ale14
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venerdì 15 giugno 2012
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perla del cinema muto
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Buster Keaton idea ed interpreta un film semplicemente fantastico.
Un film muto incentrato su un personaggio particolare:un povero cameraman che cercherà per amore di una donna di farsi strada nel mondo del lavoro, affrontando numerose avversità, molteplici fallimenti, ma che mai si arrenderà pur di far suo il cuore della ragazza.
Il tutto si muove tra comicità e una sorta di mestizia, proprie entrambe del protagonista; la colonna sonora accompagna i tristi momenti del film creando una cornice sentimentale con lo scopo di emozionare lo spettatore.
Keaton è capace di trasmettere e comunicare qualsiasi emozione con una gestualità impeccabile e con una semplicità strabiliante, affronta un film comico paradossalmente senza mai ridere o sorridere; molte "gags" sono veramente diverteneti e per chi ha visto il film indimenticabili(memorabile a mio parere la scena in cui gioca a baseball da solo).
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Buster Keaton idea ed interpreta un film semplicemente fantastico.
Un film muto incentrato su un personaggio particolare:un povero cameraman che cercherà per amore di una donna di farsi strada nel mondo del lavoro, affrontando numerose avversità, molteplici fallimenti, ma che mai si arrenderà pur di far suo il cuore della ragazza.
Il tutto si muove tra comicità e una sorta di mestizia, proprie entrambe del protagonista; la colonna sonora accompagna i tristi momenti del film creando una cornice sentimentale con lo scopo di emozionare lo spettatore.
Keaton è capace di trasmettere e comunicare qualsiasi emozione con una gestualità impeccabile e con una semplicità strabiliante, affronta un film comico paradossalmente senza mai ridere o sorridere; molte "gags" sono veramente diverteneti e per chi ha visto il film indimenticabili(memorabile a mio parere la scena in cui gioca a baseball da solo). La cosa più eccezionale è che si sta parlando di un film girato nel lontano 1928 ma capace tutt'oggi di affascinare e commuovere.
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il cinefilo
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lunedì 24 gennaio 2011
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deliziosa storia di un cineamatore sfortunato
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Buster Keaton,uno dei grandi attori-registi della defunta era del cinema muto,dirige il film in questione in collaborazione con Edward Segwick e il risultato,a ben vedere,è una splendida e piacevolissima commedia dove la scelta di utilizzare,come tema di base,il mestiere del cineoperatore merita,tra i vari elogi,anche quello di"geniale".
Malgrado una certa inespressività quasi glaciale(e che potrebbe anche non piacere)dell'attore protagonista egli utilizza al meglio la sua vena comica e romantica attraverso una serie di gag che potrei definire(alcune di esse)come una sorta di umorismo"precursore"del moderno cinema comico hollywoodiano(e che a B.
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Buster Keaton,uno dei grandi attori-registi della defunta era del cinema muto,dirige il film in questione in collaborazione con Edward Segwick e il risultato,a ben vedere,è una splendida e piacevolissima commedia dove la scelta di utilizzare,come tema di base,il mestiere del cineoperatore merita,tra i vari elogi,anche quello di"geniale".
Malgrado una certa inespressività quasi glaciale(e che potrebbe anche non piacere)dell'attore protagonista egli utilizza al meglio la sua vena comica e romantica attraverso una serie di gag che potrei definire(alcune di esse)come una sorta di umorismo"precursore"del moderno cinema comico hollywoodiano(e che a B.Keaton,ovviamente,non riesce nemmeno a pulire le scarpe)e che mi hanno emozionato,semplicemente,dall'inizio alla fine.
Alcuni spezzoni di"inquadrature"della cinepresa che il protagonista mostra ai produttori della MGM nella prima parte del film(il primo fallimento)sembrano ricalcati pesantemente(un omaggio dei registi?)sul modello dei documentari surreali sovietici di Dziga Vertov poichè ricorda molto lo stile de L'UOMO CON LA MACCHINA DA PRESA.
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il cinefilo
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martedì 1 febbraio 2011
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la forza della risata
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Il titolo del mio secondo commento è riferito alla buona volontà con cui B.Keaton ricerca la risata degli spettatori(mi riferisco sempre a IL CAMERAMEN)attraverso un infinità di gag quasi tutte eccellenti,soprattutto per l'epoca:la sequenza nello spogliatoio,il protagonista che si accovaccia vicino alla ruota dell'tram per stare vicino alla sua ragazza,la corsa solitaria sul campo da baseball in cui il cineamatore"filma"se stesso,la guerra tra le bande cinesi in cui il cameramen tenta di registrare(e di sopravvivere)gli eventi e numerose altre che non intendo stare ad elencare minuziosamente.
Malgrado la"verve"del protagonista sia strabiliante mi sento in dovere di ribadire come,a mio giudizio,qualsiasi possibile paragone con un altro dei grandi"comici"del cinema come Charlie Chaplin potrebbe suonare,forse,inverosimile considerando la differenza dei loro rispettivi"universi narrativi"e stilistici pur ribadendo che il talento recitativo dei due attori-registi abbia tra loro più di un punto di contatto.
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Il titolo del mio secondo commento è riferito alla buona volontà con cui B.Keaton ricerca la risata degli spettatori(mi riferisco sempre a IL CAMERAMEN)attraverso un infinità di gag quasi tutte eccellenti,soprattutto per l'epoca:la sequenza nello spogliatoio,il protagonista che si accovaccia vicino alla ruota dell'tram per stare vicino alla sua ragazza,la corsa solitaria sul campo da baseball in cui il cineamatore"filma"se stesso,la guerra tra le bande cinesi in cui il cameramen tenta di registrare(e di sopravvivere)gli eventi e numerose altre che non intendo stare ad elencare minuziosamente.
Malgrado la"verve"del protagonista sia strabiliante mi sento in dovere di ribadire come,a mio giudizio,qualsiasi possibile paragone con un altro dei grandi"comici"del cinema come Charlie Chaplin potrebbe suonare,forse,inverosimile considerando la differenza dei loro rispettivi"universi narrativi"e stilistici pur ribadendo che il talento recitativo dei due attori-registi abbia tra loro più di un punto di contatto...e questa sarebbe una discussione,secondo me,molto interessante da approfondire tra cinefili,cineasti e storici del cinema.
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nicolas bilchi
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lunedì 18 aprile 2011
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il cameraman.
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Grande concentrato di comicità e malinconia, "Il cameraman" di Sedgwick (e del non accreditato Buster Keaton) è indubbiamente una pietra miliare del cinema muto hollywoodiano; il suo successo sta nella grandissima capacità dei registi di alternare o amalgamare momenti di grande divertimento ad un sottofondo sentimentalistico mirante a suscitare soffuse e dolci emozioni nello spettatore, compito lasciato completamente (e a ragione) alla strepitosa mimica facciale di Keaton, veramente un maestro nel riprodurre "i moti dell'animo" umano. Anche sul piano tecnico l'opera deve essere elogiata per le grandi invenzioni comiche mostrate, a partire da Buster che inciampa in una buccia di banana, gag diventata una delle più famose del mondo, fino al confronto nel minuscolo spogliatoio tra il protagonista ed un signore più in carne, e per la potenza visiva di alcuni spezzoni (la guerra a Chinatown e l'inseguimento con le barche), frutto dei notevoli budget forniti dalla Metro-Goldwyn-Mayer in sede di produzione.
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Grande concentrato di comicità e malinconia, "Il cameraman" di Sedgwick (e del non accreditato Buster Keaton) è indubbiamente una pietra miliare del cinema muto hollywoodiano; il suo successo sta nella grandissima capacità dei registi di alternare o amalgamare momenti di grande divertimento ad un sottofondo sentimentalistico mirante a suscitare soffuse e dolci emozioni nello spettatore, compito lasciato completamente (e a ragione) alla strepitosa mimica facciale di Keaton, veramente un maestro nel riprodurre "i moti dell'animo" umano. Anche sul piano tecnico l'opera deve essere elogiata per le grandi invenzioni comiche mostrate, a partire da Buster che inciampa in una buccia di banana, gag diventata una delle più famose del mondo, fino al confronto nel minuscolo spogliatoio tra il protagonista ed un signore più in carne, e per la potenza visiva di alcuni spezzoni (la guerra a Chinatown e l'inseguimento con le barche), frutto dei notevoli budget forniti dalla Metro-Goldwyn-Mayer in sede di produzione. L'unica pecca, ma dinanzi ad opere così perfette ed emblematiche su ciò che dovrebbe essere l'arte cinematografica significa proprio voler trovare il pelo nell'uovo, è la minor quantità di poesia che in certi momenti le immagini riescono a trasmettere, rispetto alle opere dell'altro grande comico del periodo, Charlie Chaplin, con il quale Buster Keaton è sempre stato messo a confronto, forse un po' forzatamente in alcuni casi, ma pur sempre giustamente purchè il paragone rimanga limitato ad individuare le differenze tra i due, senza esprimere un giudizio su chi sia migliore di chi, cosa assolutamente impossibile date le enormi differenze stilistiche di questi registi. Di fatti "Il cameraman" rifulge soprattutto per l'inventiva artistica e per tutte le gag comiche da esso create (perciò per quanto riguarda l'ambito più "tecnico" di un film), mentre in taluni frangenti, come già detto, viene a mancare la vena artistica in senso stretto, e l'artificio risulta evidente a discapito di quella "magia" che in altre parti della stessa opera prorompe con gioiosa potenza ed esplicito rispetto verso il Cinema tali che nessun appassionato non possa accorgersene e rimanerne commosso.
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dandy
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sabato 8 agosto 2015
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l'ultimo capolavoro di keaton.
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Al suo ultimo film da regista,Keaton riprende i rapporti tra cinema e realtà già esplorati in "La palla numero 13".Mette da parte il surrealismo e ne approfondisce invece il lato più umano e il fulcro del suo cinema:l'impossibilità di controllare ciò che lo circonda.La realtà rimane sempre qualcosa in cui Keaton non riesce a districarsi,in questo caso nemmeno cercando di imporvi la "realtà" cinematografica(la scena in cui giocando da solo a baseball riempie l'intero stadio e poi scopre di essere stato osservato tutto il tempo).E alla berlina finiscono sia l'avanguardia contemporanea(i disastrosi filmati del protagonista sembrano lavori di Dziga Vetrov)che il tradizionale,tant'è che persino una scimmietta è capace di filmarlo,e sarà la causa della ribalta finale di Keaton.
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Al suo ultimo film da regista,Keaton riprende i rapporti tra cinema e realtà già esplorati in "La palla numero 13".Mette da parte il surrealismo e ne approfondisce invece il lato più umano e il fulcro del suo cinema:l'impossibilità di controllare ciò che lo circonda.La realtà rimane sempre qualcosa in cui Keaton non riesce a districarsi,in questo caso nemmeno cercando di imporvi la "realtà" cinematografica(la scena in cui giocando da solo a baseball riempie l'intero stadio e poi scopre di essere stato osservato tutto il tempo).E alla berlina finiscono sia l'avanguardia contemporanea(i disastrosi filmati del protagonista sembrano lavori di Dziga Vetrov)che il tradizionale,tant'è che persino una scimmietta è capace di filmarlo,e sarà la causa della ribalta finale di Keaton. Finale che reca una sorta di triste profezia:Keaton riesce a farsi assumere dalla MGM,che nella realtà avrebbe finito con le troppe pressioni ed esigenze di stroncarne la carriera,assieme all'avvento del sonoro.
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