mike91
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lunedì 6 ottobre 2014
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acqua fresca a cui dissetarsi
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Un vecchio solitario e individualista deve andare a festeggiare il giubileo della sua professione medica, alla quale egli ha dedicato la vita con molta abnegazione. Parte in macchina con la nuora, che all'inizio non pensa benissimo di lui, e si ferma nel posto dove abitava da ragazzo. Qui lo colgono parecchi ricordi, non sempre piacevoli, e durante il viaggio farà dei rocamboleschi incontri che in qualche modo apriranno la sua concezione della vita, e lo porteranno a ripensare profondamente il processo esistenziale, fatto di scelte e di decisioni spesso votate all'indifferenza verso gli altri, che lo hanno portato a quel punto. Sarà proprio il viaggio con la nuora fine e intelligente e il fortuito incontro con un trio di strambi ragazzi a produrre la scintilla che metterà in moto il suo cambiamento di paradigma interiore: solo attraverso il contatto umano si possono superare dolore e solitudine, e il nostro caro vecchio lo scoprirà in una giornata ripiena di sogni e di incubi.
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Un vecchio solitario e individualista deve andare a festeggiare il giubileo della sua professione medica, alla quale egli ha dedicato la vita con molta abnegazione. Parte in macchina con la nuora, che all'inizio non pensa benissimo di lui, e si ferma nel posto dove abitava da ragazzo. Qui lo colgono parecchi ricordi, non sempre piacevoli, e durante il viaggio farà dei rocamboleschi incontri che in qualche modo apriranno la sua concezione della vita, e lo porteranno a ripensare profondamente il processo esistenziale, fatto di scelte e di decisioni spesso votate all'indifferenza verso gli altri, che lo hanno portato a quel punto. Sarà proprio il viaggio con la nuora fine e intelligente e il fortuito incontro con un trio di strambi ragazzi a produrre la scintilla che metterà in moto il suo cambiamento di paradigma interiore: solo attraverso il contatto umano si possono superare dolore e solitudine, e il nostro caro vecchio lo scoprirà in una giornata ripiena di sogni e di incubi. Si ricorderà del posto delle fragole della sua infanzia, simbolo di un'innocenza perduta che d'improvviso sembra di nuovo raggiungibile, o perlomeno meno distante, mentre il tempo avanza e i respiri di vita si contano sulle dita di una mano.
Un film profondo e bello, necessario come acqua nel deserto, luminoso ma di una sommessa luce riservata, abbagliato d'innocenza come il sorriso di un bambino.
Caspita, se il paradiso esistesse lo darebbero almeno una volta a settimana, se non una al giorno...
Una storia poetica sul tempo che passa, sulle occasioni perdute, che ci sfuggono di mano, e sulla possibilità, sempre viva, di scoprire d'un tratto qualcosa di nuovo, come una scintilla di cambiamento interiore che sembra provenire dal nulla ma che illumina tutto di un fuoco inatteso...
Lascia dentro una profonda impressione, come un quadro.
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schiaffaffo
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venerdì 11 luglio 2014
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il posto delle fragole... sensazionale
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Questo film è decisamente un capolavoro della cinematografia.... non mi dilungo nella recensione, perchè sarebbe inutile.... è inutile "commentare riassumendo il film", correte a vederlo!! :)
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luigi chierico
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giovedì 13 marzo 2014
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un sogno
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Non credo che ci sia qualcuno che non abbia mai avuto la fortuna di vedere questo memorabile capolavoro, diversamente consiglio di non farsene mancare l’occasione.
Tutti hanno sognato ed ancora sognano, tutti si interrogano come interpretare quel che credono di aver vissuto, o quel che hanno vissuto. La verità si confonde con la fantasia, con l’immaginazione. Il passato col presente, il presente col futuro.
Il passato torna prepotentemente alla mente e spesso sconvolge il dolce sonno, il riposo diventa incubo, il risveglio un rimprovero. Ma ci sono anche tanti cari ricordi che affiorano alla mente, tornano alla luce per far sorridere chi più non sorride alla vita.
Ci sono sogni misteriosi a preoccupare l’anziano e solitario dott.
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Non credo che ci sia qualcuno che non abbia mai avuto la fortuna di vedere questo memorabile capolavoro, diversamente consiglio di non farsene mancare l’occasione.
Tutti hanno sognato ed ancora sognano, tutti si interrogano come interpretare quel che credono di aver vissuto, o quel che hanno vissuto. La verità si confonde con la fantasia, con l’immaginazione. Il passato col presente, il presente col futuro.
Il passato torna prepotentemente alla mente e spesso sconvolge il dolce sonno, il riposo diventa incubo, il risveglio un rimprovero. Ma ci sono anche tanti cari ricordi che affiorano alla mente, tornano alla luce per far sorridere chi più non sorride alla vita.
Ci sono sogni misteriosi a preoccupare l’anziano e solitario dott. Jsak Borg In procinto di partire per il suo giubileo di dottorato, un passato non del tutto sepolto ed avvolto in un silenzio che solo la morte può concedere. Ed è proprio questo uno dei punti cardine su cui il regista si dibatte tramite il suo personaggio: la vita e la morte; la fede, l’al di là e Dio.
Quando s’appresta l’ora della notte eterna ci si chiede se si va incontro all’eterna luce,si è più capaci a perdonare, si è più buoni e più pronti a riconoscere i propri torti fatti a figli, ai parenti, agli amici e alle persone che ci sono state vicine nei momenti belli ed in quelli brutti.
Il dott. Jsak Borg, turbato da un sogno che vede premonitore, si avvia a compiere il viaggio che lo porterà là dove è atteso, ma anche nel passato, indietro negli anni, recuperando quella tenerezza che ha fatto mancare. Ospiterà in auto, col sorriso sul volto, tre giovani ragazzi esuberanti e festosi che lo festeggeranno, una coppia litigiosa di sposi a cui il dott.Jsak non darà più ospitalità nella sua auto.
Il viaggio è un ritorno al passato, all’età giovanile, agli incontri sui prati, tra i boschi, là dove, oltre che raccogliere le fragole, si raccoglievano i primi impulsi d’amore.
I ricordi si tramutano in visioni, e le visioni in sogni, “ed il naufragar è dolce in questo mare”.
Riaffiorano alla mente i volti, i gesti le parole e si rincorrono come nubi vaganti nel cielo, si raggiungono, si confondono per poi disperdersi.
Victor Sjöström presta il suo volto al dott. Jsak Borg ed è assolutamente grandioso,superlativo. Basterebbe la scena in cui rivede Sara per fare di questo film, un film memorabile.
Il film in bianco e nero, ancora una volta, con il contrasto e le tonalità che distinguono queste tinte, regala fotografie bellissime anche se soltanto di un orologio senza lancette, che comunque ricorda: “tempus fugit”.
Un’allocuzione in latino saluterà il dotto dottore al momento della sua premiazione per i 50 anni di carriere.L’effetto di quelle parole hanno del solenne.
Quanta tristezza nel dialogo dei film d’oggi, tanti ragazzini e ragazzotti a caccia di banalità,
tante fanciulle pronte a tutto, prive di sogni e di purezza.
Per le loro doti artistiche rivedremo tante altre volte Bibi Andersson, Max von Sydow, Ingrid Thulin, Gunnar Björnstrand( e Max von Sydow.
“Isaak, caro, le fragole ormai sono finite”.
Ci sono quelle coltivate su tutti i mercati, come gli amori a basso prezzo, ma non più quelle di bosco, profumate e difficili da trovare, raccogliere e gustare.Chigi
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lucaguar
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mercoledì 15 gennaio 2014
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gli affetti sono l'essenza della vita
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"Il posto delle fragole" è, a mio avviso, insieme a "Il settimo sigillo", il più grande film di Bergman.
Ora, ci si sarà ormai stancati della solita e abusata definizione di "capolavoro", ma in questo caso non c'è veramente altro termine per definire questa pellicola bergmaniana.
Questo film è un'opera con la quale il grande cineasta svedese sorprende ancora una volta per la sua profondissima ricerca nei meandri dell'animo umano. Pochissimi altri film (mi balzano alla mente solo "Vivere" di Kurosawa ed "Umberto D di De Sica) hanno saputo rappresentare in maniera così intensa e sentita una vicenda umana.
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"Il posto delle fragole" è, a mio avviso, insieme a "Il settimo sigillo", il più grande film di Bergman.
Ora, ci si sarà ormai stancati della solita e abusata definizione di "capolavoro", ma in questo caso non c'è veramente altro termine per definire questa pellicola bergmaniana.
Questo film è un'opera con la quale il grande cineasta svedese sorprende ancora una volta per la sua profondissima ricerca nei meandri dell'animo umano. Pochissimi altri film (mi balzano alla mente solo "Vivere" di Kurosawa ed "Umberto D di De Sica) hanno saputo rappresentare in maniera così intensa e sentita una vicenda umana.
Attraverso la storia del professor Isak Borg viene magistralmente descritto il dramma esistenziale di un uomo all'epilogo della sua vita che, passato e concluso il suo percorso lavorativo, si ferma a riflettere sul senso della sua esistenza e sulla bontà della sua condotta. Il risultato è angosciante: il vecchio professore è costretto a svestire i panni della formalità professionale dopo cinquant'anni di onorata carriera e a rimanere, per così dire, nudo di fronte alla vita. A questo punto l'uomo intraprende un viaggio con la nuora per recarsi a ritirare il premio del suo giubileo professionale (viaggio concreto ma soprattutto spirituale e mentale) e, attraverso un labirinto sempre più fitto e imperscutabile di sogni, incubi, pensieri e ricordi, scopre di non aver mai vissuto una vera vita bensì una vita finta, parziale e relegata al suo solo microcosmo fatto di egoismo, freddezza e indifferenza verso gli altri a favore della sua carriera.
Il professore durante il viaggio inizia pian piano a rendersi conto del vero senso della vita, anche favorito dall'incontro con dei vivaci e brillanti giovani, dalla visita all'anziana madre, dal ritorno alla casa della sua giovinezza: vivere per gli altri e amare pienamente facendo prevalere i rapporti umani basati sulla bontà e sulla comprensione ai propri interessi e al proprio egoismo.
Dal punto di vista stilistico il tono è quello classico di Bergman, esteticamente semplice ma impeccabile proprio per la sua sobrietà, e lo sviluppo narrativo è, per certi versi, simile a quello felliniano nell'uso della dimensione onirica per sviluppare il racconto e per rompere le "convenzioni" del tempo e dello spazio.
Ne "Il posto delle fragole", come in molti altri suoi film il regista svedese "parla attraverso i silenzi" (come nella splendida sequenza del sogno iniziale, quasi priva di parole) che permettono allo spettatore di immergersi in un vero e proprio tono contemplativo tramite immagini che puntano dritto all'anima. La straordinarietà di Bergman è stata proprio quella di portare sul grande schermo le emozioni, le angosce e i più grandi turbamenti degli esseri umani attraverso una vera e profonda religiosità che traspare chiaramente anche (e forse nella sua espressione più intima) in questo film.
Per finire, mi sembra doveroso menzionare l'interpretazione di Victor Sjostrom nei panni del professor Borg, veramente sublime per come è riuscito a trasmettere con straordinaria sempicità e pacatezza un percorso esistenziale così intricato e profondo.
Insomma, per chi vede il cinema non solo come un bel passatempo o come intrattenimento, ma come un'arte attraverso cui trovare l'occasione per capire un po' di più come vivere, ecco a voi Bergman, ecco a voi "Il posto delle fragole".
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luca scial�
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domenica 11 agosto 2013
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il viaggio della propria vita
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L'anziano Dottor Evald Borg riceve un premio per la sua cinquantennale carriera ma decide di andarci in auto anzichè aereo per fare alcune tappe, tra cui la casa dove ha vissuto da giovane e quella della madre ancora viva. Parte con la nuora, con la quale ha un rapporto distaccato. Durante il viaggio incrocia 3 giovani autostoppisti, con tutta la loro energia e entusiasmo, che alimentano in lui la nostalgia per una giovinezza ormai molto lontana. Gli vengono in mente ricordi, fa sogni strani, conosce meglio il figlio grazie alle confessioni della nuora. Il viaggio diventa così un percorso della sua vita, scoprendo che le migliori soddisfazioni le ha avute solo dalla sua carriera.
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L'anziano Dottor Evald Borg riceve un premio per la sua cinquantennale carriera ma decide di andarci in auto anzichè aereo per fare alcune tappe, tra cui la casa dove ha vissuto da giovane e quella della madre ancora viva. Parte con la nuora, con la quale ha un rapporto distaccato. Durante il viaggio incrocia 3 giovani autostoppisti, con tutta la loro energia e entusiasmo, che alimentano in lui la nostalgia per una giovinezza ormai molto lontana. Gli vengono in mente ricordi, fa sogni strani, conosce meglio il figlio grazie alle confessioni della nuora. Il viaggio diventa così un percorso della sua vita, scoprendo che le migliori soddisfazioni le ha avute solo dalla sua carriera.
Film raffinato di Bergman sull'esistenza, la nostalgia per la giovinezza, i rimpianti, la solitudine, il mancato dialogo con chi ci sta intorno. Un film malinconico e riflessivo, ma che lancia anche il messaggio che nella vita non è mai troppo tardi per recuperare qualche mancanza. La pellicola vinse il Leone d'oro al Festival di Berlino nel 1958 e ottenne altri riconoscimenti. Rappresenta un punto di incontro tra la nouvel vague dei primi film e quelli più sofisticati del resto della sua carriera.
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[+] addio professore
(di marilena)
[ - ] addio professore
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simone consorti
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martedì 1 gennaio 2013
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intermittenze bergmaniane(parte seconda)
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SECONDA PARTE
Ci ritroviamo in un luogo senza tempo, il posto delle fragole, appunto,toponimo che il professore pronuncia a fior di labbra, assaggiandolo come se fosse un frutto delizioso e, ormai, proibito. Il lungo flash back, in realtà, non è un ritorno indietro nel tempo,ma un ritornare del tempo, un conato di passato, infatti il professore vi compare anziano, tarlato dai suoi settant’otto anni, in mezzo a personaggi rimasti giovani e intatti. Risvegliandosi da questa intermittenza, il professor Borg si ritrova davanti una ragazza che lo interroga. Lei si chiama Sara, come il suo primo amore e le assomiglia alla perfezione. Insieme a due ragazzi, diretti anch’ essi in Italia, Sara viene fatta salire sulla macchina, da lei definita “un barcone di famiglia”,che sta recandosi al sud.
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SECONDA PARTE
Ci ritroviamo in un luogo senza tempo, il posto delle fragole, appunto,toponimo che il professore pronuncia a fior di labbra, assaggiandolo come se fosse un frutto delizioso e, ormai, proibito. Il lungo flash back, in realtà, non è un ritorno indietro nel tempo,ma un ritornare del tempo, un conato di passato, infatti il professore vi compare anziano, tarlato dai suoi settant’otto anni, in mezzo a personaggi rimasti giovani e intatti. Risvegliandosi da questa intermittenza, il professor Borg si ritrova davanti una ragazza che lo interroga. Lei si chiama Sara, come il suo primo amore e le assomiglia alla perfezione. Insieme a due ragazzi, diretti anch’ essi in Italia, Sara viene fatta salire sulla macchina, da lei definita “un barcone di famiglia”,che sta recandosi al sud. Sara è una creatura della primavera, che si barcamena tra i suoi angeli custodi: un razionalista, Victor, e un fideista, Anders, i quali litigano fino a venire alle mani, sull’ esistenza di Dio. La tematica del silenzio di Dio, che poi sarà esplicitata nella Trilogia, qui rimane, tuttavia, in secondo piano. Dio, infatti, in questo film si manifesta pur non parlando e il suo silenzio è abitato da voci, suoni e colori. Il posto delle fragole è il più armonioso, e sicuramente il film girato più en plein air, tra quelli del Bergman maturo. Si parla di incomunicabilità, aborto, morte, vecchiaia, non c’è dubbio, ma tutto è benedetto dal sorriso della vitalità. Il contenuto è completamente seppellito dal contenitore, come una salma ricoperta da un prato in fiore. Per quanto riguarda Il Posto delle Fragole, non solo per una facile associazione sui titoli, viene in mente Strawberry fields di Lennon. Un posto dove condurre qualcuno. Un posto sospeso, mentale, dove “nulla è reale”. A parte la lunga scena del sogno-interrogatorio, dove il Professore è chiamato a superare un esame in una lingua sconosciuta, non ci sono visioni psichedeliche particolari, in questo film, e tuttavia qui niente è davvero realistico, tutto è una fraintendibile contaminazione di sogno e ricordo. Nel finale il professor Borg, dopo aver ricevuto una sognante dichiarazione d’ amore da Sara ed essersi chiarito con il figlio, può coricarsi nel suo letto, finalmente pacificato e tranquillo. Il suo iniziale “sono morto pur essendo vivo” si trasforma in “mi sento vivo anche se sto morendo”, frase, questa qui, che non pronuncia esplicitamente, ma che lascia sillabare al suo primissimo piano. L’inquadratura di Victor Sjostrom, straordinario professor Borg, che conclude il film, uno degli omaggi più sentiti della storia del cinema, non ha niente della foto sulla lapide. Questo ritratto definitivo, ma non lapidario, non epigrafico,ci rivela quanta vita e quanta storia possano contenere due occhi.
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simone consorti
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domenica 30 dicembre 2012
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intermittenze bergmaniane
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PRIMA PARTE
Un film on the road alla Bergman, dove il viaggio da Stoccolma a Lund è parallelo al viaggio interiore del personaggio e al suo viaggiare nel tempo, alla riscoperta del suo passato. Il posto delle fragole(1957),opera proustiana nei temi e strindberghiana nei dialoghi, si apre con l’incubo notturno del Professor Isak Borg(personaggio che ha le stesse iniziali di Ingmar Bergman)e si chiude con il suo sereno prendere sonno alla fine del giorno. Con la nuora Marianna, incinta di due mesi, e per questo motivo in crisi con il marito, il Professor Borg, settantottenne, deve recarsi presso l’ insigne università di Lund a ricevere l’onorificenza del giubileo professionale, un sigillo, probabilmente l’ultimo della sua carriera.
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PRIMA PARTE
Un film on the road alla Bergman, dove il viaggio da Stoccolma a Lund è parallelo al viaggio interiore del personaggio e al suo viaggiare nel tempo, alla riscoperta del suo passato. Il posto delle fragole(1957),opera proustiana nei temi e strindberghiana nei dialoghi, si apre con l’incubo notturno del Professor Isak Borg(personaggio che ha le stesse iniziali di Ingmar Bergman)e si chiude con il suo sereno prendere sonno alla fine del giorno. Con la nuora Marianna, incinta di due mesi, e per questo motivo in crisi con il marito, il Professor Borg, settantottenne, deve recarsi presso l’ insigne università di Lund a ricevere l’onorificenza del giubileo professionale, un sigillo, probabilmente l’ultimo della sua carriera. Tutto sa di definitivo in questo film. Tutto è in attesa del sigillo finale, ma la bara del professor Borg,come gli appare nel suo incubo iniziale, non è ancora sigillata. Nell’ incubo, che spinge il professore a lasciar perdere l’idea del viaggio in aereo e a prendere la macchina, per visitare, per un’ultima volta, i luoghi della sua vita professionale e della sua infanzia, compaiono i soliti orologi(qui ticchettanti senza lancette), correlativi oggettivi del sentimento del tempo del protagonista e idée fixe della cinematografia bergmaniana, da Sussurri e Grida a Fanny e Alexander. Nell’incubo la bara, cigolando, si spalanca. All’interno vi è un sosia del professore, che lo tira dentro fino a che i loro due visi, entrambi estenuati e terrorizzati, si sovrappongono. L’ incontro, tra presente è futuro, è perfettamente simmetrico a quello tra presente e passato che vedrà la sovrapposizione dei due visi sosia,questa volta sereni e sorridenti, nell’ ultimo fotogramma del film. Il professor Borg, ripreso quasi sempre in primi e primissimi piani, è un uomo chiuso e taciturno. La nuora Marianna ha un rapporto conflittuale con lui perché, nei suoi comportamenti, rivede l’incapacità di amare e di lasciarsi andare del figlio Evald, suo marito. Il loro viaggio, reale e insieme mentale, è costruito a tappe. La prima fermata è un’ epifania, che ci permette di leggere in filigrana tra i rimpianti del personaggio. Ci ritroviamo in un luogo senza tempo, il posto delle fragole, appunto,toponimo che il professore pronuncia a fior di labbra, assaggiandolo come se fosse un frutto delizioso e, ormai, proibito. Il lungo flash back, in realtà, non è un ritorno indietro nel tempo,ma un ritornare del tempo, un conato di passato, infatti il professore vi compare anziano, tarlato dai suoi settant’otto anni, in mezzo a personaggi rimasti giovani e intatti. Risvegliandosi da questa intermittenza, il professor Borg si ritrova davanti una ragazza che lo interroga. Lei si chiama Sara, come il suo primo amore e le assomiglia alla perfezione. Insieme a due ragazzi, diretti anch’ essi in Italia, Sara viene fatta salire sulla macchina, da lei definita “un barcone di famiglia”,che sta recandosi al sud. Sara è una creatura della primavera, che si barcamena tra i suoi angeli custodi: un razionalista, Victor, e un fideista, Anders, i quali litigano fino a venire alle mani, sull’ esistenza di Dio. La tematica del silenzio di Dio, che poi sarà esplicitata nella Trilogia, qui rimane, tuttavia, in secondo piano. Dio, infatti, in questo film si manifesta pur non parlando e il suo silenzio è abitato da voci, suoni e colori...
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leonardo96
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venerdì 27 luglio 2012
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"who can forget such images?"
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"In un viaggio in auto tra Stoccolma e Lund l'anziano professore Isak Borg riconsidera la sua vita. Chi può dimenticare tali immagini?"
Il genio di Woody Allen (ebreo, statunitense, stracolmo di fobie e fissazioni) non poteva recensire meglio Smultronstället di Bergman (svedese, filosofo e figura mitologica del cinema).
Aggiungere altro? A cosa servirebbe... bastano le riprese, lo sguardo del protagonista.
I sogni non si raccontano, si vivono.
"Il posto delle fragole" di Ingmar Bergman va visto, vissuto, riflettuto, amato, odiato e ammirato.
Non raccontato.
Non si può banalizzare un film così poetico e filosofico.
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"In un viaggio in auto tra Stoccolma e Lund l'anziano professore Isak Borg riconsidera la sua vita. Chi può dimenticare tali immagini?"
Il genio di Woody Allen (ebreo, statunitense, stracolmo di fobie e fissazioni) non poteva recensire meglio Smultronstället di Bergman (svedese, filosofo e figura mitologica del cinema).
Aggiungere altro? A cosa servirebbe... bastano le riprese, lo sguardo del protagonista.
I sogni non si raccontano, si vivono.
"Il posto delle fragole" di Ingmar Bergman va visto, vissuto, riflettuto, amato, odiato e ammirato.
Non raccontato.
Non si può banalizzare un film così poetico e filosofico... a cosa servirebbe...
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great steven
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lunedì 21 maggio 2012
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la coppia bergman-sjostrom all'apogeo del dramma
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IL POSTO DELLE FRAGOLE (Smultronstället) – SVEZIA, 1957. Diretto da INGMAR BERGMAN e interpretato da VICTOR SJOSTROM – INGRID THULIN – GUNNAR BJORNSTRAND – BIBI ANDERSSON – JULLAN KINDHAL – MAX VON SYDOW § Protagonista della pellicola è il professor Isak Borg, 78 anni, laureato in medicina, il quale è in procinto di raggiungere l’università di Lund in cui riceverà un premio speciale per il cinquantenario della sua attività professionale. Lo accompagna la nuora Marianne, che non apprezza i suoi modi di fare freddi ed egoisti, e lungo la strada raccoglie tre studenti autostoppisti che lo prendono subito in simpatia. Va a trovare l’anzianissima madre e infine partecipa alla sontuosa cerimonia in cui viene premiato.
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IL POSTO DELLE FRAGOLE (Smultronstället) – SVEZIA, 1957. Diretto da INGMAR BERGMAN e interpretato da VICTOR SJOSTROM – INGRID THULIN – GUNNAR BJORNSTRAND – BIBI ANDERSSON – JULLAN KINDHAL – MAX VON SYDOW § Protagonista della pellicola è il professor Isak Borg, 78 anni, laureato in medicina, il quale è in procinto di raggiungere l’università di Lund in cui riceverà un premio speciale per il cinquantenario della sua attività professionale. Lo accompagna la nuora Marianne, che non apprezza i suoi modi di fare freddi ed egoisti, e lungo la strada raccoglie tre studenti autostoppisti che lo prendono subito in simpatia. Va a trovare l’anzianissima madre e infine partecipa alla sontuosa cerimonia in cui viene premiato. Durante il viaggio in automobile, Isak fa una serie di incubi in cui rivede le figure della sua infanzia e vita adulta, incubi che lo destabilizzano e lo portano a pensare che probabilmente non ha vissuto bene i suoi rapporti interpersonali. Vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino, questo dramma psicologico impressiona per la carica emotiva presente nei sogni, tanto forte ed intensa che sembra balzare fuori dallo schermo, e le sequenze inquietanti (come il primo sogno dove lui vede sé stesso in una bara e riconosce un insignificante uomo vecchio nello specchio tenuto in mano dalla ragazza che lui amava da adolescente) sono eccellenti. Bergman (1918-2007) stesso dichiarò che non s’era accorto che era in realtà V. Sjostrom (1879-1960) a dirigere la storia del film, avendo fatta sua la sceneggiatura e il personaggio principale (il quale ha le stesse iniziali del regista), ponendosi quasi come una figura paterna per Ingmar. Il titolo del film, uno dei suoi capolavori e forse uno dei migliori film drammatici mai realizzati, deriva dal bosco vicino alla casa di Isak in riva ad un lago in cui insieme alla cugina Sara, che non ricambiava il suo amore, coglieva le fragole. Molti elogi, quindi, a Sjostrom che cura alla perfezione i tormenti di un uomo affermato professionalmente ma praticamente fallito a livello relazionale, ma non sono da meno I. Thulin nell’interpretare la nuora addolorata dal rigido marito (Evald, il trentottenne figlio di Isak) per la sua intenzione di farla abortire. Il significato del Posto delle fragole si può riassumere così: Isak non ha saputo gestire con gentilezza e altruismo i rapporti con gli altri esseri umani, ma può ancora agire affinché Evald non diventi un individuo gelido come lui. I personaggi di Sara e della vivace studentessa che chiede un passaggio al medico sono interpretati entrambi da B. Andersson (una scelta tutt’altro che casuale, dato che in una delle ultime scene la studentessa dichiara al professore che lui costituirà sempre per lei un amore importante e un rilevante punto di riferimento, sotto gli occhi compiaciuti del vecchio). Molto bella la scenografia, e un bianco e nero funzionale all’espressività della storia, per il tema passato dei ricordi. Un egregio risultato raggiunto da I. Bergman.
Drammatico; giudizio personale: 9 (ottimo)
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salvo
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sabato 3 marzo 2012
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il posto dell'anima.
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Il film è una meditazione, serena ma profonda, sulla vita e sulla morte.
La vita pesa, come pesa anche su di essa e sugli uomini l'idea, quotidianamente incombente, della morte.
Bergman, in qualche modo tenta e, in qualche modo ci riesce, di “rivoluzionare” l'idea convenzionale del mistero, insondabile e insolvibile, della vita e della morte, dimostrando sostanzialmente che vita e morte non sono così differenti, anzi, contrapposte, come invece si tende a credere.
Esse sono compenetrate, fatte quasi della stessa sostanza.
In pratica egli dimostra che non basta esistere per essere vivi.
Ci si può sentire morti pur essendo vivi.
(“Sono morto pur essendo vivo” dice Isaak Borg, il medico settantenne, protagonista).
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Il film è una meditazione, serena ma profonda, sulla vita e sulla morte.
La vita pesa, come pesa anche su di essa e sugli uomini l'idea, quotidianamente incombente, della morte.
Bergman, in qualche modo tenta e, in qualche modo ci riesce, di “rivoluzionare” l'idea convenzionale del mistero, insondabile e insolvibile, della vita e della morte, dimostrando sostanzialmente che vita e morte non sono così differenti, anzi, contrapposte, come invece si tende a credere.
Esse sono compenetrate, fatte quasi della stessa sostanza.
In pratica egli dimostra che non basta esistere per essere vivi.
Ci si può sentire morti pur essendo vivi.
(“Sono morto pur essendo vivo” dice Isaak Borg, il medico settantenne, protagonista).
Si può rinascere a nuova vita, in una parola: (ri)vivere, anche morendo.
Ma il film è anche una storia di conversione e di redenzione: alla fine del viaggio, alla fine del film, Isak Borg non è lo stesso uomo partito al mattino da Stoccolma.
L'uomo freddo e insensibile; egoista e solitario.
E' un uomo nuovo, diverso, che (ri)nasce ad una nuova vita .....morendo.
Ed è anche un film sulla nostalgia (nostos= ritorno – algos=dolore, dolore del ...ritorno) e sulla giovinezza.
Ed, infine, è un film sugli affetti come valore primario dell'esistenza.
Bergman in Isak Borg.
Bergman si identifica innazitutto col vecchio protagonista Isak Borg.
Il dottore si appresta a celebrare il giubileo della sua professione medica.
Giunto alla fine della sua carriera e, presumibilmente, della sua vita, affronta un viaggio in macchina, da Stoccolma a Lund, che è anche un “time travel”, un viaggio nei ricordi più accorati della sua vita; un viaggio di “redenzione” al termine del quale, accortosi di tutti i suoi limiti umani e dei suoi errori nei rapporti interpersonali, si sarà, serenamente, avvicinato di più alla morte, ma anche alla piena redenzione umana.
Si sarà riconciliato prima con se stesso, ammettendo i propri errori e poi con gli altri: la nuora Marianne e, soprattutto il figlio Evald, col quale non ha quasi mai potuto intrattenere un vero e fattuale rapporto dialogico.
Isak Borg inizia il viaggio col fardello del suo egoismo, della sua indifferenza, della sua incapacità di comprendere gli altri, a cominciare dal figlio Evald che lo rispetta, ma segretamente lo odia, come gli confida la nuora Marianne; per proseguire proprio con la nuora Marianne, con la quale quasi non parla; per proseguire, ancora, con la sua governante Agda, con la quale ha continui scontri verbali, continui battibecchi.
Solo alla fine del film, quindi del viaggio, vive un momento di intensa e delicata intimità, un momento di vera umanità e dolcezza, forse il primo della sua intera vita. Ma, probabilmente anche l'ultimo.
Si legge dalla sceneggiatura originale del film: ...Marianne si avvicinò a me. Aveva un buon profumo., e frusciava in modo dolce, femminile. Si Chinò su di me.
Poi il dialogo: breve, ma significativo e intenso.
- Isak: “Grazie per la tua compagnia, durante il viaggio”.
- Marianne: “Grazie a te”.
- Isak: “Ti voglio molto bene Marianne”.
- Marianne: “Anch'io ti voglio bene, papà Isak”.
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