renato c.
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domenica 20 dicembre 2015
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sempre grande l'albertone nazionale!
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Roma,inizio anni'80, vista tramite un conducente di taxi. Simpatica idea quella di Alberto di far vedere pregi e difetti di Roma vista dagli occhi di un tassinaro! Effettivamente a Roma, facendo quel mestiere si può conoscere di tutto e di più: dal rapinatore che gli frega i soldi, a Fellini e Andreotti! Sordi fa un po' la parte di un tassista angelo custode; bella le sequenza con Alessandra Mussolini (a quel tempo non ancora in politica e che cercava di seguire più la strada di zia Sophia(Loren)che non quella del nonno Benito!)Aspirante suicida a causa di meltrattamenti e incomprensione del padre! Ed ecco il tassista angelo custode che la riporta a casa, fa la ramanzina al padre dopo uno scambio di ceffoni, e pare che gli abbia aperto gli occhi e convinto a cambiar maniere con la figlia!
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Roma,inizio anni'80, vista tramite un conducente di taxi. Simpatica idea quella di Alberto di far vedere pregi e difetti di Roma vista dagli occhi di un tassinaro! Effettivamente a Roma, facendo quel mestiere si può conoscere di tutto e di più: dal rapinatore che gli frega i soldi, a Fellini e Andreotti! Sordi fa un po' la parte di un tassista angelo custode; bella le sequenza con Alessandra Mussolini (a quel tempo non ancora in politica e che cercava di seguire più la strada di zia Sophia(Loren)che non quella del nonno Benito!)Aspirante suicida a causa di meltrattamenti e incomprensione del padre! Ed ecco il tassista angelo custode che la riporta a casa, fa la ramanzina al padre dopo uno scambio di ceffoni, e pare che gli abbia aperto gli occhi e convinto a cambiar maniere con la figlia! Poi il giretto con Giulio Andreotti, per l'occasione attore, al quale non richiede esplicitamente una raccomandazione per il il figlio, ma glielo fa capire! Andreotti da la solita risposta da sfinge, senza promesse e senza dire di no! Belli anche i complimenti alla ormai tardona Silvana Pampanini, che aveva scambiato per Sylva Koscina, e la lunga chiaccherata con Federico Fellini che gli dice che il suo amico Alberto Sordi gli aveva chiesto di fare una piccola parte in un film diretto da lui e che aveva accettato! Forte la scena in cui il Sordi tassinaro assiste all'incontro e all'abbracio tra Fellini ed il vero Sordi! C'era nulla che stancava nel film? Si il parlare continuo di Alberto Sordi mentre guidava e non pigliava mai un attimo di respiro tra una parola e l'altra!
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aristoteles
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sabato 25 luglio 2015
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ma che ce avrà de bello sto jai ar ???
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L'idea del tassista che attraversa tutta città per "fotografarla" nello spirito è bellissima.
Il tassista ospita tutti nella sua autovettura :uomini ,bambini,donne in pericolo,malfattori,tossicodipendenti,prostitute,politici,attori.
Nessuno più di lui conosce allora il popolo.
Il "Tassinaro" di Sordi è umile,semplice e di gran cuore.
A malincuore però la sceneggiatura è fallace proprio nei dialoghi sul taxi che avrebbero invece dovuto essere la linfa del film, ed alcuni di essi risultano così lunghi e interminabili da sembrare delle interviste.
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elgatoloco
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martedì 17 aprile 2018
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sordi is sordi is sordi
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Altro che Sordi meglio come attore che come regista: in molti casi(forse non proprio sempre, non in tutti il film)il Sordi regista completa il Sordi attore, gli dà un tocco in più: questo avviene ne"Il Tassinaro"(se dice solo ar Roma, sperando di essermi espresso in discreto romanesco)-1983, regia di Albertone, sempre lui protagonista nella parte del titolo, con Marlù Tolo; ma meglio degli intermezzi casalinghi, gli incontri con Silvana Pampanini, ma ancora meglio con Federico Felllini e con l'allora"rex-imperator"Giulio Andreotti, che ci dà, in pochi minuti, una sua filosofia di vita e uno schema di "filosofia" politica, nel senso magari più empitico del termine ma certamente di una certa efficacia-erano gli anni in cui"L'Express"intitolatva un reportage sull'Italia(in senso economico e politico)"Et poutant elle tourne"(E nonostante tutto gira, funziona)menttre ora.
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Altro che Sordi meglio come attore che come regista: in molti casi(forse non proprio sempre, non in tutti il film)il Sordi regista completa il Sordi attore, gli dà un tocco in più: questo avviene ne"Il Tassinaro"(se dice solo ar Roma, sperando di essermi espresso in discreto romanesco)-1983, regia di Albertone, sempre lui protagonista nella parte del titolo, con Marlù Tolo; ma meglio degli intermezzi casalinghi, gli incontri con Silvana Pampanini, ma ancora meglio con Federico Felllini e con l'allora"rex-imperator"Giulio Andreotti, che ci dà, in pochi minuti, una sua filosofia di vita e uno schema di "filosofia" politica, nel senso magari più empitico del termine ma certamente di una certa efficacia-erano gli anni in cui"L'Express"intitolatva un reportage sull'Italia(in senso economico e politico)"Et poutant elle tourne"(E nonostante tutto gira, funziona)menttre ora...Al di là di questo, che Sordi allora non poteva sapere-prevedere, gli incontri citati sono bellissimi(anche Fellini, appunto, Riminese ma sempre attratto da Roma, anche perché di madre romana)e gli squarci"de Roma"sono bellissimi, anche perché colti in momenti topici, di grande efficacia. Quando(con l'aiutro di Rofoldo Sonego, co-sceneggiatore abituale)Sordi fa a modo suo, diciamo così, riesce a cogliere nel segno-oltre a tutto, quasi tutti i suoi film dell'ultimo periodo , almeno fino a Nestore, sono un omaggio alla sua città... Un film decisamente azzeccato, dove l'indubbio divertimento dato dalle gags lascia il posto, conciliandosi con quest'altra parte, con un coté serio, riflessivo, dato da questi incontri, che sembrano quasi "interviste" a personaggi famosi, sempre tenendo presente il film e non il fatto che il Sordi uomo-attore era non meno famoso degli/delle intervistati/e... El Gato
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elgatoloco
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giovedì 12 dicembre 2019
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sordi regista e attore
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"IL Tassinaro"(Alberto Sordi, 1983, anche sceneggiatore e soggettista)è uno dei film di Albertone in veste di autore e attore; non so dire se sia il migliore, senz'altro p uno dei migliori. Ridurlo solo alle"opsitate"di Andreotti e Fellini, certo significative, in realtà vere interviste o meglio dialoghi con i due personaggi-clou, vorrebbe dire limitarlo nella sua portaq complessiva. E' anche le discussioni familiari, è anche i racconti di Roma nella sua diversità e complissità, ma anche la rivolta dell'"uomo medio"(certo piccolo-borghese, volendo), appunto il tassista, contro la prepotenza(vedansi gli episodi della cena con lo sceicco e la difesa della ragazza picchiata, in particolare).
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"IL Tassinaro"(Alberto Sordi, 1983, anche sceneggiatore e soggettista)è uno dei film di Albertone in veste di autore e attore; non so dire se sia il migliore, senz'altro p uno dei migliori. Ridurlo solo alle"opsitate"di Andreotti e Fellini, certo significative, in realtà vere interviste o meglio dialoghi con i due personaggi-clou, vorrebbe dire limitarlo nella sua portaq complessiva. E' anche le discussioni familiari, è anche i racconti di Roma nella sua diversità e complissità, ma anche la rivolta dell'"uomo medio"(certo piccolo-borghese, volendo), appunto il tassista, contro la prepotenza(vedansi gli episodi della cena con lo sceicco e la difesa della ragazza picchiata, in particolare). Sordi ne fa una storia tra le altre, quasi fossero sequenze-episodi di una trama più complessa, meglio in una cornica che raccoglie, appunto, vari episodi. La comicità sordiana, poi, che ha sempre anche un retrogusto amaro, risolto, però-"traSCESO"in una RICONCILIAZIONE CON IL MONDO sostanziale, è quanto Sordi è sempre capace di proporre e talora riesce poco apprezzato da chi ha famosa"puzza sotto il naso". Difficile che sia molto apprezzato da intellettuali"di sinistra"snob, da chi si pone come se fosse una sorta di mait^re à penser assoluto, capace di capire tutto, apprezzato invece da persone non sciocche ma semplici, il che naturalmente non vuole che una categorizzazione così manichea, così divisiva sia in realtà possibile in termini così asoslutistici. Sordi attore, beh, lo sappiamo, gli altri/le altre interpreti, da Marilù Tolo a Silvana Pampanini(di cui credo sia una delle ultime apparizioni sul grande schermo), da Anna Lognhi a Mario Cecchi, svolgono il loro"compito". E c'era anche Alessandra Mussolini, ancora non "agli onori"della cronaca politica... El Gato
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nico g.
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venerdì 1 giugno 2012
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il declino di alberto sordi
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Negli anni '80 assistetti ad affannosi tentativi del grande Alberto Sordi, che cercava di mantenersi al livello della sua fama e della sua straordinaria carriera. Di quel decennio ammiro soltanto "Il Marchese del Grillo", "Troppo forte" e "Tutti dentro" per il suo valore profetico; il resto ("Io so che tu sai che io so", "In viaggio con papà", "Io e Caterina", "Sono un fenomeno paranormale", "Assolto per aver commesso il fatto", ecc.) è insignificante.
Tra i punti più bassi della produzione di Sordi includo questo film, banalissimo, qualunquista e povero - se non privo - d'idee.
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Negli anni '80 assistetti ad affannosi tentativi del grande Alberto Sordi, che cercava di mantenersi al livello della sua fama e della sua straordinaria carriera. Di quel decennio ammiro soltanto "Il Marchese del Grillo", "Troppo forte" e "Tutti dentro" per il suo valore profetico; il resto ("Io so che tu sai che io so", "In viaggio con papà", "Io e Caterina", "Sono un fenomeno paranormale", "Assolto per aver commesso il fatto", ecc.) è insignificante.
Tra i punti più bassi della produzione di Sordi includo questo film, banalissimo, qualunquista e povero - se non privo - d'idee.
Un Sordi sul viale del tramonto che tenta di riciclare uno stereotipico "romano de Roma", con Anna Longhi pallido fantasma della famosa moglie Augusta de "Le vacanze intelligenti".
Insopportabile la scena del tassista che fa il giustiziere col povero mentecatto drogato, per poi farsi rubare tutto l'incasso da un vero delinquente.
Antipatica la litigata col figlio (Giorgio Gobbi) che preferirebbe rilevare la licenza e il taxi paterno, anziché affollare le schiere dei laureati disoccupati; irritante la frase fatta del padre: "Lo fai per me? Lo fai per te stesso!" Mentre si capisce benissimo che l'unico che vuole il figlio ingegnere per forza è il padre.
Vetero-campanilista il battibecco con la cliente milanese (Liù Bosisio) dipinta come stronza e addirittura spacciatrice di droga per i suoi stessi figli.
Demagogico il dialogo con Giulio Andreotti, che in perfetto politichese risponde al protagonista con tanti bei giri di parole senza dargli alcuna risposta concreta.
Insomma, da ammiratore di un gigante del cinema italiano, provai grande delusione vedendo questo filmetto.
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