I limoni d'inverno

che li porterà a voler affrontare la vita con una nuova ritrovata positività, anche se a volte il tentativo si rivela del tutto effimero.

In questo film la Carone non ha rincorso un successo facile mettendo in scena problematiche che attengono alla vita quotidiana di tutti i giorni e che abbiano un peso rilevante rispetto alla globalità di tutte le problematiche umane, ma ha scelto di raccontarne una parte infinitesimale, quasi inavvertita, e cioè il mondo introspettivo che attiene all’animo delle persone, quel limbo dove i sentimenti vanno a nascondersi dopo il loro vissuto, dopo essere stati consumati e dimenticati, quasi messi a decantare in attesa di una inconscia rinascita. Ma è difficile recuperarli da quel limbo e dare loro nuova vita, difficile rivivere le passioni dimenticate. 

A volte però basta l’incontro casuale tra due sconosciuti perché si crei lo stimolo per ricercare e ritrovare passioni sopite, interessi che danno scopo all’esistenza. La molla che muove tutto nel film è il desiderio, nascosto ma latente, di donarsi reciprocamente quel sentimento sottile che nascondiamo gelosamente dentro di noi per donarlo solo a pochi: l’empatia!

La caratterizzazione dei personaggi ci regala un raro Christian De Sica impegnato in un ruolo che è l’opposto di quella comicità che contraddistingue la maggior parte dei suoi film, e che ci restituisce un anziano professore in pensione, insoddisfatto della propria esistenza, ma non incattivito, anzi pronto a cercare nuove relazioni di amicizia, pronto addirittura ad impegnarsi per aiutare gli altri. Il personaggio è parco di parole, ma ricco di espressioni emotive che parlano più di un qualsiasi dialogo. Teresa Saponangelo, che a volte ricorda, con le sue espressioni, il bel viso della regista Caterina Carone, ha qui un ruolo più dinamico, introverso a volte, a volte esplosivo quando si adopera a sua volta per aiutare il prossimo, dolce ma deciso quando affronta il problema di un cambio di vita. Il finale della vicenda, dove si districano varie situazioni, si dipana sui primi piani degli interpreti, sul volto espressivo della Saponangelo, di De Sica, di una pianta di limoni che maturano nonostante la stagione invernale, proprio come matura la voglia di felicità anche in personaggi non più giovani o meno giovani.

Ancora una volta un film che, lontano dalla tragedia, ma anche dalla commedia classica all’italiana, può classificarsi, a mio avviso, nel genere raro del film-poesia.