filippo catani
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lunedì 4 marzo 2013
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una bicicletta poteva cambiare una vita
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Roma nell'immediato Dopoguerra. Un padre di famiglia aspetta come tanti altri concittadini di ricevere buone notizie dall'ufficio collocamento. Una mattina riceve un'offerta per un lavoro municipale assai ambito come attacchino. L'unico requisito è il possesso della bicicletta che servirà per girare la città. La povera famiglia impegnerà le lenzuola per permettere all'uomo di acquistare la bicicletta che gli permetterà di far quadrare i conti della famiglia. Purtroppo però l'ambito mezzo di trasporto gli verrà rubato.
Certo per lo spettatore contemporaneo ormai disabituato all'uso della bicicletta se non per fini ricreativi pare incredibile una vicenda del genere.
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Roma nell'immediato Dopoguerra. Un padre di famiglia aspetta come tanti altri concittadini di ricevere buone notizie dall'ufficio collocamento. Una mattina riceve un'offerta per un lavoro municipale assai ambito come attacchino. L'unico requisito è il possesso della bicicletta che servirà per girare la città. La povera famiglia impegnerà le lenzuola per permettere all'uomo di acquistare la bicicletta che gli permetterà di far quadrare i conti della famiglia. Purtroppo però l'ambito mezzo di trasporto gli verrà rubato.
Certo per lo spettatore contemporaneo ormai disabituato all'uso della bicicletta se non per fini ricreativi pare incredibile una vicenda del genere. Eppure appena finita la guerra bastava davvero poco per spostare il discrimine tra povertà e vita onorevole. In tanti magari in città hanno subito l'esperienza di un furto di bicicletta che si riflette in una arrabbiatura e poco altro. In questo film invece vediamo le ricerche disperate per tutta Roma di un padre che aveva visto finalmente il miraggio della fine di una vita di stenti e che gli era stato portato via per un banale furto. D'altra parte come si vede nella scene iniziale non mancavano certo gli uomini per sostituirlo immediatamente. In questo modo oltre alla perdita del lavoro ci sarebbe anche stata la perdita degli assegni familiari. Insomma è davvero stupendo questo capolavoro neorealista che ci consegna una vicenda dai risvolti drammatici e che porta anche la persona più onesta a meditare gesti fino a prima inconcepibili pur di portare a casa il pane per la propria famiglia. La pellicola inoltre getta un drammatico sguardo sulle fatiche e le sofferenze di una città stremata dalla guerra e che cercava difficilmente di riprendersi. E allora ecco la distribuzione di cibo dopo la messa con tanto di possibilità di usufruire del barbiere ma anche e soprattutto il banco dei pegni; davvero allucinante la scena in cui viene mostrato il gigantesco scaffale pieno di lenzuola e di corredi impegnati dalla povera gente per la propria sussistenza. Un'Italia che si mostrava così al mondo fragile ma anche piena di dignità e voglia di ricominciare a lavorare per rimettersi in sesto. Un vero e proprio capolavoro della cinematografia mondiale che almeno una volta nella vita deve essere visto e apprezzato nonostante il nodo alla gola che si forma nello spettatore dall'inizio alla fine. Saremo quindi sempre grati a questo grande maestro di nome De Sica di essersi e avrci regalato un film del genere che oltre che con le parole parla soprattutto con le immagini.
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thomasmanicardi
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lunedì 10 settembre 2012
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era la fine degli anni 50.
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Per il grande successo ottenuto nel corso della storia sicuramente si merita 4 stelle, tuttavia nonostante ovviamente l'ambientazione le tecniche di ripresa la colonna sonora siano in puro stile anni 50 e per questo ancora oggi va guardato, i temi toccati sono abbracciati in modo leggero e non tanto coninvolgente con un finale che lascia parecche perplessità.
utilizzare attori non protagnisti non è una scusa per uan cattiva interpretazione che tuttavia è discrte sopratutto da parte del figlio del protagonista.
tuttavia mi riesce difficile capire il perchè venga considerata un capolavoro del cinema italiano, si un bel fil per gli anni in cui è stato girato ma definirlo capolavoro mi sembra esagerato-
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brando fioravanti
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mercoledì 28 marzo 2012
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tra i migliori film italiani
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Nell'Italia del dopoguerra un uomo trova lavoro grazie alla sua bicicletta. Non tutti ne possedevano una e per molti lavori era fondamentale. Appena gli viene rubata parte insieme al figlio alla ricerca del ladro. pur trovandolo non riesce a recuperare la bicicletta. disperato cercherà di rubarne un altra. Preso sul fatto da un gruppo di persone, verrà rilasciato per le lacrime del figlio. Visto oggi si fa veramente fatica a dare importanza ad una bicicletta. Ma l'intensità degli attori pur non essendo dei professionisti, riesce ad essere convincente. Rubare poteva essere una necessità e non una scappatoia al duro lavoro. Alla fine il protagonista farà ad un altro lo stesso torto subito, sapendo bene quali coseguenze può portare la perdita di una bicicletta.
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Nell'Italia del dopoguerra un uomo trova lavoro grazie alla sua bicicletta. Non tutti ne possedevano una e per molti lavori era fondamentale. Appena gli viene rubata parte insieme al figlio alla ricerca del ladro. pur trovandolo non riesce a recuperare la bicicletta. disperato cercherà di rubarne un altra. Preso sul fatto da un gruppo di persone, verrà rilasciato per le lacrime del figlio. Visto oggi si fa veramente fatica a dare importanza ad una bicicletta. Ma l'intensità degli attori pur non essendo dei professionisti, riesce ad essere convincente. Rubare poteva essere una necessità e non una scappatoia al duro lavoro. Alla fine il protagonista farà ad un altro lo stesso torto subito, sapendo bene quali coseguenze può portare la perdita di una bicicletta. Chi non l'avrebbe fatto? In un mondo ostile, indifferente dove anche sopravvivere è difficile. Il protagonista dalla disperazione andrà anche da una cartomante pur non credendoci. Parlato in romano con dialogi diritti tipici del miglior neorealismo italiano.
Dedico questa recensione a Marta Fabrizi.
Brando Fioravanti
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gabriella
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sabato 2 luglio 2011
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capolavoro del neorealismo.
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Film drammatico di Vittorio De Sica datato anno 1948 con interpreti attori non protagonisti ma presi dalla strada.La storia è ambientata nella Roma del dopoguerra devastata dalla fame e dalla miseria.Un padre di famiglia trova lavoro come attacchino ma per poter svolgere questo mestiere è necessario possedere una bicicletta.Pertanto si reca a disimpegnarla al monte di pietà privandosi della biancheria di casa.Sfortunatamente,già il primo giorno di lavoro la bicicletta gli viene rubata.Inzia così il suo peregrinare,insieme al figlioletto,alla disperata ricerca del mezzo e del ladro dello stesso.Incontrerà persone solidali,indifferenti e ostili.Contatterà sinanche una santona e infine avvilito tenterà egli stesso di rubare una bicicletta pur di poter continuare il suo lavoro.
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Film drammatico di Vittorio De Sica datato anno 1948 con interpreti attori non protagonisti ma presi dalla strada.La storia è ambientata nella Roma del dopoguerra devastata dalla fame e dalla miseria.Un padre di famiglia trova lavoro come attacchino ma per poter svolgere questo mestiere è necessario possedere una bicicletta.Pertanto si reca a disimpegnarla al monte di pietà privandosi della biancheria di casa.Sfortunatamente,già il primo giorno di lavoro la bicicletta gli viene rubata.Inzia così il suo peregrinare,insieme al figlioletto,alla disperata ricerca del mezzo e del ladro dello stesso.Incontrerà persone solidali,indifferenti e ostili.Contatterà sinanche una santona e infine avvilito tenterà egli stesso di rubare una bicicletta pur di poter continuare il suo lavoro.Commoventi le scene padre figlio e indimenticabile la scena finale.
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luca scialò
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lunedì 7 marzo 2011
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neorealismo nudo e crudo
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In una Roma messa in ginocchio dalla seconda guerra mondiale, come d'altronde tutta l'Italia, un padre di famiglia disoccupato riesce a trovare un lavoro ben retribuito come attacchino di manifesti per il cinema. Sfortuna vuole però che proprio il primo giorno gli rubino la bicicletta, elemento indispensabile per svolgere quel lavoro. Si mette così alla disperata ricerca del mezzo insieme al figlio, con la fortuna che sembra ancor più cieca con la povera gente...
Dopo Sciuscià uscito due anni prima, nuova perla da regista per Vittorio De Sica, il quale, ancora una volta propone senza fronzoli le difficoltà dell'Italia uscita dalla seconda guerra mondiale.
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In una Roma messa in ginocchio dalla seconda guerra mondiale, come d'altronde tutta l'Italia, un padre di famiglia disoccupato riesce a trovare un lavoro ben retribuito come attacchino di manifesti per il cinema. Sfortuna vuole però che proprio il primo giorno gli rubino la bicicletta, elemento indispensabile per svolgere quel lavoro. Si mette così alla disperata ricerca del mezzo insieme al figlio, con la fortuna che sembra ancor più cieca con la povera gente...
Dopo Sciuscià uscito due anni prima, nuova perla da regista per Vittorio De Sica, il quale, ancora una volta propone senza fronzoli le difficoltà dell'Italia uscita dalla seconda guerra mondiale. Lo fa dando molto spazio alle sofferenze dei bambini e dei ragazzini, vittime indifese delle crudeltà degli adulti. Il suo è un realismo nudo e crudo, che riprenderà in modo egualmente forte in Umberto D., uscito qualche anno dopo. Se però in quest'ultimo allegerisce il finale con un pò di tenerezza, in questo lungometraggio non dà spazio a speranze o sdolcinerie. Il finale è triste, disilluso, amaro. Alleggerirà i toni in Miracolo a Milano, film fiabesco che intervalla i due sopracitati.
Oscar speciale 1949, vinse anche 6 Nastri d'argento e altri premi tra cui Locarno, ma anche all'estero: New York, Londra, Knokke-le-Zonte, Bruxelles ecc.
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vecchiobarth
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venerdì 4 febbraio 2011
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ladri di biciclette ieri, oggi, domani
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Sono d'accordo con la recensione del sito, ma al posto della dimensione poetica (quale poetica nello sfacelo di un dopoguerra che ha distrutto le anime più che dei corpi?), farei notare la dimensione dell'innocenza del bambino: forte senso di speranza che i figli non sono condannati ad espiare le colpe dei padri, fino alla frase finale; quel papà ripetuto fino all'ossessione di una speranza che non vuole morire, appunto come quella del bambino.
E mi chiedo quante volte siamo stati ladri di biciclette reciprocamente, giustificandoci nel chiudere gli occhi, le labbra, le orecchie, davanti ai tanti ladri di biciclette dei giorni nostri?
vecchiobarth
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trick63
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venerdì 4 dicembre 2009
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ladri... di locandine
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Non so quante volte ho visto negli anni Ladri di biciclette di De Sica, ma il malore che mi coglie alla fine è sempre lo stesso. Un pugno allo stomaco che mi fa capire in fondo la reale condizione umana di chi purtroppo è umile. Una lezione di vita che tengo sempre a mente. In questi giorni, poi, ho avuto modo di leggere un romanzo, LADRI DI LOCANDINE di Graziano Versace (San Paolo Edizioni), che mi ha commosso e che è un degno omaggio al film di De Sica, ma anche se vogliamo a Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore. Io mi permetto di consigliarlo perché è un libro scorrevole, leggero, poetico, storia di due ragazzini, Cesco e Daniele, che per continuare a sognare una realtà diversa... rubano locandine! Un inno al cinema, alla vita e alla fantasia!
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tony71
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mercoledì 14 ottobre 2009
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neorealismo
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uno dei più grandi film del cinema italiano
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il cinefilo
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lunedì 22 giugno 2009
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tutta la magia del vero cinema italiano!!!
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Appena ho finito di visionare questo film il mio primo pensiero è stato "questo è il vero cinema italiano!"e continuo a pensare che sia proprio così...LADRI DI BICICLETTE di Vittorio de Sica è veramente un capolavoro assoluto della cinematografia italiana e mi viene la pelle d'oca se penso ai "film" che tutt'oggi realizza il figlio Christian...la storia di un padre povero a cui viene rubata la bicicletta fondamentale per lavorare ed è costretto a correre per tutta la città insieme al figlio per ritrovarla mi sembra straordinariamente commovente per come il grande Vittorio è riuscito a riprodurla sullo schermo cinematografico nella tragica cornice dell'Italia del dopoguerra...il cast utilizzato per questa amara "tragedia tinta di una sottile ironia"mi sembra assolutamente perfetto e non so ancora decidermi su quale mi sia sembrata la sequenza più bella di questo capolavoro(se il pranzo con pizza assieme all'figlio oppure lo splendido finale in cui è impossibile non commuoversi a meno di non avere un cuore di pietra).
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Appena ho finito di visionare questo film il mio primo pensiero è stato "questo è il vero cinema italiano!"e continuo a pensare che sia proprio così...LADRI DI BICICLETTE di Vittorio de Sica è veramente un capolavoro assoluto della cinematografia italiana e mi viene la pelle d'oca se penso ai "film" che tutt'oggi realizza il figlio Christian...la storia di un padre povero a cui viene rubata la bicicletta fondamentale per lavorare ed è costretto a correre per tutta la città insieme al figlio per ritrovarla mi sembra straordinariamente commovente per come il grande Vittorio è riuscito a riprodurla sullo schermo cinematografico nella tragica cornice dell'Italia del dopoguerra...il cast utilizzato per questa amara "tragedia tinta di una sottile ironia"mi sembra assolutamente perfetto e non so ancora decidermi su quale mi sia sembrata la sequenza più bella di questo capolavoro(se il pranzo con pizza assieme all'figlio oppure lo splendido finale in cui è impossibile non commuoversi a meno di non avere un cuore di pietra)...in una parola:sublime!!! p.s:mi viene da piangere se penso all'attuale condizione in cui riversa,tranne alcune eccezioni,il cinema nostrano.
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petronius arbiter
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domenica 10 maggio 2009
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il film piu' sopravvalutato del cinema italiano
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E' terribilmente datato ma non e' una cosa da dirsi se non in forma anonima,se si vogliono evitare discussioni a non finire.Ma e' tristemente e irrimediabilmente vecchio...avrebbe bisogno di una 20ina di anni di oblio per essere riapprezzato,forse.
[+] ma mi faccia il piacereeeee!!!! (totò docet)
(di annalinagrasso)
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[+] povero toto' docet
(di des esseintes)
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(di vecchiobarth)
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