Non voglio morire |
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Un film di Robert Wise.
Con Susan Hayward, Simon Oakland, Virginia Vincent
Titolo originale I Want to Live!.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
b/n
durata 120 min.
- USA 1958.
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Quando le donne, erano 'donne'.di Paolo CiarpagliniFeedback: 0 |
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domenica 25 marzo 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Susan Hayward, è la protagonista di questo splendido film del '58. Trattasi della vera storia di Barbara Graam, donna ribelle, anticonformista, oserei dire autolesionista. La folgorante bellezza della Hayward riesce però a smussare, un personaggio altrimenti difficilmente riproponibile sullo schermo. Una donna dal passato torbido, colmo di 'malafatte' di ogni genere. Barbara non è una assassina, è questo il live motive del film, ma finirà nella camera a gas nonostante tutti i tentativi per salvarle la vita. Molti indizi non presentati al processo in primo grado uno dopo l'altro, vengono lentamente alla luce. Uno su tutti; Barbara è mancina!, mentre l'anziana signora rapinata e uccisa brutalmente, è stata colpita da un destrorso-a. Ormai è troppo tardi, ogni tentativo di riaprire il caso risulta vano, ed il giudice della Corte Suprema rigetta ogni istanza di appello. La mezz'ora finale del film è un pezzo di intensa cinematografia, ma anche un macigno che pesa come una lapide sulla 'giustizia' ancora vigente in alcuni stati USA, sì proprio loro i 'paladini della libertà'. Altrettanto vero è anche l'inconfutabile verità che quando qualcuno si macchia di un delitto, meriterebbe la medesima fine. Ma a conti fatti, quanti i casi giudiziari che anche nel nostro paese hanno poi visto una revisione completa del giudizio? decine, forse centinaia. Esprimere un giudizio sulla giustezza della pena capitale non è facile, ma non si può neppure sempre e comunque nascondere la testa sotto terra. Quanti i 'personaggi' che da decine di anni si fanno beffa di tutti, ridendo in faccia ai giudici o a magistrati che rischiano la vita ogni giorno? troppi, e ciò è inammissibile. Ma sarebbe un lungo discorso, e questo piccolo spazio non rappresenta certo un luogo adatto per questioni di tale portata. Posso solo dire infine che film come questi, pur apparendo datati inevitabilmente sotto molti punti di vista, valgono spesso mille stupidate che oggi sono tanto di moda. Il cinema, come ogni altra cosa della vita ha subito un'evoluzione, ma purtroppo come spesso accade nella vita 'modernizzazione' non è sinonimo di progresso, ed a qualsivoglia livello sia esso emotivo, intellettuale, giuridico, umanitario etc... Ci troviamo di fronte all'enorme cecità umana che dilaga, senza un'argine che riesca ad imbrigliarne le deleterie conseguenze. Tornando alla splendida Susan Hayward, una stella scomparsa prematuramente, bellissima, piena di talento. "cose d'altri tempi", quei favolosi anni in cui Hollywood non sfornava film cibernetici, ma ancora si guardava alla realtà per attingerne a piene mani. Oggi per assurgere allo status di artista, è sufficiente comparire su di un giornale scandalistico accanto ad un 'vip', è la realtà dell'effimero che prevale. La società stà scadendo come una merce avariata che nel mezzo di una folle corsa all'arrivismo, è stata dimenticata fuori dal frigo. Un film da vedere e rivedere. Ciao Susan...
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