agervinx
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domenica 4 dicembre 2011
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robot, boxe e poche pretese, ma film godibilissimo
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Cosa succede se una storia come tante altre, quella di un padre che dopo aver abbandonato il figlio ha gettato al vento la sua vita, si unisce alla banalità della rivincita sportiva, e viene miscelata il giusto con robottoni, effetti speciali e un po' di azione? Sorprendentemente, il risultato è un film da godersi appieno, alzandosi dalla poltrona con in bocca il gusto di un lungometraggio che impegna più di due ore, ma non le fa sentire.
A dire la verità la trama ci mette un po' ad ingranare davvero, e per i primi venti minuti, forse mezz'ora, non si storce il naso ma non si pensa a questo gran film. Gradualmente, però, si viene trasportati nella storia e si comincia ad appassionarsi; in parte perché la spettacolarizzazione che viene proposta dello sport "Real Steel" si avvicina molto a ciò che oggi ci viene proposto dall'entertainment system, di contorno a quasi ogni competizione sportiva di alto livello; e in parte perché le scene sono nette, lineari, non si impantanano in quadri inutili soltanto per mostrare al pubblico quanto è bello questo o quell'effetto, o questa o quella svolta nell'intreccio.
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Cosa succede se una storia come tante altre, quella di un padre che dopo aver abbandonato il figlio ha gettato al vento la sua vita, si unisce alla banalità della rivincita sportiva, e viene miscelata il giusto con robottoni, effetti speciali e un po' di azione? Sorprendentemente, il risultato è un film da godersi appieno, alzandosi dalla poltrona con in bocca il gusto di un lungometraggio che impegna più di due ore, ma non le fa sentire.
A dire la verità la trama ci mette un po' ad ingranare davvero, e per i primi venti minuti, forse mezz'ora, non si storce il naso ma non si pensa a questo gran film. Gradualmente, però, si viene trasportati nella storia e si comincia ad appassionarsi; in parte perché la spettacolarizzazione che viene proposta dello sport "Real Steel" si avvicina molto a ciò che oggi ci viene proposto dall'entertainment system, di contorno a quasi ogni competizione sportiva di alto livello; e in parte perché le scene sono nette, lineari, non si impantanano in quadri inutili soltanto per mostrare al pubblico quanto è bello questo o quell'effetto, o questa o quella svolta nell'intreccio.
Il film mette insieme tanta roba già vista, ma la tira così a lucido che gli si perdonano anche i due o tre difetti.
Godibile, buona interpretazione degli attori, effetti ottimi (ma va sottolineato che oggi non ci si aspetterebbe niente di meno).
L'intreccio è di storie già viste/già sentite, ma raccontate con leggerezza e senza pretenziosità, non disturbano affatto.
In definitiva, molto meglio di tante altre produzioni che si presentano in modo decisamente più pomposo.
Giudizio complessivo: il classico "film per fare legna" riuscito bene, "genere" che si è un po' perso negli ultimi anni. È sempre bello farsi sorprendere quando non ci si aspetta niente di che.
Voto personale: 3,7 / 5
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mantaor
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domenica 27 novembre 2011
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film per minorenni
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Film per famiglie con una sceneggiatura piena di sbavature. Inutile scomodare Over the top perchè qui non si esplicita il dramma padre- figlio abbandonato per non qualche frase buttata qua e là. Jackman recita piuttosto bene ma il copione è quello che è e il regista non spicca per riprese particolarmente ricche di "emozioni". Il bambino invece è il prototipo della presunzione e dell'idiozia delle serie tv con risate incorporate. Morta la madre...embè? Conosciuto il padre dopo 10 anni...e allora? Si mette a fare cretinate con le chiavi sul tombino. Per il resto tendenzialmente balla. Di altre stupidaggini potrei anche scriverne, ma in fondo la maggior parte della colpa è dello sceneggiatore, incapace di sorprendere e di chi fa i casting.
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Film per famiglie con una sceneggiatura piena di sbavature. Inutile scomodare Over the top perchè qui non si esplicita il dramma padre- figlio abbandonato per non qualche frase buttata qua e là. Jackman recita piuttosto bene ma il copione è quello che è e il regista non spicca per riprese particolarmente ricche di "emozioni". Il bambino invece è il prototipo della presunzione e dell'idiozia delle serie tv con risate incorporate. Morta la madre...embè? Conosciuto il padre dopo 10 anni...e allora? Si mette a fare cretinate con le chiavi sul tombino. Per il resto tendenzialmente balla. Di altre stupidaggini potrei anche scriverne, ma in fondo la maggior parte della colpa è dello sceneggiatore, incapace di sorprendere e di chi fa i casting.
Aspetto tecnico: ancora ci sono 14enni che si stupiscono per il motion capture. Quando finiranno di stupirsi, finiranno anche le 4 stelle a film simili.
PS La questione del segreto: penso sia un "ponte" verso un real steel 2 e spero sinceramente di sbagliarmi.
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cenox
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giovedì 1 dicembre 2011
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la boxe dei robot
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Jackman interpreta un'ex pugile, che da molto tempo ha appeso i guantoni al chiodo, complice l'avvento della sempre più crescente tecnologia che ha portato le macchine (o robot) a sostituire i pugili in carne ed ossa, per poter organizzare scontri enormenmente più violenti e spettacolari. Il protagonista stesso cerca di sfruttare questa sorta di nuovo sport per lucrare con gli incontri scommettendo sulle vittorie dei propri robot, ma a causa della propria testardaggine è pieno di debiti. Quando scoprirà che la propria ex moglie gli ha lasciato un figlio in affidamento sarà costretto a rivedere la propria vita, e grazie all'aiuto del bambino (molto più maturo di lui in tante cose!) riuscirà a portare fama a sè stesso con le vittorie di un robot trovato in una discarica e da tutti considerato un rottame ormai non più utilizzabile.
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Jackman interpreta un'ex pugile, che da molto tempo ha appeso i guantoni al chiodo, complice l'avvento della sempre più crescente tecnologia che ha portato le macchine (o robot) a sostituire i pugili in carne ed ossa, per poter organizzare scontri enormenmente più violenti e spettacolari. Il protagonista stesso cerca di sfruttare questa sorta di nuovo sport per lucrare con gli incontri scommettendo sulle vittorie dei propri robot, ma a causa della propria testardaggine è pieno di debiti. Quando scoprirà che la propria ex moglie gli ha lasciato un figlio in affidamento sarà costretto a rivedere la propria vita, e grazie all'aiuto del bambino (molto più maturo di lui in tante cose!) riuscirà a portare fama a sè stesso con le vittorie di un robot trovato in una discarica e da tutti considerato un rottame ormai non più utilizzabile. Buonissimi effetti speciali (che riescono a dare un'anima ai robot), bella storia (soprattutto a chi piace la boxe), e un'ottima colonna sonora fanno da capisaldi di un film godibile appieno.
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hollyver07
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venerdì 2 dicembre 2011
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anche i boxeur metallici hanno... un cuore(!?)
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Ciao. Divertente film videoludico che cavalca l'onda dei robot combattenti... in varie salse. Presenti ed evidenti i riferimenti a pellicolle "da combattimento" e curiosa la presenza di un certo revanscismo del confronto USA-URSS del periodo relativo alla Guerra Fredda. Strano... anche in "Warrior" è presente la stessa forma di vetusta contrapposizione... forse hanno esaurito i nemici "politically correct....??!!. In questo caso la Walt Disney non si smentisce e produce una pellicola d'intrattenimento basata sul classico rapporto padre-figlio che devono trovarsi-conoscersi-riappacificarsi ecc. ecc.. Il tramite dell'incerto ma scontato sodalizio emotivo è legato al mondo della boxe robotica ed alle "gesta" di un vecchio robot, ricostruito ed utilizzato per i confronti su ring destinati esclusivamente agli scontri "meccanici".
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Ciao. Divertente film videoludico che cavalca l'onda dei robot combattenti... in varie salse. Presenti ed evidenti i riferimenti a pellicolle "da combattimento" e curiosa la presenza di un certo revanscismo del confronto USA-URSS del periodo relativo alla Guerra Fredda. Strano... anche in "Warrior" è presente la stessa forma di vetusta contrapposizione... forse hanno esaurito i nemici "politically correct....??!!. In questo caso la Walt Disney non si smentisce e produce una pellicola d'intrattenimento basata sul classico rapporto padre-figlio che devono trovarsi-conoscersi-riappacificarsi ecc. ecc.. Il tramite dell'incerto ma scontato sodalizio emotivo è legato al mondo della boxe robotica ed alle "gesta" di un vecchio robot, ricostruito ed utilizzato per i confronti su ring destinati esclusivamente agli scontri "meccanici". Ovviamente... la figura del robot non è limitata al puro oggetto di metallo e circuiti. Infatti, in alcuni momenti, la storia insinua l'idea di un incicipit d'anima che "scorra" nei circuiti del robot... rendendolo empaticamente più vicino alle aspettative umane. Onestamente... ritengo interessante notare che alla Disney non si smentiscono mai...almeno in termini di ipotesi (o suggerimenti?) ricollegabili alla realtà che percepiamo(!). I rappporti familiari più rappresentati in sede cinematografica sono principalmente, quando non esclusivamente, legati al genere maschile. I percorsi realmente formativi dei soggetti adolescenziali/infantili ivi rappresentati si vincolano al rapporto genitore-prole con annesso un elemento di comune interesse che fornisce il collegamento necessario al dialogo tra le parti. Schema "morale" abusato, trito e ritrito che viene aggiornato in funzione degli escamotage tecnologici proposti nelle varie pellicole della Multinazionale del divertimento (ed è bene ricordarsi e chiedersi chi... perchè... e cosa ci propongono...). Ad ogni buon conto, il film scorre bene ed è abbastanza piacevole da guardare. Fare le pulci sulla trama, sceneggiatura, oppure sulle interpretazioni, i personaggi, fotografia, regìa, musiche ed effetti speciali è assolutamente superfluo... il prodotto è realizzato secondo gli elevati standard W.D. ed il risultato... "estetico" segue correttamente i dettami realizzativi. Per concludere... un paio d'ore divertenti e di (giovanile) sicuro intrattenimento che non deludono le aspettative. Per quanto mi riguarda, in termini di gusti, preferisco restare un affezionato, per quanto distratto, cultore di "Fantasia". Buona visione e saluti a tutti
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jaylee
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lunedì 28 novembre 2011
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sotto l'acciaio
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Mixate bene un po’ di Warrior, Rocky, Transformers, fatelo distribuire dalla Walt Disney e cosa ottenete? Real Steel.
Il film, basato vagamente su un racconto di Matheson (lo stesso di Io Sono Leggenda e The Box), narra di un ex pugile, ora allenatore/pilota di robot da combattimento, (Hugh Jackman) che nel prossimo futuro prenderanno il posto degli esseri umani nella boxe, che insieme al figlio (appena ritrovato, ma solo temporaneamente) sfideranno il cattivissimo e cromatissimo robot campione del mondo, di proprietà di una multinazionale russo-giapponese, con Atom, un vecchio robot ripescato dal ferrovecchio…
Come si può immaginare dalla trama, Real Steel apre la stagione natalizia dei film per la famiglia con un buon prodotto, diretto da Shawn Levy di Una Notte al Museo.
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Mixate bene un po’ di Warrior, Rocky, Transformers, fatelo distribuire dalla Walt Disney e cosa ottenete? Real Steel.
Il film, basato vagamente su un racconto di Matheson (lo stesso di Io Sono Leggenda e The Box), narra di un ex pugile, ora allenatore/pilota di robot da combattimento, (Hugh Jackman) che nel prossimo futuro prenderanno il posto degli esseri umani nella boxe, che insieme al figlio (appena ritrovato, ma solo temporaneamente) sfideranno il cattivissimo e cromatissimo robot campione del mondo, di proprietà di una multinazionale russo-giapponese, con Atom, un vecchio robot ripescato dal ferrovecchio…
Come si può immaginare dalla trama, Real Steel apre la stagione natalizia dei film per la famiglia con un buon prodotto, diretto da Shawn Levy di Una Notte al Museo. Gli ingredienti per una serata di popcorn e buoni sentimenti ci sono tutti: il padre che impara ad amare il figlio e recupera il rapporto con la bella (Evangeline Lilly della serie Lost), il trio di perdenti (padre, figlio e robot) che con un po’ di fortuna e qualche asso nella manica (nascosto sotto la scorza indurita di tutti e 3), riescono ad ottenere la chance più importante della vita... e come nel Mago di Oz, scopriremo che il cuore è la parte più importante dell’Uomo di Latta, non la sua corazza.
In definitiva, si tratta di un film “artigianale”, nel senso che è costruito e sviluppato nello stile più classico di Hollywood, con qualche spunto simpatico (la scena finale è una citazione -facile facile- di… indovinate quale film? Con tanto di musica ispirata allo stesso film), qualche ammiccamento di troppo al pubblico di teenager, che comunque è il target del film (la scena del balletto col robot), e qualche occasione mancata (Atom, che è dotato di una particolarissima capacità di riproduzione dei movimenti – non più sviluppata in modelli successivi- sembra nascondere un segreto, come suggerisce il bambino e una scena dove il robot si specchia e sembra avere una sua consapevolezza/anima. Peccato perché si poteva sviluppare davvero su una strada interessante).
Poco altro de segnalare, tutto onesto e poco più, ed il messaggio è edificante. Qualche punto in più per la qualità delle animazioni dei robot (ormai gli effetti digitali sono indistinguibili dalla realtà). Intendiamoci, anni luce dai cinepanettoni nostrani… (www.versionekowalski.it)
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lugath2
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venerdì 27 aprile 2012
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cuori d'acciaio
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Andare al cinema oggi è una scommessa, i trailer sono prodotti indipendenti, tagliati e ricuciti ad arte per stendere reti con il solo scopo di catturare più pubblico di quanto ci sarebbe stato se informato in anticipo su cosa avrebbe realmente visto. Real steel non è un film di fantascienza come vuole appunto far credere il trailer a lui associato, non è una fantascienza visionaria ed eretica ma è però capace di prevedere quello che ci viene incontro ed anticiparlo, in un epoca dove tutto cambia senza darci quasi il tempo di adattarci così il pugilato immaginato in real steel è sostituito da robot pugili concepiti per arene violente e sanguinose (con tanto di bracci mozzati, decapitazioni e litri di oli lubrificanti) per il divertimento di un pubblico da gladiatori.
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Andare al cinema oggi è una scommessa, i trailer sono prodotti indipendenti, tagliati e ricuciti ad arte per stendere reti con il solo scopo di catturare più pubblico di quanto ci sarebbe stato se informato in anticipo su cosa avrebbe realmente visto. Real steel non è un film di fantascienza come vuole appunto far credere il trailer a lui associato, non è una fantascienza visionaria ed eretica ma è però capace di prevedere quello che ci viene incontro ed anticiparlo, in un epoca dove tutto cambia senza darci quasi il tempo di adattarci così il pugilato immaginato in real steel è sostituito da robot pugili concepiti per arene violente e sanguinose (con tanto di bracci mozzati, decapitazioni e litri di oli lubrificanti) per il divertimento di un pubblico da gladiatori.
Real steel è immerso in un futuro probabile e non impossibile per i prossimi 20 anni, uno scenario di cui già abbiamo assaporato timidi esperimenti televisivi (nessuno ricorda più robot wars?) che qualche anno fa catturarono l'interesse e lo stupore di milioni di adolescenti e bambini. La tecnologia faceva però i conti con le finanze reali dei partecipanti, far scontrare robot da milioni di euro (questo è il prezzo di un robot capace di correre e saltare come Asimo, prodotto dalla Honda, oggi, il più avanzato robot umanoide esistente). La tecnologia di real steel non era alla portata allora e non lo sarà per i prossimi 10 anni almeno e ci si accontentava di assistere a combattimenti tra grossi ferri da stiro armati di martelli e piccozze, più per il divertimento dei piccoli che per un vero e proprio sport remunerativo.
La fantascienza di real steel non cerca di sorprendere ma resta con i piedi per terra, evolvendo concettualmente la robotica e la videoludica proponendo una sua visione non troppo lontana di questa tecnologia in continua evoluzione.
Il film non scommette però sui suoi robot pugili come fa il protagonista: Charlie Kenton (Hugh Jackman), i robot fanno solo da contorno per una storia soffice e toccante, un prodotto per famiglie, vero, ma che sa fare il suo lavoro arrivando al cuore con una storia dalle trame semplici ma sensibili.
I robot sembrano osservare silenziosi lo svolgersi delle vicende umane, il G2 Atom, trovato dal piccolo Max Kenton (Dakota Goyo), pare quasi guardare con gli occhi del pubblico ciò che accade comunicando empaticamente un sentimento, solo immaginato, di affetto per il bambino.
Il film scommette tutto sull'umanità dei protagonisti, su una storia strappalacrime (e a me ne ha strappate ben due) che termina con un lieto fine voluto per inerzia ma godibile.
Forse non avranno la coscienza di Io robot, o non saranno la complicata società virtuale dei programmi senzienti di Matrix ma i robot di real steel vengono da un futuro non troppo lontano che ci riguarderà da vicino.
Real steel è un prodotto ben realizzato, con una regia senza sbavature (anche se un po' anonima), una sceneggiatura che non sfugge dal previsto ma che piace, ma è il giovane Dakota Goyo a regalare a piene mani sguardi e sorrisi che sciolgono il cuore di chi ne ha ancora uno, e il ballo a coppia con Atom è forse una delle trovate più originali.
Lo consiglio a chiunque abbia voglia di qualcosa di pulito, da guardare con o senza bambini e non chiedetegli nulla in più di quanto ha da offrire ;)
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peppe2994
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domenica 4 dicembre 2011
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i robot apposto degli umani
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Charlie Clenton è un ex pugile reduce di tanti successi,sino a quando questo sport non venne soppiantato dalla tecnologia e dall'ingegno ovvero sia la creazione di robot per rendere gli scontri molto più violenti e spettacolari. Charlie lasciatosi alle spalle la sua gran carriera idealizza robot che sono destinati a perdere,sino all'arrivo di suo figlio nella quale intraprenderà nel corso dell'esodo un rapporto molto più solido e compatto,grazie a un robot di nome Atom trovato in una discarica poichè considerato un rottame,da qui inizia la complicità e quest'ultimo diviene reduce di vittorie iniziali,sino al momento in cui il ragazzo in quanto figlio chiede lui di insegnargli a bossare rispecchiando così uno stile umano,e molto particolare nell'ambito tecnologico,proprio mediante charlie il robot vince contro il numero 1 ovvero sia Zeus,anche grazie alla tastardaggine del ragazzino che spudoratamente rifiuta la richiesta di concedere la vittoria a Zeus,insegnandogli che anche i più piccoli devono avere una possibbilità e non solo i più grandi,cedutosi anche per l'amore e la complicità che scorreva tra i due ripristinando il vero rapporto tra padre e figlio.
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Charlie Clenton è un ex pugile reduce di tanti successi,sino a quando questo sport non venne soppiantato dalla tecnologia e dall'ingegno ovvero sia la creazione di robot per rendere gli scontri molto più violenti e spettacolari. Charlie lasciatosi alle spalle la sua gran carriera idealizza robot che sono destinati a perdere,sino all'arrivo di suo figlio nella quale intraprenderà nel corso dell'esodo un rapporto molto più solido e compatto,grazie a un robot di nome Atom trovato in una discarica poichè considerato un rottame,da qui inizia la complicità e quest'ultimo diviene reduce di vittorie iniziali,sino al momento in cui il ragazzo in quanto figlio chiede lui di insegnargli a bossare rispecchiando così uno stile umano,e molto particolare nell'ambito tecnologico,proprio mediante charlie il robot vince contro il numero 1 ovvero sia Zeus,anche grazie alla tastardaggine del ragazzino che spudoratamente rifiuta la richiesta di concedere la vittoria a Zeus,insegnandogli che anche i più piccoli devono avere una possibbilità e non solo i più grandi,cedutosi anche per l'amore e la complicità che scorreva tra i due ripristinando il vero rapporto tra padre e figlio. Così io mi sono commosso di fronte a tale situazione che io reputo a dir poco eccezzionale,un film dal carattere profondo e toccante che riesce a commuoverti,un film d'azione con grandi sentimenti induce a un capolavoro unico e solo. Semplicemente bellissimo,i robot sembravano veri ed erano fatti benissimo,per il resto ottima la trama e la sceneggiatura.......che dire........SEMPLICEMENTE SPETTACOLARE.
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fuser62
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venerdì 9 marzo 2012
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cinderella-robot
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Anche se si svolge nel futuro (prossimo?), la favola è ancora quella su i buoni sentimenti e di colui o colei che sale dal basso ed emerge. Come Cinderella-Man, o Seabiscuit.
Però il film è ben confezionato e in più mi piace il modo di recitare di Hugh Jackman, qui un po' palestrato, ma ci stà. Di solito per questi film uso il metro di giudizio delle mie nipoti (7 e 10 anni) e il film a loro è piaciuto, forse perchè recita un loro coetaneo. Siccome i bambini, bene educati in campo cinematografico, di solito non mentono lo ritengo un film godibile e ottimo per passare un paio d'ore di relax, senza violenza inutile e turpiloquio, che anche nel cinema non vietato, oramai, abbondano.
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Anche se si svolge nel futuro (prossimo?), la favola è ancora quella su i buoni sentimenti e di colui o colei che sale dal basso ed emerge. Come Cinderella-Man, o Seabiscuit.
Però il film è ben confezionato e in più mi piace il modo di recitare di Hugh Jackman, qui un po' palestrato, ma ci stà. Di solito per questi film uso il metro di giudizio delle mie nipoti (7 e 10 anni) e il film a loro è piaciuto, forse perchè recita un loro coetaneo. Siccome i bambini, bene educati in campo cinematografico, di solito non mentono lo ritengo un film godibile e ottimo per passare un paio d'ore di relax, senza violenza inutile e turpiloquio, che anche nel cinema non vietato, oramai, abbondano. Buona visione.
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kondor17
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venerdì 9 maggio 2014
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godibile e leggero
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Pur amando hugh jackman, arrivo solo ora a vederlo, perché box e robot, con le debite eccezioni, non sono proprio il mio genere. E poi ho i figli ormai grandi e negli ultimi 15 anni mi sono sorbito con loro ogni tipo di family, e vi assicuro sono tanti, prodotti da dreamworks & co.
Questo però ha qualcosa in più. È un incredibile commistio di generi, dalla fiaba vintage al road movie west coast, con tanto di rodei e tori, sino allo scontro tra titani. L'ottima fotografia e colonna sonora, oltre ad una convincente trama e recitazione, lo rendono godibile e divertente dall'inizio alla fine. Ovviamente tutto è un po surreale, e a volte poco credibile (una su tutte la scena del recupero di Atom da parte di Max) ma in fondo si tratta di una fiaba a lieto (anzi lietissimo) fine.
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Pur amando hugh jackman, arrivo solo ora a vederlo, perché box e robot, con le debite eccezioni, non sono proprio il mio genere. E poi ho i figli ormai grandi e negli ultimi 15 anni mi sono sorbito con loro ogni tipo di family, e vi assicuro sono tanti, prodotti da dreamworks & co.
Questo però ha qualcosa in più. È un incredibile commistio di generi, dalla fiaba vintage al road movie west coast, con tanto di rodei e tori, sino allo scontro tra titani. L'ottima fotografia e colonna sonora, oltre ad una convincente trama e recitazione, lo rendono godibile e divertente dall'inizio alla fine. Ovviamente tutto è un po surreale, e a volte poco credibile (una su tutte la scena del recupero di Atom da parte di Max) ma in fondo si tratta di una fiaba a lieto (anzi lietissimo) fine. Buona la regia di Levy.
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iuriv
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mercoledì 29 marzo 2017
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pugni d'acciaio.
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Ormai è chiaro come Hugh Jackman sia rimasto imprigionato tra il ruolo di Logan e quello di pilota di robot. In questo film si mette alla guida di enormi macchine da combattimento per farle scontrare in un grosso torneo pugilistico. Quando si troverà a doversi prendere cura del figlio abbandonato in giovane età, le sue scelte di vita superficiali dovranno subire una registrata.
Diciamo subito che l’aspetto sportivo della trama altro non è se non la solita riproposizione della salita ai vertici di un concorrente sfavorito dal pronostico. La storia del piccolo robot da allenamento che arriva fino ai vertici della categoria è talmente familiare da risultare quasi laterale ai fini della vicenda complessiva.
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Ormai è chiaro come Hugh Jackman sia rimasto imprigionato tra il ruolo di Logan e quello di pilota di robot. In questo film si mette alla guida di enormi macchine da combattimento per farle scontrare in un grosso torneo pugilistico. Quando si troverà a doversi prendere cura del figlio abbandonato in giovane età, le sue scelte di vita superficiali dovranno subire una registrata.
Diciamo subito che l’aspetto sportivo della trama altro non è se non la solita riproposizione della salita ai vertici di un concorrente sfavorito dal pronostico. La storia del piccolo robot da allenamento che arriva fino ai vertici della categoria è talmente familiare da risultare quasi laterale ai fini della vicenda complessiva. Gli ultimi venti minuti, poi, sembrano un omaggio a Rocky, tanto l’esito finale si avvicina a quello del classico anni settanta. L’unica vera differenza è offerta dalla fisicità dei pugili: invece della carne e del sangue, qui salgono in primo piano il metallo e l’olio lubrificante.
L’eliminazione della crudezza tipica della boxe dal contesto, premia una trama gonfia di buoni sentimenti che, non senza alcune forzature anche evidenti, scorre inesorabile verso il suo scontatissimo finale.
Il vero problema di Real Steel consiste nel suo non sapere bene quale obbiettivo porsi: sospeso tra un film per ragazzi (basta leggere i nomi dei produttori per intuire da subito questa tendenza) e una pellicola più adulta, il regista non riesce a trovare il giusto equilibrio, finendo per proporre un lavoro piuttosto insipido.
Ben girata, con una discreta implementazione CGI durante gli scontri tra robot e una scelta indovinata dei commenti musicali, all’opera in questione non manca di sicuro il mestiere. Pare piuttosto sprovvista di un vero carattere e finisce per smarrirsi nel grande magma che riempie il catino del genere. Rivelandosi alla fine un film non brutto, ma evitabilissimo.
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