I, Frankenstein |
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Un film di Stuart Beattie.
Con Aaron Eckhart, Bill Nighy, Yvonne Strahovski, Miranda Otto, Jai Courtney.
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Fantastico,
Ratings: Kids+13,
durata 93 min.
- USA 2014.
- Koch Media
uscita giovedì 23 gennaio 2014.
MYMONETRO
I, Frankenstein
valutazione media:
1,67
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La madre di tutti i B-moviedi Jep GambardellaFeedback: 230 | altri commenti e recensioni di Jep Gambardella |
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giovedì 30 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'orrore. Ma non il primordiale, seducente e ominoso orrore che impregna il capolavoro di Mary Shelley. Qui parliamo di quell'orrore che è tutto e solo nell'occhio di chi guarda e subisce. Orrore che nell'occhio si ferma, dato che non vi è sequenza in tutta pellicola che sia in grado di veicolare un'emozione, o appena una mera informazione, dalla rétina alla corteccia cerebrale dello spettatore. La trama. Probabilmente non esiste. Tutto il pregresso della "creatura", che dovrebbe sottendere e determinare il suo destino di outsider fra gli uomini, si risolve in una narrazione extradiegetica di 30 secondi: un bignami di luoghi comuni a 24 frame al secondo. Dopo 60 secondi dai titoli di apertura siamo alla prima zuffa. Manco una porta che scricchiola, una civetta che bubola, una voce di donna che grida nella nebbia. Così, tanto per portare con garbo il pubblico nell'atmosfera da film dalle pretese gotiche. Il resto del film fa pensare ai dorsi di libri finti che sono sulle librerie negli show-room dei mobilifici. Dentro non c'è nulla. Appunto. Menzione d'onore al personaggio della scienziata (Yvonne Strahovski) che dopo aver speso una vita nel rigore epistemologico del metodo galileiano, accetta l'esistenza di creature mitologiche (Gargoyle e Demoni) con la rapidità e l'indifferenza di chi apprende che domani ci sarà il blocco delle targhe dispari. Gli effetti speciali. Meritano un capitolo a parte nel bestiario. I Gargoyle sono fatti di puro Pongo (si arriva a sospettare un'animazione in stop-motion in più di un momento). E nonostante l'aspetto truce, hanno gli occhioni dei mostri di Monsters & Co. Le trasformazioni dei Demoni sono il risultato di un rendering elaborato da un algoritmo a 8 bit che ricorda gli effetti di celebri coin-op anni '80. Ma soprattutto, le maschere dei demoni pagano un pesante tributo ai Muppet. La fisicità degli attori (impegnati a demolire muri in mattoni come fossero wafer) rimanda a immagini di un sanatorio per malati di tisi degno delle migliori pagine di Thomas Mann. Aaron Eckart è sì un ottimo attore, ma è vittima di una corporeità del tutto aliena al ruolo di mostro deforme; un po' come scegliere di far interpretare Nosferatu a John Goodman. Abbiate pietà di voi stessi. Non guardatelo. E comunque, per questa volta, ha meritatamente vinto il male.
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