allegro
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mercoledì 27 marzo 2013
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alla fine...
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E morì con un felafel in mano, inizio e fine del film. Pur non avendo letto il racconto da cui trae origine riesco a capire che il materiale fosse oltre che buono, molto difficile da mettere in pellicola, e qui si riconosce la grande abilità del regista:provate voi a dar senso,spazio e bellezza ad una scena che raffigura la distruzione di una casa ad opera di un gruppo di anarco/nazisti, mentre un uomo viene bruciato in un rito mistico/matriarcale con relativi rapporti saffici e chiudetela dando un suo perchè ad un hamburger che cade dal soffitto, voglio proprio vedere cosa tirate fuori. In quanto a regia mi sento liberissimo di dare il pieno voto a questo film, e per senso di esistere pure non sta messo male;non è solo una commediuccia piacevole, ma anche una satira sui giovani, privi di un reale senso dell'esistenza, appassionati di letteratura con velleità scrittorie (scena collocamento), una riflessione sociale sull'alienazione e sull'uso di droghe , letteratura e musica, che tentano di colmare un forte vuoto nell'esistenza , ognuno ha il suo carattere tipizzato di personaggio, in un susseguirsi di maschere grottescamente comiche e amabili, dall'ultra comunista al nazista, dalla dark lady esoterica al fattone, però non per questo i personaggi vengono privati della loro dignità;alcuni hanno approfondimenti caratteriali e psicologici(o simil-psicologici).
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E morì con un felafel in mano, inizio e fine del film. Pur non avendo letto il racconto da cui trae origine riesco a capire che il materiale fosse oltre che buono, molto difficile da mettere in pellicola, e qui si riconosce la grande abilità del regista:provate voi a dar senso,spazio e bellezza ad una scena che raffigura la distruzione di una casa ad opera di un gruppo di anarco/nazisti, mentre un uomo viene bruciato in un rito mistico/matriarcale con relativi rapporti saffici e chiudetela dando un suo perchè ad un hamburger che cade dal soffitto, voglio proprio vedere cosa tirate fuori. In quanto a regia mi sento liberissimo di dare il pieno voto a questo film, e per senso di esistere pure non sta messo male;non è solo una commediuccia piacevole, ma anche una satira sui giovani, privi di un reale senso dell'esistenza, appassionati di letteratura con velleità scrittorie (scena collocamento), una riflessione sociale sull'alienazione e sull'uso di droghe , letteratura e musica, che tentano di colmare un forte vuoto nell'esistenza , ognuno ha il suo carattere tipizzato di personaggio, in un susseguirsi di maschere grottescamente comiche e amabili, dall'ultra comunista al nazista, dalla dark lady esoterica al fattone, però non per questo i personaggi vengono privati della loro dignità;alcuni hanno approfondimenti caratteriali e psicologici(o simil-psicologici).
tema del film lo ritroviamo nella ricerca di un senso dell'esistere da parte di Danny(interpretato molto bene da Nhoa Taylor che ne tipizza, ne enfatizza troppo il personaggio, non lo rende e un personaggio ne una persona vera e propria, ma arriva a metà rappresentando unam persona che interpretala parte di un personaggi, che si è sedimentato ed accomodato in questa parte , pur mostrndo una profonda comprensione , forse anche solo inconscia del suo reale essere) forse involontaria ma a suo modo produttiva, possiamo forse definirla anche solo come la ricerca dell 'equilibrio e della stabilità.
niente finisce male e i personaggi mostrano un profondo senso di umanità, diventano figure positive a cui ci si affeziona, e che si comprende alquanto facilmente. Un film divertente , tratta argomenti seri senza annoiare fcendo si riflettere anche, ma in modo autonomo, un film molto spontaneo, ogni scena semabra sia la necessaria e perfetta successiva alla precedente, tutto ha un motivo e tutto ha un senso, anche in un clima di profonda confusione.
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noia1
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giovedì 9 aprile 2020
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onesta visione da parte di un artista allo sbando
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Danny vive con gli amici in una grande casa, non sarà l’unica anzi, fuggirà più e più volte per una serie di vicissitudini facenti parte della sua tragicomica esistenza.
Richard Lowenstein dà forse il meglio nel penultimo film (fino ad ora) distante otto anni dal successivo Mistify, sfruttando il soggetto di John Birminghan trae quella che pare un’autobiografia filosofica sfruttando l’esaurito protagonista: un ragazzo apparentemente alla fine del percorso esistenziale, l’atteggiamento di un ottantenne ̶ che molto probabilmente ha visto tutto ̶ in un poco più che ventenne dal canto suo privo di quel soddisfacente bagaglio d’esperienza.
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Danny vive con gli amici in una grande casa, non sarà l’unica anzi, fuggirà più e più volte per una serie di vicissitudini facenti parte della sua tragicomica esistenza.
Richard Lowenstein dà forse il meglio nel penultimo film (fino ad ora) distante otto anni dal successivo Mistify, sfruttando il soggetto di John Birminghan trae quella che pare un’autobiografia filosofica sfruttando l’esaurito protagonista: un ragazzo apparentemente alla fine del percorso esistenziale, l’atteggiamento di un ottantenne ̶ che molto probabilmente ha visto tutto ̶ in un poco più che ventenne dal canto suo privo di quel soddisfacente bagaglio d’esperienza.
Attorno al nostro Danny c’è la società con una serie infinita di contraddizioni viste con l’occhio dell’artista quale egli è, la visione ironica di un tumulto al quale a volte persino noi stessi ci sentiamo inermi, inadatti estranei a cambiamenti capaci di travolgerci esattamente come le nostre stesse necessità suggeriscono ma alle quali siamo incapaci di dare ascolto. Sembra quasi d’essere al cospetto di una cronaca raccontata piuttosto dal cuore che dagli occhi del protagonista, quasi quel libro in atto d’essere scritto sia la pellicola scorsa sullo schermo.
Dialoghi completamente scombinati di persone sorde l’una all’altra nel raccontarsi la propria visione d’un mondo iniziato e concluso nelle loro parole al vento, una visione la cui frustrazione è sfogata con atti assurdi, fini a loro stessi. Una società distante, al giogo delle crudeli autorità interessate al tuo status sociale prima di valutare come comportarsi, ne derivano proteste estreme spesso autolesionistiche ed una convivenza infernale tra chi si lega morbosamente alla quotidianità e chi lascia divorarsi dai più forti fino a folli rivalse.
Di fronte a questa realtà la visione è paradossalmente indolente scendendo spesso in vicende e situazioni di commedia nerissima, succede di tutto, il bello è che questa è semplicemente la realtà.
La patinatura grottesca di quei colorati primi anni duemila all’insegna del new metal, il montaggio vispo che porta ad impressioni di star quasi in un’altra dimensione e dialoghi onesti, provenienti dal cuore esattamente come la messa in scena che – onestamente come qualsiasi opera fortemente ispirata – qualche tocco ardito se lo prende.
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