Un confine incerto

La pedopornografia davanti alla macchina da presa di Isabella Sandri: un film serio, curato, con un nucleo inquieto e radicale, e una detection più prevedibile e nostrana

Parlare di, dunque mostrare, pedopornografia al cinema non è un valore assoluto, ma relativo: al solito, conta il come, a meno di non voler ridurre la settima arte ad agenda politica e ricettacolo di buoni propositi, alla voce autocrazia del contenuto con lo stile ai ceppi. Dunque, come: il film di Isabella Sandri Un confine incerto è ben fatto, ha la cura che si rivolge - diremmo si rivolgeva- alle cose importanti. È un film serio, compreso, perfino devoto al tema che s'è scelto. No, non è perfetto, anzi, si avverte una disparità di peso, che equivale a felicità artistica, tra il nocciolo e il resto, ovvero tra il crimine e la detection: il rapporto ambiguo, dunque, il confine incerto tra la vittima e il carnefice è ottimamente restituito, quel che sta attorno è meno nitido, meno radicale, più compromissorio, persino "facile". [...]

di Federico Pontiggia, articolo completo (3332 caratteri spazi inclusi) su La Rivista del Cinematografo 8 marzo 2021