LA SETTIMA STANZA
Di Marta Merzaros
Premio della giuria ecumenica a Venezia nel 1996.
TRAMA: la storia di Edith Stein, ebrea – atea – poi divenuta cattolica carmelitana e morta ad Aushwitz nel ( 9 o 12 agosto) 1942. Patrona d’Europa.
STRUTTURA: Il film è difficile, procede per salti e sbalzi stilistici ma avvincente corre verso il tragico finale. La protagonista è la stessa che ricopre il ruolo di Maria la madre di Gesù nel film THE PASSION di Mel Gibson.
Edith filosofa, assistente di Husserl (Fenomenologia), insegnate di lettere e filosofia, nonché ricercatrice universitaria, comincia a conoscere due tipi di persecuzioni:
la prima essendo di origine ebraica, religione che comunque lei non pratica più dall’adolescenza, (importante sottolineare, perché lei stessa dice, che la sua non è una conversione dall’ebraismo al cattolicesimo, ma dall’ateismo al cristianesimo), piano piano viene estromessa dalle leggi razziali dall’insegnamento e dalla vita pubblica.
La seconda è la fatica della madre ad accettare la conversione – tradimento della figlia con bellissimi dialoghi presi dalla biografia della stessa Stein.
L’essere privata di ogni attività permette alla Stein ormai filosofa riconosciuta a livello europeo (ha girato l’Europa tenendo conferenze sulla dignità della donna), di non avere impedimenti per l’entratanel Carmelo di Colonia.
Ma la sua avventura continua, le persecuzioni incalzano fino quando lei stessa deciderà di assumere su di sé il sacrificio di Cristo per offrirsi in olocausto per i buoni e i cattivi).
Il film procede per stanze le mansione del castello interiore di Santa Teresa d’Avila che indicano il cammino della preghiera, la cui ultima stanza, la settima appunto, rappresenta l’unione dell’anima con Dio.
Ci sono lungo il film diversi portoni – porte che si chiudono con solennità e rappresentano il passaggio da una mansione all’altra. Ogni chiusura è una rinuncia – spogliazione a cui Edith si abbandona. Questo fino alla nudità cristologia dell’ultima sequenza con una bellissima icona della Pietà dove Israele regge tra le braccia il Cristo Morto.
La Settima stanza coincide con la Camera a Gas e l’accostamento è altamente significativo perché il luogo della morte, della violenza barbarica e dell’assenza – scandalo di Dio, diviene anche il luogo dell’unione mistica, dove il martire soffre come Cristo e diviene Cristo rendendolo presente dentro lo scandalo del male.
Intenso e difficile.
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