gianleo67
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giovedì 30 maggio 2013
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cupe ossessioni di un ispettore di sua maestà
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Ispettore di polizia disturbato e frustrato, convinto della colpevolezza di un uomo fermato come sospetto killer di ragazzine, lo brutalizza fino a provocarne la morte. Sospeso dal servizio e interrogato dai suoi stessi superiori per l'accaduto, fa emergere la personalità paranoide e la coscienza residuale di un uomo irrimediabilmente compromesso dalle proprie ossessioni.
Un'atmosfera cupa, ossessiva, percorsa da una strisciante paranoia segna questa incursione di Lumet nei meccanismi disturbanti di un dramma psicologico sotto le mentite spoglie di un anomalo poliziesco nel solco di una più consolidata tradizione del cinema britannico.
Interessante da un punto di di vista della messa in scena piu' che per certe soluzioni figurative confusamente abbozzate, genera una dialettica della paranoia fondata sulla studiata sovrapposizione di un montaggio che alterna i blocchi di tre scene fondamentali quali altrettanti atti di uno psicodramma da camera che esemplifica la insinuante devianza del protagonista (uno Sean Connery sopra le righe nel ruolo totalmente negativo di un soggetto disturbato e complessato) a confronto con lo sguardo ora compassionevole (la moglie) ora indulgente (il sovrintendente) ora misto tra disgusto e dileggio (il sospettato) che a loro modo ne alimentano ed esaltano le pulsioni autodistruttive.
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Ispettore di polizia disturbato e frustrato, convinto della colpevolezza di un uomo fermato come sospetto killer di ragazzine, lo brutalizza fino a provocarne la morte. Sospeso dal servizio e interrogato dai suoi stessi superiori per l'accaduto, fa emergere la personalità paranoide e la coscienza residuale di un uomo irrimediabilmente compromesso dalle proprie ossessioni.
Un'atmosfera cupa, ossessiva, percorsa da una strisciante paranoia segna questa incursione di Lumet nei meccanismi disturbanti di un dramma psicologico sotto le mentite spoglie di un anomalo poliziesco nel solco di una più consolidata tradizione del cinema britannico.
Interessante da un punto di di vista della messa in scena piu' che per certe soluzioni figurative confusamente abbozzate, genera una dialettica della paranoia fondata sulla studiata sovrapposizione di un montaggio che alterna i blocchi di tre scene fondamentali quali altrettanti atti di uno psicodramma da camera che esemplifica la insinuante devianza del protagonista (uno Sean Connery sopra le righe nel ruolo totalmente negativo di un soggetto disturbato e complessato) a confronto con lo sguardo ora compassionevole (la moglie) ora indulgente (il sovrintendente) ora misto tra disgusto e dileggio (il sospettato) che a loro modo ne alimentano ed esaltano le pulsioni autodistruttive.
Attento ai dettagli scenografici più che alle dinamiche dell'azione, la ricostruzione d'ambiente (la casa, la stazione di polizia, gli spazi suburbani) riflette col suo disordine la precarietà della condizione psichica del protagonista che degera in uno stato di irreversibile e paranoide prostrazione verso gli esiti finali un dramma annunciato.
Altrettanto interessante da un punto di vista simbolico sono gli squarci tra onirismo e confuse reminescenze di episodi traumatici che hanno sconvolto la mente di un tutore dell'ordine testimone dello squallido orrore del mondo e di una confusa moralità che serba dentro di sé le perverse ossessioni (sessuali, violente, sadiche) dei criminali che vorrebbe braccare; come pure l'uso del colore che vira sul grigio di una claustrofobica trappola per topi nel pregevole lavoro di Gerry Fisher. Decisamente ambiguo nel messaggio etico che sembra veicolare (il confine sottile tra verità e giustizia e quello ancor più labile tra sanità e follia) è un film anomalo che risente della ridondanza dell'opera letteraria da cui è tratto (sceneggiatura di John Hopkins da un suo soggetto teatrale) e non totalmente riuscito, che pure conserva un certo oscuro fascino per la straniante personalità di un insolito Sean Connery e di una singolare mescolanza di generi per una produzione americana nelle remote contee della madrepatria. Titolo italiano tanto elegante quanto genericamente evocativo. Cupe ossessioni di un ispettore di Sua Maestà.
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mercoledì 3 settembre 2008
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lumet-connery binomio che funziona
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Cupo e tutto psicologico. Prevalentemente interni mentre i pochi esterni sono plumbei e piovigginosi. La scarsa dinamicità dell'azione fisica vera e propria è compensata dal continuo schiudersi di nuove prospettive che i dialoghi serrati mettono in scena,dalla ricchezza psicologica dei personaggi e dall'ambigutà identitaria dei ruoli.
Ottimo Sean Connery in una parte insolitamente tormentata.
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