Django sfida Sartana |
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Un film di Pasquale Squitieri.
Con Tony Kendall, George Ardisson, José Torres, Salvatore Billa, Fulvio Mingozzi.
continua»
Western,
durata 98 min.
- Italia 1970.
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Nel west le sfide tipiche dei peplumdi Gianni LuciniFeedback: 29144 | altri commenti e recensioni di Gianni Lucini |
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mercoledì 14 settembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L’idea di mettere a confronto due tra gli eroi più amati dal pubblico è una delle scelte che hanno caratterizzato la stagione dei “peplum”, i film d’avventura d’ispirazione classica o mitologica nati in Italia sulla scia dei grandi kolossal statunitensi. Il meccanismo è semplice. Riprendendo il gioco senza età dei confronti (è più forte Ercole o Maciste?) si costruisce una storia nella quale, per un equivoco iniziale, due personaggi che in genere dovrebbero stare dalla stessa parte finiscono per ritrovarsi l’uno contro l’altro, salvo poi allearsi in extremis per punire il cattivo di turno. Il gioco diventa ancora più facile quando agli eroi a tutto tondo dei “peplum” si sostituiscono gli imperfetti antieroi del western all’italiana, solitari per definizione e poco disposti a dare confidenza a chicchessia. In Django sfida Sartana il meccanismo è proprio quello classico anche se Pasquale Squitieri modifica le caratteristiche di Django che soprattutto all’inizio del film è molto lontano dall’ombroso e tormentato vendicatore nato dalla fantasia di Sergio Corbucci. Più eroe che antieroe è un inusuale pistolero buono e altruista quello che all’inizio del film lavora in squadra con altri bravi cittadini per dare la caccia alla banda del Corvo. Il suo mantello è pulito, di buon taglio e non interamente nero. Quasi a sottolinearne la sostanziale “normalità” gli affianca addirittura un fratello impiegato di banca. Per contrasto è Sartana ad avere le stimmate dell’ombroso e solitario pistolero che vive nelle zone d’ombra poste ai margini della legalità. Nerissimo, silenzioso e sfuggente è il reietto che viene vissuto come un diverso e respinto dalla comunità allo stesso modo del pianista nero del saloon che subisce i pesanti scherzi razzisti del giovane Fabian. Le caratteristiche dei due protagonisti si mantengono immutate fino alla fine e proprio l’unione di due personalità così differenti finisce per diventare l’elemento più suggestivo del film.
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