aristoteles
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venerdì 27 novembre 2015
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beato te contadino
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Una delle migliori interpretazioni del Renato Nazionale.
Artemio il campagnolo a quaranta anni decide che è arrivato il momento di vivere nuove esperienze in città.
Ottime gag mai volgari in un clima di simpatia e semplicità,dove Pozzetto sembra veramente un contadinotto ignorante.
Meravigliosi alcuni personaggi di contorno come la madre e un Boldi scorreggione "Lupin"dei poveri.
Esilarante l'incontro con il gay mentre aspetta il cugino.
Umile e onesto il buon Artemio capirà che non è tutt'oro quel che luccica e farà le scelte giuste.
La canzoncina del contadino è fantasticamente anni '80.
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luca scial�
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sabato 16 gennaio 2016
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un tempi moderni in salsa milanese
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Artemio vive in un paesino rurale lombardo. Stanco della vita di campagna, ai suoi occhi troppo arretrata e faticata, decide di provare a trasferirsi in città, nella metropoli Milano. Ma giunto lì scoprirà tante difficoltà: ritmi caotici, persone soggiogate da una vita moderna che li ha trasformati in automi e ipocriti, modi di vivere lontani da come li aveva sognati. Al punto che decide di tornare alla sua vita di prima.
Charlie Chaplin è un'altra cosa, intendiamoci. Eppure questo film offre uno spinto che seppur lontanamente rievoca il capolavoro dell'attore-regista londinese. E' una critica in salsa comica all'era moderna, con sequenze molto interessanti. Si pensi all'appartamento moderno costipato e ristretto o quando ad Artemio viene proposto un lavoro da spacciatore di droga.
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Artemio vive in un paesino rurale lombardo. Stanco della vita di campagna, ai suoi occhi troppo arretrata e faticata, decide di provare a trasferirsi in città, nella metropoli Milano. Ma giunto lì scoprirà tante difficoltà: ritmi caotici, persone soggiogate da una vita moderna che li ha trasformati in automi e ipocriti, modi di vivere lontani da come li aveva sognati. Al punto che decide di tornare alla sua vita di prima.
Charlie Chaplin è un'altra cosa, intendiamoci. Eppure questo film offre uno spinto che seppur lontanamente rievoca il capolavoro dell'attore-regista londinese. E' una critica in salsa comica all'era moderna, con sequenze molto interessanti. Si pensi all'appartamento moderno costipato e ristretto o quando ad Artemio viene proposto un lavoro da spacciatore di droga. Proprio da parte di chi gli salva la vita ma poi si è arricchito seminando morte tra i giovani. Il film sfata anche alcuni luoghi comuni su Milano.
Ottima l'interpretazione di Pozzetto, forse la migliore della sua carriera.
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elgatoloco
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martedì 28 luglio 2020
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castellano e pipolo più renato
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"Il Ragazzo di campagna"(1985, Castellano e Pipolo, anche autori di soggetto e sceneggiatura)è un film"very country"e dichiara di esserlo, pur se il registro comico è assolutamente dominante: il décalage tra la campagna e la città(el nost Milàn, nella fattispecie, ossia la metropoli)va assolutamente a favore della purezza della vita"country", della vita intonsa e pulita(non solo in senso atmosferico, comunque, Greta Thunberg permettendo...)contro la città vista come demone tentatore e intrinsecamente malvagio, per sua natura e costituzione interna, come suo, dirsi. E'un mito rousseauiano che qui, rivive, senza in realtà mai essere veramente tramontanto e comunque permanendo in tanta parte dello spettacolo popolare, anche ovviamente in fomra dialettale(credo sia una costante dalla Scozia all'Andalusia, almeno, senza ovviamente tagliar fuori altri continenti-.
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"Il Ragazzo di campagna"(1985, Castellano e Pipolo, anche autori di soggetto e sceneggiatura)è un film"very country"e dichiara di esserlo, pur se il registro comico è assolutamente dominante: il décalage tra la campagna e la città(el nost Milàn, nella fattispecie, ossia la metropoli)va assolutamente a favore della purezza della vita"country", della vita intonsa e pulita(non solo in senso atmosferico, comunque, Greta Thunberg permettendo...)contro la città vista come demone tentatore e intrinsecamente malvagio, per sua natura e costituzione interna, come suo, dirsi. E'un mito rousseauiano che qui, rivive, senza in realtà mai essere veramente tramontanto e comunque permanendo in tanta parte dello spettacolo popolare, anche ovviamente in fomra dialettale(credo sia una costante dalla Scozia all'Andalusia, almeno, senza ovviamente tagliar fuori altri continenti-.si pensi agli USA e non solo...). invero con una sceneggiatura"alla bell'e meglio"viene in qualche modo tagliata addosso al bravo Renato, allora forse allo zenith della sua carriera, anchee perché aveva attinto i quarant'anni(ora, a distanza di altri 40, sembra che questo film debba diventare una vera e propria icona, tanto che un ristorante sito in zona, forse anche di comprorietà di Renato stesso, da varie interviste la cosa non risulta chiarissima, però...). Oltre Rentato, superprotagonista qui per definizione(il titolo è epsressione della cosa, del senso del film), Sequenze e scene intere che rimandano senza alcuno"sconto"ad altri film(quella in cui vende il sangue è un palese calco comico da"Mitdnight Cowboy"di John Schlesinger, del 1969; ma ci si potrebbe veramente divertire a studaire da quali film le varie situazioni siano"desunte", per non dire quasi copiate ma virate comicamente). Nessun cattiveria, nessuna polemica, in questo film francamente non eccelso, ma che è, quasi senza volerlo(anzi certamente non volendolo essere)diventato un "cult", dove naturalmente la bravura dell'attore protagonista è fuori discussione, con quell'aria spaesata che il"quasi cow-boy, il paysan. campesino, esprime continuamente)di fronte alla tecnica ma anche ad ogni situazione disonestra gli venga proposto quale"lavoro"o , diciamo meglio, occasione per"fare denaro". Tra gli(le)intepreti, da segnalare anche Donna Osterbuhr, la ragazza "troppo libera", ma anche ambgua, il cui ruolo non è chiaro, ma che decisamente sembra impersonare"ciò che iul ragazzo non vuole", Enzo Garinei, Jimmy il Fenomeno, ma anche un Massimo Serato in un ruolo per lui "fuori convenzione", quello dello spacciatore di droga. El Gato
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