mary
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domenica 26 agosto 2007
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di una bellezza inquietante, presagio d'un destino
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Di una bellezza rara e inquietante, così definirei questo film visto per la prima volta all'età di 15-16 anni e rivisto 11 anni dopo in una sera d'estate. Inquietante non è solo la trama, ma soprattutto il parallelismo con la vita dell'attrice protagonista: presagio della morte che di lì a poco rapì il fascino e la bellezza dell'attrice più affascinante della Germania di tutti i tempi, placando quel dolore che l'aveva spinta all'alcol ed alla droga. Inquietante è inoltre l'esaltazione di quei pensieri che faticosamente si cerca di dimenticare e che invece il film, grazie alla maestria di Risi e dei protagonisti, riscopre violentemente. Un amore sommerso, quello di Anna e Nino, che improvvisamente ritorna avvolto da una passione misteriosa perchè sospesa tra presente e passato, come alcuni nostri pensieri che cerchiamo di accantonare nel passato, ma che improvvisamente si riscoprono appartenenti al nostro presente, come quel dolore della Schneider affermatosi qualche tempo dopo con tutta la sua forza devastante, ma in realtà già presente ed inutilmente tenuto nascosto.
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Di una bellezza rara e inquietante, così definirei questo film visto per la prima volta all'età di 15-16 anni e rivisto 11 anni dopo in una sera d'estate. Inquietante non è solo la trama, ma soprattutto il parallelismo con la vita dell'attrice protagonista: presagio della morte che di lì a poco rapì il fascino e la bellezza dell'attrice più affascinante della Germania di tutti i tempi, placando quel dolore che l'aveva spinta all'alcol ed alla droga. Inquietante è inoltre l'esaltazione di quei pensieri che faticosamente si cerca di dimenticare e che invece il film, grazie alla maestria di Risi e dei protagonisti, riscopre violentemente. Un amore sommerso, quello di Anna e Nino, che improvvisamente ritorna avvolto da una passione misteriosa perchè sospesa tra presente e passato, come alcuni nostri pensieri che cerchiamo di accantonare nel passato, ma che improvvisamente si riscoprono appartenenti al nostro presente, come quel dolore della Schneider affermatosi qualche tempo dopo con tutta la sua forza devastante, ma in realtà già presente ed inutilmente tenuto nascosto. Giocato alla grande tutto il mistero, la passionalità ed il fascino dell'attrice protagonista.
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luigi chierico
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venerdì 5 luglio 2013
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il ritorno di un amore distrutto
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Comunemente la roba bella non si usa perchè si sciupa o si rompe. A me pare che altrettanta sorte è destinata a tanti bei film, d'altronde la conferma viene dal fatto che si
vedono propinare di continuo tante baggianate con giovani figure di attrici ed attori sconosciuti ora e per sempre.
Ho avuto l'occasione di rivedere questo film che già mi piacque alla sua uscita, ma ora che gli interpreti non ci sono più, mi ha particolarmente lasciato ancor più tanta
tristezza, ma anche tanta speranza in una vita che non finisce. Chi lascia un buon ricordo può vivere in eterno senza neanche bisogno di andare a rispolverare i Vangeli.
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Comunemente la roba bella non si usa perchè si sciupa o si rompe. A me pare che altrettanta sorte è destinata a tanti bei film, d'altronde la conferma viene dal fatto che si
vedono propinare di continuo tante baggianate con giovani figure di attrici ed attori sconosciuti ora e per sempre.
Ho avuto l'occasione di rivedere questo film che già mi piacque alla sua uscita, ma ora che gli interpreti non ci sono più, mi ha particolarmente lasciato ancor più tanta
tristezza, ma anche tanta speranza in una vita che non finisce. Chi lascia un buon ricordo può vivere in eterno senza neanche bisogno di andare a rispolverare i Vangeli.
Il film è una meravigliosa storia d'amore che conserva il suo fascino ed il suo mistero al di là della vita, oltre la mortre. Ne sono interpreti due figure romantiche per eccellenza: Romy Schneider e Marcello Mastroianni. La grande sensibilità dei due protagonisti e la struggente immagine della Schneider, in continua metamorfosi, consentono di dar vita ad un film fantastico con tale credibilità, però, da farne una storia verosimile.
Assistiamo così ad una struggente e meravigliosa storia d'amore o ad un sogno irragiungibile di ritrovare, fuori dalla realtà, il grande amore perduto per sempre. Il continuo alternarsi della realtà con la fantasia, del ricordo del passato con il vivere quotidiano, del vero con il falso, ci obbliga a vedere immagini di una bellezza femminile estrema, con una macilenta, che strappa il cuore.
In questo film trionfano i sentimenti, la fedeltà e la purezza anche contro la violenza e la tragedia, tanto è sufficiente a qualificarlo più che buono.
I due che si sono rincorsi una vita nel racconto cinematografico,oggi si saranno ritrovati.
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mondolariano
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giovedì 12 maggio 2011
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un ghost all'italiana
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A trent’anni di distanza dalla giovane Sissi, Romy Schneider è ormai una donna matura. Torna indietro nel tempo per rianimare memorie di fresche gioventù, complice un Mastroianni dall’aspetto stanco, quasi passivo, impegnato in un dramma di raro prestigio. Sospeso a mezze tinte in atmosfere fumose, sorta di palude da cui emergono ombre, enigmi e situazioni assurde, si tratta di un ghost all’italiana dove alla brughiera inglese si sostituisce l’inverno della campagna padana, che assurge a capolavoro nella scena in barca sul Ticino: gli alberi scheletrici emergono dalle nebbie come minacciose presenze di un quadro irreale. Il senso della storia non dice molto ma appartiene all’immaginario privato di chiunque, di chi si sente smarrito e alla ricerca del tempo perduto.
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A trent’anni di distanza dalla giovane Sissi, Romy Schneider è ormai una donna matura. Torna indietro nel tempo per rianimare memorie di fresche gioventù, complice un Mastroianni dall’aspetto stanco, quasi passivo, impegnato in un dramma di raro prestigio. Sospeso a mezze tinte in atmosfere fumose, sorta di palude da cui emergono ombre, enigmi e situazioni assurde, si tratta di un ghost all’italiana dove alla brughiera inglese si sostituisce l’inverno della campagna padana, che assurge a capolavoro nella scena in barca sul Ticino: gli alberi scheletrici emergono dalle nebbie come minacciose presenze di un quadro irreale. Il senso della storia non dice molto ma appartiene all’immaginario privato di chiunque, di chi si sente smarrito e alla ricerca del tempo perduto. Il finale andrebbe anticipato di pochi minuti (allo squillo del telefono senza filo), evitando l’esagerazione di finire al manicomio.
Impressionanti primi piani della Schneider avvizzita, cui risponde un’inquietudine di fondo perennemente sprofondata nel basso, thriller psicologico con alcune venature horror. Da sconsigliare ai depressi. Tre stelle e mezzo.
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parsifal
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giovedì 11 maggio 2017
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il ritorno del passato
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Opera concepita nel 1981 da Dino Risi, regista d'eccezione del cinema italiano del '900, tratta dall'omonimo romanzo di Mino Milani, ambientato a Pavia, con alcune incursioni in altre cittadine del Nord Italia, affronta il tema ricorrente nel cinema di tutti i tempi, ovvero il rapporto tra il mondo materiale e l'aldilà , tutto in virtù di ciò che muove il Sole e l'altre stelle , ovvero l' Amore. Il protagonista Nino Monti( un maturo e sempre affascinante Mastroianni), noto commercialista pavese, incontra in modo non casuale , la donna che fu il grande amore della sua giovinezza, Anna Brigatti, interpretata da una Romy Schneider già provata dalla malattia che la condusse alla morte e che coraggiosamente mostra i segni del male che portava in sè.
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Opera concepita nel 1981 da Dino Risi, regista d'eccezione del cinema italiano del '900, tratta dall'omonimo romanzo di Mino Milani, ambientato a Pavia, con alcune incursioni in altre cittadine del Nord Italia, affronta il tema ricorrente nel cinema di tutti i tempi, ovvero il rapporto tra il mondo materiale e l'aldilà , tutto in virtù di ciò che muove il Sole e l'altre stelle , ovvero l' Amore. Il protagonista Nino Monti( un maturo e sempre affascinante Mastroianni), noto commercialista pavese, incontra in modo non casuale , la donna che fu il grande amore della sua giovinezza, Anna Brigatti, interpretata da una Romy Schneider già provata dalla malattia che la condusse alla morte e che coraggiosamente mostra i segni del male che portava in sè. Nino non la riconosce e non dà peso a quell' episodio apparentemente casuale. Sarà lei a cercarlo e a dichiarare la sua vera identità. Incuriosito, si mette sulle sue tracce e viene a conoscenza del fatto che si era sposata con un nobile di Sondrio. MA non è questo il particolare più saliente; il fatto è che Anna risulta deceduta da più di tre anni, come gli confermerà un suo amico medico. Eppure gli incontri continuano, alla luce di quell'amore che li aveva visti giovani e pieni di passione. Nel frattempo , una serie di delitti vengono commessi nella tranquilla città di provincia ed Anna svelerà retroscena dolorosi sulle persone coinvolte e vittime dei suddetti. Come per incanto , Anna svanirà così come era apparsa lasciando Nino sull'orlo del baratro. A breve , il noto professionista, perderà il senno e verrà ricoverato in lussuosa casa di cura, dove l'infermiera che avrà cura di lui sarà proprio lei. Amor Omnia VIncit. Da scoprire e da rivedere.
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elgatoloco
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lunedì 2 gennaio 2017
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ottima ghost-story made in italy
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"Fantasma d'amore"di Dino Risi(1981), da un romanzo di Mino Milani di quattro anni prima. Ossia, potremmo dire, di quando il cinema italiano era tale(sia detto senza"nostalgismo", ma con un certo rimpianto). Risi, già versato nel genere drammatico, con"La Grande Guerra"(metà anni Sessanta, se non sbaglio), con "Anima persa"(1977), affronta qui anche ciò che, spesso per comodità tassonomica, si definisce"paranormale"; "Psy", etc.UN esempio abbastanza raro nel cinema d'autore made in Italy, anche se, per quanto riguarda non solo la mia pochezza, ma molti storici e studiosi di cinema, sono senz'altro d'autore anche i film di Riccardo Freda, di Mario Bava, di Dario Argento, di Lucio Fulci(cito in ordine cronologico, non valutativo), tuttavia più contaminati con il genere"horror".
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"Fantasma d'amore"di Dino Risi(1981), da un romanzo di Mino Milani di quattro anni prima. Ossia, potremmo dire, di quando il cinema italiano era tale(sia detto senza"nostalgismo", ma con un certo rimpianto). Risi, già versato nel genere drammatico, con"La Grande Guerra"(metà anni Sessanta, se non sbaglio), con "Anima persa"(1977), affronta qui anche ciò che, spesso per comodità tassonomica, si definisce"paranormale"; "Psy", etc.UN esempio abbastanza raro nel cinema d'autore made in Italy, anche se, per quanto riguarda non solo la mia pochezza, ma molti storici e studiosi di cinema, sono senz'altro d'autore anche i film di Riccardo Freda, di Mario Bava, di Dario Argento, di Lucio Fulci(cito in ordine cronologico, non valutativo), tuttavia più contaminati con il genere"horror". Qui, invece, nel film di Risi da Milani, l'"orrore", quando c'è, è nello sconcerto, nello stupore carico di timore e anche di terrore, non negli effetti di cui vari degli altri registi citati erano maestri. Così, le sequenze del lago(gita tragica, ma...), nella nebbia, gli inseguimenti sull'autobus, dall'autobus e poi per strada, ma in realtà tutto il film, con due intensissimi protagonisti(Mastroianni e Romy Schneider, cui la tragica fine ha fatto velo per una più seria valutazione critica, dai film degli anni Sessanta in poi, lasciando da parte"Sissi"e altre operine degli anni Cinquanta, che sono , tutt'al più, esercici di stile da ragazza, neppure lontane prefigurazioni di quanto l'attrice avrebbe realizzato in seguito); ma c'è anche , nella parte di un"veggente".occultista, un intensissimo Julian Beck, attore, regista, pittore, scenografo, fondatore-con JUdith Malina- di quella straordinaria esperienza che fu- e in parte ancora è- il"Living Theatre". Da esaminare, a livello mimico(mimica faccila, in primis, pur se non solo)l'intensità dei volti, come anche la gestualità dei due protagonisti(e di Beck, per la parte che gli compete, comunque non minima), che dà parecchi punti a chi affronta il cinema oggi, dove intendo interpreti che spesso non hanno dietro di sé, neppure per colpa propria, una"gavetta"teatrale, che solo "gavetta"chairamente non è né può essere, visto il rapporto diretto con spettatori e spettatrici. Quanto altrimenti è relegato nelle altre letteratura, e in Italia emerge sono con TOmmaso Landolfi e Dino Buzzati e al cinema viene frequentato, ma saltuariamente e considerato "di genere"qui viene esplicitato e "detto", in modo laico, senza nessuna concessione a modelli triti e ritriti di presentare la"cosa". E a Risi riesce, indubbiamente, in questa zona scelta per il fim(l''OLtrepò pavese), dove, diremmo, si sentono il senhal e i suoi fantasmi(da leggersi anche lacanianamente, ovvero come fantasmi mentali, non solo in senso"proprio", certo)a dare a ogni ambiente, a ogni androne di casa un sentore inquietante, dove l'inquietduine , però, e forse mi ripeto, viene principalmente "da dentro", dall'interiorià della psiche(inconscio, volendo)non da quanto appare e si manifesta. Arte filmica vera, dove si mostra quanto non appare"immediatamente", ma lo si fa intuire e"comprendere". El Gato
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