Il cacciatore

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Sconvolge e annienta con un colpo solo Valutazione 5 stelle su cinque

di Tony Montana


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sabato 20 novembre 2010


Forse assieme a Taxi Driver e al futuro Toro Scatenato, Il cacciatore diretto da Michael Cimino, è uno dei film più importanti e incisivi nella carriera di Robert De Niro, sia sul versante di qualità artistica sia su quello della costruzione della sua mitologia cinematografica. Rispetto a tutte le precedenti interpretazioni, il profilo che emerge da questo nuovo film è maturo e consapevole dei propri mezzi espressivi, in grado di misurarsi con tematiche complesse come quella della Guerra del Vietnam senza cadere in un’interpretazione standardizzata.
Cimino, diversamente da altri registi della propria generazione, proviene dall’universo della pubblicità e del documentario e aveva sperimentato solo una volta il lungometraggio.
Con i forti incassi del film precedente, Cimino finanzia un suo soggetto cinematografico incentrato sul tema scottante del Vietnam a cui si dedicavano nello stesso anno Coppola con Apocalypse Now e Kubrick, otto anni dopo con Full Metal Jacket.
La trama del Il cacciatore verte sulla storia di un gruppo di ragazzi della Pennsylvania, appartenenti ad una piccola comunità di immigrati slavi, che vivono tutti grazie al lavoro in un’acciaieria.
Tre di loro, Michael ( De Niro ), Nick ( Christopher Walken ) e Steven ( John Savage ), sono stati richiamati per il Vietnam, ma prima di partire, partecipano al matrimonio dello stesso Steven con Angela, celebrato con rito ortodosso, seguito da una festa a base di birra e le note spumeggianti di I Love You Baby. Cimino descrive con un’ora di proiezione e con forte senso della narrazione corale, il giorno delle nozze fra i due giovani, permettendo allo spettatore di conoscere dettagliatamente i protagonisti, i rapporti d’amicizia e di forza, le tensioni, il filo sottile drammatico che ripercorre il loro destino ( notevole la scena in cui i due novelli sposi bevono da un recipiente comune: tradizione vuole, affinché il matrimonio sia fortunato, che il liquido non venga mai versato. Così sembra essere e nessuno si accorge che alcune gocce, messe in primo piano dalla telecamera, cadono sul candido vestito di Angela ). Tra gli altri coprotagonisti ci sono John Cazale nei panni di Stan ( nella sua ultima interpretazione visto che morirà di cancro poco dopo ) e Meryl Streep nel ruolo di Linda, giovane ragazza sentimentalmente in bilico fra Nick e Michael.
Dopo le nozze, alla fine del quale vediamo De Niro, che ubriaco, corre nudo per le strade della città, i cinque uomini partecipano a una battuta di caccia sui monti della Pennsylvania. Michael vive questa esperienza con profondo senso del rigore morale, affrontandola come un rito atavico, fatto di superstizioni e leggende, ma con un profondo rispetto per la natura. Prima di partire per il fronte in un tempo ancora non disilluso dalla violenza, Michael dice a Nick che morire in montagna o nel Vietnam è esattamente la stessa cosa, ma deve succedere lealmente, secondo le regole del colpo solo ovvero uccidendo la preda con un solo proiettile.
Con uno stacco improvviso di montaggio, Cimino ci proietta nella bufera della guerra, dove la giovinezza s’infrange sotto un cielo confuso dai rumori e dalle luci delle armi. La natura incontaminata delle montagne americane si trasforma, ora in un territorio impenetrabile, un’immensa foresta di fuoco brulicante di uomini deturpati nel fisico e nella mente. Dopo un’azione di guerriglia, Michael, Steven e Nick vengono fatti prigionieri dai Vietcong, e li troviamo immobilizzati in una prigione paludosa, coperti d’acqua e con il viso sporco di terra, costretti a sottostare al gioco della roulette russa. Il colpo solo leale di Michael si trasforma nel proiettile incivile del nemico, che Cimino descrive con crudeltà e cinismo destabilizzanti, lasciando scossi e con gli occhi sbarrati per tutta la visione. Niente colonna sonora. Solo i piani, le grida, le minacce dei vietcong e le imprecazioni dei tre amici. Lo status dei protagonisti è allucinato e a tratti eccessivi. La freddezza del personaggio di De Niro, risolve la situazione: dopo un bagno di sangue, i tre riescono a fuggire, anche se solamente Nick è tratto in salvo da un elicottero, mentre Michael e Steven cadono dal velivolo e Steven urta violentemente una roccia rimanendo per sempre mutilato.
Ora si consuma la vera tragedia.
Michael, tornato dalle tenebre vietnamite, torna a casa ricoperto di medaglie e acclamato come un eroe, ma scopre che oggi tessera è fuori posto: Nick è ancora disperso, Steven è disabile mentre Angela è affondata in una folle depressione.
Neanche la caccia lenisce il suo animo sofferente: appare come un’azione impura, insensibile che trasforma l’amicizia con gli altri amici che gli sono rimasti. Solamente Linda, con cui Michael allaccia una relazione, sembra l’unica ragione di vita in un universo che ha perso il senso ed è avvolto dalla solitudine.
In ricordo di Nick, Michael torna nell’inferno di Saigon per ritrovare l’amico scomparso. Nella sequenza finale, Michael rintraccia Nick, nel frattempo diventato dipendente dall’eroina, in una bettola della città, intento a partecipare ad una gara clandestina di roulette russa. Nick non ascolta le suppliche di Michael, e il tamburo della sua pistola pesca il colpo solo, perforandogli la testa.
E Michael rimane lì, in lacrime, cercando di risvegliare Nick da un sonno che non ha risveglio, mentre le sue mani si sporcano del cremisi sangue.
Il cacciatoreha ricevuto nove nomine agli Oscar vincendo quelle per film, regia, montaggio, sonoro, e attore non protagonista a Walken.
Anche De Niro ricevette la nomina come attore, tornando a casa a mani vuote.
Al pari del capitano Willard di Coppola, anche Michael Vronsky penetra gli spazi del cuore di tenebra, per non tornare più uguale, forse, per non tornare più se stesso.
Ammetto che questo film, inoltre fra i più difficili da recensire è stato il più scioccante che abbia mai visto, inchioda alla poltrona, la visione è realistica e sconvolgente per questo difficile da digerire, inoltre, ci si immedesima così tanto nei personaggi, che si prova ogni loro sentimento, l’amore, l’amicizia, il dolore e lo stress della guerra, per tanto, concordo con la censura e lo sconsiglio vivamente ai minori di 14 anni.
Capolavoro assoluto.

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