simonetta robiony
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giovedì 18 dicembre 2008
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tra resnais e truffaut
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ROMA. Una famiglia moderna, di quelle sempre piu' frequenti nelle grandi citta': una donna di quarant' anni che fa la giornalista, una bambina di dodici figlia sua e del suo ex marito, un ragazzo di sedici figlio dell' ex marito ma cresciuto da lei, un compagno trentenne ancora incerto sul suo futuro, l' ex marito dirigente d' azienda presenza assenza di questo anomalo nucleo. E proprio su questo gruppo che tanto piacerebbe al Censis di Giuseppe De Rita per le sue osservazioni sui nuovi comportamenti sociali, ha costruito un film Fulvio WETZL, cinefilo appassionato, documentarista elegante, collaboratore di Sabatino Moscati per una serie televisiva sugli etruschi, regista anni fa di , piccolo prodotto italiano approdato al FilmFest di Berlino.
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ROMA. Una famiglia moderna, di quelle sempre piu' frequenti nelle grandi citta': una donna di quarant' anni che fa la giornalista, una bambina di dodici figlia sua e del suo ex marito, un ragazzo di sedici figlio dell' ex marito ma cresciuto da lei, un compagno trentenne ancora incerto sul suo futuro, l' ex marito dirigente d' azienda presenza assenza di questo anomalo nucleo. E proprio su questo gruppo che tanto piacerebbe al Censis di Giuseppe De Rita per le sue osservazioni sui nuovi comportamenti sociali, ha costruito un film Fulvio WETZL, cinefilo appassionato, documentarista elegante, collaboratore di Sabatino Moscati per una serie televisiva sugli etruschi, regista anni fa di , piccolo prodotto italiano approdato al FilmFest di Berlino. L' ha voluto chiamare , intendendo in questo modo connotare sia la solitudine in cui vive ciascuno dei membri di questa famiglia moderna sia l' infantilismo che tuttora li caratterizza impedendogli di diventare adulti. Per raccontare tutto questo, pero', Fulvio WETZL s' e' inventato una storia complicatissima, ad alta tecnologia. . . Scritto e riscritto da WETZL medesimo, prima FIGLIo poi padre di una di queste famiglie composite che gli americani chiamano step family, il film era nato per essere soltanto un articolo 28, cioe' una pellicola a costi per cosi' dire domestici. , ammette il regista. Ma la storia, proprio perche' ormai una famiglia cosi' non e' piu' solo di WETZL ma di molti, e' piaciuta piu' del previsto. Allora a finanziarlo sono arrivati in tanti: la Filmalpha Nuova Dimensione, International Forum, la Chance che lo distribuira' nelle sale quest' autunno. E con i soldi sono arrivati gli attori: Mariella Valentini, la giornalista scema di di Nanni Moretti, Roberto Citran, di Ricki Tognazzi e altro, Ivano Marescotti, ma anche di Roberto Benigni. Senza dimenticare i due ragazzini: Valentina Holtkamp, quella di di Dino Risi; e Fabio Iellini, quello di di Giuseppe Tornatore. L' idea, dichiara WETZL, e' di fare una commedia osservando i personaggi con l' occhio distaccato dello scienziato. .
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maria pia fusco
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giovedì 18 dicembre 2008
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un concerto stonato per quattro solisti (2)
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(seconda parte)"Volevo raccontare una famiglia di oggi, che non è tradizionale, ma non certo inconsueta. Ci sono comportamenti ed età diverse. Virginia è una donna emancipata, ma sentimentalmente immatura, che con Giorgio, più giovane, è dura e adulta, mentre con l' ex marito si comporta come una moglie bambina. Giorgio è un trentenne irrisolto, però è disponibile, ricco di una sensibilità straordinaria. E' significativa una sua battuta: ' Capisco talmente bene le motivazioni degli altri, che le mie ne sono influenzate' . Tra i due ragazzi la differenza di età è poca, ma già appartengono a generazioni diverse. Paolo è indecifrabile come il gioco che inventa per farsi ritrovare, ha la dinamica comportamentale dei giovanissimi, può essere dieci persone diverse.
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(seconda parte)"Volevo raccontare una famiglia di oggi, che non è tradizionale, ma non certo inconsueta. Ci sono comportamenti ed età diverse. Virginia è una donna emancipata, ma sentimentalmente immatura, che con Giorgio, più giovane, è dura e adulta, mentre con l' ex marito si comporta come una moglie bambina. Giorgio è un trentenne irrisolto, però è disponibile, ricco di una sensibilità straordinaria. E' significativa una sua battuta: ' Capisco talmente bene le motivazioni degli altri, che le mie ne sono influenzate' . Tra i due ragazzi la differenza di età è poca, ma già appartengono a generazioni diverse. Paolo è indecifrabile come il gioco che inventa per farsi ritrovare, ha la dinamica comportamentale dei giovanissimi, può essere dieci persone diverse. Micol è una che studia in modo maniacale e che si appropria delle tecnologie non per gioco ma per attrezzarsi per il futuro. Io, che non amo le nuove tecnologie, la vedo come una piccola marziana. Per me, come dice Giorgio nel film, un computer è solo un cretino velocissimo". Per farsi ritrovare, Paolo costringe gli ' inseguitori' a risolvere un gioco che è un test inventato dall' università di Palo Alto, in California. Forse anche per riportare la famiglia ad una dimensione ludica. Si tratta di unire nove punti disposti a quadrato con una retta spezzata in quattro segmenti. Micol lo risolve con la sua personale logica, identifica il luogo dove è nascosto Paolo, ma quando lo raggiunge, insieme alla madre e a Giorgio, con il ragazzo c' è già suo padre, Ennio, il quale ci è arrivato seguendo la spinta dei sentimenti. ' C' è uno sforzo di unificarsi' "Quattro figli unici è un film corale, in cui ho cercato di diversificare i linguaggi - per quello dei ragazzi mi sono fatto aiutare da mio figlio sedicenne - perché i personaggi sono tutti solisti, ciascuno usa i suoi strumenti, ed è impossibile trovare momenti di unione. Alla fine del film i quattro tornano insieme, c' è uno sforzo di unificarsi. Ma non è detto che, una volta rientrati nella casa, non continuino a girare intorno alla porta. Credo che nelle famiglie di oggi la disarmonia trionfi. Si può solo cercare di conviverci". Per produrre il film, girato in interni a Roma e in esterni a Vicenza e dintorni, costo un miliardo e 450 milioni, si sono messi insieme la Nuova Dimensione, la Filmalpha, la Lampo Calenda e la Chance Film, che ne è anche distributrice. "Ho voluto fare una commedia e inserirmi in qualche modo nella contrapposizione tra minimalismo e neorealismo di cui si parla tanto nel cinema italiano di oggi. A me piace il minimalismo, ma sempre mettendoci dentro una storia che riguarda il nostro tempo - e nella ricerca di Paolo si attraversano tutti i luoghi tipici dell' universo giovanile, le discoteche, motocross, la scuola, la droga, ecc. - e insieme tenga viva l' attenzione. Ecco, il mio gioco con lo spettatore è quello di offrirgli, ad ogni sequenza, la possibilità di capire la mossa successiva: tanto per restare nel gioco". - di MARIA PIA FUSCO
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paolo d'agostini
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giovedì 18 dicembre 2008
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sottosopra equilibri acquisiti per quanto precari
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la commedia Quattro figli unici di Fulvio Wetzl (opera seconda), nella stessa Vetrina italiana. Tutti gli uomini di Sara parlava di una donna e tanti uomini come dice il titolo stesso, Centro storico di tre donne e un uomo, questo più tradizionalmente di una donna, un uomo, una famiglia per quanto atipica e in crisi. Ma comune è l' occhio rivolto alla quotidianità di una generazione che ha smarrito punti di riferimento utili se non sempre giusti e si è liberata giustamente ma pericolosamente di secolari convenzioni. E sbanda tra desiderio di affetti consolidati e aspirazione a una libertà personale che fatalmente stride con l' impegno che la solidità reca con sé. Protagonista assente un ragazzo di nome Paolo.
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la commedia Quattro figli unici di Fulvio Wetzl (opera seconda), nella stessa Vetrina italiana. Tutti gli uomini di Sara parlava di una donna e tanti uomini come dice il titolo stesso, Centro storico di tre donne e un uomo, questo più tradizionalmente di una donna, un uomo, una famiglia per quanto atipica e in crisi. Ma comune è l' occhio rivolto alla quotidianità di una generazione che ha smarrito punti di riferimento utili se non sempre giusti e si è liberata giustamente ma pericolosamente di secolari convenzioni. E sbanda tra desiderio di affetti consolidati e aspirazione a una libertà personale che fatalmente stride con l' impegno che la solidità reca con sé. Protagonista assente un ragazzo di nome Paolo. Per ribellarsi alla disattenzione di Mariella Valentini giornalista in carriera come in Palombella rossa ed ex moglie separata di suo padre Ivano Marescotti, con la quale vive insieme alla sorellastra piccola che è un pozzo di scienza (ma chissà quali traumi nasconde) e, a corrente alternata, insieme al nuovo uomo di lei Roberto Citran, sceneggiatore pigro e un po' infantile, il ragazzo inscena una fuga da casa in perfetta regola. Che mette sottosopra equilibri acquisiti per quanto precari e costringe tutti a un riesame dei rapporti. Lo svolgimento è simpatico, gradevole e non troppo originale. I dialoghi, importanti in una commedia e frutto di una sceneggiatura evidentemente curata (segnalata al Premio Solinas), hanno il difetto di far sentire e pesare il loro ricercato perfezionismo, il dipanarsi di battute sempre "giuste" e frizzanti, spiritose con un occhio alla problematicità borghese contemporanea di cui i personaggi sono paradigmatica espressione. Come è già capitato di dire per altri: troppo Woody Allen, senza il colpo d' ala del medesimo. - dal nostro inviato PAOLO D' AGOSTINI
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maurizio porro
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mercoledì 23 aprile 2008
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aiuto!, siamo tutti figli unici e molto infelici
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Ciascuno a suo modo e' un figlio unico, un egoista, un vittimista coatto, un isolato del tinello che soffre di solitudine. Una volta, negli Scandali al sole, c' era Sandra Dee che piangendo si chiudeva sbattendo la porta della sua camera, oggi anche la famiglia borghese italiana si e' evoluta, si e' umanamente disgregata, apre i suoi interni alla tecnologia, alleva madri divorziate e in carriera, amanti gentili, mariti indisponenti e figli, naturalmente, bisognosi di affetto. E' il quadro, piu' o meno, del gruppo che gioca ai quattro cantoni nel secondo film di Fulvio Wetzl, che del cinema si e' occupato in molti modi, Quattro figli unici, presentato alla Mostra di Venezia. Anche se, vista dalla platea, la piu' pericolosa e' la piccola Micol, che ha organizzato in una nastroteca uno spionaggio casalingo col computer, e' il figliastro, il teen ager Paolo, che accende la storia, scappando di casa .
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Ciascuno a suo modo e' un figlio unico, un egoista, un vittimista coatto, un isolato del tinello che soffre di solitudine. Una volta, negli Scandali al sole, c' era Sandra Dee che piangendo si chiudeva sbattendo la porta della sua camera, oggi anche la famiglia borghese italiana si e' evoluta, si e' umanamente disgregata, apre i suoi interni alla tecnologia, alleva madri divorziate e in carriera, amanti gentili, mariti indisponenti e figli, naturalmente, bisognosi di affetto. E' il quadro, piu' o meno, del gruppo che gioca ai quattro cantoni nel secondo film di Fulvio Wetzl, che del cinema si e' occupato in molti modi, Quattro figli unici, presentato alla Mostra di Venezia. Anche se, vista dalla platea, la piu' pericolosa e' la piccola Micol, che ha organizzato in una nastroteca uno spionaggio casalingo col computer, e' il figliastro, il teen ager Paolo, che accende la storia, scappando di casa . anzi, inscenando una fuga . e mettendo in azione una caccia al tesoro, un Chi l' ha visto? a suo uso e consumo. On the road a ricercarlo, mamma e papa' n.2 andranno alla ricerca del piccolo fuggitivo, complici le ville palladiane e il labirinto di Stra. Dopo l' horror Rorret, Wetzl ha scritto e diretto una curiosa commedia da camera, in tutti sensi, attenta all' armonia o alla disarmonia delle voci, ammesso che ancora gli interessati riconoscano le tonalita' . E' un teorema, portatore sano di qualche ovvieta' sulla mediocrita' elettronica che genera solitudine, coniugata al piccolo borghesismo, che si esprime al meglio, grazie anche a Mariella Valentini (gia' giornalista con Moretti in Palombella rossa), nel personaggio della donnina in carriera. Wetzl prepara l' angolo del sentimento, del ricatto, del rimorso, del ricordo, e soprattutto del gioco, dato che il mondo e' quello che e' , ma un po' piu' ludico di ieri. Un vaudeville freddo sul disamore contemporaneo (o, come dice bene l' autore, sul "consumismo dei rapporti umani"), girato con abilita' e un certo humour, ma senza che cio' trasmetta emozioni o passioni, nonostante l' impegno della compagnia di prosa, in cui si mettono in luce Roberto Citran, Ivano Marescotti e una bella bambina dagli occhi grigi.
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