Confesso di aver faticato parecchio nel cercare di guardare il film "La fiamma sul ghiaccio" di Umberto Marino, e di aver più volte, desiderato, che arrivassero presto i titoli di coda, e quindi, la parola fine. Poche altre volte ho visto film più didascalici di questo. Storie così spiegate, così sottotitolate e dettagliate, sono a mio parere, paradossalmente monche. Come lo è questa insolita storia d'amore tra una barbona psicotica, con un tragico passato fatto di violenze e ingiustizie, e Fabrizio, un professore di matematica che soffre di una forma di autismo per cui non riesce a provare nessun tipo di sentimento, e se ne vive tutto solo nella vecchia casa paterna. Poco convincente la Finocchiaro, che urla e corre tutto il tempo, e riesce a rendere Caterina, addirittura antipatica.
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Confesso di aver faticato parecchio nel cercare di guardare il film "La fiamma sul ghiaccio" di Umberto Marino, e di aver più volte, desiderato, che arrivassero presto i titoli di coda, e quindi, la parola fine. Poche altre volte ho visto film più didascalici di questo. Storie così spiegate, così sottotitolate e dettagliate, sono a mio parere, paradossalmente monche. Come lo è questa insolita storia d'amore tra una barbona psicotica, con un tragico passato fatto di violenze e ingiustizie, e Fabrizio, un professore di matematica che soffre di una forma di autismo per cui non riesce a provare nessun tipo di sentimento, e se ne vive tutto solo nella vecchia casa paterna. Poco convincente la Finocchiaro, che urla e corre tutto il tempo, e riesce a rendere Caterina, addirittura antipatica. C'è un debole lieto fine, che non corrisponde alla realtà ma a qualcosa che può essere solo immaginato, forse dai due protagonisti. E in un una sorta di paradiso terrestre tutto colorato e allegro Caterina e Fabrizio ben vestiti e sereni si baciano e si amano, con tanto di siparietto finale chiuso da due angioletti. Brevi poesie, che si leggono ogni tanto su dei post-it gialli, compaiono subito dopo momenti importanti o passaggi fondamentali del film, e sono lì a dirci: ecco succede questo, lui prova questo lei prova quest'altro, etc. Una tarantella di flash back, quasi tutti visionari, sono a metà tra video clip e video arte, e lasciano il tempo che trovano, quando non sono addirittura tristemente ridicoli e comici. Patetico poi il personaggio di Mario, interpretato da Max Giusti, un credente che socializza con Caterina e Fabrizio durante il pellegrinaggio, e dispensa pillole di saggezza, tipo: "...tutti serviamo a qualcosa". Peccato, però che Max Giusti, che parla in questa occasione un dialetto a metà tra l'umbro e il ciociaro, somigli solo a se stesso, o a Ricucci o a mille altre imitazioni del suo repertorio, peraltro sempre azzeccatissime.
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[+] emozioni in poesia, vere, perfino su un post-it.
(di erika)
[ - ] emozioni in poesia, vere, perfino su un post-it.
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