andrea giostra
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martedì 11 ottobre 2016
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business o salvaguardia di madre natura?
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Il Film di Peter Berg, con un Cast di attori hollywoodiani bravissimi e di grande fama cinematografica - Mark Wahlberg, Kurt Russel, John Malkovich, Gina Rodriguez, Dylan O'Brien, solo per citarne alcuni! - è molto interessante e certamente da vedere.
Il Film racconta un fatto realmente accaduto il 20 aprile 2010, e ne traccia i contorni umani, sociali, solidali, coraggiosi, incoscienti, irresponsabili, imprudenti, dissennati, imprenditoriali, d'affari, di tutela dell'ambiente, di cupidigia umana, di cinica insensibilità verso il genere umano e verso Madre Natura di chi governa le multinazionali del petrolio e delle energie, di solidarietà umana e di condivisione della sorte che esplodono nei momenti più tragici e drammatici della nostra vita di esseri umani; di ingiustizie e di giustizie che non verranno mai prese in considerazione da nessun tribunale del mondo!
Peter Berg, nella sua narrazione filmica, riesce a mettere bene in luce le contraddizioni oramai storiche tra il business, come lo chiamano gli statunitensi, e la salvaguardia del nostro habitat vitale: il Pianeta Terra!
La cosa più interessante del Film, non è il dramma accaduto al largo della costa della Louisiana, dove la piattaforma trivellatrice semi-sommergibile Deepwater Horizon, di proprietà della multinazionale britannica “British Petroleum”, a causa della superficialità e della cupidigia dei dirigenti della stessa compagnia, è esplosa causando undici operai morti e inquinando con milioni di barili di greggio l'oceano e tutto il Golfo del Messico con un disastro ambientale riconosciuto unanimemente, da scienziati e ambientalisti, come il più grave di tutta la storia dell'umanità.
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Il Film di Peter Berg, con un Cast di attori hollywoodiani bravissimi e di grande fama cinematografica - Mark Wahlberg, Kurt Russel, John Malkovich, Gina Rodriguez, Dylan O'Brien, solo per citarne alcuni! - è molto interessante e certamente da vedere.
Il Film racconta un fatto realmente accaduto il 20 aprile 2010, e ne traccia i contorni umani, sociali, solidali, coraggiosi, incoscienti, irresponsabili, imprudenti, dissennati, imprenditoriali, d'affari, di tutela dell'ambiente, di cupidigia umana, di cinica insensibilità verso il genere umano e verso Madre Natura di chi governa le multinazionali del petrolio e delle energie, di solidarietà umana e di condivisione della sorte che esplodono nei momenti più tragici e drammatici della nostra vita di esseri umani; di ingiustizie e di giustizie che non verranno mai prese in considerazione da nessun tribunale del mondo!
Peter Berg, nella sua narrazione filmica, riesce a mettere bene in luce le contraddizioni oramai storiche tra il business, come lo chiamano gli statunitensi, e la salvaguardia del nostro habitat vitale: il Pianeta Terra!
La cosa più interessante del Film, non è il dramma accaduto al largo della costa della Louisiana, dove la piattaforma trivellatrice semi-sommergibile Deepwater Horizon, di proprietà della multinazionale britannica “British Petroleum”, a causa della superficialità e della cupidigia dei dirigenti della stessa compagnia, è esplosa causando undici operai morti e inquinando con milioni di barili di greggio l'oceano e tutto il Golfo del Messico con un disastro ambientale riconosciuto unanimemente, da scienziati e ambientalisti, come il più grave di tutta la storia dell'umanità.
Il fulcro del Film di Berg sono i rapporti umani e gli scontri tra chi mette al primo posto la sicurezza dei lavoratori e la tutela dell'ambiente, e chi invece mette al primo posto solo ed esclusivamente il business!
La sceneggiatura certamente gioca un ruolo molto importate nel disaster movie di Berg, e allora bisogna dare merito ai bravissimi Matthew Michael Carnahan e Matthew Sand. I dialoghi, gli scontri, le azioni, gli agìti, le ragioni dell'una e dell'altra parte, le argomentazioni a sostegno di una tesi o di quella contrapposta, vengono raccontate con una sceneggiatura molto ben fatta, attenta e intelligente, consapevole e informata sia dei fatti che della natura umana che assume caratteristiche e pulsioni diametralmente opposte rispetto alla posizione sociale ed economica che occupa nella società.
E' questo l'elemento estremamente interessante del Film, anche perché il resto oramai è storia e non si può certo cambiare o modificare, e parlarne a distanza di sei anni non incide certamente sulla cultura e sulla sensibilità della gente: ognuno è rimasto nelle sue posizioni, e queste posizioni intellettuali sono motivate dal ruolo sociale che si riveste nella società, ma soprattutto nelle organizzazioni, delle quali facciamo parte.
Il disaster movie di Berg è incalzante, ben ritmato, avvincente, imprevedibile, coinvolgente, con una fotografia e con effetti speciali dirompenti ed empatici: lo spettatore viene proiettato sulla piattaforma e sente il calore delle fiamme e il puzzo del fango e del greggio che devasta la piattaforma semi-sommergibile prima dell'esplosione catastrofica finale che distruggerà tutto.
Il fatto è che l'umanità intera è, oggi come allora, nella mani di questi sciacalli delle potenti multinazionali del petrolio e dell'energia; e il Film di Berg a volte lo dice espressamente, tal'altra lo trasmette allo spettatore subliminalmente in ogni diaframma della proiezione!
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ashtray_bliss
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mercoledì 5 ottobre 2016
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un disastro umano e ambientale dolorosissimo.
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Deepwater Horizon è la storia, terribilmente recente e dolorosamente vera, di una catastrofe ambientale di dimensioni enormi, e di una tragedia umana altrettanto importante. Sono passati appena sei anni da quando si scatenò quel disatroso incidente sulla piattaforma petrolifera al largo del Golfo del Messico e affittata, all'epoca, dalla multinazionale British Petroleum (nota semplicemente con l'acronimo BP). La sera del 20 aprile ci fù un'ingente fuoriuscita di petrolio che danneggiò la piattaforma stessa e provoco un impetuoso incedio, costato la vita ad 11 lavoratori, ma l'aspetto più terribile e grave fu ai danni dell'ambiente stesso, dal momento che miliaia di tonnellate di petrolio si sono riversate in mare con le gravi conseguenze che ne derivano per la salute e per l'ecosistema.
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Deepwater Horizon è la storia, terribilmente recente e dolorosamente vera, di una catastrofe ambientale di dimensioni enormi, e di una tragedia umana altrettanto importante. Sono passati appena sei anni da quando si scatenò quel disatroso incidente sulla piattaforma petrolifera al largo del Golfo del Messico e affittata, all'epoca, dalla multinazionale British Petroleum (nota semplicemente con l'acronimo BP). La sera del 20 aprile ci fù un'ingente fuoriuscita di petrolio che danneggiò la piattaforma stessa e provoco un impetuoso incedio, costato la vita ad 11 lavoratori, ma l'aspetto più terribile e grave fu ai danni dell'ambiente stesso, dal momento che miliaia di tonnellate di petrolio si sono riversate in mare con le gravi conseguenze che ne derivano per la salute e per l'ecosistema. Peter Berg però, ormai consolidato regista di film action e catastrofici, decide qui di optare per l'aspetto umano, quello che lo interessa di più e quello che gli riesce meglio raccontare. Del resto Deepwater Horizon, dal titolo omonimo con la piattaforma, non vuole essere un documentario o un film forzatamente ambientalista, ma un film che racconta nel modo più verosimile e genuino la tragedia umana. In primis, che hanno dovuto affrontare persone semplici, lavoratori comuni che non si portano dietro il glamour delle metropoli ma la forza di volontà degli abitanti della periferia, talvolta rurale, americana che sbarcano il lunario lavorando su una piattaforma petrolifera in mezzo all'oceano, isolati per giorni dal resto del mondo. Berg sceglie così di affidare la parte di Michael Williams nuovamente a Mark Wahlberg (col quale ha collaborato in Lone Survivor), volto comune di un personaggio che si scoprirà a sua insaputa un eroe.
Il film stesso è dedicato a tutti quegli eroi spesso dimenticati e passati in secondo piano, tutte quelle persone comuni che si vedono coinvolte in eventi drammatici e riescono a non perdere la loro integrità morale, mettendo da parte egoismi personali e istinti primordiali di sopravvivenza, riscoprendo la vera natura umana; quella della solidarietà, dell'aiuto reciproco, del non abbandonare il prossimo in pericolo. Che ci sia pure una certa retorica è innevitabile, cosi come non si può negare che il mito dell'eroismo americano e dei suoi valori più tradizionali è ancora molto sentito e radicato nell'inconscio degli statunitensi (d'altronde non bisogna sottovalutare che Mike diventa l'emblema di questo eroismo perchè è un uomo, marito e padre di famiglia). Ma eccezion fatta per questa piccola enfasi, che viene ribadita soltanto nel finale del film con un doveroso ricordo-omaggio verso le vittime, il film rappresenta benissimo un mondo tipicamente maschile, quello dei lavoratori sulle piattaforme petrolifere, enfatizzando non solo la difficoltà e pericolosità di chi è ultimo tra gli ultimi, addetto a raccogliere e pulire la melma, ma mettendo in evidenza in modo schietto e onesto il divario sociale che divide il gruppo di dipendenti dal resto della numericamente inferiore elite presente sulla piattaforma. Berg, mette così in risalto un contrasto veritiero quanto verosimile, che rappresenta un passaggio narrativo cruciale nel tentativo di spiegare come sono andate le cose, e sopratutto un modo per cercare di ristabilire giustizia e attribuire delle colpe precise, perchè un incidente di queste dimensioni non scaturisce senza la responsabilità umana.
La ricostruzione dei fatti presentata da Berg fa cadere la colpa sulla criminale arroganza e superficialità dei due executive manager della BP, uno dei quali viene reso magistralmente da John Malkovich. I boss, infatti, per risparmiare soldi e accellerare i tempi delle trivellazioni diedero l'ordine di procedere con la trivellazione del pozzo petrolifero senza accertarsi sulla solidità del cemento. Ma i segni premonitori che sta per accadere qualcosa di infausto, il regista li dissemina sin dalle prime inquadrature nelle quali apre lo scenario con una bollicina di gas che evade dal fondo oceanico.
Tecnicamente la pellicola in questione è assolutamente impeccabile. Berg riesce a bilanciare bene il dramma e usa caparbiamente i classici ingredienti dei thriller e action movies: l'adrenalina e la suspence crescente, il disastro imminente che bussa alla porta attraverso piccole scene premonitrici (la cravatta viola, l'incidente in elicottero, la coca cola della bambina che esplode). In termini invece di spettacolarizzazione Berg si contiene il più possibile mirando a creare un dramma solido, e proprio per questo nella prima ora si sofferma a raccontare minuziosamente la vita a bordo della piattaforma, gli scontri con i manager della BP, le preoccupazioni del personale tecnico riguardo la vacillante sicurezza del titanico mezzo che li ospitava. Il linguaggio usato dai protagonisti nella prima parte del film è infatti molto tecnico, un'espediente a doppio taglio, usato per incrementare il più possibile la verosimiglianza della situazione, ma che in altri casi potrebbe far annoiare o al limite far smarrire lo spettatore. Fortunatamente non è questo il caso, Berg riesce a farci immedesimare nella dura quotidianità a bordo della petrolifera e dosando coscientemente gli elementi sopracitati riesce a tenere vivo l'interesse e la curiosità del pubblico.
Quello che invece ci viene mostrato nella seconda parte, è la rapprsentazione spettacolarizzata di un disastro di proporzioni enormi e di un danno umano e ambientale irreparabile. La pressione del gas, la fallibilità dei sofisticati sistemi di emergenza, la forza violenta con la quale il petrolio è fuoriuscito causando la tragedia. Da lì a breve la piattaforma andrà in fiamme e a questo punto il regista ci proprina una serie di immagini ed effetti speciali agghiaccianti ma visivamente impeccabili, da vero disaster movie che si rispetti, ma di nuovo focalizzandosi sull'aspetto umano, sull'eroe improvviso che ognuno di noi può diventare. L'esplosione diventa una gara contro il tempo per mettere in salvo quante più vite possibili, comprese quelle dei colpevoli.
Ottima la resa attoriale, dal ormai consolidato Mark Wahlberg nei panni dell'(anti)eroe a stelle e striscie, al crepuscolare e antipatico Malkovich nei panni di un opportunista e sprezzante manager BP, per finire al veterano Kurt Russel e alla dinamica ma fragile Gina Rodriguez. Ruolo secondario quello della Hudson che invece è necessaria solo per enfatizzare il dramma di Mike, che sta vivendo un incubo senza avere le certezze o le garanzie di riabbracciare la sua famiglia. Ottima la regia, che bilancia il dramma (reale) al action e disaster movie piu' classici senza sottrarsi dal trasmettere un preciso messaggio etico e ambientalista, chiudendo con una scena di preghiera aastanza esplicita ed esplicativa di quanto appena superato. Il regista riesce così a confezionare abilmente un prodotto di intrattenimento convenzionale ma non superficiale, senza distogliere lo sguardo da chi ha vissuto la tragedia nel prima, durante e dopo, ma senza omettere le riflessioni ambientali ed ecologiste.
Un ottimo film. Da vedere senza ombra di dubbio. 4/5.
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vincenzo ambriola
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domenica 9 ottobre 2016
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una complessiva mancanza di pathos
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Deepwater Horizon è una piattaforma semisommergibile per la prospezione petrolifera. In altre parole è un gigante che galleggia sull'acqua, mantenuto stabilmente fermo su un punto per mezzo di grandi rotori, collegato al fondo dell'oceano con un tubo lungo quasi due chilometri che scava alla ricerca di petrolio. Come ci si può aspettare, il funzionamento di questo mostro dipende da tecnologie complesse e personale altamente specializzato. Ma quando i tempi di prospezione si allungano più del previsto e i costi crescono oltre misura, la società petrolifera che lo possiede inizia a spazientirsi e a chiedere di fare in fretta. Con queste premesse, ci troviamo sulla piattaforma dove vediamo i primi segnali di una tragedia imminente e, poco dopo, il disastro.
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Deepwater Horizon è una piattaforma semisommergibile per la prospezione petrolifera. In altre parole è un gigante che galleggia sull'acqua, mantenuto stabilmente fermo su un punto per mezzo di grandi rotori, collegato al fondo dell'oceano con un tubo lungo quasi due chilometri che scava alla ricerca di petrolio. Come ci si può aspettare, il funzionamento di questo mostro dipende da tecnologie complesse e personale altamente specializzato. Ma quando i tempi di prospezione si allungano più del previsto e i costi crescono oltre misura, la società petrolifera che lo possiede inizia a spazientirsi e a chiedere di fare in fretta. Con queste premesse, ci troviamo sulla piattaforma dove vediamo i primi segnali di una tragedia imminente e, poco dopo, il disastro. Un film molto importante da un punto di vista sociale, ottimamente girato con effetti speciali molto efficaci e ben interpretato. Purtroppo il risultato è al di sotto delle aspettative, per una complessiva mancanza di pathos, per la mancanza di personaggi che possano suscitare forte empatia, per il troppo tecnicismo utilizzato per spiegare gli avvenimenti.
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filippo catani
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mercoledì 19 ottobre 2016
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attinente alla realtà
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Il film ripercorre la storia vera dell'incredibile incidente occorso alla piattaforma petrolifera Deepwater nel 2010 e in modo particolare quella degli uomini e dell'unica donna a bordo.
Tutti vedemmo e osservammo impotenti la terribile tragedia che si stava consumando con migliaia di barili di petrolio al giorno che si riversavano nell'oceano. Abbiamo anche visto la salatissima multa comminata alla Bp per quanto avvenuto. Poco (almeno da noi) si sapeva degli operai e dirigenti che erano effettivamente a bordo della Deepwater e che si trovarono ad affrontare una terribile emergenza che lasciò numerose vittime tra gli operai stessi. Berg ha un grandissimo merito e cioè quello di raccontare in un'ora e mezzo quanto è avvenuto a bordo in maniera realistica e asciutta senza bisogno di patriottismi, frasi da machoman o supereroi.
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Il film ripercorre la storia vera dell'incredibile incidente occorso alla piattaforma petrolifera Deepwater nel 2010 e in modo particolare quella degli uomini e dell'unica donna a bordo.
Tutti vedemmo e osservammo impotenti la terribile tragedia che si stava consumando con migliaia di barili di petrolio al giorno che si riversavano nell'oceano. Abbiamo anche visto la salatissima multa comminata alla Bp per quanto avvenuto. Poco (almeno da noi) si sapeva degli operai e dirigenti che erano effettivamente a bordo della Deepwater e che si trovarono ad affrontare una terribile emergenza che lasciò numerose vittime tra gli operai stessi. Berg ha un grandissimo merito e cioè quello di raccontare in un'ora e mezzo quanto è avvenuto a bordo in maniera realistica e asciutta senza bisogno di patriottismi, frasi da machoman o supereroi. Ne risulta un buon prodotto con ottime scene d'azione e di disastro e anche il cast fa un'ottima figura; il triangolo Whalberg, Malkovich e Russell funziona a meraviglia.
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ennio
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lunedì 11 febbraio 2019
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ottima ricostruzione di una tragedia moderna
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Se c'è un genere ove gli americani sono maestri è il disaster-movie. Ne vanno proprio matti, e perlopiù amano le storie esagerate ed inventate di sana pianta. Se c'è di mezzo il fuoco, finora "Inferno di cristallo" è rimasto una pietra miliare del genere.
"Deepwater" invece è la ricostruzione di una tragedia realmente accaduta, l'incendio e la distruzione della piattaforma petrolifera sul Golfo del Messico avvenuta nel 2010. Al di là delle indubbie finzioni sceniche fatte per costruire i personaggi, il film vale la pena della visione, in primo luogo per la spettacolarità della ricostruzione tecnica degli eventi.
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Se c'è un genere ove gli americani sono maestri è il disaster-movie. Ne vanno proprio matti, e perlopiù amano le storie esagerate ed inventate di sana pianta. Se c'è di mezzo il fuoco, finora "Inferno di cristallo" è rimasto una pietra miliare del genere.
"Deepwater" invece è la ricostruzione di una tragedia realmente accaduta, l'incendio e la distruzione della piattaforma petrolifera sul Golfo del Messico avvenuta nel 2010. Al di là delle indubbie finzioni sceniche fatte per costruire i personaggi, il film vale la pena della visione, in primo luogo per la spettacolarità della ricostruzione tecnica degli eventi. Pochi i cali di tensione narrativa, intensità anche nella recitazione, Mark Wahlberg e soprattutto Kurt Russell (il signor Jimmy)
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onufrio
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venerdì 14 aprile 2017
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una storia vera
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20 aprile 2010. Al largo delle coste del Golfo del Messico, la piattaforma Deepwater inizia a dare segni di cedimento mentre avviene l'ennesimo controllo di sicurezza, fango e gas invadono il mostro galleggiante causando numerose esplosioni ed un disastro umano (11 morti) ed ecologico per via dell'eccessiva quantità di petrolio finito nell'oceano. Ricostruzione minuziosa e molto tecnica del regista Berg che si sofferma nella prima parte del film su dati e nozioni che poco attirano lo spettatore medio, abituato sin da subito a vedere il caos, la piccola apocalisse che coinvolge gli oltre 100 dipendenti presenti all'interno della Deepwater.
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dhany coraucci
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giovedì 13 ottobre 2016
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una giornata di inferno in mezzo al mare
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Prima ci sono gli abissi. Un mostro di cemento e di acciaio è conficcato nel punto più profondo a dare la misura della grandiosità dell’uomo, ma anche del suo avido desiderio di onnipotenza e di profitto. Poi c’è la natura, c’è il mare, così misteriosi e insondabili, eppure così vulnerabili. Una piattaforma petrolifera in mezzo all’oceano, in una giornata di lavoro ordinaria. E’ questa la cronaca di un disastro di cui non ci si è dimenticati, visto con gli occhi di chi ci lavora; uomini con un’alta specializzazione ma anche con un’alta capacità di sopportazione per la durezza degli incarichi e per l’isolamento a cui sono sottoposti nei lunghi periodi.
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Prima ci sono gli abissi. Un mostro di cemento e di acciaio è conficcato nel punto più profondo a dare la misura della grandiosità dell’uomo, ma anche del suo avido desiderio di onnipotenza e di profitto. Poi c’è la natura, c’è il mare, così misteriosi e insondabili, eppure così vulnerabili. Una piattaforma petrolifera in mezzo all’oceano, in una giornata di lavoro ordinaria. E’ questa la cronaca di un disastro di cui non ci si è dimenticati, visto con gli occhi di chi ci lavora; uomini con un’alta specializzazione ma anche con un’alta capacità di sopportazione per la durezza degli incarichi e per l’isolamento a cui sono sottoposti nei lunghi periodi. Il film colpisce per il suo realismo, proprio perché ci mostra questi uomini straordinari senza nessun tipo di finzione melodrammatica. O perlomeno, vista la drammaticità della storia, senza esagerarla. Del resto la vicenda è vera e non possiamo non ricordarlo in ogni istante, il regista è bravo a creare la giusta tensione che precede una giornata catastrofica, ma è anche bravo ad avvicinare realisticamente tutti i componenti dell’equipaggio e a farci vivere la loro lotta contro il mostro, che si trasforma in un gigantesco inferno di fuoco. Bello anche il finale nel quale agli attori viene dato il vero volto degli uomini che sono stati protagonisti del dramma. E un applauso a Mark Wahlberg, che non è solo tra i protagonisti ma anche tra i finanziatori del film.
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raysugark
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martedì 28 novembre 2017
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deepwater horizon
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Realizzare storie vere sugli incidenti ambientali richiede molto impegno per cercare di raccontare, il più fedele possibile su come i fatti siano andati e anche come le vittime si sono sentite in queste situazioni. Infatti raccontare sull’incidente della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, è uno degli argomenti più complessi e delicati da raccontare. Il regista Peter Berg si è messo a lavoro con Mark Wahlberg per poi far uscire nel 2016 Deepwater Horizon, ovvero 6 anni dopo l’incidente della piattaforma petrolifera che ha inquinato il Golfo del Messico.
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Realizzare storie vere sugli incidenti ambientali richiede molto impegno per cercare di raccontare, il più fedele possibile su come i fatti siano andati e anche come le vittime si sono sentite in queste situazioni. Infatti raccontare sull’incidente della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, è uno degli argomenti più complessi e delicati da raccontare. Il regista Peter Berg si è messo a lavoro con Mark Wahlberg per poi far uscire nel 2016 Deepwater Horizon, ovvero 6 anni dopo l’incidente della piattaforma petrolifera che ha inquinato il Golfo del Messico. Il film racconta per quanto ci sono stati ritardi nella produzione, i rappresentanti della British Petrolum non hanno lasciato fare il test del cemento. Al punto che il cemento spaccandosi piano piano, da far arrivare alla distruzione totale della piattaforma petrolifera. Deepwater Horizon racconta in modo fluido e il più fedele possibile i fatti, senza far storcere il ritmo della narrazione. La prima parte del film segue i personaggi principali, descrivendoli in modo interessante e per niente banale. Quando si arriva alla parte dell’incidente la tensione cresce così a lungo, da poter scioccare e sorprendere su come hanno fatto i sopravvissuti a uscire dal inferno. Per quanto Deepwater Horizon è stato realizzato con un budget elevato di 110 milioni di dollari, il cast e il crew sono riusciti a realizzare un ottimo prodotto. Purché gli incassi hanno lievemente superato i costi il film ha comunque ricevuto l’accoglienza che si merita, da aver persino ricevuto 2 nominations agli Oscar per Miglior Montaggio Sonoro e Migliori Effetti Speciali. Mark Wahlberg ha svolto un’ottima performance descrivendo il suo personaggio, di cui trovandosi in questa situazione critica assieme altri Membri dell’equipaggio, cercano di aiutarsi sperando di ritornare a casa sani e salvi.
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