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L'abominevole regime di Pol Pot
di Filippo Catani
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sabato 24 maggio 2014
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Il film ripercorre i terribili anni dal 1975 al 1979 che videro la Cambogia sconvolta dall'atroce dittatura di Pol Pot e dei suoi Khmer rossi.
Il regista Panh è stato suo malgrado testimone di quanto accaduto in Cambogia. Non solo ha dovuto passare gran parte del tempo ai lavori forzati ma ha dovuto assistere alla morte di tutti i suoi familiari. Proprio da quì scaturisce l'esigenza di puntare i riflettori su quelle terribili annate e sulle atrocità della dittatura. Beni espropriati, solo un cucchiaio come bene personale, tanto lavoro e moltissima propaganda. C'era da attuare il super balzo in avanti e quindi non ci si doveva arrendere e bisognava coltivare anche i terreni aridi. Tutti ricevevano la medesima porzione di riso che veniva ulteriormente razionata in caso di carestie. venne dichiarata guerra agli intellettuali e alla cultura e quindi erano proibiti libri, cinema e addirittura gli occhiali. E poi assistiamo alla spersonalizzazione degli esseri umani con il terribile caso del bambino che denuncia la propria madre rea di essersi impossessata di nascosto di un mango. Come dice il film non c'è arma migliore della fame per tenere succubi le persone che sono così deboli e si ammalano facilmene. Chi si opponeva in qualsiasi modo veniva ucciso e nella tragica visione dei khmer rossi e dei loro capi si sarebbe giunti all'ideale di una rivoluzione senza persone. Un milione e mezzo di persone persero la vita. Il tutto mentre il mondo stava a guardare o peggio mentre alcuni settori della cultura vedevano con simpatia l'operato di Pol Pot per creare una società dove trionfavano libertà e uguaglianza. Bello anche l'espediente di alternare a filmati di repertorio delle statuette intagliate nel legno per ricostruire la vita di allora. Quello che più fa male è l'atroce confronto tra la vita prima e dopo la dittatura (struggente in questo senso il momento in cui viene mostrata la vita nel grande mercato alle porte della capitale e il deserto spettrale che regnava dopo). Giustamente insignito della nomination all'Oscar come miglior film straniero, il film ci fa indignare e soprattutto ci mostra il fatto che Pol Pot non ha mai subito un processo per quello di atroce che ha combinato e anzi in seguito è stata pure una pedina all'interno dello scacchiere del sudest asiatico.
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antonio montefalcone
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domenica 7 dicembre 2014
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un'opera straziante e ben realizzata
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Mi trovi assolutamnete d'accordo Filippo. "L'immagine mancante" è una straordinaria pellicola di denuncia sociale e di lodevole impegno civile. Un documentario alternativo, interessante e realizzato con cura: è semplicemente perfetto l'utilizzo delle piccole statuine in terracotta che sanno coinvolgere lo spettatore, tra vere emozioni e riflessioni, in un racconto di reale dolore e disperazione. Il risultato finale è un'opera straziante e sorprendente sul bisogno di non dimenticare e di non smettere mai di fare i conti con il passato. E per un affascinante quasi-cartoon come questo film, non è poco. Meritata la nomination come miglior film straniero e imperdibile la sua visione.
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