paola di giuseppe
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domenica 28 marzo 2010
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volare sulla città
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"Applaudite signori...Aiutateci a dipingere un bel sogno!"
Questo chiede Masako rivolta a noi, oltre la quarta parete, dal palco dell’Auditorium del solitario parco notturno di Tokio, mentre il suo amato Yuzo si rianima e nel buio l’orchestra invisibile prepara gli accordi.
Il vento ha cessato il suo sibilo, le foglie scorrono leggere sul pavimento, Yuzo dà la giacca a Masako: “Devo andare!”.
Ora la sua camicia bianca risplende mentre impone agli orchestrali il silenzio d’inizio.
Le braccia si sollevano, è il segnale, entrano i violoncelli e i contrabbassi nel registro grave del primo movimento dell’Incompiuta di Schubert. Si apre il primo tema, purissima melodia esposta da oboe e clarinetto, e l’allegro moderato si distende per tutta la sequenza e quella successiva, finale del film.
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"Applaudite signori...Aiutateci a dipingere un bel sogno!"
Questo chiede Masako rivolta a noi, oltre la quarta parete, dal palco dell’Auditorium del solitario parco notturno di Tokio, mentre il suo amato Yuzo si rianima e nel buio l’orchestra invisibile prepara gli accordi.
Il vento ha cessato il suo sibilo, le foglie scorrono leggere sul pavimento, Yuzo dà la giacca a Masako: “Devo andare!”.
Ora la sua camicia bianca risplende mentre impone agli orchestrali il silenzio d’inizio.
Le braccia si sollevano, è il segnale, entrano i violoncelli e i contrabbassi nel registro grave del primo movimento dell’Incompiuta di Schubert. Si apre il primo tema, purissima melodia esposta da oboe e clarinetto, e l’allegro moderato si distende per tutta la sequenza e quella successiva, finale del film.
Il fischio del treno riporta alla realtà, i due fidanzatini si rivedranno fra una settimana, la prossima, meravigliosa “domenica da 35 yen”.
Yuzo si allontana sorridendo, mentre le luci di Tokio occhieggiano a distanza.
Kurosawa gira nel ’47 questo film che è impossibile definire con un’etichetta unica.
E’ neorealista senza esserlo programmaticamente, surreale con una solida presa sulla realtà, è una favola vera girata nel Giappone nel dopoguerra, in piena ricostruzione morale e materiale.
Masako e Yuzo attraversano la giornata di festa senza potersi permettere granchè, hanno in tasca 35 yen, sono poveri, incontrano poveri (lo “sciuscià” dall’aria disincantata e dalle risposte spiazzanti, il balordo che raccatta avanzi dai camerieri nel seminterrato del cabaret), intorno a loro si muove un’umanità indifferente, spesso ostile.
Yuzo, orgoglioso e pragmatico, non ha più i sogni di prima della guerra, sente che sta per cedere, “sono un cane randagio” dice a Masako, la ragazza sorridente nel suo impermeabile fradicio di pioggia gelata, una piccola donna saggia che non rinuncia alla speranza.
Non hanno un posto dove ripararsi, lei è una “ragazza perbene”, si muove a disagio nella stanza di lui, dove la pioggia sgocciola dentro un catino.
Volevano andare a sentire l’Incompiuta, con venti yen il biglietto lo compravano, ne hanno solo pochi di più, ma i bagarini hanno fatto fuori gli ultimi posti e i prezzi sono saliti, neanche un caffè si possono permettere, per saldare il conto Yuzo lascia il cappotto in pegno.
Dunque, cosa resta se non sognare? E allora volano sulla città come le figurine di Chagall; nel parco, è già sera, sognano la pasticceria che forse un giorno apriranno, mimano la scena, ma ecco, sono nello spiazzo dell’Auditorium, sarà Yuzo a dirigere l’Incompiuta per Masako.
La scelta felice di Schubert per la favola finale assolve il giovane Kurosawa da ogni sospetto di sentimentalismo.
Immagini e musica intrecciano sinestesie perfette, quella musica che, stando alla celebre definizione di Adorno, è “come un viandante che vive la sua esistenza in un mondo che non gli appartiene mai e che tuttavia sa contemplare con disarmante acutezza, percependone le voci arcane, esiliato non dal mondo ma nel mondo entro cui percorre il suo cammino circolare” è in sintonia perfetta per questo traum-der-liebenden, e accompagna Yuzo e Masako alla fine di una meravigliosa domenica con la sua armonia mutevole, ricca di contrasti, con le sue esplosioni orchestrali e i pianissimi in rapida sequenza, fino alla dolente rassegnazione delle ultime note.
La coppia seduta ad aspettare il treno è un’immagine chapliniana di rara efficacia. La domenica è finita.
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[+] una lettura attenta e interessante
(di gianleo67)
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gianleo67
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sabato 14 aprile 2012
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il realismo sociale del primo kurosawa
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Due fidanzati squattrinati trascorrono la Domenica cercando di far bastare i pochi spiccioli a disposizione per le usuali attività di rito: un cabaret, lo zoo, un caffè, un concerto. Tra progetti per il futuro e lo sconforto per la loro situazione presente arriva la sera e con essa il momento di salutarsi e ritornare alle rispettive abitazioni. Sulle note dell'incompiuta di Shubert e il rumore di fondo di una pioggia incessante Kurosawa dirige una commedia drammatica dai toni propri di un realismo sociale a tratti lirico e fantastico. E' il Giappone del secondo dopoguerra, un paese che faticosamente ricostruisce una propria identità economica e sociale subendo l'inevitabile influenza dei costumi e delle mode del popolo vincitore: il baseball giocato dai bambini per strada, i night club, i caffè alla moda, una spiccata e nuova sensibilità per la civiltà dei consumi made in USA.
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Due fidanzati squattrinati trascorrono la Domenica cercando di far bastare i pochi spiccioli a disposizione per le usuali attività di rito: un cabaret, lo zoo, un caffè, un concerto. Tra progetti per il futuro e lo sconforto per la loro situazione presente arriva la sera e con essa il momento di salutarsi e ritornare alle rispettive abitazioni. Sulle note dell'incompiuta di Shubert e il rumore di fondo di una pioggia incessante Kurosawa dirige una commedia drammatica dai toni propri di un realismo sociale a tratti lirico e fantastico. E' il Giappone del secondo dopoguerra, un paese che faticosamente ricostruisce una propria identità economica e sociale subendo l'inevitabile influenza dei costumi e delle mode del popolo vincitore: il baseball giocato dai bambini per strada, i night club, i caffè alla moda, una spiccata e nuova sensibilità per la civiltà dei consumi made in USA. L'autore rivela un tocco sensibile e attento nel descrivere le piccole avversità nella Domenica di una coppia di spiantati, particolarmente efficace in alcuni momenti: l'inutile tentativo di 'approcciare' il mondo dei nuovi ricchi che frequentano un elegante Night Club; la imprevista difficoltà ad acquistare i biglietti in fascia economica di un concerto a causa della speculazione dei bagarini che ne fanno incetta; il conto 'a sorpresa' in una pasticceria che costringe lui a dare in pegno il proprio impermeabile.Assume un rilievo simbolico la scena che apre e chiude il film in cui il protagonista rinuncia a raccattare una cicca da terra risollevandosi così moralmente dalla propria miseria e aspirando ad una condizione di maggiore dignità sociale ed umana. Interessante esempio di 'neorealismo' nipponico.
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