ultimoboyscout
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venerdì 16 novembre 2012
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verdone ai minimi storici.
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Armando Feroci, volontario della Croce Rossa in un paese arabo, finisce in una prigione islamica per aver fatto il cascamorto con una condanna a morte sul groppone. In Italia ci si batte per liberarlo e amici, parenti e conoscenti ricordano e ricostruiscono gli anni precedenti all'incarcerazione dal difficile rapporto col fratello all'amore folle con la cognata cieca, dalle scoattate sulla spider alla malsana convinzione di essere il figlio naturale di Elvis Presley. Questo è Armando Feroci, un vitellone moderno, un donnaiolo impenitente in un film che omaggia senza mezzi termini quel genere di commedia all'italiana con Verdone mattatore che stavolta confeziona un prodotto non del tutto compiuto, anzi decisamente discontinuo, con l'attore romano che però indovina appieno (questo salva il film) svariati tratti del tipico italiano, risultando estremamente veritiero e divertenti anche se macchiettistico.
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Armando Feroci, volontario della Croce Rossa in un paese arabo, finisce in una prigione islamica per aver fatto il cascamorto con una condanna a morte sul groppone. In Italia ci si batte per liberarlo e amici, parenti e conoscenti ricordano e ricostruiscono gli anni precedenti all'incarcerazione dal difficile rapporto col fratello all'amore folle con la cognata cieca, dalle scoattate sulla spider alla malsana convinzione di essere il figlio naturale di Elvis Presley. Questo è Armando Feroci, un vitellone moderno, un donnaiolo impenitente in un film che omaggia senza mezzi termini quel genere di commedia all'italiana con Verdone mattatore che stavolta confeziona un prodotto non del tutto compiuto, anzi decisamente discontinuo, con l'attore romano che però indovina appieno (questo salva il film) svariati tratti del tipico italiano, risultando estremamente veritiero e divertenti anche se macchiettistico. Bravura di Verdone a parte, che non si discute, il film è decisamente banale, con una trama direi sciocca raccontata nemmeno bene. La storia non regge, apapre non troppo slegata, sfilacciata del tutto in certi momenti con satira e ironia che appaiono molte volte forzate. Si ride, questo è impossibile negarlo, ma solo per i meriti di un Verdone a tutto campo che appare decontestualizzato dalla pellicola.
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fabio
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venerdì 20 novembre 2020
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il gallo cedrone che c''è in noi
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Verdone torna al registro macchiettistico portando sullo schermo un personaggio tipo italiano-medio: qualche pregio e molti difetti, il vuoto mascherato con l'esuberanza al limite del patologico.
Un film profondamente pessimista sul genere umano; da questo punto di vista Verdone non ci lascia molte speranze: siamo fatti così. Certo non tutti pensiamo di essere figli di Elvis o imbroglieremmo la zia suora, tuttavia c'è un frammento di noi, in questa Italietta Berlusconiana, che non possiamo eludere: è lì che Verdone ci coglie.
Si ride ma le risate hanno sempre un sapore amaro, non si ride di cuore come ai tempi di Totò o di Fernandel.
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