carloalberto
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lunedì 3 gennaio 2022
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il fantasy sentimentale prevale sull''horror
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Il produttore di The Orphanage del 2007, con la regia di Bayona, è lo stesso Del Toro che nel 2001 aveva scritto e diretto un film simile, La spina del diavolo. Il tema del bambino fantasma che imperversa nell’orfanotrofio è diventato un topos del genere horror e sarà ripreso nel 2011 in 1921-Il mistero di Rookford di Murphy. La suspense ed il terrore tuttavia non vanno molto d’accordo con il lacrimevole ed il commovente e l’ibridazione del genere drammatico con la suspense non sempre riesce alla perfezione come in The Others di Amenabar.
In The Orphanage le sequenze horror non si fondono mai con il tono romantico della narrazione, che caratterizza il cinema di Bayona, la cui vocazione al sentimentalismo fantasy si manifesterà a pieno nel 2016 con Sette minuti dopo la mezzanotte.
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Il produttore di The Orphanage del 2007, con la regia di Bayona, è lo stesso Del Toro che nel 2001 aveva scritto e diretto un film simile, La spina del diavolo. Il tema del bambino fantasma che imperversa nell’orfanotrofio è diventato un topos del genere horror e sarà ripreso nel 2011 in 1921-Il mistero di Rookford di Murphy. La suspense ed il terrore tuttavia non vanno molto d’accordo con il lacrimevole ed il commovente e l’ibridazione del genere drammatico con la suspense non sempre riesce alla perfezione come in The Others di Amenabar.
In The Orphanage le sequenze horror non si fondono mai con il tono romantico della narrazione, che caratterizza il cinema di Bayona, la cui vocazione al sentimentalismo fantasy si manifesterà a pieno nel 2016 con Sette minuti dopo la mezzanotte. L’unica scena memorabile, forse perché stona con l’impianto del film, è splatter. Per il resto, sebbene la trama sia ben strutturata e con un colpo di scena finale degno di un thriller giallo, il film risulta piatto e dimenticabile, anche a causa dell’interpretazione monotematica della protagonista, Belén Rueda, che dall’inizio alla fine ha stampata in volto un’espressione da cane bastonato. Il cast si salva grazie allo straordinario attore bambino, Roger Princep, e alla partecipazione al film, nel ruolo della medium, di Geraldine Chaplin.
Nel finale, viziato da uno stucchevole patetismo romantico, Bayona, abbandonando qualsiasi velleità horror, vira definitivamente nel fantasy sentimentale, genere che gli è più congeniale e che contraddistingue il suo stile.
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mirko tommasi
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lunedì 30 novembre 2020
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di classe
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La Rueda (eccellente!), memore dei suoi trascorsi in un vecchio orfanotrofio ora abbandonato, decide di riaprirlo e stabilirvisi assieme al marito e al figlio adottivo. Finché il piccolo non comincia a comunicare con degli amichetti invisibili. Horror di classe, girato magnificamente, che atterrisce senza versare un solo goccio di sangue e in grado perfino di commuovere. Produttore: Guillermo del Toro.
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much more
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domenica 1 novembre 2020
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per pjmix
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Perché lei muore?????? Ma il film lo hai visto o eri ubriaco? Si suicida ingoiando delle pastiglie! E dopo essere morta rivede tutti i bambini morti, incluso suo figlio!
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alanladd
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giovedì 14 giugno 2018
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mai la prova viene prima della certezza
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Parola mia, l'horror piu' strappalacrime,da quando i LUMIERE,inventarono il cinema.
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elgatoloco
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sabato 9 settembre 2017
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grande film
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Grande film, questo"The Orphanage"(EL Orfanato)di Juan Antonio Bayona(2007), prodotto da Guillermo Del Toro, solida coproduzione Spagna-Messico, che propone un horror diverso, alieno dagli effettacci grandguignoleschi, cui un certo sottogenere ci aveva abituati, puntando invece su una solida costruzione narrativa, dove l'"altro"(la dimensione"altra", diremmo meglio)irrompe nella"realtà", senza bisogno di stacchi che sottolineino in modo improprio l'"irruzione" di cui sopra, quasi a sottolineare una compresenza vivi-morti, presente-passato, dove l'umanità la pietas verso chi è escluso perché orfano e malato è sempre presente e attiva, anche come recupero del proprio passato e delle proprie sofferenze(la madre, in questo iflm, magistralmente inrterpretata da Belén Rueda).
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Grande film, questo"The Orphanage"(EL Orfanato)di Juan Antonio Bayona(2007), prodotto da Guillermo Del Toro, solida coproduzione Spagna-Messico, che propone un horror diverso, alieno dagli effettacci grandguignoleschi, cui un certo sottogenere ci aveva abituati, puntando invece su una solida costruzione narrativa, dove l'"altro"(la dimensione"altra", diremmo meglio)irrompe nella"realtà", senza bisogno di stacchi che sottolineino in modo improprio l'"irruzione" di cui sopra, quasi a sottolineare una compresenza vivi-morti, presente-passato, dove l'umanità la pietas verso chi è escluso perché orfano e malato è sempre presente e attiva, anche come recupero del proprio passato e delle proprie sofferenze(la madre, in questo iflm, magistralmente inrterpretata da Belén Rueda). Se vogliamo, c'è anche qualche elemento che ritroviamo(fin troppo, viene da dire)in altri film"di genere", come il marito della protagonista, un medico positivista, che non crede a priori in una"dimensione altra", ma ciò è composto narrativamente e visivamente, non disturbando affatto. C'è una tale"simpatia"(proprio nell'accezione letterale del "sùn. patèin", per gli orfani, che sono sempre(diremmo"necessarimante")anche poveri, da ricordare un grande film di Luis Bunuel, ben difficilmente ormai recuperabile-vedibile, "Los Olvidados"("I figli della violenza,"1950)che pochissimi/e di noi hanno avuto la fortuna di vedere, che tratta il tema in questione, ovviamente da un'angolazione diversa ma non confliggente. El Gato
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evildead
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giovedì 28 agosto 2014
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sublime ghost story
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Ovviamente definirlo "horror" e' sbagliato ,chi si aspetta blood & gore cerchi altrove; qui siamo di fronte ad una toccante storia di spettri , molto nello stile di Henry James,ove non si gioca sul facile effetto ma sulla recitazione ,sullo stile ,sulle atmosfere...Insomma ,un'opera raffinata , coi suoi momenti di tensione,dal finale commovente ,niente a che vedere con le adrenaliniche produzioni medie di oggi ,tutte salti sulla sedia e computer grafica; nossignori ,qui c'e' il sapore dei film raffinati del passato,introspettivi e densi di significato,siamo ,quindi ,piu' dalle parti de "la casa sulla scogliera " o di " suspense " piuttosto che da quelle dei vari insignificanti horror , contemporanei e non.
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Ovviamente definirlo "horror" e' sbagliato ,chi si aspetta blood & gore cerchi altrove; qui siamo di fronte ad una toccante storia di spettri , molto nello stile di Henry James,ove non si gioca sul facile effetto ma sulla recitazione ,sullo stile ,sulle atmosfere...Insomma ,un'opera raffinata , coi suoi momenti di tensione,dal finale commovente ,niente a che vedere con le adrenaliniche produzioni medie di oggi ,tutte salti sulla sedia e computer grafica; nossignori ,qui c'e' il sapore dei film raffinati del passato,introspettivi e densi di significato,siamo ,quindi ,piu' dalle parti de "la casa sulla scogliera " o di " suspense " piuttosto che da quelle dei vari insignificanti horror , contemporanei e non.
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denno
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giovedì 14 agosto 2014
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da non perdere
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Senza dubbio l'Horror con trama e suspance più belli che abbia mai visto.
Non ho mai scritto una recensione, ma mi sono iscritto apposta per questo capolavoro.
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lucadrago
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martedì 29 luglio 2014
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wikipedia, grazie!
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Comincamo dalla fine, ho avuto la fortuna di vedere questo film a casa e non al cinema; con un computer sulla scrivania e un telecomando. Quest'ultimo mi è servito molto, per mandare indietro il dvd e rivedere la trama. Alla fine seppur parzialmente soddisfatto ho comunque dato un'occhiata a wikipedia, dove per fortuna o sfortuna, spesso mettono tutta la trama spiegata. Non credo di essere nè stupido nè un genio, ma qui ho dovuto troppo spremere le meningi per capire la storia. Se fossi stato in un cinema probabilmente sarei uscito confuso e insoddisfatto, e sarebbe stato un peccato, perchè il film è molto bello. Nonostante ricalchi perfettamente il tipico horror: presenze, medium, villa (pardon orfanatrofio) sperduta, boschi, fantasmi ed eroina di turno il film tocca temi importanti ricordando Saint ange a tratti.
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Comincamo dalla fine, ho avuto la fortuna di vedere questo film a casa e non al cinema; con un computer sulla scrivania e un telecomando. Quest'ultimo mi è servito molto, per mandare indietro il dvd e rivedere la trama. Alla fine seppur parzialmente soddisfatto ho comunque dato un'occhiata a wikipedia, dove per fortuna o sfortuna, spesso mettono tutta la trama spiegata. Non credo di essere nè stupido nè un genio, ma qui ho dovuto troppo spremere le meningi per capire la storia. Se fossi stato in un cinema probabilmente sarei uscito confuso e insoddisfatto, e sarebbe stato un peccato, perchè il film è molto bello. Nonostante ricalchi perfettamente il tipico horror: presenze, medium, villa (pardon orfanatrofio) sperduta, boschi, fantasmi ed eroina di turno il film tocca temi importanti ricordando Saint ange a tratti. Il problema è che c'è troppa carne al fuoco a mio avviso e o ci si concentra sulla storia o si guarda aspettando sussulti. Il rapporto madre-figlio è la base di un vortice di misteri che si infittiscono e scontrano con il passato della protagonista. Il problema è che orphanage è troppo pretenzioso: tratta di caccie al tesoro, emarginazione del diverso, vendetta, sacrificio, aids, adozione, omicidi, disegni, presenze, medium, psicoterapia di gruppo, fede, fari, amici immaginari e molto altro. La trama è apparentemente semplice Laura (una sempre più brava Belen Rueda) una bambina che fu adottata da un orfanotrofio dove si era fatta amici ed era un'orfana apparentemente serena, cresciuta e sposata con un figlio adottato anche lui e sieropositivo, decide di rimettere in piedi il suo vecchio orfanotrofio trasformandolo in una casa famiglia per 5 o 6 bambini in difficoltà (lo stesso numero degli amici da bambina) e alla festa di "inaugurazione" il figlio scompare. Il trauma dell'abbandono, la visita di una strana assistente sociale e visioni di bambini la portano alla ricerca del figlio e della verità. Il film è ben costruito e regge totalmente sulla figura della madre, la regia e la scenografia sono molto curate e ambiziose, la sceneggiatura è però troppo anemica di certezze, lascia poche rivelazioni, indizi o spiegazioni; si ha l'impressione che sia il pubblico a dover capire, e parzialmente a spiegare Il finale, che non appaga pienamente, e si ha l'idea che ci siano altre cose che devono essere rivelate.... è crudele e dolce allo stesso tempo. Negli anni 80-90 i vari Jason-Myers-Freddy, le "case", i "poltergeirst", gli "hellraiser" nonchè i "profondo rosso" o gli "esorcismi" erano l'horror che faceva paura mirando solo in parte alle risposte e verità del film, per chi voleva una suspence più introspettiva si rispolverava hitchock, oggi gli horror sono diventati sempre più puzzle emotivi che per carità sono bellissimi, ma fanno davvero paura da tenere per mano la compagna-o?. Troppa carne al fuoco, orphanage è una impegnativa favola nera non un horror per tutti. Prodotto da Del toro, per chi ama il cinema impegnativo e ben diretto.
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ginger snaps
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giovedì 11 luglio 2013
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guglielmo qui hai toppato
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poteva essere bella la storia e anche la sceneggiatura poteva essere esemplare, se non fosse che ci sono dei buchi infiniti. Non si capisce bene il perchè di alcuni fatti che sarebbero accaduti nell'orfanotrofio, rimangono irrisolti anche per lo spettatore e questo è un terribile errore. Ci sono degli ottimi spunti che andrebbero sviluppati. Infatti la presenza di Geraldine Chaplin nella veste di medium, rimane così, senza risposte, solo un'ottima interpretazione e una bella sceneggiata. Non dico che non è un bel film, ma era doveroso spiegare e gestire meglio il tutto.
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fabian t.
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giovedì 21 febbraio 2013
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registicamente e narrativamente mediocre
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Quasi peggio di "1921: Il mistero di Rookford", altro scialbo film di cui sembra il surrogato, "The orphanage" pecca in almeno due ambiti: la regia (alquanto priva di ispirazione e stile) e la sceneggiatura (inconcludente e vuota). Anche senza fare alcun paragone con l'ottimo "The others" cui invano, probabilmente, si spera di avvicinarsi, il film è costruito male e non sorprende minimamente neppure in una qualche novità narrativa che non c'è mai. Tutto si svolge per inerzia e si conclude così, come una bolle di sapone, con un finale tanto prevedibile e scontato da non crederci.
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