...per un occidentale che fa un film sul giappone, alla tentazione di infilare una serie di luoghi comuni sul sol levante: questo film italiano in parte ci riesce, peccato che cada nel documentaristico. La storia è semplice: Kenji, è un giornalista giapponese che vive da molti anni a roma, ha appena scoperto di avere un male incurabile e, contemporaneamente, il suo capo gli ha affidato un reportage sul Giappone; l'uomo ha lasciato nel suo paese il ricordo di un amore, quello per Noriko, che è morta attendendolo invano. Lui non ha mai trovato la forza-la voglia- di tornare, adesso percorre a ritroso il cammino della sua esistenza assieme al fantasma/ricordo di noriko e, dopo l'incontro con la nipote nel ryokan gestito dalla zia, trova una forma d'empatia con i luoghi della sua nostalgia.
Buon inizio, bella fotografia, i dialoghi un po' forzati. Impossibile non filmare la Ginza di notte- in effetti è ipnotica-, buona la scelta di "rubare" a Kitano la spiaggia come luogo di quiete ritrovata( anche il m9imo robotico del protagonista sembra accennare a"l'estate di kikujiro" ) .
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m.romita
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mercoledì 21 marzo 2012
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un amore che si è perso e il suono del mare
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A molenga vorrei dire che la sua recensione non mette in primo piano la nitida bellezza delle immmagini, che va ben oltre il giudizio positivo di " bella fotografia " . Sono immagini che si susseguono , andando avanti e indietro nel tempo, di una bellezza struggente con una precisa e , secondo me, riuscita funzione di accompagnamento alla nostalgia lieve del protagonista. Un amore perduto senza una vera storia . Un film di cui, in una recensione, l'unica cosa da sottacere è la trama della storia . Bisogna dire che è un film dai tempi lunghi , diremmo oggi forse minimalista , quasi senza parole, dove si sente il suono della lingua giapponese ( i sottotitoli possono infastidire chi non entra in sintonia conla bellezza delle immagini ) e dove si parla del suono del mare .
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A molenga vorrei dire che la sua recensione non mette in primo piano la nitida bellezza delle immmagini, che va ben oltre il giudizio positivo di " bella fotografia " . Sono immagini che si susseguono , andando avanti e indietro nel tempo, di una bellezza struggente con una precisa e , secondo me, riuscita funzione di accompagnamento alla nostalgia lieve del protagonista. Un amore perduto senza una vera storia . Un film di cui, in una recensione, l'unica cosa da sottacere è la trama della storia . Bisogna dire che è un film dai tempi lunghi , diremmo oggi forse minimalista , quasi senza parole, dove si sente il suono della lingua giapponese ( i sottotitoli possono infastidire chi non entra in sintonia conla bellezza delle immagini ) e dove si parla del suono del mare . Questo strano film italiano parlato in giapponese è un piccolo capolavoro di poesia .Forse a me è piaciuto troppo e mi sono lasciato troppo prendere per poter scrivere una recensione distaccata come sembra quella di molenga .Massimo Romita
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