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L'idea di trascrivere l'Amleto di Shakespeare in chiave western non è poi così balzana come sembra, visto che la caratteristica principale del western all'italiana è proprio quella di attingere trame, idee, storie e personaggi alla letteratura, al teatro, alla mitologia e ogni forma d'arte non figurativa, opera compresa. Il primo a pensare a un Amleto con stivaloni e pistola è Sergio Corbucci. È lui che scrive il soggetto pensando a un titolo che denunciasse meglio l'ispirazione come Johnny Hamlet (il nome del protagonista) o Essere o non essere. Si dice che Corbucci pensasse originariamente a Anthony Perkins nel panni del protagonista. Quando è tutto pronto però decide di non esserne il regista. Dopo il rifiuto di Franco Rossetti, la produzione si affida a Enzo G. Castellari. Nei panni del protagonista arriva Andrea Giordana, fresco idolo delle ragazzine dopo il successo televisivo del "Conte di Montecristo". Castellari sa il fatto suo e, complice il suo sceneggiatore preferito Pier Carpi, tanta di mantenere l’operazione ad alto livello attingendo al gotico all’italiana, con fumi, effetti speciali e, soprattutto, l’idea di far girare la macchina da presa intorno al volto del protagonista nei momenti di grande intensità. Tra le scene degne di nota c’è la visone onirica iniziale e la crocefissione di Johnny, non nuova visto che il primo a crocifiggere il protagonista è Tinto Brass in Yankee nel 1966, e destinata a essere ripresa dallo stesso Castellari in Keoma. L’unico vero difetto è nel titolo. I produttori, non fidandosi del titolo Johnny Hamlet lo cambiano finendo per penalizzarne l’immagine.
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