gio
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lunedì 8 maggio 2006
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quel grande maggiore
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Il film parla di una dozzina di squinternati(tra cui pazzi omicidi,maniaci religiosi,semiidioti e così via)che si trovano di fronte a un bivio.Sudare freddo ancora pochi giorni e poi essere impiccati,oppure unirsi ad un reparto militare guidato dal maggiore Reismann con l’unico scopo di distruggere un importante obiettivo militare tedesco.I 12 ,ovviamente, scelgono la seconda opzione ed è proprio questo ciò che li accomuna di più.Il maggiore può essere visto come il tipico ufficiale veterano americano,con tanto di medaglia al valore,con quel rancore quasi “immotivato”verso i tedeschi.Eppure è la chiave di lettura del film.E’ l’unico ,sebbene visto male dai suoi superiori perché insofferente alla disciplina militare,che riesce a motivare la dozzina facendola apparire alla conclusione del film addirittura una delle migliori pattuglie dell’esercito americano.
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Il film parla di una dozzina di squinternati(tra cui pazzi omicidi,maniaci religiosi,semiidioti e così via)che si trovano di fronte a un bivio.Sudare freddo ancora pochi giorni e poi essere impiccati,oppure unirsi ad un reparto militare guidato dal maggiore Reismann con l’unico scopo di distruggere un importante obiettivo militare tedesco.I 12 ,ovviamente, scelgono la seconda opzione ed è proprio questo ciò che li accomuna di più.Il maggiore può essere visto come il tipico ufficiale veterano americano,con tanto di medaglia al valore,con quel rancore quasi “immotivato”verso i tedeschi.Eppure è la chiave di lettura del film.E’ l’unico ,sebbene visto male dai suoi superiori perché insofferente alla disciplina militare,che riesce a motivare la dozzina facendola apparire alla conclusione del film addirittura una delle migliori pattuglie dell’esercito americano.Reismann può essere visto come il “perno” del film,in quanto ha rapporti sia con i generali suoi superiori, che con la sporca dozzina.Da una parte viene descritto come un personaggio insofferente alla vita militare e a quei cosiddetti generali privi di immaginazione;dall’altra viene visto come uno schiavista.A questo punto la domanda da porsi è la seguente:”Cos’è che attira di più di questo film”?
E’ senz’altro la concordanza tra i dodici, che aumenta di giorno in giorno sempre di più.Il personaggio che dà la svolta a questo fenomeno è senza dubbio Franko Victor ,non per questo è uno dei personaggi più avvincenti. Le sue “quotidiane” rivolte contro il maggiore e il tenente, infondono in qualche modo coraggio ai rimanenti 11.
Pensate,cari lettori,ad escluderlo dal gruppo.
Mancherebbe loro un leader,una guida e di conseguenza il film non potrebbe proseguire.
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renato c.
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mercoledì 30 settembre 2015
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bellissimo messaggio
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Papa Francesco, negli Stati Uniti ha parlato contro la pena di morte, e questo film già dal 1967 ci manda un bel messaggio contro la pena di morte! Terribile la scena iniziale in cui si vede arrivare un carro funebre per portar via uno che in quel momento è ancora vivo ma che tra poco non lo sarà più perchè sta per essere giustiziato e il maggiore Reisman che deve assistere all'esecuzione di quest'uomo che chiedeva perdono e che aveva capito di avere sbagliato! Così quando al maggiore vengono consegnati 12 galeotti, buona parte dei quali con una condanna a morte sulle spalle, ma con la promessa della commutazione della pena se fossero stati in grado di compiere una pericolosissima missione (siamo in piena 2^ guerra mondiale!) si impegna al massimo per convincere ed addestrare i 12 uomini a
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Papa Francesco, negli Stati Uniti ha parlato contro la pena di morte, e questo film già dal 1967 ci manda un bel messaggio contro la pena di morte! Terribile la scena iniziale in cui si vede arrivare un carro funebre per portar via uno che in quel momento è ancora vivo ma che tra poco non lo sarà più perchè sta per essere giustiziato e il maggiore Reisman che deve assistere all'esecuzione di quest'uomo che chiedeva perdono e che aveva capito di avere sbagliato! Così quando al maggiore vengono consegnati 12 galeotti, buona parte dei quali con una condanna a morte sulle spalle, ma con la promessa della commutazione della pena se fossero stati in grado di compiere una pericolosissima missione (siamo in piena 2^ guerra mondiale!) si impegna al massimo per convincere ed addestrare i 12 uomini affinchè portassero a termine la missione per avere salva la vità! Se morivano in missione avevano poco da perdere, con una condanna a morte o 30 anni di galera sulle spalle! Astutissima poi l'idea di far tornare tutti alle proprie condanne se uno solo di loro avesse tentato di fuggire o avesse "remato contro" alla missione, così si controllavano bene l'un l'altro! Il film,pieno di grandi attori, scorre bene! C'è l'azione, la suspence e quelli un po' matti come il ribelle Franko, riportato alla ragione dai suoi compagni, ed il fanatico religioso Archer Margot (Telly Savalas), che considerava i peccati sessuali i peggiori peccati che esistano ed arriva ad uccidere le donne, solo perchè donne, in quanto le considerava la causa della dannazione degli unomini! Dopo averne ucciso una, viene comunque freddato da un suo compagno dopo che aveva mostrato l'intenzione di fare una strage di donne! Man mano che il film prosegue i 12 si impegnano con tutte le loro forze per portare a termine la missione, ed a quelli che sopravvivono viene tolta la condanna e vengono reintegrati nei loro ruoli militari! Un bel messaggio contro la pena di morte!
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greatsteven
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lunedì 8 maggio 2017
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la riscossa di dodici galeotti in cerca di libertà
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QUELLA SPORCA DOZZINA (USA, 1967) diretto da ROBERT ALDRICH. Interpretato da LEE MARVIN, ERNEST BORGNINE, ROBERT RYAN, CHARLES BRONSON, JOHN CASSAVETES, TELLY SAVALAS, DONALD SUTHERLAND, JIM BROWN, GEORGE KENNNEDY
Londra, 1944.
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QUELLA SPORCA DOZZINA (USA, 1967) diretto da ROBERT ALDRICH. Interpretato da LEE MARVIN, ERNEST BORGNINE, ROBERT RYAN, CHARLES BRONSON, JOHN CASSAVETES, TELLY SAVALAS, DONALD SUTHERLAND, JIM BROWN, GEORGE KENNNEDY
Londra, 1944. Un maggiore sovversivo, più volte richiamato all’ordine, dell’Esercito britannico viene incaricato di addestrare dodici prigionieri, tutti condannati a morte o a lunghe pene detentive, per una missione suicida che si propone di assaltare una roccaforte nazista in cui operano numerosi gerarchi da eliminare. Il maggiore accetta il compito controvoglia e riunisce la "sporca dozzina" in un campo in aperta campagna, imponendo loro di non rivelare la propria identità e il proprio grado a chicchessia. L’addestramento è impegnativo e severo e proprio perché l’ufficiale si fa intendere, i risultati dopo un po’ arrivano, finché, dopo una battaglia simulata, lo scalcinato gruppo di galeotti è pronto per l’azione. Su dodici ci rimetteranno la pelle in dieci, ma il maggiore, un sottufficiale polacco e un soldato riceveranno gli elogi dal colonnello e dal generale che avevano lungamente diffidato del maggiore, dei suoi metodi poco ortodossi e dell’improbabile successo dell’attacco. È, tutto sommato, un film figlio della propria epoca, sebbene ambientato ventitré anni prima: il 1967 preparò il terreno per la protesta studentesca esplosa di lì a poco, iniettò endorfina negli animi di coloro che contestavano la guerra in Vietnam e, più in generale, dimostrò l’inadeguatezza politica e culturale di una società ormai strozzata da convenzioni antiquate e desiderosa di un cambiamento. Il film di Aldrich mette soprattutto in scena uomini fin troppo comuni, soldatacci di scarsa cultura, psicopatici con megalomanie, perdenti di tutti i giorni, imbecilli di professione, che trovano una ragione di riscatto quando viene loro prospettata la possibilità della libertà definitiva. Ma appare chiaro fin da subito che questa lotta non è animata da nobili ideali, bensì dall’istintivo, quasi animalesco, bisogno di tornare a vivere liberi come l’aria. Ed è proprio questo il motivo che rende simpatici i personaggi al pubblico, prevalentemente maschile: le interpretazioni sono il piatto forte di questo blockbuster avanti lettera che fonde l’azione all’avventura, senza mai rendere le due cose fini a sé stesse e adottando un linguaggio espressivo diretto che, esclusi alcuni indugi e forzature, convince grandemente per il suo umorismo caustico, la sua denuncia dell’umana ignoranza e la sua ricerca, felicemente coronata, di una riabilitazione, intesa in ampio senso trasversale. Indimenticabili i caratteri che un cast foltissimo, con attori all’epoca tutti in auge, traccia con bravura straordinaria: dal ribelle ai limiti della schizofrenia di Cassavetes (candidato all’Oscar per l’attore non protagonista) al sottufficiale duro, laconico e imperscrutabile di un Bronson sotto le righe, dal maniaco religioso misogino e aggressivo di Savalas al ritardato mentale tenero e pacioso di Sutherland, dal rigido generale di Borgnine al superbo e indisponente colonnello di Ryan, senza ovviamente dimenticare il protagonista, un Marvin in formissima che, con la consueta espressione marmorea e il piglio autoritario, delinea un efficace uomo d’armi che rivede una parte di sé stesso negli uomini che addestra, non mente mai loro sulla sorte della missione che si apprestano a compiere e sa scoprire, pur mediante il rigore e il vigore, doti inaspettate in un’armata Brancaleone made in UK composta di beceri individui che sono al tempo stesso avanzi di galera e volontari della morte che le vanno incontro con coraggio, abnegazione e un sorprendente spirito di sacrificio. Permeato di un umorismo caustico, divertente in molteplici occasioni, mai volgare e perfino critico nei confronti dell’esercito inglese più che della guerra, appartiene al suo autore, un R. Aldrich che dirige con mano attenta il materiale narrativo, dosando con saggezza le pause, i colpi di scena, i momenti spassosi, le polemiche sociali e perfino gli istanti distensivi (esemplificativa, in tal senso, è la comparsa delle prostitute al campo per risollevare l’umore dei soldati stanchi e affaticati). L’esito è molto più che dignitoso: un film d’azione e d’ambiente bellico che non risparmia gli ordini perentori, ma anche disonesti e fallimentari, dei comandanti, per ripristinare lo spirito di corpo di chi questi ordini li deve eseguire anche contro la propria volontà, dimostrando che, seppure in mancanza di un background di lealtà e fedeltà all’esercito che si serve, si può trasformare anche un branco di idioti lavativi in un piccolo plotone in grado di prendere un intero castello e far strage del nemico. A tal proposito, i nazisti, presenti fisicamente solo per pochi minuti, non vengono demonizzati come è accaduto spesso in altri film di quel periodo, ma solo trattati come un qualunque, gigantesco avversario da abbattere al più presto. Anche al prezzo di rimetterci il collo, per usare un’espressione del maggiore (Marvin). La guerra simulata è una delle sequenze più azzeccate: gli stratagemmi del cambio delle fasce e dei missili sparati dalle mitragliatrici in campagna sono formidabili. Successo al botteghino pienamente meritato. Una statuetta andò agli effetti sonori.
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