giacomo j.k.
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sabato 25 luglio 2009
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urla del silenzio
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Cambogia, 1975, ultime battute dell’occupazione statunitense a Phnom Penh. Quello che Sidney Schanberg, giornalista del New York Times, trova al suo arrivo sul posto è una situazione sempre più caotica con gli americani sempre più incapaci di reagire alla minaccia crescente dei Khmer Rossi, partito socialista intenzionato a prendere il potere. Ad accoglierlo è l’interprete Dith Pran, e tra i due si instaura presto una forte amicizia. Quando i Khmer prendono il potere e gli Stati Uniti decidono di abbandonare il Paese, Pran decide di non partire con la sua famiglia e rimanere con Sidney, che non riesce ad imporgli di fuggire. Così Sidney riuscirà a tornare a casa, mentre Pran conoscerà la dura realtà delle fattorie comuni.
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Cambogia, 1975, ultime battute dell’occupazione statunitense a Phnom Penh. Quello che Sidney Schanberg, giornalista del New York Times, trova al suo arrivo sul posto è una situazione sempre più caotica con gli americani sempre più incapaci di reagire alla minaccia crescente dei Khmer Rossi, partito socialista intenzionato a prendere il potere. Ad accoglierlo è l’interprete Dith Pran, e tra i due si instaura presto una forte amicizia. Quando i Khmer prendono il potere e gli Stati Uniti decidono di abbandonare il Paese, Pran decide di non partire con la sua famiglia e rimanere con Sidney, che non riesce ad imporgli di fuggire. Così Sidney riuscirà a tornare a casa, mentre Pran conoscerà la dura realtà delle fattorie comuni.
Il secondo film Roland Joffé lascia il segno. A neanche cinque anni di distanza dai fatti che racconta, quello che il regista porta sullo schermo è una triste pagina di storia troppo spesso dimenticata: Joffé ci presenta il massacro della Cambogia in tutta la sua crudezza, dall’impotenza degli americani agli orrori della guerra. Mine antiuomo, bambini soldato, roboanti esplosioni, villaggi distrutti, bambini in lacrime sono il muro che l’amicizia che cresce fra i due protagonisti deve tentare di abbattere.
I ruoli dei due amici sono affidati ad attori di grande espressività che vale a Haing S. Ngor ben cinque premi internazionali tra cui un Oscar. Solo una nomination invece per Sam Waterson che nel ruolo di Sidney porta sullo schermo tutte le difficoltà di un giornalista in una zona di guerra e, in generale, di ogni uomo alla ricerca della verità. La sagace fotografia curata da Chris Menges va ad unirsi al sapiente montaggio di Jim Clark per consegnarci scene dal calibro emotivo altissimo, come quella dell’accostamento tra il cammino di Pran tra mucchi di fango e cadaveri e il premio giornalistico contemporaneamente conferito a Sidney in un atmosfera surreale in cui chi dovrebbe battersi il petto per le sue parole lo applaude. Troppo poco riconosciuto è infine il merito della colonna sonora di Mike Oldfield, capace di alternare nel modo più giusto ritmi incalzanti e struggenti, fino a lasciare coraggiosamente il posto ad un (ben dosato) desolato silenzio. Un silenzio che per Pran è sopravvivenza e per altri vergogna.
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nalipa
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venerdì 28 gennaio 2011
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se non il migliore tra i miglioir
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film realizzati sulla guerra nel Vietnam.
Vero, incisivo, ma anche con accenti di pura poesia.
Attori stupendi, tutti!
Regia impeccabile...un vero capolavoro!
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dadeonlain
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venerdì 29 aprile 2011
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unico
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E' un film struggente e credo unico per la prospettiva con la quale ci pone davanti ad eventi così drammatici. Lo scenario angoscioso della situazione in Cambogia e le implicazioni del governo americano sono rappresentate in maniera realistica ma il leitmotiv è il drammatico rapporto di amicizia tra il giornalista Sydney Schanberg e il suo fotoreporter Dith Pran. l'incalzare degli eventi che portano i due a separarsi e gli avvenimenti successivi non fanno altro che esaltare il legame che li unisce. La scena finale con l'incontro tra i due è tra le più emozionanti della storia del cinema ed "Imagine" di J.Lennon non fa altro che esaltarla.
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E' un film struggente e credo unico per la prospettiva con la quale ci pone davanti ad eventi così drammatici. Lo scenario angoscioso della situazione in Cambogia e le implicazioni del governo americano sono rappresentate in maniera realistica ma il leitmotiv è il drammatico rapporto di amicizia tra il giornalista Sydney Schanberg e il suo fotoreporter Dith Pran. l'incalzare degli eventi che portano i due a separarsi e gli avvenimenti successivi non fanno altro che esaltare il legame che li unisce. La scena finale con l'incontro tra i due è tra le più emozionanti della storia del cinema ed "Imagine" di J.Lennon non fa altro che esaltarla.
La trascrizione del titolo in italiano è da dimenticare.
Un film da vedere e rivedere.
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brian77
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domenica 15 marzo 2015
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a caccia di oscar
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Film retorico, enfatico, costruito per andare a caccia di Oscar con un racconto mai problematico ma solo di confezione. Tipico esempio di film del suo regista, rimasto sempre nell'ambito di opere mediocri, capace solo di preparare prodotti convenzionali che si arruffianano lo spettatore con finta forza narrativa. Il tipo di film d'impegno che può andare bene alla Hollywood peggiore, perché sceglie sempre la soluzione più banale per portare emotivamente lo spettatore dalla propria parte.
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