Il cineamatore

Un film di Krzysztof Kieslowski. Con Jerzy Stuhr, Malgorzata Zabrowska, Ewa Pokas, Stefan Czyzewski, Jerzy Nowak.
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Titolo originale Amator. Commedia, durata 112 min.
   
   
   

L'UOMO CHE VISSE CON LA MACCHINA DA PRESA... Valutazione 4 stelle su cinque

di fedeleto


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domenica 29 gennaio 2012

La Polonia e il cinema polacco sono sempre stati criticati e sottovalutati,ora un talento come Kieslowski ,proveniente dalla scuola di Lodz,dopo una serie di corti(il tram,l'ufficio,il concerto dei desideri) e alcuni buoni lungometraggi(il personale,la cicatrice),dirige una pellicola magistrale che racchiude in se' il concetto del cinema e della vita.Filip sta diventando padre,e non appena sua moglie sta per partotrire decide di comprare una videocamera per poter riprendere sua figlia fin dai primi giorni di vita.Non appena il direttore della fabbrica dove lavora Filip viene a sapere del mezzo di cui il suo dipendente e' in possesso gli chiede di girare del materiale durante una conferenza,e Filip ovviamente dovra' compiere cio'.Arrivera' ad appassionarsi al cinema in maniera viscerale riprendendo ogni cosa fino a partecipare ad un concorso sui cortometraggi concludendo con un documentario su un uomo storpio che lavora in  fabbrica,suscitando le ire del direttore.Peccato che la moglie lo abbandonera' e sara' costretto a puntare la cinepresa su di se raccontandosi in modo che ora puo' vedere dentro di se.Kieslowski firma un capolavoro,un insieme di concetti e temi essenziali per il cinema.La videocamera rapprensenta una spazio-tempo-verita' immortalato e bloccato incline alla ripetizione,una necesita' dell'uomo di poter vivere e rivivere delle situazioni che siano spiacevoli o piacevoli (emozionante la scena in cui un amico di Filip vuole rivedere la madre che ha avuto un ictus  nei filmati in cui stava bene e lo salutava),essa e' dunque un prolungamento o un miglioramento dell'occhio e della memoria ,ma fino a qui si rimane nel concetto di Dziga Vertov e del Cineocchio,Kieslowski in un certo senso va' avanti e supera questo concetto sperimentale,immortalando la macchina da presa su se stessi sull'uomo sul cineamatore su colui che voleva vedere attraverso l'occhio ora si fa' vedere nell'occhio.Si passa da un concetto di esteriorita' ad uno di interiorita',poiche' la nostra esteriorita' esiste per via della nostra interiorita'(in questo caso l'occhio e' l'elemento interno che si proietta sull'esterno),e la videocamera diventa non solo uno specchio ,ma uno specchio che si puo' rivedere e rivivere e forse rinascere.Ma la macchina da presa e' anche una non possibilita' di poter cambiare,poiche' gli stessi gesti delle persone e le stesse parole si ripetono ,dunque non c'e' quella liberta' e possibilita' di dinamicita' delle azioni,rimane per tanto un cerchio Kantiano dal quale non si puo' piu' uscire una volta entrati.La sceneggiatura firmata da Kieslowski e Jerzy Stuhur(l'attore principale) completa l'opera ,non c'e' dubbio che Kieslowski sia un regista straordinario.

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