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Adam Frankenstein è immortale ed è diventato un detective privato alla ricerca della sua identità e di un posto nella società, mentre i clan rivali si affrontano per il controllo della Terra. La casa di produzione Lakeshore e il co-sceneggiatore Grevioux, autore della graphic novel, entrambi reduci dalla serie "Underworld", rifanno il look alla gloriosa creatura nata dalla penna di Mary Shelley quasi due secoli fa, con uno stile inedito molto noir e gotico, un po' videogame e un po' fumetto. Ne esce un film d'azione moderno che affronta temi epici come la lotta fra il Bene e il Male o il libero arbitrio ma è anche un viaggio alla ricerca di se stessi. E non a caso, il protagonista si chiama Adam, come il primo uomo. Non ha più i bulloni ma solo cicatrici, riesce a controllare la rabbia ed è un personaggio in evoluzione questo Frankenstein aggiornato ai gusti e alla sensibilità attuali, non più il mostro deforme, pericoloso, spaventoso e un po' scoordinato, metafora perfetta della paura dell'umanità verso tecnologia, progresso e diversità. In questa pellicola, Frank, rappresenta l'ago della bilancia nella lotta fra Demoni e Gargoyle e si muove nella plumbea e immaginaria Darkhaven, il tutto impreziosito da un look grafico urban fantasy decisamente gotico e da elementi visivi estratti dalla graphic novel originale da cui è tratto che sono i veri e unici elementi belli e riusciti di una pellicola altrimenti banale e spesso noiosa che neanche l'inedita rilettura del suo protagonista riesce a ravvivare.
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