il cinefilo
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martedì 19 aprile 2011
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ottimo dramma con una bravissima bette davis
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PICCOLE VOLPI di William Wyler(ma il cui soggetto e la sceneggiatura sono di Lilllian Hellman)non è il solo caso dove attori,dialoghi e sceneggiatura meritano,senza dubbio alcuno,l'appellativo di"brillante"(si può infatti dire lo stesso per opere come EVA CONTRO EVA di J.Mankievitz)ma è comunque uno dei pochi film capaci di portare ulteriormente alla gloria un attrice come Bette Davis costruendole sopra un personaggio di inaudita malvagità quale è quello di Regina,che si può definire il"motore centrale"della negatività che si sprigiona dall'avidità di cui è intriso il suo mondo...insieme ai suoi fratelli.
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PICCOLE VOLPI di William Wyler(ma il cui soggetto e la sceneggiatura sono di Lilllian Hellman)non è il solo caso dove attori,dialoghi e sceneggiatura meritano,senza dubbio alcuno,l'appellativo di"brillante"(si può infatti dire lo stesso per opere come EVA CONTRO EVA di J.Mankievitz)ma è comunque uno dei pochi film capaci di portare ulteriormente alla gloria un attrice come Bette Davis costruendole sopra un personaggio di inaudita malvagità quale è quello di Regina,che si può definire il"motore centrale"della negatività che si sprigiona dall'avidità di cui è intriso il suo mondo...insieme ai suoi fratelli.
Il titolo si riferisce a quella categoria di individui(le cosiddette"volpi")che,con l'astuzia e l'inganno,tentano di trarre profitto da tutto ciò che li circonda anche a costo di provocare la rovina dei loro amici e parenti più cari(oltre a ciò si consideri il quadro storico riferito all'epoca del Sud schiavista americano)e a una prima parte del film particolarmente allegra se ne contrappone una seconda ferocemente ma fascinosamente drammatica...come dice,verso la fine,uno dei due fratelli vittime del ricatto di Regina circa il tentativo di truffa:"questo paese è pieno di gente come noi...ci impadroniremo di tutto"...frase che si commenta da sola senza ulteriori analisi.
NOTA:solitamente questi"classici"possono vantare sempre qualche sequenza memorabile particolare e,in questo caso,spicca innegabilmente la scena della morte del marito della protagonista il cui destino viene ulteriormente"coadiuvato"dalla mente fredda e spietata di lei che assiste senza reagire,deliberatamente,all'agonia dell'uomo.
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samn97
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domenica 11 gennaio 2015
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allontanate le piccole volpi: la vigna è verde
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Dal soggetto teatrale di Lillian Hellmann, Piccole Volpi è un capolavoro incentrato sulle conseguenze del materialismo cinico e soprattutto dell'avidità. La storia ruota attorno al personaggio di Regina, che pur di ottenere ciò che vuole, senza fare misteri, è disposta a qualsiasi cosa: sposare un uomo che non ama, allearsi con i suoi fratelli contro la sua stessa famiglia oppure abbandonarla in caso di bisogno, sostanzialmente assassinare il marito onesto e - come afferma alla fine - farsi nemica persino la figlia, che tuttavia tenta di lasciare sempre il più al di fuori possibile dal suo campo di battaglia, dove è solita fare tabula rasa. La cornice aristocratica degli Stati del Sud del primo 900 è sfondo meraviglioso di una vicenda che parte a tinte quasi rosee per poi sprofondare in climax nel subdolo e meschino.
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Dal soggetto teatrale di Lillian Hellmann, Piccole Volpi è un capolavoro incentrato sulle conseguenze del materialismo cinico e soprattutto dell'avidità. La storia ruota attorno al personaggio di Regina, che pur di ottenere ciò che vuole, senza fare misteri, è disposta a qualsiasi cosa: sposare un uomo che non ama, allearsi con i suoi fratelli contro la sua stessa famiglia oppure abbandonarla in caso di bisogno, sostanzialmente assassinare il marito onesto e - come afferma alla fine - farsi nemica persino la figlia, che tuttavia tenta di lasciare sempre il più al di fuori possibile dal suo campo di battaglia, dove è solita fare tabula rasa. La cornice aristocratica degli Stati del Sud del primo 900 è sfondo meraviglioso di una vicenda che parte a tinte quasi rosee per poi sprofondare in climax nel subdolo e meschino. La regia di Wyler riesce a seguire questo filo conduttore in maniera eccellente, con estrema fluidità e perfezione assoluta: cattura la bellezza delle meravigliose scenografie e tutte le sfaccettature dei personaggi, che parlano attraverso la sceneggiatura a dir poco superba curata da Lillian Hellmann stessa. La sequenza più degna di nota è quella della morte di Horace, alle spalle di sua moglie Regina che è sì spaventata da ciò che sta accadendo, ma anche freddamente desiderosa che ciò accada: egli infatti è preso da un attacco di cuore e implora la moglie di prendergli una medicina in camera al piano superiore; ma ella si accomoda sulla poltrona e da lì assiste alla morte del marito, ascoltando alle sue spalle i rantoli dell'uomo che tenta invano di salire le scale. Particolarmente degna di nota anche la colonna sonora, soprattutto nelle scene iniziali.
A dare vita a Regina, Bette Davis non sarebbe potuta essere migliore. Offre infatti una delle migliori interpretazioni della sua carriera nell'interpretare freddamente e con sguardi subdoli e mostruosi una donna algida, superba e senza scrupoli. Eccellente la scelta della Davis di mantenere esteriormente al suo personaggio una presenza aristocratica e signorile, regale come il nome che porta. Anche il resto del cast è ben scelto e degno di nota, ma le interpretazioni migliori sono senza dubbio (oltre alla Davis, "regina" indiscussa della pellicola) una straordinaria Teresa Wright, nel ruolo della figlia di Regina, Alexandra, e Patricia Collinge in quello di Zia Birdie. Teresa Wright propone una ragazza innocente e giovane, presa dalla sua fanciullesca età e dall'amore per una famiglia che scoprirà essere piena di marciume. Alla fine, quando capisce che essere umano orribile sia la madre, sceglie tuttavia di non tradirla, ma se ne allontana il più possibile: e l'attrice nel presentare questo momento è stata forte come una roccia, eccezionale e drammaticamente commovente, mostrando il vero senso della giustizia. Patricia Collinge, altrettanto straordinaria, interpreta sullo schermo un ruolo di sua eredità teatrale, e lo fa con grandissima competenza e professionalità. La sua interpretazione della Zia Birdie, donna chiacchierona ma di buon cuore che viene mortificata continuamente dai serpenti che sono suo marito e i suoi cognati, è quanto di più drammatico e strappalacrime si possa vedere: la potenza del suo sguardo triste e rassegnato ci rende davvero partecipi della sua sofferenza, così come i suoi sguardi pieni d'amore verso la nipote Alexandra ci passano la speranza in un futuro migliore, lontano dalle angherie di Regina, Ben e Oscar. Per non parlare della vergogna con cui ammette del proprio alcolismo, una scena che tocca come poche altre nella storia del cinema proprio grazie alla sua grande interpretazione, supportata in quel momento magistralmente dalla giovane Teresa Wright.
Il film ottenne nove candidature agli oscar del 1942: Miglior Film, Regia, Attrice (Bette Davis), Attrice non Protagonista (Teresa Wright), Attrice non Protagonista (Patricia Collinge), Sceneggiatura non originale (hellmann), scenografia, montaggio e colonna sonora. Imperdibile per gli amanti dei film dell'epoca, ma in generale imperdibile per chi dice di amare il Cinema vero, quello che purtroppo va scemando.
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