John smette di cercare "il razionale", è come se anche noi ci abbandonassimo all’assurdo. Come se anche noi avessimo ormai creduto alla reincarnazione, al terribile: al fatto che una donna abbia vissuto due volte, entrambe per uccidersi.
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Non ha senso, perché si è buttata?
La domanda chiude il film. Chiude un film in cui Hitchcock riversa la sua immaginazione, creativa più che mai. La donna che visse due volte. Fin dal titolo Hitchcock ci inganna, o meglio, ci trascina. Ci fa immergere nell’impossibile e credere a un paradossale da cui sentiamo in qualche modo di doverci staccare, come John anche noi sentiamo di dover trovare una spiegazione. E la spiegazione non arriva. E quando John smette di cercare "il razionale", è come se anche noi ci abbandonassimo all’assurdo. Come se anche noi avessimo ormai creduto alla reincarnazione, al terribile: al fatto che una donna abbia vissuto due volte, entrambe per uccidersi.
Proprio quando il film potrebbe anche finire, quando qualcuno ha vinto, e la spiegazione ragione ha perso. E’ allora che, invece, si va avanti. La storia, quasi inaspettatamente, continua. Ci pare un contorno, un finale lungo e allungato. Invece la storia vera arriva proprio adesso. La rivelazione. Il crimine ci viene svelato tramite i ricordi di lei: Carlotta, Madeleine, July. E ora che sappiamo tutto, la "drammatic irony" verso il protagonista, John, ci fa rabbrividire. Ci pare quasi che lui si trasformi in un mostro, o meglio: che sia diventato uno spettro che va avanti a vivere per tornare indietro, verso ciò che non è più. Per afferrare ciò che si era gettato da una torre.
Il gioiello spiega però tutto anche a lui, noi non ne siamo sicuri, perché ci pare che voglia uccidere July, proprio come Madelein e prima ancora Carlotta si erano uccise. Ci pare che questo infondo sia il suo scopo quando la porta fino al villaggio, e fuori dalla macchina, e verso la torre: che questo sia il suo obbiettivo, perché questo, infondo, significherebbe – come John stesso dice – “recuperare il passato”.
L'ultimo bacio finale ci lascia un gusto strano, inaspettato, ma ci fa capire chiaramente che John non la vuole certo uccidere, e che non lo avrebbe mai voluto.
Ma allora perché si butta?
Quel suo sguardo a sinistra mentre John la bacia sulla torre, lo sguardo di Jult, è lo stesso di Madeleine che voleva correre sulla torre: lo sguardo preoccupato che vorrebbe restare lì, tra le braccia dell’amato ma teme qualcosa e sente di doversene andare.
E’, forse, per l’ombra che sbuca, che July si getta, questa volta davvero, dalla . Ed è, forse, per quell’ombra che anche noi – grazie alla magistrale musica di sottofondo accordata perfettamente alle emozioni di July – che anche noi temiamo qualcosa, non sappiamo bene cosa, e non sappiamo spiegarlo, così come non sappiamo spiegare perché Julie-Madlen-Carlotta si butti.
Chissà… forse solo la paura del fantasma del passato.
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jacopo b98
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martedì 10 giugno 2014
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uno dei picchi più alti della storia del cinema!
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A San Francisco un detective (Stewart) è incaricato da un suo vecchio amico (Helmore) di seguire la moglie (Novak) poiché si comporta in modo strano, talvolta inquietante. Ma l’investigatore, nel seguire la moglie, si innamorerà di lei. Quando ella si suiciderà da un campanile il protagonista cadrà in depressione, finché non incontrerà un’altra donna, molto simile alla suicida. Forse troppo simile… Scritto da Alec Coppel e Samuel Taylor da un romanzo francese, Hitchcock ne ha fatto il suo film migliore! È il suo capolavoro psicologico e filosofico, tutto incentrato sul tema del doppio. Film misterioso, ammaliante, indimenticabile.
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A San Francisco un detective (Stewart) è incaricato da un suo vecchio amico (Helmore) di seguire la moglie (Novak) poiché si comporta in modo strano, talvolta inquietante. Ma l’investigatore, nel seguire la moglie, si innamorerà di lei. Quando ella si suiciderà da un campanile il protagonista cadrà in depressione, finché non incontrerà un’altra donna, molto simile alla suicida. Forse troppo simile… Scritto da Alec Coppel e Samuel Taylor da un romanzo francese, Hitchcock ne ha fatto il suo film migliore! È il suo capolavoro psicologico e filosofico, tutto incentrato sul tema del doppio. Film misterioso, ammaliante, indimenticabile. Sembra quasi di immergersi in un vortice di vertigine. Film di tensione, dialoghi, ma soprattutto d’amore! È una grande storia d’amore cinefila e melodrammatica, misteriosa ed inquietante, addirittura necrofila: il tema della morte è sempre presente! Interpretato da una serie di interpreti perfetti, si avvale di una serie di fenomeni tecnici: il direttore della fotografia Robert Burks (la fotografia, dopo anni e anni, non perde nulla della sua immensa, suprema, perfetta forza e luminosità), il compositore Bernard Herrman, suo collaboratore fisso, che qui realizza una delle colonne sonore più riuscite della sua carriera. La regia di Hitchcock è classica, eppur sorprendentemente moderna (memorabile lo zoom in avanti combinato con la carrellata all’indietro per realizzare l’effetto vertigine), viva e scoppiettante. Un film da vedere e rivedere, un’esperienza cinematografica quasi senza paragoni di sorta. Uno dei film più importanti della filmografia non solo del suo regista, ma di tutti i tempi! Come dimostra anche il fatto che il British Film Institute di recente l’abbia posto al vertice della classifica dei film più belli di tutti i tempi! Non so se sia il film più bello della Storia (per me la perfezione raggiunta da Kubrik con 2001: odissea nello spazio è ancora impareggiabile!) ma se non lo è poco ci manca. Sicuramente uno dei miei film preferiti!
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howlingfantod
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giovedì 29 ottobre 2015
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intricato, intrigante
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L’agente della polizia John (Scottie) Ferguson prepensionato e con la fobia del vuoto per un evento traumatico sul lavoro è incaricato da un suo amico di università a seguire la moglie preda sembra di possessione da parte di una bisnonna morta sucida. L’irrompere del paranormale e surreale in questo Hitchcock non toglie niente alla suspense di questo che può essere considerato alla luce della tanta paccottiglia cinematografica che vediamo anche ai giorni nostri, un thriller capostipite di un genere, fin troppo abusato rispetto a questo capolavoro che ne è la matrice. La tematica sembra inaugurare un filone gotico , quasi una Malombra di Fogazzaro in salsa thriller ad uso del cinema, in realtà è più uno psico-thriller, giocato sul filo della presenza patologica del doppio, la psicanalisi nel cinema forse nasce qui.
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L’agente della polizia John (Scottie) Ferguson prepensionato e con la fobia del vuoto per un evento traumatico sul lavoro è incaricato da un suo amico di università a seguire la moglie preda sembra di possessione da parte di una bisnonna morta sucida. L’irrompere del paranormale e surreale in questo Hitchcock non toglie niente alla suspense di questo che può essere considerato alla luce della tanta paccottiglia cinematografica che vediamo anche ai giorni nostri, un thriller capostipite di un genere, fin troppo abusato rispetto a questo capolavoro che ne è la matrice. La tematica sembra inaugurare un filone gotico , quasi una Malombra di Fogazzaro in salsa thriller ad uso del cinema, in realtà è più uno psico-thriller, giocato sul filo della presenza patologica del doppio, la psicanalisi nel cinema forse nasce qui. L’intrigo si infittisce e sul finale come in una seduta psicanalitica, della quale si può azzardare il soccorso per dare una lettura del film, si dipana e si svela, in realtà in cose molto più terrene e patenti, amori incorrisposti, convenienze, ostilità. Il mood del film rimane molto serrato, ricco di suspense, stratificazioni, disorientamenti, allusioni e simbolismi, anche erotici, giocati con somma finezza e maestria. Film non di genere e che racchiude tutti i generi: Thriller gotico e psicologico, dramma romantico non ci si capisce niente, si rimane inchiodati semplicemente per carpire gli eventi ed i sostrati che li accompagnano, la maestria scenografica e le innovazioni narrative di un grande maestro sono la cornice di un capolavoro della storia del cinema.
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stefanocapasso
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martedì 21 novembre 2017
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la necessità di affrontare il trauma per superarlo
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Il detective John Ferguson è costretto a lasciare la polizia in seguito ad un evento traumatico avvenuto durante un inseguimento che gli procura costantemente delle vertigini. Quando un suo vecchio compagno di studenti lo ingaggia per occuparsi della moglie, a suo dire posseduta dallo spirita della nonna, John finisce per innamorarsi della donna che tenterà di salvare, ignaro del triangolo di cui è vittima.
Capolavoro del maestro Hitchcock il film introduce tra i primi, temi psicologici, tra cui il senso di colpa. La narrazione quasi costantemente accompagnata dal commento musicale insiste sulle soggettive del protagonista, presenti per gran parte del film che ci restituiscono l’idea che è proprio con i suoi occhi deboli, traumatizzati che dobbiamo guardare alla storia, una storia che racconta di un innamoramento ma che mette in scena il controllo e la necessità di avere il potere nelle relazioni.
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Il detective John Ferguson è costretto a lasciare la polizia in seguito ad un evento traumatico avvenuto durante un inseguimento che gli procura costantemente delle vertigini. Quando un suo vecchio compagno di studenti lo ingaggia per occuparsi della moglie, a suo dire posseduta dallo spirita della nonna, John finisce per innamorarsi della donna che tenterà di salvare, ignaro del triangolo di cui è vittima.
Capolavoro del maestro Hitchcock il film introduce tra i primi, temi psicologici, tra cui il senso di colpa. La narrazione quasi costantemente accompagnata dal commento musicale insiste sulle soggettive del protagonista, presenti per gran parte del film che ci restituiscono l’idea che è proprio con i suoi occhi deboli, traumatizzati che dobbiamo guardare alla storia, una storia che racconta di un innamoramento ma che mette in scena il controllo e la necessità di avere il potere nelle relazioni. Il tema del trauma che è necessario rivivere per essere superato trova una sua parziale risoluzione nella tragedia con cui si conclude il film
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norman
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venerdì 5 gennaio 2018
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l'hitchcock più intimo e genuino.
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In una coloratissima San Francisco, Hitchcock mette in scena la sua pellicola più audace ed avveniristica (tanto che all'epoca fu un mezzo fallimento), nonché quella più intimamente sentita dal regista stesso. Egli è sempre stato ossessionato dalla figura della bionda fredda e irraggiungibile, quasi sempre presente nelle sue opere, che qui trova nella bellezza glaciale di Kim Novak la sua massima rappresentazione. Scottie, il protagonista maschile, interpretato da uno stratosferico James Stewart, rincorre inutilmente la misteriosa Madeleine, riuscendo a raggiungerla una prima volta, salvo poi perderla, e ritrovandola inaspettatamente in seguito. Purtroppo per lui, le sfuggirà ancora, questa volta definitivamente.
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In una coloratissima San Francisco, Hitchcock mette in scena la sua pellicola più audace ed avveniristica (tanto che all'epoca fu un mezzo fallimento), nonché quella più intimamente sentita dal regista stesso. Egli è sempre stato ossessionato dalla figura della bionda fredda e irraggiungibile, quasi sempre presente nelle sue opere, che qui trova nella bellezza glaciale di Kim Novak la sua massima rappresentazione. Scottie, il protagonista maschile, interpretato da uno stratosferico James Stewart, rincorre inutilmente la misteriosa Madeleine, riuscendo a raggiungerla una prima volta, salvo poi perderla, e ritrovandola inaspettatamente in seguito. Purtroppo per lui, le sfuggirà ancora, questa volta definitivamente.
E, così come Scottie non potrà avere la bella bionda, allo stesso modo Hitchcock non l'ha mai avuta nella vita reale. Così Madeleine non è altro che l'esemplificazione cinematografica dell'ossessione personale di Alfred, illustrata benissimo nell'enorme sofferenza che prova Scottie per tutta la lunga pellicola. Sofferenza che Hitchcock vive in prima persona, come se fosse lui dentro la pellicola.
Si è detto che Psycho è il suo film più angosciante ma, mentre in esso è presente un minimo di giustizia finale, in Vertigo essa è totalmente assente. Il lieto fine non esiste, giustizia non ce n'è. Né all'inizio, con la fuga del ladro che causa la morte del collega di Scottie, e di cui si perdono le tracce (classico esempio di MacGuffin, cioè un espediente narrativo per costruire la vicenda, il quale però poi non avrà nessuna importanza in seguito), né tantomeno alla fine, dato che il grande ingannatore, l'amico di Scottie, sparirà di scena, si presume con molti soldi in più grazie al suo crimine attorno a cui ruota la vicenda. E, a pagarne il conto, più di tutti, sarà proprio Scottie, sfruttato, ingannato, e portato sull'orlo del baratro della depressione.
Il tutto avvolto in un'atmosfera onirica, con una meravigliosa colonna sonora firmata Bernard Herrmann. La più struggente storia d'amore mai vista al cinema.
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78rapogi
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mercoledì 6 giugno 2018
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brividi hitchcockiani
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Il poliziotto Scotti e un suo collega sono intenti a inseguire un fuggitivo sui tetti degli alti grattacieli di San Francisco,quando durante l'inseguimento,il collega perde l'equilibrio,rimanendo in bilico con una mano sul cornicione del palazzo.Scotti andrà subito in suo soccorso,cercando di aiutarlo,ma soffrendo di vertigini,nulla potrà fare,se non vedere il proprio collega precipitare dal palazzo e morire.Sentendosi in colpa,per non aver evitato che il suo collega morisse,Scotti deciderà di dimettersi dalla polizia,rinunciando così al proprio lavoro.Insieme a una sua amica che ama dedicarsi alla pittura,l'uomo cercherà di superare la sua fobia,ma il suo tentativo sarà del tutto inutile.
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Il poliziotto Scotti e un suo collega sono intenti a inseguire un fuggitivo sui tetti degli alti grattacieli di San Francisco,quando durante l'inseguimento,il collega perde l'equilibrio,rimanendo in bilico con una mano sul cornicione del palazzo.Scotti andrà subito in suo soccorso,cercando di aiutarlo,ma soffrendo di vertigini,nulla potrà fare,se non vedere il proprio collega precipitare dal palazzo e morire.Sentendosi in colpa,per non aver evitato che il suo collega morisse,Scotti deciderà di dimettersi dalla polizia,rinunciando così al proprio lavoro.Insieme a una sua amica che ama dedicarsi alla pittura,l'uomo cercherà di superare la sua fobia,ma il suo tentativo sarà del tutto inutile.Un giorno,Scotti riceve la telefonata di un suo vecchio amico di college,il quale lo invita a casa sua,offrendogli un incarico piuttosto particolare:pedinare la moglie Madeleine,che crede da diverso tempo di essere la reincarnazione della sua bisnonna Carlotta Valdes,pensando di essere destinata a morire nello stesso modo in cui l'anziana donna morì.Lì per lì,Scotti suggerisce al vecchio amico di trovare per la donna un buon psicologo,ma allettato dalla proposta,finirà con l'accettarla,anche per uscire da quello stato di apatia che ha ormai reso le sue giornate monotone e al tempo stesso vuote.Egli inizia così a pedinare Madeleine,ossevandola entrare in un negozio di fiori,poi in un museo e infine la soccorrerà,quando costei si getterà in mare nei pressi della baia di San Francisco,portandola nel suo appartamento.Arrivato a casa,Scotti osserva la donna bisbigliare nel sonno strane parole;dopo qualche minuto Madeleine si risveglia,senza però ricordare il motivo che l'ha indotta a compiere quell'insano gesto.Ma proprio quando i due iniziano a conversare piacevolmente e a mettere da parte la loro iniziale diffidenza,(giustificata anche dalla situazione),ecco squillare il telefono;è il marito di Madeleine,che dice a Scotti che la bisnonna della moglie si era suicidata a ventisei anni.Gli stessi che anche Madeleine stà per compiere.Questa notizia turberà ancor di più il povero Scotti,il quale realizza che quelle di Madeleine potrebbero non essere delle semplici paranoie,ma il presagio di una storia che parrebbe ripetersi,anche se con modalità alquanto diverse.
Scotti,sceglierà quindi di continuare a rimanere accanto alla donna,che ormai convinta che la sua esistenza stia per concludersi,intravederà in lui l'unico spiraglio al quale potersi aggrappare,inconsapevole del fatto che l'uomo si stia innamorando di lei.Ma quella che avrebbe potuto diventare una splendida storia d'amore,sarà ahimè destinata a concludersi drammaticamente nei pressi di un convento messicano,nel quale i due si vedranno per l'ultima volta e dove Madeleine,uscita fuori di senno,salirà sulle scale del campanile,facendo si che Scotti (a causa della sua paura dell'altezza),non potrà seguirla,rimanendo inerme nel guardarla gettarsi giù dal campanile,suicindandosi proprio come fece la sua bisnonna prima di lei.Sprofondato nel baratro più profondo della disperazione,Scotti cadrà in uno stato di fortissima depressione che lo costringerà a ricoverarsi in un ospedale psichiatrico,dove perderà ogni contatto con la realtà.La storia pare finire quì,ma Scotti (uscito alcuni anni dopo dall'ospedale e aver ripreso pieno controllo di sè),ritornerà nei luoghi ove illo tempore aveva pedinato Madeleine,illudendosi di poterla di nuovo incontrare.Un giorno,vede passare davanti a sè,una donna fisicamente identica a Madeleine.Scotti la segue in un albergo,bussando alla sua porta e pregandola di farlo entrare.Dopo qualche esitazione,la donna (il cui nome è Judy),lo fà entrare nella sua camera,incuriosita dal sapere la ragione per cui l'uomo desideri così tanto conoscerla.Scotti le spiega che per lui è importante e che gli farebbe piacere invitarla a cena,poichè gli ricorda una donna conosciuta in passato:Madeleine.Judy accetta l'invito e Scotti va via,lasciandola sola.D'un tratto viene ripreso il volto di Judy;d'un tratto,scopriamo che Madeleine e Judy sono in realtà la stessa persona,o meglio,che la vera Madeleine era stata gettata dal campanile di quel convento dal marito e amico di Scotti e che Judy era l'altra donna,che grazie alla sua sorprendente somiglianza con la moglie,aveva permesso all'uomo di servirsi di lei,per entrare in possesso dell'eredità di Madeleine.Judy è pentita,ma ciò non le impedirà di continuare con la sua messa in scena,illudendo Scotti,che grazie a lei,potrà tuttavia rivivere il ricordo della sua storia d'amore con Madeleine.Ma la felicità non durerà a lungo e sarà proprio Judy,questa volta,a pagarne le conseguenze.In questo giallo psicologico,dove nessuno è come dice di essere e ognuno ha tutto da nascondere,è la finzione il perno principale su cui Hitchcock tesse abilmente la sua trama,mettendo in evidenza le emozioni e le sensazioni dei suoi personaggi,rendendoli burattini in balia dei loro comportamenti delle loro stesse azioni.Hitchcock,quì,fonde finzione e realtà in maniera talmente accattivante ,da introdurle in un contesto situazionale in cui i suoi stessi personaggi diventano complici di un meccanismo perverso,al quale non riescono a sottrarsi:quello del doppio inganno.Judy,in realtà,non è nè la finta moglie che ha impersonato,nè quella vera uccisa dal marito.Ella dunque è come se non fosse mai esistita,ma fosse appartenuta soltanto al ruolo che ha dovuto interpretare,immedesimandosi così tanto in esso da volerlo reinterpretare,e questa volta,con ancora più convinzione.Anche la paura che Scotti ha del vuoto,non scaturisce soltanto dalla sua insicurezza,ma dalla sua angoscia,dai suoi sensi di colpa,dal suo smarrimento e dalla sua solitudine.Tutti stati d'animo che gli appartengono e che lo accompagneranno inevitabilmente in questo suo delirante viaggio vissuto con Madeleine;a quella donna che egli credeva fosse reale,ma che altro non era,se non una ragazza che si era semplicemente attenuta a recitare un copione,fingendo di vivere,(sebbene per un breve lasso di tempo),la vita di un'altra persona.
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elgatoloco
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lunedì 14 ottobre 2019
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il film più romantico di hitch
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Questo"Vertigo"di sir Alfred Hitchcock(1958)tratto(anzi meglio liberamente ispirato) da"D'entre les morts"di Boileau e Narcejac, oltre ad essere il film più romantico di Hitchcock(conclusione tragica a parte, la passione dei e nei baci di questo film è riscontrabile solo in"Spellbound", del 1945), è il più compiutamente psicanalitico del grandissimo autore inglese: c'è il tema del doppio, della donna-revenante/fantasmatica, della sindrome vertigicina-acrofobia, ovverodell'onirismo acceso, con alcune soluzioni cromatiche e scenografiche straordinarie-pensiamo al fiore che si dischiude e diventa altro, che è originariamente un cartoon, in anni in cui la tecnica di"Roger Rabbit"(fine anni 1980)e poisteriore era decisamente di là a venire.
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Questo"Vertigo"di sir Alfred Hitchcock(1958)tratto(anzi meglio liberamente ispirato) da"D'entre les morts"di Boileau e Narcejac, oltre ad essere il film più romantico di Hitchcock(conclusione tragica a parte, la passione dei e nei baci di questo film è riscontrabile solo in"Spellbound", del 1945), è il più compiutamente psicanalitico del grandissimo autore inglese: c'è il tema del doppio, della donna-revenante/fantasmatica, della sindrome vertigicina-acrofobia, ovverodell'onirismo acceso, con alcune soluzioni cromatiche e scenografiche straordinarie-pensiamo al fiore che si dischiude e diventa altro, che è originariamente un cartoon, in anni in cui la tecnica di"Roger Rabbit"(fine anni 1980)e poisteriore era decisamente di là a venire.... Che si legga il film in chiave freudiana o junghiana, ossia di inconscio collettivo, dove la dialettica anima-animus è cruciale, il film htichockiano rimane uno spartiacque decisivo-nulla più nel cinema dopo un film come questo è stato uguale o comparabile a prima, tanto che certi scimmiottamenti attuali o comunque decisamente successivi appaiono grotteschi, per non dire imbarazzanti... Tanto di rispetto per Brian De Palma, in alcuni film tra i Seventies e gli Eighties, ma il resto non appare concepibile se non come"calco"o peggio come mera imitazione, tra l'altro decisamente monca e poco riuscita... Hitchock qui riesce a rendere non "inquietante", quasi fosse un criminale, ma certamente allucinato(per la situazione in cui è collocato, è"gettato", per dirla esistenzialisticamente)Un attore.clou come James Stewart, che si trova nella stessa condizione inizilae di"impaccio fisico"nella quale si trova anche in "Rear Window"(1954, sempre di sir Alfred Hitchcock)ma la condizione che si evidenzia subito dopo è deicisamente più cogente quanto terribile , mentre Kim Novak, la classica"bionda"che si colloca nelll'orizzonte anche inconscio hithcockiano, risulta essere problematicamente inquietante nel panorama delle donne dei film hitchockiane, decismanete nel co^té imbarazzante-problematico di questo autore che con l'altro genere aveva un rapporto complesso e problematico, senza essere ispirato a misoginia di alcun tipo, Bene anche gli/e altri/e interpreti, che però"spariscono"quasi di fronte alla citata coppia "esclusiva". El Gato
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elgatoloco
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domenica 9 maggio 2021
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capolavoro, con molte declinazioni possibili
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"Vertigo"(Alfred Hitchocok, da un romanzosoggetto anche se"lontano"di Pierre Boilleau e Thomas Narcejac, sceneggiatura di Alan Coppel e Samuel A.Taylor, 1958). UN poliziotto, che è anche avvoocato, contattato da un ex.collega di università, che sa essere il suo amico uscito dal servizio attivo, decide di seguire la"Moglie"8meglio, creduta tale)di qeust'ultimo, che sembra essere"posseduta"da una sorta di identificazione con la propria bisnossa materna. La seguirà, dopo averla salvata una volta dall'annegamento, in una pericolosa(soprattutto per lui, ovviamente..)arrampicata sulle scale di un antico moanstero dela"misiòn espanola"(siamo a San F rancisco).
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"Vertigo"(Alfred Hitchocok, da un romanzosoggetto anche se"lontano"di Pierre Boilleau e Thomas Narcejac, sceneggiatura di Alan Coppel e Samuel A.Taylor, 1958). UN poliziotto, che è anche avvoocato, contattato da un ex.collega di università, che sa essere il suo amico uscito dal servizio attivo, decide di seguire la"Moglie"8meglio, creduta tale)di qeust'ultimo, che sembra essere"posseduta"da una sorta di identificazione con la propria bisnossa materna. La seguirà, dopo averla salvata una volta dall'annegamento, in una pericolosa(soprattutto per lui, ovviamente..)arrampicata sulle scale di un antico moanstero dela"misiòn espanola"(siamo a San F rancisco). , solo che la donna, mentre lui è bloccato, cade e si fracella al suolo. Tempo dopo, però, identifica lo anzi crede di identificare la donna in una persona che sembra assoigliarle in maniera impressionante, fino alla scoperta di una collana"rvelatrice", che lo farò convincere di essere stato"raggirato", ma le cose non sono per nulla finite né"a posto"... Sir Alfred , qui, raggiunge un chef-d'euvre taotale(ma i successivi"Psycho"e"The Birds"sono forse da meno, voene fa chiedersi?), dove il tema del doppio e quello dell'inganno, che provoca quasi un raddoppio ulteriore della"Double-Doppelga"nger-Doble", un redupliocazione ponteizalmente all'ennesima potenza, si fonde con il tema dell'amopre perduto.tradito, tanto che"Vertgio"è anche , atrocemente, la storia di un amore destinato alla morte, ma anche alla"perdizione", per una persona già di per sè affettta dal male, che è acrofobio, soitudine, essere stato isolato-essersi isolato dalla comunità in cui era solito operare. Decsamente film"crepiscpare"e genialmente tale, "Vertigo"si avvale di una portentosa scenografia di Hal Pereira e di Hnery Burnsteadt, delle musiche struggenti di Bernard Herrmann, che qui si è ispirato anche al melodramma italiano, oltre che ada alcune sinfonie non troppo note(in effettti in una storia della musica generale il tnome di Gustav Holst non sarà molto facile riscontrarlo), di un'interpretazione ancora una colta straordinaria di James Stewart, ormai tante volte"Htichockiano" perso"e di Kim Novak che diventa quintessa della femme fatale(qui ne è prprio un archteipo)bionda e seduttrice anche programmaticamente, ma non sono da trascuarare neppure Barbara Bel Geddes, l'eterna fidanzata)sempre trascurata)del protagonista e Tom Helmore, quale astuto e in qualche modo perfido raggiratore del povero"Scottie"quale è il soprannome dell'avvocato .politozzo non più"esercitate". El Gato
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paolo ciarpaglini
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mercoledì 26 agosto 2009
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la donna che visse due volte.
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That's cinema!!!!!. Trattasi, senza ombra di dubbio, di uno dei più bei film di ogni tempo. In cui si fondono sapientemente l'arte (elevata qui, all'ennesima essenza) del thriller, il sentimento strziante ed il giallo. Nonchè profondissimi e fondamentali risvolti psicologici. Il duo di attori, magistralmente diretti, è d'eccezione: Kim Novak e James Stewart, entrambi in stato di grazia. Potrei dire senza remora di smentita; 'mostruosamente' bravi. Devo dire di non aver mai amato il 'personaggio' Hithchok: tronfio, esagerato, con quell'aria da presuntuoso, e il perenne sigaro cubano in bocca. Ma davanti a film come questi, a cui possiamo aggiungere tranquillamente 'Delitto perfetto' e 'La finestra sul cortile', non si può far altro se non togliersi di cappello.
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That's cinema!!!!!. Trattasi, senza ombra di dubbio, di uno dei più bei film di ogni tempo. In cui si fondono sapientemente l'arte (elevata qui, all'ennesima essenza) del thriller, il sentimento strziante ed il giallo. Nonchè profondissimi e fondamentali risvolti psicologici. Il duo di attori, magistralmente diretti, è d'eccezione: Kim Novak e James Stewart, entrambi in stato di grazia. Potrei dire senza remora di smentita; 'mostruosamente' bravi. Devo dire di non aver mai amato il 'personaggio' Hithchok: tronfio, esagerato, con quell'aria da presuntuoso, e il perenne sigaro cubano in bocca. Ma davanti a film come questi, a cui possiamo aggiungere tranquillamente 'Delitto perfetto' e 'La finestra sul cortile', non si può far altro se non togliersi di cappello. Anzi, stendere, oserei, un tappeto al suo passaggio... Scherzi a parte, e in special modo la prima volta che lo si vede, la sofferenza di Stewart penetra nella pelle. E quando, assieme a lui, reincontriamo Magdalaine, come lui ce ne reinnamoriamo senza possibilità alcuna di scampo. Fatale, bellissima, fragile, ma apparentemente forte, la Nowak è qui l'incarnazione del desiderio. E, né più né meno come il 'malcapitato' James, se ne subisce il fascino magnetico. Barbara Bel Geddes offre un cameo (anche di più) preziosissimo. Diabolico il piano ideato per far fuori la consorte, 'dall'amico'. Azzeccatissime le musiche, che contribuiscono non poco all'atmosfera stracolma di tensione, mai gratuita. Quasi mistica, evanescente al limite della follia. Si rischia di impazzire, proprio come Stewart, tanto diabolico e spietato è il piano di cui resta inconsapevolmente vittima. E noi assieme a lui. Il senso di colpa, per la patologia sviluppata in un malaugurato incidente sul 'lavoro', è devastante. 'Quel campanile irraggiungibile..il peggior incubo che si possa immaginare': 'Vertigo'!. Proprio questo invalidante disturbo, le vertigini, lo costringeranno al pensionamento, e ne faranno la 'vittima' designata, perfetta del piano omicida. Il finale lascia addosso, un dolore fisico.
Capolavoro assoluto, imperdibile.
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