il cinefilo
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martedì 8 giugno 2010
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una pietra miliare del cinema francese
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Il film incomincia con l'inquadratura di un carcere francese di detenuti vittime dei nazisti(l'anno è il 1943)e con una didascalia di Robert Bresson che rivendica come il film sia stato tratto da eventi realmente accaduti e cui seguono i titoli di testa avvalendosi contemporaneamente della musica di W.A.Mozart.
Quest'opera racconta la vicenda di un detenuto francese,condannato ad essere giustiziato per la sua appartenenza ai gruppi ribelli contro gli invasori tedeschi,e dei suoi minuziosi preparativi per un piano di fuga dalla prigione ma alla fine gli servirà un aiuto per poter fuggire prima della sua fucilazione.
Il regista,già dalle prime sequenze di questa "antica" pellicola,rivela al pubblico una cura affascinante e quasi maniacale delle inquadrature e lo fà attraverso un rigoroso e "statico" uso della cinepresa con la quale anche gli oggetti e i dettagli apparentemente più insignificanti(le manette,il cucchiaio,il buco della serratura,le mani del protagonista,i grimaldelli ecc.
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Il film incomincia con l'inquadratura di un carcere francese di detenuti vittime dei nazisti(l'anno è il 1943)e con una didascalia di Robert Bresson che rivendica come il film sia stato tratto da eventi realmente accaduti e cui seguono i titoli di testa avvalendosi contemporaneamente della musica di W.A.Mozart.
Quest'opera racconta la vicenda di un detenuto francese,condannato ad essere giustiziato per la sua appartenenza ai gruppi ribelli contro gli invasori tedeschi,e dei suoi minuziosi preparativi per un piano di fuga dalla prigione ma alla fine gli servirà un aiuto per poter fuggire prima della sua fucilazione.
Il regista,già dalle prime sequenze di questa "antica" pellicola,rivela al pubblico una cura affascinante e quasi maniacale delle inquadrature e lo fà attraverso un rigoroso e "statico" uso della cinepresa con la quale anche gli oggetti e i dettagli apparentemente più insignificanti(le manette,il cucchiaio,il buco della serratura,le mani del protagonista,i grimaldelli ecc.)diventano veri e propri "protagonisti silenziosi" del film e sono gli elementi fondamentali che conferiscono,gestiti da R.Bresson,una maggiore "poesia" a una grossa parte dei principali piani-sequenza del film.
Il protagonista principale(l'attore è francois Leterrier)si trova prigioniero,insieme a un vasto gruppo di "disperati",di un sistema tirannico(il nazismo)a cui comunque,non perdendosi d'animo,non ha intenzione di arrendersi(la sua determinazione alla fuga è una dimostrazione di questo coraggio)ed è deciso a tentare di tenere alto il morale dei suoi compagni prigionieri.
Questo capolavoro(non ci sono altri termini)può vantare,tra i tanti pregi,la sequenza dei due prigionieri che mettono in atto la loro fuga che è straordinaria,in termini di realizzazione,per la sua "intensa statica semplicità".
L'assenza di qualsivoglia sottofondo musicale(le musiche di Mozart sono relegate in pochissimi punti del film)si rivela essere un autentica "carta vincente" poichè amplifica in maniera notevole la dimensione quasi religiosa che il ritmo lento e didascalico conferisce agli oggetti e ai personaggi.
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g. romagna
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venerdì 13 agosto 2010
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un condannato a morte è fuggito
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Un partigiano francese imprigionato dai nazisti durante il regime di Vichy progetta nei minimi dettagli la fuga che dovrà salvarlo dalla condanna a morte. Le circostanze gli impongono di attuare il suo piano assieme ad un compagno di cella. La voce narrante del protagonista descrive minuziosamente ogni fase preparatoria, dal sabotaggio della porta della cella alla fabbricazione della corda con relativo gancio, tantochè sono poche le scene in cui lo vediamo parlare direttamente. Stile scarno ed essenziale che più non si potrebbe (è un film che racconta un fatto esattamente nella maniera in cui si è svolto, come ci scrive Bresson subito dopo i titoli di testa), le cui attese "buzzatiane" culminano in un finale vivo e carico di tensione, seppur minimale ed assolutamente non dramatizzata od esaltata in alcun modo.
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Un partigiano francese imprigionato dai nazisti durante il regime di Vichy progetta nei minimi dettagli la fuga che dovrà salvarlo dalla condanna a morte. Le circostanze gli impongono di attuare il suo piano assieme ad un compagno di cella. La voce narrante del protagonista descrive minuziosamente ogni fase preparatoria, dal sabotaggio della porta della cella alla fabbricazione della corda con relativo gancio, tantochè sono poche le scene in cui lo vediamo parlare direttamente. Stile scarno ed essenziale che più non si potrebbe (è un film che racconta un fatto esattamente nella maniera in cui si è svolto, come ci scrive Bresson subito dopo i titoli di testa), le cui attese "buzzatiane" culminano in un finale vivo e carico di tensione, seppur minimale ed assolutamente non dramatizzata od esaltata in alcun modo. Interpretato più che validamente solo da attori non professionisti, il film si avvale delle musiche di Mozart, utilizzate per sottolineare con grande efficacia solo i momenti salienti della vicenda.
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