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Non è un film che tratta esclusivamente il tema dell’amore per i cani o della loro vita accanto all’uomo. Ci sono vari temi che si intrecciano e riguardano la sfera familiare e le sue difficoltà.
Gli sceneggiatori hanno deciso di inserire in un solo film quasi tutte le tematiche strappalacrime possibili.
Tutte le vicende vengono vissute attraverso gli occhi del cane, quindi dove lui non c’è non vediamo cosa accade. Questa cosa può sembrare una pecca, ma si rivela un fattore di equilibrio tra l’eccessiva tensione drammatica e la volontà di dare spazio solamente alle vicende legate alla vita di Enzo.
C’è alla base di tutta la volontà di raccontare una storia e far scaturire emozioni, cosa che riesce abbastanza bene.
La metafora della pista automobilistica come specchio della realtà sociale, piena di curve e di ostacoli da superare, veicola efficacemente il messaggio finale: la fedeltà, la devozione e l’amore incondizionato del migliore amico dell’uomo portano a una coraggiosa e serena accettazione della morte, a un nuovo inizio, all’ultima corsa.
Prodotto nel complesso discreto, con una buona capacità di emozionare, ma che fa un po’ di fatica nell’intrattenere.
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