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sabato 16 luglio 2016
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perché incolpare benigni?
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Vedendo questa trasposizione del celebre classico collodiano, che reputo noiosa e datata, ho di gran lunga rivalutato varie altre trasposizioni dello stesso soggetto vituperate dalla maggior parte dei critici (o dal pubblico) per numerosi motivi, come l'infedeltà alla vicenda del romanzo originale (il noto "Pinocchio" disneyano), l'interpretazione del ruolo del burattino da parte di un attore adulto (il film di Benigni) o il desiderio di trasmettere messaggi diversi da quelli di Collodi ma, a mio avviso, ugualmente profondi (come, per esempio, succede nella miniserie realizzata nel 2013 dalla regista tedesca Anna Justice, ancora inedita in Italia). A livello di cast, trovo orripilante che la maggior parte degli attori, nonostante siano italiani, siano doppiati, per giunta con voci che poco si addicono ai loro ruoli.
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Vedendo questa trasposizione del celebre classico collodiano, che reputo noiosa e datata, ho di gran lunga rivalutato varie altre trasposizioni dello stesso soggetto vituperate dalla maggior parte dei critici (o dal pubblico) per numerosi motivi, come l'infedeltà alla vicenda del romanzo originale (il noto "Pinocchio" disneyano), l'interpretazione del ruolo del burattino da parte di un attore adulto (il film di Benigni) o il desiderio di trasmettere messaggi diversi da quelli di Collodi ma, a mio avviso, ugualmente profondi (come, per esempio, succede nella miniserie realizzata nel 2013 dalla regista tedesca Anna Justice, ancora inedita in Italia). A livello di cast, trovo orripilante che la maggior parte degli attori, nonostante siano italiani, siano doppiati, per giunta con voci che poco si addicono ai loro ruoli. L'errore più grosso è consistito nel far doppiare Mariella Lotti (l'interprete della Fata Turchina) a Lydia Simoneschi, già doppiatrice del personaggio nel capolavoro d'animazione disneyano, con cui questo film, teoricamente, non dovrebbe avere alcun aggancio perché deciso a rispettare la trama del libro di Collodi. Si salvano le interpretazioni di Luigi Pavese come Maestro Ciliegia, Dante Maggio come carabiniere e Vittorio Gassman come Pescatore Verde.
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matilde perriera
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giovedì 14 luglio 2011
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ciuchini o menti geniali? di matilde perriera
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Ciuchini o menti geniali? di Matilde Perriera - C’era una volta … C’era una volta un pezzo di legno…e il tronco di pino rotola, rotola, rotola, urtando tutte le forze del Paese, dai gendarmi ai baroni, ai personaggi più autorevoli, fino ad arrivare nel laboratorio di Geppetto, che ne ricava un pupo di legno, nella segreta speranza di vederlo trasformato in un bambino vero ... Un solo colpo di bacchetta della Fata turchina e il burattino acquista vita propria, affiancato dal Grillo Parlante, istanza superegoica continuativamente pronta ad afferrarlo per i capelli. Pinocchio, prototipo del bugiardo a cui cresce il naso a ogni bugia che dice e che fa rivivere ai suoi lettori molte emozioni.
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Ciuchini o menti geniali? di Matilde Perriera - C’era una volta … C’era una volta un pezzo di legno…e il tronco di pino rotola, rotola, rotola, urtando tutte le forze del Paese, dai gendarmi ai baroni, ai personaggi più autorevoli, fino ad arrivare nel laboratorio di Geppetto, che ne ricava un pupo di legno, nella segreta speranza di vederlo trasformato in un bambino vero ... Un solo colpo di bacchetta della Fata turchina e il burattino acquista vita propria, affiancato dal Grillo Parlante, istanza superegoica continuativamente pronta ad afferrarlo per i capelli. Pinocchio, prototipo del bugiardo a cui cresce il naso a ogni bugia che dice e che fa rivivere ai suoi lettori molte emozioni. Libero, scanzonato, birichino, di volta in volta ammaliato dalla musica dei pifferi, dalla lusinga dell’albero di monete d’oro, dai colpi di grancassa del Teatro dei Burattini, dalle attrattive del Paese dei Balocchi, da varie figure inaffidabili e ingannevoli, corre dietro alle farfalle,ignorando il senso del dovere, l’affetto di un padre, la sollecita tenerezza della fata turchina, ancoraggi sicuri dalle sabbie mobili dell’anarchia impulsiva. Tante sfaccettature in PINOCCHIO.Censura di ogni inadempienza? Esaltazione dei principi dell’Italia appena unificata? Celebrazione di una pedagogia volta a reprimere comportamenti ritenuti devianti? Bisogna andare cauti nelle risposte. Collodi, sempre in bilico tra l’apparente disposizione per le figure spiritualmente propositive e la chiara condivisione dell’animus del burattino da cui è profondamente affascinato,fa implicitamente esplodere il clima ristagnante dei difficili anni dell’Italia umbertina, con i drammi di una generazione, l’insoddisfazione per il fallimento degli ideali risorgimentali, la delusione per le profonde contraddizioni efa sentire il suo scetticismo polemico contro le rigide emanazioni amministrative, i programmi ministeriali inadeguati, la preparazione deimaestri comunali incapaci di svecchiare il neonato stato italiano ancora in cerca di una propria identità culturale.Carlo Lorenzini, con inconsapevole lungimiranza, dice basta all’imposizione passiva di precetti sterili travasati da libri artificiosi, è arrivato il momento di allargare gli orizzonti degli allievi, favorire l’insorgere spontaneo degli interessi, tendere alla formazione di una mentalità aperta al confronto dialettico; nel suo bifrontismo, con la protettiva lente dell’umorismo, dice senza esporsi, nell’implicita riprovazione della marionetta che, rientrando nell'ordine, sacrifica la libertà al perbenismo. Il fascino dell’opera risiede proprio in questa dicotomia, con una conclusione della fiaba drammatica solo in apparenza; se il neo Pinocchio, infatti, diventa la brutta copia del ragazzo ”perbene”, una lettura più attenta fa puntare l’attenzione sul finale aperto,in cui Pinocchio-Bambino va a scuola, mentre la sua ombra si allontana per continuare a giocare allegra e tranquilla. La vera trasformazione è, dunque, quella psicologica interna al soggetto che accetta le regole per intima convinzione, senza, però, rinnegare le mirabolanti peripezie della sua precedente vita burattinesca. La morale del racconto è una sorta di redenzione laica che fa leva sul libero arbitrio e sulla forza di scalare le montagne per raggiungere la vetta … Coltivare una mente genialeper non soccombere da ciuchino.
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cosini
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lunedì 4 agosto 2008
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resistenza al film: 250 secondi
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Questo film ha un primato: all'arrivo in scena di Geppetto, circa dopo 250 secondi dall'inizio del film, ho dovuto spegnere il video. Certo, dopo aver letto, studiato e memorizzato a tratti il testo collodiano, lettone la traduzione inglese, dopo aver sentito le stupende versioni di Bene, aver digerito, per la verità con qualche amaro, le interpretazioni di Comencini e Benigni, il mio palato era alquanto schizzinoso. Comunque, non provo alcun rimpianto.
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