Battaglia nel cielo |
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Un film di Carlos Reygadas.
Con Marcos Hernández, Anapola Mushkadiz, Bertha Ruiz, David Bornstien, Brenda Angulo.
continua»
Titolo originale Batalla en el cielo.
Drammatico,
durata 98 min.
- Messico, Francia, Belgio, Germania 2005.
uscita venerdì 3 febbraio 2006.
MYMONETRO
Battaglia nel cielo
valutazione media:
2,28
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Anapola, lindísima Anapoladi gianleo67Feedback: 61482 | altri commenti e recensioni di gianleo67 |
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lunedì 17 aprile 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Autista ed aiutante di un ricco generale messicano, Marcos confessa alla spegiudicata figlia di quest'ultimo la morte del neonato, figlio di parenti benestanti, che ha rapito con l'aiuto della moglie. Sconvolto dall'accaduto e convinto a costituirsi dalla ragazza, alla quale è legato da una morbosa dipendenza, l'uomo finirà per reagire in modo tragico ed imprevedibile.
Una battaglia nel cielo molto terrena e politica, quella messa in scena da Carlos Reygadas che sembra replicare, nel simbolismo del famoso stemma messicano dell'Aquila e del Crotalo, un conflitto di classe giocato sulla morbosa deriva morale di turpitudini inenarrabili e su quella di una tenzone sessuale utilizzata come sottile strumento di coercizione psicologica e sociale. Se il rigore della sintassi filmica impone quasi come un atto dovuto il ricorso all'alternanza di piani ravvicinati e di una circolarità dei movimenti di macchina che stringono il cerchio attorno alla vittima predestinata di una inevitabile discesa agli inferi, sta nel rapporto tra i personaggi la chiave di una dialettica che ci parla di un dominio economico e politico senza vie d'uscita: l'impietosa rappresentazione antropologica di una subordinazione fisiognomica dove all'avvenenza fisica di una ricca meretrice per diletto si contrappone la ributtante conformazione adiposa di un inconsapevole cavalier servente e della sua matronale signora, laddove le striscianti contraddizioni che innervano un paese dominato dall'impunito autoritarismo della classe dominante finiscono per deflagrare nella manifestazione di un potere che si esercita tanto nei rituali pubblici (marziali, sportivi, religiosi) quanto in quelli privati (economici, sessuali, psicologici). Un panorama sociale insomma di squallore morale generalizzato e di inconfessabili segreti intimi che tende a cristallizare le relazioni umane nelle forme di un instintivo dominio psicologico, rendendo impossibile qualsiasi tentativo di ribellione e di redenzione: l'immondo delitto confessato alla giovane è un proditorio e minatorio vincolo morale da cui la stessa si scioglie immediatamente attraverso le lusinghe del sesso e le esortazioni alla legalità. Più che sull'insistita simbologia del potere, il film di Reygadas si gioca però sul piano di una complessa ed immediata stratificazione di significati: una dimensione storica di ineluttabile condanna alla povertà morale e materiale da cui non si può sfuggire nemmeno nell'estremo tentativo di riscatto, lungo una disperata Via Crucis che dall'ascesa ideale al Golgota conduce al muto pellegrinaggio di peccatori autoflagellanti, stretti nella morsa dei mastini di un Dio molto terreno che con i mitra spianati accerchiano l'ultimo baluardo di una illusoria salvazione celeste.
Anapola, Anapola
Anapola, lindísima Anapola
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