paola di giuseppe
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martedì 21 settembre 2010
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uomini al fronte
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“La storia qui raccontata non è un atto di accusa, né una confessione. Tantomeno si tratta di un'avventura. Per quanti l'hanno vista in faccia, la morte non è un'avventura. Molto più semplicemente abbiamo solo cercato di raccontare la storia di giovani vite che, pur sopravvissute alle bombe, sono rimaste profondamente segnate dagli orrori della guerra.”
La didascalia scorre in apertura, crea disagio e attesa. Germania 1915:nella vecchia aula di liceo entrano a ondate dalle due finestre aperte rumori di strada,sovrastano la voce del prof. che aveva appena scritto alla lavagna l’incipit dell’Odissea. “L'uomo dal multiforme ingegno raccontami, o Musa,
che a lungo errò dopo ch'ebbe distrutto la rocca sacra di Troia;
di molti uomini le città vide e conobbe la mente,
molti dolori patí in cuore sul mare,
lottando per la sua vita e il ritorno dei suoi…”
Partono le truppe per il fronte,si lanciano fiori e cuori,volontari si offrono, bandiere sventolano,trambusto di gente,strepito di ruote,petti superbi d’orgoglio patriottico si gonfiano aspettando medaglie,la voce torna al prof.
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“La storia qui raccontata non è un atto di accusa, né una confessione. Tantomeno si tratta di un'avventura. Per quanti l'hanno vista in faccia, la morte non è un'avventura. Molto più semplicemente abbiamo solo cercato di raccontare la storia di giovani vite che, pur sopravvissute alle bombe, sono rimaste profondamente segnate dagli orrori della guerra.”
La didascalia scorre in apertura, crea disagio e attesa. Germania 1915:nella vecchia aula di liceo entrano a ondate dalle due finestre aperte rumori di strada,sovrastano la voce del prof. che aveva appena scritto alla lavagna l’incipit dell’Odissea. “L'uomo dal multiforme ingegno raccontami, o Musa,
che a lungo errò dopo ch'ebbe distrutto la rocca sacra di Troia;
di molti uomini le città vide e conobbe la mente,
molti dolori patí in cuore sul mare,
lottando per la sua vita e il ritorno dei suoi…”
Partono le truppe per il fronte,si lanciano fiori e cuori,volontari si offrono, bandiere sventolano,trambusto di gente,strepito di ruote,petti superbi d’orgoglio patriottico si gonfiano aspettando medaglie,la voce torna al prof., piena, vibrante, stentorea, gli alunni lo guardano in silenzio:
“Ora la patria ci chiama, la patria ha bisogno di soldati i personali interessi devono essere messi da parte pel grande sacrificio per la nostra patria.Questo è un inizio glorioso per la vostra vita, il campo dell'onore vi chiama, perché stiamo qui?”La ripresa ora è su facce di piccoli uomini che si esaltano, libri e quaderni che volano, un’aula che si svuota al grido di “non più libri!”, il carrello scorre rapidamente all’indietro, ci si illude che almeno uno di loro sia rimasto seduto al suo banco.Nessuno.
La seconda compagnia in quattro anni è decimata, l’ultimo è Paul, voce narrante e occhio critico.
Il ritorno a casa in licenza temporanea dopo tre anni, in visita alla stessa classe,con lo stesso prof. e facce quasi di bambini ai banchi (ma lui aveva la loro stessa età, quando partì!) è uno dei vertici di un film che tocca l’apice in tanti momenti e per tante ragioni.
Qui è un capolavoro di logica nelle parole di Paul al prof. e alla classe, di accusa al potere, di denuncia delle sue mistificazioni. La patria non vuole morti, bisogna vivere, e dirlo nel 1930 non era così scontato, i nazisti boicottarono la prima del film a Berlino lanciando topi in platea, il fascismo lo proibì in Italia dove verrà proiettato soltanto nel 1956 in una versione censurata, ovunque le polemiche infuriarono e tanti cuori s’indignarono.Non fu piacevole vedere in lunghi piani sequenza le dirette dal fronte, sentir martellare obici per minuti e minuti ed esplodere granate da tapparsi le orecchie, veder morire adolescenti dal viso dissanguato e gambe amputate, padri di famiglia che a casa avevano campi da arare e crepavano in una buca scavata dalle bombe perché un ragazzo aveva paura.
Oscar come miglior film e miglior regia, All’Ovest niente di nuovo è un’esperienza di profondo umanesimo, un capolavoro senza tempo che raccoglie il meglio di una scuola di cinema che in trenta anni dalla sua nascita ha creato tecnica, linguaggio, esperienza e genio e li ha messi al servizio dell’arte in un secolo in cui l’arte è fusione di suono, immagine, fotografia, luce e colore, una polivisione, per dirla alla Abel Gance, che ancora e ancora deve occuparsi della guerra, di questo inspiegabile e intramontabile modo di vivere tra uomini, come allora, sotto le mura di Troia così ora, chiusi nelle trincee, uomini e topi.
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queztal
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sabato 3 gennaio 2009
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bianco e nero e tutti i toni del grigio
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Possibile che nessuno ancora abbia recensito questo film? Allora siamo pronti per la terza guerra mondiale. Se dopo questa pellicola ci fu la riedizione di quel massacro su scala mondiale e con nuovi e più micidiali strumenti di morte questo significa che l' arte non serve a niente, solo a provocare emozioni in qualche anima candida nutrita da maestri virtuali. Oggi che la guerra è indiretta e delocalizzata come ogni forma di produzione la Grande Guerra rimane l' ultima epopea eroica, l' ultimo atto epico e mitologico della modernità, quando ancora si affrontava il "nemico" corpo a corpo e lo si doveva infilzare con la baionetta nel fango di una trincea strappata ai topi. Noi siamo nati dopo e non sappiamo di guerre, ma possiamo redimerci in parte con questa opera restaurata alla perfezione (un piccolo segno di speranza nell' umanità) dove tutto è sobrio e scarno e incredibilmente realistico.
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Possibile che nessuno ancora abbia recensito questo film? Allora siamo pronti per la terza guerra mondiale. Se dopo questa pellicola ci fu la riedizione di quel massacro su scala mondiale e con nuovi e più micidiali strumenti di morte questo significa che l' arte non serve a niente, solo a provocare emozioni in qualche anima candida nutrita da maestri virtuali. Oggi che la guerra è indiretta e delocalizzata come ogni forma di produzione la Grande Guerra rimane l' ultima epopea eroica, l' ultimo atto epico e mitologico della modernità, quando ancora si affrontava il "nemico" corpo a corpo e lo si doveva infilzare con la baionetta nel fango di una trincea strappata ai topi. Noi siamo nati dopo e non sappiamo di guerre, ma possiamo redimerci in parte con questa opera restaurata alla perfezione (un piccolo segno di speranza nell' umanità) dove tutto è sobrio e scarno e incredibilmente realistico. Noi assuefatti agli effetti speciali e alla realtà virtuale dobbiamo proprio incocciare in questo film di quasi 80 anni fa per capire la potenza espressiva del cinema quand' era ancor giovane. Mi sono sorpreso spesso a spiare i movimenti delle migliaia di comparse usate in questo colossal e sembrava tutto naturale e fluido come se ognuna di esse stesse recitando alla pari dei protagonisti. E' una full immersion nella prima guerra mondiale, più vera del vero e così finta che siamo disposti a crederci senza riserve. Uno dei rarissimi casi dove il libro e il film si nutrono a vicenda, attingendo l' uno dalla potenza dell' altro e sopperendo l' altro là dove il primo deve fermarsi per specificità di linguaggio. La verità della guerra nel suo assurdo massacrare per sopravvivere, dimentichi ormai del motivo scatenante. La presa di coscienza di un' intera classe di giovani di belle speranze, aizzati al combattimento dai loro professori in nome di una patria che perde sempre più senso nelle buche scavate dagli obici a fianco del nemico colpito col pugnale che ci mette troppo a morire. Cos' ha in tasca se non la foto dei suoi affetti più cari come tutti in quella spianata maledetta scandita dal ritmo bombardamento-contrattacco?
Penso che il piano sequenza dell' assalto all' arma bianca nella trincea sia un' evento irripetibile, ineguagliabile, un tòpos dell' immaginario occidentale che trova in questa pellicola alcuni degli stilemi che giustificano ancora la necessità della settima arte. Per rappresentare e per fissare e per sublimare l' animo umano, non solo per ricordare quella generazione perduta.
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