peppeamato
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mercoledì 15 febbraio 2023
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ribellarsi allo scempio. nessuno effetto scenico,
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Pura e cruda realtà, non una parola di troppo, uno scempio che si è consumato giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Non è esagerato dire che chi non ha partecipato a questo banchetto molto probabile sono i frequentatori delle sale dove viene proiettato il documentario. Il modo per tenere a freno la visione è la solita e sottile arma, non parlarne, non scriverne, non è una gran fatica per i Media italiani, hanno fatto fatica a silenziare Roger Waters, quindi vedetelo, fatelo vedere, parlatene, e soprattutto visto che lo scempio è diffuso, anche nei luoghi che abitate organizzate comitati per una sanità pubblica e universale.
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cillu
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venerdì 10 febbraio 2023
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che botta!
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un bellissimo lavoro che sprona ciascuno di noi a prendere posizione di fronte alle cose che non funzionano in questo sgangherato paese.
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donatellap
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giovedì 22 dicembre 2022
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la stanca consapevolezza della necessità di una nuova battaglia.
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C'ero ieri sera e c'era il film. C'erano le storie, il ritmo, un'altalena di emozioni, il conforto di non sentirsi gli unici a capire, lo sconforto di contarsi in troppo pochi nonostante la sala piena. Non il senso di ineluttabilità, ma la stanca consapevolezza della necessità di una nuova battaglia ardita per la quale sai di non avere probabilmente più le energie nonostante le parole accorate di un Nino Galloni più lucido e apprezzabile che mai. C'era mio marito che condivide le mie stesse ansie, ma che come sempre al caldo dei luoghi chiusi si addormenta in poltrona salvo chiedere poi la trama, e c'era mio figlio, un ragazzo di quindici anni che alla fine mi ha detto che parlerà alla sua scuola per chiedere di organizzare una proiezione del film, proposta che credo resterà lettera morta perché lui è una meravigliosa eccezione in un contesto in cui le occupazioni si organizzano per saltare una settimana di lezioni salvo poi chiedere con una petizione che la gita annullata per punizione si faccia lo stesso.
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C'ero ieri sera e c'era il film. C'erano le storie, il ritmo, un'altalena di emozioni, il conforto di non sentirsi gli unici a capire, lo sconforto di contarsi in troppo pochi nonostante la sala piena. Non il senso di ineluttabilità, ma la stanca consapevolezza della necessità di una nuova battaglia ardita per la quale sai di non avere probabilmente più le energie nonostante le parole accorate di un Nino Galloni più lucido e apprezzabile che mai. C'era mio marito che condivide le mie stesse ansie, ma che come sempre al caldo dei luoghi chiusi si addormenta in poltrona salvo chiedere poi la trama, e c'era mio figlio, un ragazzo di quindici anni che alla fine mi ha detto che parlerà alla sua scuola per chiedere di organizzare una proiezione del film, proposta che credo resterà lettera morta perché lui è una meravigliosa eccezione in un contesto in cui le occupazioni si organizzano per saltare una settimana di lezioni salvo poi chiedere con una petizione che la gita annullata per punizione si faccia lo stesso. Manco il minimo orgoglio di responsabilità, altro che Cariati. Continuerò a parlare di questo film. Della necessità di fare qualcosa, qualunque cosa per salvare il diritto alle cure nostro e delle generazioni a venire. Continuerò a scrivere del baratro che in milioni ancora non hanno intravisto nonostante l'orlo sia ai loro piedi. Bravi tutti.
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