fedeleto
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domenica 21 marzo 2010
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il carnefice piu' spietato:la paura
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Fassbinder ha sempre descritto il buio nell'anima,dove l'uomo si muove nella sua esistenza senza poter tuttavia sfuggire al proprio destino.In un certo senso emy(la protagonista del film) va anche essa incontro al suo destino ma per quanto il cinismo fassbinderiano sia sempre presente all'inizio del film non emerge e anzi alscia intravedere un piccolo barlume di luce e serenita' dove emy entra per caso in un bar conosce un uomo che la invita a ballare e da li lo ospita innamorandosene.Raccontata fino a qui la storia sembra una favola d'amore che forse ogni donna di quell'eta'(ricordiamo che emy ha sessant'anni) vorrebbe rivivere ma seppur l'amore supera ogni ostacolo,non e' il caso di emy e ali che si ritrovano a lottare contro un gruppo di ipocriti,razzisti che non sopportano l'idea di vedere una donna tedesca(seppur emy in realta' sia polacca)stare in mezzo ad un marocchino come ali che viene disprezzato da tutti i suoi vicini ,colleghi di lavoro,e persino figli,ma quando l'ipocrisia arriva ai livelli estremi la richiamano tutti(l'alimentari che tratta male ali poi fa finta di niente e riprende contatto con emy per via del suo poco lavoro,il figlio la richiama dopo una scenata per chiedergli se tiene il figlio con lei per qualche giorno)e la povera emy si ritrova sola ma forse sola c'e' sempre stata (come dice lei) e non puo' fare a a meno di credere in qualcosa che possa ridonarle il sorriso.
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Fassbinder ha sempre descritto il buio nell'anima,dove l'uomo si muove nella sua esistenza senza poter tuttavia sfuggire al proprio destino.In un certo senso emy(la protagonista del film) va anche essa incontro al suo destino ma per quanto il cinismo fassbinderiano sia sempre presente all'inizio del film non emerge e anzi alscia intravedere un piccolo barlume di luce e serenita' dove emy entra per caso in un bar conosce un uomo che la invita a ballare e da li lo ospita innamorandosene.Raccontata fino a qui la storia sembra una favola d'amore che forse ogni donna di quell'eta'(ricordiamo che emy ha sessant'anni) vorrebbe rivivere ma seppur l'amore supera ogni ostacolo,non e' il caso di emy e ali che si ritrovano a lottare contro un gruppo di ipocriti,razzisti che non sopportano l'idea di vedere una donna tedesca(seppur emy in realta' sia polacca)stare in mezzo ad un marocchino come ali che viene disprezzato da tutti i suoi vicini ,colleghi di lavoro,e persino figli,ma quando l'ipocrisia arriva ai livelli estremi la richiamano tutti(l'alimentari che tratta male ali poi fa finta di niente e riprende contatto con emy per via del suo poco lavoro,il figlio la richiama dopo una scenata per chiedergli se tiene il figlio con lei per qualche giorno)e la povera emy si ritrova sola ma forse sola c'e' sempre stata (come dice lei) e non puo' fare a a meno di credere in qualcosa che possa ridonarle il sorriso.Fassbinder evidenzia il fatto della solitudine dei due innamorati(nel ristorante persino il cameriere si allontana da loro,e il ristorante e' vuoto),trascinando la storia anche nella totale disperazione di ali che non ha il coraggio di abbandonare emy seppur abbia raporti con una donna piu' giovane di ella.interessante ancora una volta le inquadrature che immortalano determinati momenti (i due nel ristorante,ali e la ragazza del bar che incominciano un rapporto sessuale) dove il cornicione della porta fa da vera e propria cornice di un momento.Si potrebbe definire un film profondo che parla all'animo e che fa riflettere su un tema ormai molto diiscusso come il razzismo e l'amore ,di cui gia KATZLEMAKER( terrone).
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leonardo masieri
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venerdì 29 agosto 2008
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la solitudine vince la paura
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Un'anziana signora delle pulizie, conosce per caso un gentilissimo immigrato marocchino, di venti anni piu' giovane, del quale si innamora subito.Il tutto viene facilitato dalla solitudine dei due, l'una vedova anziana che vive sola, l'altro invece straniero in un paese che non si apre. E' un film del '73, assolutamente illuminante, oltre a intendere una ricerca vana della felicità di persone diverse tra loro, a livello sociale mostra quello che con il tempo è diventata una costante mondiale, lo spostamento dei popoli e la loro accettazione da parte degl'indigeni. Cambiamento di costumi evidente, a 35 anni di distanza da questo bel film.
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davide777
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sabato 5 settembre 2015
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la paura sono gli altri
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“Angst essen Seele auf” prende il titolo da un detto marocchino: la paura mangia l’anima. Il film è incentrato sul rapporto fra i due protagonisti, Emmi e Alì, conosciutisi in un bar dove Emmi è entrata casualmente. La solitudine della donna, che è in età avanzata e per di più vedova, viene a combaciare con quella del marocchino, che tutti chiamano Alì ma che in realtà è un nomignolo che gli è stato affibbiato; questa solitudine non fa che aumentare man mano che il rapporto tra i due cresce e sfocia nel matrimonio. Il tema centrale del film è la paura d’amare generata dai giudizi ( o meglio, dai pregiudizi ) della gente nel momento in cui le convenzioni vengono violate: emerge infatti il tabù di fondo per cui una donna tedesca in età avanzata non debba frequentare un giovane marocchino ( a cui nel corso del film vengono affibbiati epiteti di ogni tipo ), pena l’esclusione e il disprezzo; persino i figli, quando sono messi al corrente del matrimonio, ripudiano Emmi.
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“Angst essen Seele auf” prende il titolo da un detto marocchino: la paura mangia l’anima. Il film è incentrato sul rapporto fra i due protagonisti, Emmi e Alì, conosciutisi in un bar dove Emmi è entrata casualmente. La solitudine della donna, che è in età avanzata e per di più vedova, viene a combaciare con quella del marocchino, che tutti chiamano Alì ma che in realtà è un nomignolo che gli è stato affibbiato; questa solitudine non fa che aumentare man mano che il rapporto tra i due cresce e sfocia nel matrimonio. Il tema centrale del film è la paura d’amare generata dai giudizi ( o meglio, dai pregiudizi ) della gente nel momento in cui le convenzioni vengono violate: emerge infatti il tabù di fondo per cui una donna tedesca in età avanzata non debba frequentare un giovane marocchino ( a cui nel corso del film vengono affibbiati epiteti di ogni tipo ), pena l’esclusione e il disprezzo; persino i figli, quando sono messi al corrente del matrimonio, ripudiano Emmi. La società è disposta ad accettare la solitudine dei due ma non la loro felicità, è disposta a far lavorare Alì purché non sconfini dal suo ruolo, non tenti in qualche modo di «integrarsi», è disposta a rispettare Emmi fino a quando non faccia qualcosa di sconveniente: innamorarsi di un giovane straniero; non è infatti la loro solitudine a infastidire la gente, ma l’amore a cui non sembrano aver diritto. Il regista inoltre rincara la dose, perché quella stessa società che li aveva emarginati li riaccoglie poi per gli interessi più banali, come il bisogno di clienti del droghiere o il figlio di Emmi a cui serve una babysitter. Emblematico il ruolo ritagliatosi da Fassibinder stesso, quello di un marito pigro e violento che quando viene a sapere dell’amore della suocera, non esita a darle della svitata. Ed è proprio Ali infine che sembra soccombere a tutta questa tensione, venendo colto da un attacco di ulcera, mentre fino ad allora era parso il più forte fra i due, e il dolore, la paura e l’indignazione erano stati espressi soprattutto da Emmi. Il film è quasi tutto girato in interni e, basandosi principalmente su sguardi e dialoghi, risulta piuttosto “teatrale” . Per mezzo di questo legame fuori dagli schemi Fassbinder è riuscito a mettere in luce l’ipocrisia e la grettezza della società borghese del suo e ( forse ) anche del nostro tempo.
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stefano capasso
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martedì 22 marzo 2016
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la paura e la solitudine
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Un’anziana donna tedesca ormai vedova, conosce casualmente un giovane immigrato marocchino, Ali. Tra Emmi ed Alì nasce inaspettatamente un sentimento, e con questo una serie di complicazioni date dal giudizio di tutte le persone che ruotano loro intorno.
Film molto bello di Fassbinder che racconta la paura. La paura del diverso, dell’immigrato come dell’anziano, e più in generale di tutto ciò che sfugge dalle convenzioni dettate dalla morale.
La paura che porta alternativamente ad un eccesso di contatto o al rifiuto totale. E successivamente l’ipocrisia che per mero interesse mette da parte questa paura.
I protagonisti si troveranno nel mezzo di un conflitto dove i loro stessi sentimenti vengono messi alla prova, divenendo ancora più consapevoli della loro inevitabile solitudine esistenziale.
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Un’anziana donna tedesca ormai vedova, conosce casualmente un giovane immigrato marocchino, Ali. Tra Emmi ed Alì nasce inaspettatamente un sentimento, e con questo una serie di complicazioni date dal giudizio di tutte le persone che ruotano loro intorno.
Film molto bello di Fassbinder che racconta la paura. La paura del diverso, dell’immigrato come dell’anziano, e più in generale di tutto ciò che sfugge dalle convenzioni dettate dalla morale.
La paura che porta alternativamente ad un eccesso di contatto o al rifiuto totale. E successivamente l’ipocrisia che per mero interesse mette da parte questa paura.
I protagonisti si troveranno nel mezzo di un conflitto dove i loro stessi sentimenti vengono messi alla prova, divenendo ancora più consapevoli della loro inevitabile solitudine esistenziale. La narrazione asciutta che scava sempre nelle emozioni dei personaggi, parlando un linguaggio parallelo oltre quello della narrazione che scorre apparentemente con leggerezza, costituisce la bellezza di questo lavoro
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