ralphscott
|
sabato 9 novembre 2013
|
vince l'amore,ma che fatica aspettarlo!
|
|
|
|
Melò di attori. I personaggi sono accuratamente approfonditi e diretti con maestria da un grande regista. Aldrich,che in carriera toccherà i generi più disparati,guida con mano sicura i due protagonisti in un percorso forse un po' claustrofobico,ma sempre di presa sullo spettatore. A conferma del felice mix di professionisti,pochi anni dopo questo thriller del cuore firmerà "Che fine ha fatto Baby Jane" con la stessa Crawford,mentre tornerà ben più in là a girare con Robertson (del regista consiglio "L'occhio caldo del cielo",western con un commovente K.Douglas). Questo prestante attore incarna con finezza i tormenti del personaggio di Burt,mina vagante soggetto a turbe psichiche,"infantilismo e schizofrenia".
[+]
Melò di attori. I personaggi sono accuratamente approfonditi e diretti con maestria da un grande regista. Aldrich,che in carriera toccherà i generi più disparati,guida con mano sicura i due protagonisti in un percorso forse un po' claustrofobico,ma sempre di presa sullo spettatore. A conferma del felice mix di professionisti,pochi anni dopo questo thriller del cuore firmerà "Che fine ha fatto Baby Jane" con la stessa Crawford,mentre tornerà ben più in là a girare con Robertson (del regista consiglio "L'occhio caldo del cielo",western con un commovente K.Douglas). Questo prestante attore incarna con finezza i tormenti del personaggio di Burt,mina vagante soggetto a turbe psichiche,"infantilismo e schizofrenia". Venendo alla Diva Crawford,nonostante una scorza dura esibita nelle prime scene,non sarà frequente trovarla così credibilmente vittima delle circostanze come la malcapitata dattilografa Milly. Se,come ricordò sua figlia adottiva Cristina,il personaggio recitato che più ricorda la Crowford della vita reale fu la perfida protagonista di "Ape Regina",qui la caparbietà,la forza ancestrale che emerge a supporto dello sfortunato oggetto del desiderio,Burt Hanson,merita,pretende il conforto del lieto fine,che arriverà quasi inatteso. Da segnalare la presenza dell'algida bellezza di una giovane Vera Miles,futura musa hitchcockiana.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ralphscott »
[ - ] lascia un commento a ralphscott »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
domenica 3 giugno 2018
|
melodramma ben realizzato
|
|
|
|
Questo"Autumn Leaves"(1956, di Robert Aldrich)è un melodramma in bianco e nero degno di Douglas Sirk, ma con la sintesi per immagine degna appunto di Aldrich-rispetto alla filmografia del quale questo è un film certamente atipico, dato che il notevolissimo autore nordamericano realizzava film generalmente diversi da questo, sempre tenendo conto del fatto che è un'opera praticamente"giovanile"di Aldrich-e con quella tensione quasi(beninteso quasi, non arrivando mai all'apice del thriller propriamente detto)da thriller, meglio da thriller psicologico. Se nel finale, dove lo happy end è sorprendente, in parte ingiustificato, anzi sembra quasi sia stato imposto dai produttori, c'è un cedimento alle convinzioni(pregiudizi, potremmo dire oggi, in gran parte)psichiatriche del tempo, per cui si valutavano positivamente trattamenti come l'elettroshock e la terapia convulsivante in genere, con (imporbabile)guarigione finale, l'iter del marito giovane(Cliff Robertson)di una moglie(Joan Crawford, attrice anche problematica per conto suo, ormai cinquantenne(la problematica relativa alle differenze d'età tra coniugi e anche solo amanti, in particolare quando la donna era più anziana, era molto rilevante all'epoca, tanto che la canzone"Diana"di Paul ANka provocò quasi uno scandalo)risulta interessante quando l'uomo si rivela menzognero, già sposato e poi"fuggiasco"dal tetto coniguale(pur con il sospetto che avesse assistito a una sorta di scena primaria tra la moglie giovane e suo padre)e diviene violento e irrazionale, il che, all'epoca , apirva tout court la strada al"manicomio", pur se diversamente chiamato(clinica psichiatrica etc.
[+]
Questo"Autumn Leaves"(1956, di Robert Aldrich)è un melodramma in bianco e nero degno di Douglas Sirk, ma con la sintesi per immagine degna appunto di Aldrich-rispetto alla filmografia del quale questo è un film certamente atipico, dato che il notevolissimo autore nordamericano realizzava film generalmente diversi da questo, sempre tenendo conto del fatto che è un'opera praticamente"giovanile"di Aldrich-e con quella tensione quasi(beninteso quasi, non arrivando mai all'apice del thriller propriamente detto)da thriller, meglio da thriller psicologico. Se nel finale, dove lo happy end è sorprendente, in parte ingiustificato, anzi sembra quasi sia stato imposto dai produttori, c'è un cedimento alle convinzioni(pregiudizi, potremmo dire oggi, in gran parte)psichiatriche del tempo, per cui si valutavano positivamente trattamenti come l'elettroshock e la terapia convulsivante in genere, con (imporbabile)guarigione finale, l'iter del marito giovane(Cliff Robertson)di una moglie(Joan Crawford, attrice anche problematica per conto suo, ormai cinquantenne(la problematica relativa alle differenze d'età tra coniugi e anche solo amanti, in particolare quando la donna era più anziana, era molto rilevante all'epoca, tanto che la canzone"Diana"di Paul ANka provocò quasi uno scandalo)risulta interessante quando l'uomo si rivela menzognero, già sposato e poi"fuggiasco"dal tetto coniguale(pur con il sospetto che avesse assistito a una sorta di scena primaria tra la moglie giovane e suo padre)e diviene violento e irrazionale, il che, all'epoca , apirva tout court la strada al"manicomio", pur se diversamente chiamato(clinica psichiatrica etc.). La conduzione registica di Aldrich è molto interessante, con momenti di suspense-Aldrich girerà, 6 anni dopo, "WHat ever Happened Baby Jane?", non a caso...- (come le interpretazioni di Joan Crawford, di Robertson, di Vera Miles, la moglie giovane-prima moglie, Miles attrice non a caso prettamente hitchcockiana... El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
|